Dai dati forniti dall’Ufficio statistico dell’UE relativi al 2014, si conferma la continua riduzione del conferimento in discarica e il notevole progresso nel recupero del materiale organico a fini di compostaggio.
In Italia l’utilizzo della discarica è superiore alla media europea, come pure la percentuale, positivamente in questo caso, di riciclaggio e compost, mentre la quantità di rifiuti urbani inceneriti è nettamente inferiore.
Anche se in termini di peso i rifiuti urbani costituiscono solo il 10% del totale dei rifiuti prodotti nell’UE, tuttavia hanno un elevato profilo politico per effetto della loro complessità, composizione, distribuzione e rapporto con i modelli di consumo, tant’è che i dati sulla produzione e gestione dei rifiuti urbani fanno parte del set di indicatori stilati annualmente per monitorare l’implementazione della Strategia UE sullo Sviluppo Sostenibile.Eurostat ha fornito il 22 marzo 2016 l’aggiornamento dei dati sui rifiuti urbani in Europa, da cui si evidenzia che c’è una marcata tendenza alla riduzione del conferimento in discarica a favore di altre forme di trattamento.Nel 2014, anno preso in esame dall’ufficio statistico, ogni cittadino europeo ha prodotto 475 kg. di rifiuti urbani, ma la quantità varia considerevolmente a livello di Paesi con la Danimarca che ne ha prodotti ben 759 kg a testa, mentre Polonia e Romania solo 272 kg. Chiaramente tali differenze riflettono differenze di livello di benessere e di modelli di consumo, ma dipendono anche da come i rifiuti vengono raccolti e gestiti. L’Italia con 488 kg. si colloca appena sopra alla media europea.
tabella municipal waste 2014
Della quantità prodotta viene trattata circa il 98% (in Italia poco più del 93%), che Eurostat suddivide per: conferimento in discarica, incenerimento, riciclaggio e compostaggio.Per quanto attiene il conferimento in discarica, come sopra anticipato, nel periodo preso in considerazione (1995-2014) è calato del 54%, con una tendenza annua alla riduzione del 4%, a seguito della Direttiva 31/1999/CE che ha imposto agli Stati membri di ridurre progressivamente fino al 35% entro luglio 2016 la quantità di rifiuti biodegradabili immessi nelle discariche.Dei rifiuti trattati vanno al 2014 in discarica il 28% dei rifiuti trattati, con picchi del 92% in Lettonia e 88% a Malta. In Italia viene avviato ancora a discarica il 34%, mentre in Germania, Danimarca, Olanda, Svezia e Belgio, solo l’1% dei rifiuti.C’è da osservare che tali Paesi ricorrono in maniera significativa all’incenerimento. Eurostat osserva al riguardo che nonostante gli Stati membri siano stati invitati a distinguere tra incenerimento con e senza recupero di energia, i criteri di classificazione non sono stati chiaramente applicati, sì che la comparabilità dei risultati tra i Paesi e nel tempo rimangono tuttora limitati e i dati si riferiscono solo al totale dei rifiuti inceneriti.
La media UE è del 27% di rifiuti inceneriti (l’Italia brucia il 21% dei suoi) l’Estonia arriva alla quota record del 56%, seguita da Danimarca (54%), Finlandia e Svezia (50%).La succitata Direttiva ha avuto effetti anche sul riciclo dei rifiuti, la cui quantità è passata nel periodo considerato da 52 Kg pro-capite del 1995 a 132 kg. del 2014. L’Italia si pone in linea con le percentuali dell’UE (28%). Decisamente meglio fanno Slovenia (49%) e Germania (47%), mentre al polo opposto della classifica si piazzano Malta (8%), Romania (5%) e Lettonia (3%).Anche il recupero del materiale organico per il compostaggio è cresciuto con un tasso medio annuo del 5,3%. Unendo i dati di riciclo e compostaggio, i capofila sono ancora i tedeschi, a quota 64%, seguiti da sloveni (61%), belgi (55%) e olandesi (51%), ma gli italiani su questo fronte si collocano al 46%, al di sopra della media UE, del 44%.
Fonte: Regioni e Ambiente