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Cresce la raccolta dei rifiuti elettronici

Sono oltre 365mila le tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RaeeE) avviate a corretto smaltimento in Italia nel 2020, un risultato in crescita di oltre il 6,35% rispetto al 2019. E a trainare è in particolare il Sud. È quanto emerge dall’analisi dei dati diffusi nella tredicesima edizione del Rapporto Annuale dal Centro di Coordinamento Raee, l’istituzione che sintetizza i risultati conseguiti da tutti i Sistemi Collettivi che si occupano del ritiro presso i centri di raccolta e i luoghi di raggruppamento organizzati dalla distribuzione per la gestione dei rifiuti tecnologici in Italia.

Si tratta di quasi 22.000 tonnellate in più raccolte, a conferma del trend emerso negli ultimi anni e nonostante le difficoltà derivanti dalla pandemia da Covid-19, spiega il Centro di Coordinamento Raee in una nota. E’ cresciuta anche la raccolta media pro capite a 6,14 chilogrammi per abitante, pari al +7,7%.

Per quanto riguarda le aree geografiche, sia Nord sia Centro Italia aumentano i propri quantitativi rispetto all’anno precedente, ma è nel Sud che si registra la crescita più significativa e sostenuta (+17,2% rispetto all’anno precedente), mostrando di volersi mettere in linea con il resto d’Italia.

Analoga la situazione della raccolta pro capite, in crescita in tutto il Paese, ma in maniera più sostenuta al Sud.

Cinque regioni su sette evidenziano incrementi percentuali a doppia cifra, i migliori a livello nazionale; tra queste primeggia la Basilicata, con un +78,4% favorito dalla importante per-formance di un singolo centro di raccolta. Seguono, per trend di crescita, la Sicilia (+28%) e la Puglia (+21,8%); il Molise registra un incremento della raccolta pari al +16,3% e la Calabria dell’11,3%. Più contenute le crescite della Campania con il +7,8% e della Sardegna con il +3,4%.

La Valle d’Aosta mantiene il primato italiano per raccolta pro capite, mentre la Toscana è ancora prima tra le regioni del Centro. (ANSA).

Nel 2020 raccolte 20.097 tonnellate di rifiuti elettronici

Nel 2020 sono state raccolte e avviate a trattamento oltre 20.097 tonnellate di rifiuti Aee (Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, Raee) con Bergamo regina a quota 1.088.619 Kg. Tra i più raccolti computer, telefoni e pannelli solari. Poco più di 3.550 le tonnellate di Rpa (Rifiuti di Pile e Accumulatori) portatili. Lo comunica il Consorzio Erp Italia, tra i principali Sistemi Collettivi senza scopo di lucro nella gestione dei Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e dei Rifiuti di Pile e Accumulatori sottolineando che “le difficoltà generate dalla diffusione del CoVid non hanno arrestato il regolare svolgimento della raccolta e del trattamento”.

Nella categoria R1 (frigoriferi, condizionatori, congelatori) state raccolte 2.200 tonnellate, 1.744 quelle di grandi apparecchiature, come lavatrici e lavastoviglie (categoria R2), 6.493 di tv e monitor (categoria R3), 9.640 le tonnellate di IT e Consumer electronics, come computer e apparecchi informatici, telefoni, apparecchi di illuminazione, pannelli fotovoltaici (categoria R4), e circa 20 le tonnellate di sorgenti luminose, come lampade e led (categoria R5). La quota di Raee che sono stati destinati al recupero di materia e per la produzione di energia – spiega Erp – ammonta all’87,5% del totale di quanto raccolto, mentre si attesta all’8,26% la porzione avviata a valorizzazione e al 4,25% quella indirizzata allo smaltimento. Sul versante territoriale, la Lombardia si conferma la regione in cui Erp raccoglie più volumi di rifiuti Aee (3.781.477 Kg), con la provincia di Bergamo a fare la parte del leone sia sul fronte regionale che nazionale con 1.088.619 Kg raccolti. Seguono il Lazio (2.012.575 Kg) e il Veneto (1.733.221 Kg).

“Come noto, il 2020 è stato pesantemente caratterizzato dalla pandemia causata dal Covid-19” afferma Alberto Canni Ferrari, Procuratore Speciale del Consorzio ERP Italia, “possiamo quindi dire che l’anno appena trascorso – conclude – sia stato un vero e proprio banco di prova rispetto alla tenuta dei Sistemi Raee e Rifiuti di pile e accumulatori, prova che ritengo brillantemente superata anche grazie all’importante contributo di Erp”. (ANSA).

L’Europa raggiunge quota 2 miliardi di lampadine riciclate

In Europa ad oggi, in oltre 15 anni di attività, sono state riciclate 2 miliardi di lampadine, una quantità sufficiente a riempire più di 200 piscine olimpioniche.

L’Italia ha contribuito, dal 2008, con la raccolta di circa 170 milioni di sorgenti luminose, pari ad oltre 20 mila tonnellate e 44 volte la superficie di Piazza San Pietro a Roma. E’ l’importante traguardo raggiunto da EucoLight, l’associazione europea dei sistemi di conformità per i Raee di illuminazione, di cui il consorzio italiano Ecolamp è un socio fondatore, celebrato con il webinar “2Billion Lamps Recycled”.

“Il percorso che ha portato a questo risultato – spiega Hervè Grimauld, presidente di EucoLight, di cui fanno parte 19 organizzazioni di responsabilità del produttore presenti in altrettante nazioni europee, – è iniziato nei primi anni 2000, quando l’Unione Europea ha introdotto il principio di Responsabilità Estesa del Produttore (Epr) per i Raee. Da allora i produttori di lampadine – aggiunge – hanno assunto proattivamente quest’obbligo sviluppando una rete europea di organizzazioni di responsabilità del produttore (Orp) e fissando fin dal principio un obiettivo chiaro: raccogliere e riciclare più lampadine possibile in modo rispettoso dell’ambiente”.

In Italia Ecolamp, organizza oltre 10 mila missioni all’anno e fornisce servizi a più di 5 mila clienti professionali.

Attualmente il consorzio conta circa 1.700 punti di raccolta serviti e gestisce ogni anno 3.500 tonnellate di Raee, in particolare sorgenti luminose, apparecchi di illuminazione e piccoli elettrodomestici. “Quello raggiunto oggi è un grande traguardo, ma non è ancora sufficiente” ricorda Fabrizio D’Amico, direttore generale del consorzio Ecolamp, poi conclude: “Vogliamo puntare a nuovi obiettivi e raggiungere quanto prima i target stabiliti dalla Direttiva Europea. Questo è il grande impegno a cui intendiamo dedicarci nei prossimi anni”. (ANSA)

Ecodom e Remedia si fondono: Per i RAEE nasce Erion

Ecodom e Remedia, i due consorzi  leader nella gestione dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) e dei Rifiuti di Pile e Accumulatori (RPA), uniscono le forze e fondano Erion, il primo Sistema multi-consortile in grado di offrire ai Produttori un servizio a 360° per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici: RAEE (domestici e professionali), pile e batterie, imballaggi.

Il Sistema Erion è costituito da quattro consorzi no profit orientati ai servizi di conformità normativa e con competenze trasversali: Erion Professional, Erion WEEE, Erion Energy ed Erion Packaging. “Erion diventa l’alleato capace di affiancare i produttori non solo nell’adempimento degli obblighi normativi, ma anche nella realizzazione di iniziative e progetti strategici per sviluppare soluzioni innovative e modelli di business circolari – afferma Giorgio Arienti, Co-Direttore Generale Erion -. Con una quota di responsabilità pari al 70% dei RAEE domestici gestiti ogni anno in Italia, Erion si pone anche come un soggetto di riferimento sia per quanto riguarda il dialogo con le istituzioni sia per ciò che concerne uno sviluppo più armonico dell’intero settore del riciclo.”

L’immesso sul mercato italiano delle apparecchiature elettroniche professionali in Italia è stimato attorno alle 300mila tonnellate, ma oggi la quota di raccolta non raggiunge il 10%, a fronte di un obbligo normativo che invece pone come target il 65%. Per questa ragione, oltre ad occuparsi della gestione dei RAEE domestici con Erion WEEE, il nuovo Sistema avrà un consorzio dedicato esclusivamente ai RAEE professionali (Erion Professional) che intende contribuire a colmare il divario generato dai bassi tassi di ritorno delle AEE immesse sul mercato, con un approccio innovativo e più incisivo volto a stimolare un mercato che sino ad oggi, in Italia, è stato di fatto “silente”.

Nel 2019 in Italia, sono state raccolte complessivamente quasi 11mila tonnellate di pile e accumulatori portatili, pari a circa il 43% dell’immesso sul mercato, che ammonta a oltre 25mila tonnellate, mentre nel caso degli accumulatori industriali e da veicoli sono state raccolte circa 176mila tonnellate a fronte delle 317mila immesse (fonte: CDCNPA 2019). Tuttavia, con la diffusione esponenziale dell’elettronica di consumo, della mobilità elettrica e delle energie rinnovabili ci saranno sempre più accumulatori da gestire sia per recuperare metalli come cobalto, argento, litio e zinco, sia per evitare il rilascio di sostanze tossiche come mercurio e cromo. Anche a tal fine, si è vista l’esigenza di creare Erion Energy, consorzio dedicato ai Rifiuti di Pile e Accumulatori, inclusi specifici settori di business come quelli che, nell’industria automobilistica, sono rappresentati dalle vetture elettriche e ibride.

Non solo RAEE e RPA, ma anche packaging: la Responsabilità Estesa dei Produttori riguarda anche gli imballaggi che contengono le loro apparecchiature, il cui smaltimento oggi è affidato agli installatori o ai rivenditori. Erion Packaging è un consorzio creato e gestito dai Produttori per rendere più efficiente l’attuale filiera dei rifiuti di imballaggi e intercettare i flussi che attualmente non transitano dalle isole ecologiche. Erion Packaging diventerà operativo al termine del processo di accreditamento attualmente in corso presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

“Erion – dichiara Danilo Bonato, Co-Direttore Generale Erion – nasce dall’idea dei nostri Produttori di introdurre in Italia un sistema di responsabilità estesa moderno ed autorevole, capace di rinnovare il sistema di gestione dei rifiuti tecnologici, le cui performance sono frenate da carenze legislative e dalla mancanza di una robusta visione strategica”. “L’unione di Ecodom e Remedia metterà a disposizione del nostro Paese un’organizzazione di eccellenza nell’ambito dei sistemi di conformità normativa, con una posizione di rilievo europeo ed uno straordinario team di professionisti, in grado di contribuire fattivamente alla protezione dell’ambiente e alla transizione verso l’economia circolare”.

Fonte: E-Gazette

Economia circolare, nei nostri dispositivi elettrici c’è una miniera per la transizione ecologica

Nonostante una lunga pausa dalla crescita economica, viviamo in Italia un’epoca piena di benessere e novità nel campo tecnologico rispetto al passato anche recente. Infatti, per quanto le differenze siano enormi in termini di ricchezza tra il famoso 1% e il resto della popolazione, la quasi totalità di noi ha accesso ad un frigorifero, un cellulare e possibilmente un computer. Tutti i beni di largo consumo direttamente alimentati ad elettricità sono considerati Electrical and electronic equipment (Eee). Questi beni sono rilevanti per svariati motivi.

In primis ci permettono di mantenere standard di vita impensabili fino a sessant’anni fa. Il loro accumulo non è stato più veloce della crescita delle nostre economie. In termini di peso, dove il cittadino medio dei paesi europei deteneva in media circa 37 Kg, ad oggi ne possiede circa 730 Kg.

Ma non è tutto oro quello che luccica. In aggiunta ad aver indirettamente aiutato ad allungare la vita umana grazie alla conservazione alimentare e migliori strumenti medici, gli Eee possono portare nuovi problemi. Poiché l’usura tende a comprometterne le prestazioni, anche questi beni sono destinati al cassonetto. Tuttavia, un incauta gestione dei rifiuti può generare impatti seri.

Il sistema legale a cui facciamo riferimento circa la classificazione dei rifiuti è inquadrato dalla direttiva sulla restrizione delle sostanze pericolose 2002/95/EC, entrata in vigore nel 2003 (da questa legislazione deriva la classifica evidenziata nella prima illustrazione). La ragione di questo dispositivo legale è la minimizzazione degli impatti: questi sono dovuti alla complessa composizione materiale dei prodotti che noi usiamo tutti i giorni. Molti di essi, come piombo, nickel e plastica possono avere effetti dannosi se disperse nell’ambiente. Ma con l’avvento di una visione circolare dell’economia, abbiamo compreso che gli stessi scarti possono essere riconvertiti in risorse.

Dove un computer non può essere riconvertito per problemi di hardware, può infatti essere comunque considerato un piccolo deposito di oro, cobalto, nickel, litio e altro ancora. Per quanto possa sembrare riduttivo pensando al nostro computer di casa, facendo riferimento a tutti gli Eee, in media un cittadino europeo è in possesso di circa 160 Kg di materiale riciclabile. Tra questi troviamo tra ferro, rame, argento, oro, palladio, alluminio ed altri ancora. Secondo la best available technology (BAT), il potenziale di riciclo di alcuni di questi materiali (in particolare i rari  come oro) raggiunge il 90%. Sommato tutto quello attualmente classificato, potremmo riciclare circa il 20% del peso del nostro stock.

Questa è una stima potenziale iniziale e solo per 16 materiali, come mostra lo studio Estimating total potential material recovery from EEE in EU28. Si tratta in poche parole di un valore totale di 71.761.633 tonnellate annuali. Per quanto possa sembrare un grande numero, bisogna tenere a mente che la sola produzione di rame nel mondo è nell’ordine delle milioni di tonnellate annuali. Allora perché sarebbe rilevante questa dinamica? E quanto costerebbe essere circolari solo nell’ambito degli Eee?

Adottando un approccio da economisti minerari, la ricchezza di un deposito è spesso dipendente dal grado di roccia o “ore grade”. Un geologo potrebbe alzare la mano avanzando giustamente perplessità. Ci sono svariate accezioni di questo temine. Per semplicità, viene chiamata “ore grade” la percentuale di minerale che si può estrarre da un deposito. Questo valore ha fatto più volte discutere gli esperti in quanto è in caduta libera da decenni. Eppure l’estrazione non sembra diminuire.

Se noi applichiamo lo stesso principio sul “deposito” di Eee, il fenomeno accade nella stessa maniera; poiché si tratta di una variabile insita in manufatti, potremmo definirla artificiale (“Artificial Ore Grade” o AOG in inglese). E anche la percentuale di AOGche possiamo recuperare è in caduta da oltre vent’anni.

Tuttavia, buona parte dei minerali presenti in depositi naturali non ha i livelli di “ore grade” comparabili a quelli artificiali. Se guardiamo ad esempio al rame, i ricchi depositi cileni si misurano in valori millesimali. In Europa sarebbero invece in valori percentuali.

Sebbene in quantità assolute minori, l’habitat umano (chiamato antroposfera) è, secondo questa ipotesi, ricco di risorse. Gli stessi minerali verdi (green minerals) come litio, cobalto, nickel che potrebbero garantirci i materiali per la transizione ecologica sono già qui in Europa.

Poiché però la composizione degli Eee è in cambiamento in favore di parti plastiche per ragioni ergonomiche, la quantità di metallo estraibile si riduce (da notare la seconda immagine). Sarebbe meglio avere beni più ricchi di minerali preziosi e riciclare di più? No, l’abbassamento dell’Aog non è un problema, in quanto come per i depositi naturali è controbilanciato da uno stock massiccio di beni da trattare. Con questa logica la riduzione della dipendenza dai minerali vergini si ridurrebbe drasticamente.

Questo avrebbe un impatto duplice. Il primo di tipo ambientale e sociale, in quanto l’estrazione mineraria estera è spesso correlata con violazioni dei diritti umani (si pensi al Coltan in Congo). Secondo, riduce la dipendenza da produttori esteri. Una logica di recupero a livello europeo (magari tramite grandi hot-spot di raccolta) darebbe le basi ad una strategia comune. Ci sarebbero inoltre positive risvolti occupazionali.

In termini di prospettiva, dovremmo forse guardare alle nostre economie più in termini materiali e di peso piuttosto che di valore.

Fonte: GreenReport

Ecolamp, in 6 mesi ricicla 1.614 tonnellate di Raee

Nel primo semestre del 2020 Ecolamp ha gestito, in tutta Italia, 1.614 tonnellate di Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee). In particolare, il consorzio nazionale specializzato nel riciclo dei Raee ha ritirato 819 tonnellate di piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo e apparecchi di illuminazione giunti a fine vita (raggruppamento R4), e 795 tonnellate di sorgenti luminose esauste (raggruppamento R5). Sebbene l’emergenza Coronavirus abbia portato ad un consistente rallentamento della raccolta differenziata nel periodo di lockdown, Ecolamp ha continuato a garantire i propri servizi senza alcuna interruzione.

Dopo l’entrata in vigore delle misure di contenimento, prima nelle zone rosse e successivamente su tutto il territorio nazionale, si è assistito, com’era prevedibile, ad una flessione della raccolta che in alcuni casi ha superato l’80%, rispetto allo stesso periodo del 2019. Tuttavia, con la riapertura della maggior parte delle attività tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, si è assistito ad una forte ripresa delle richieste di ritiro. Ad esempio, per il raggruppamento R4 la crescita è stata evidente già nelle prime settimane dopo la fine del blocco, raddoppiando in alcune aree i dati di febbraio.

Fonte: AdnKronos

2019 record: nel mondo 53 milioni di t di RAEE

Il mondo nel 2019 ha prodotto 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, una cifra mai toccata prima, corrispondente a 7,3 chilogrammi per abitante, con i cittadini europei, maglia nera mondiale, che raggiungono i 16,2 chili pro capite. Lo afferma il rapporto annuale dell’università dell’Onu e della International Solid Waste Association, secondo cui la cifra è destinata ad arrivare a 74 milioni di tonnellate entro il 2030.

Solo il 14% dell’immesso a mercato è riciclato. Tra i materiali scartati soprattutto plastica e silicio, ma anche grandi quantità di rame, oro e altri metalli preziosi. Se venissero recuperati varrebbero 57 miliardi di dollari.

In Italia le cose vanno un po’ meglio della media mondiale: nel corso del 2019, Remedia ha gestito 149.001 tonnellate di rifiuti, con un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. A trainare il trend positivo, sono stati in particolare RAEE domestici che hanno raggiunto le 116.000 tonnellate, raggiungendo nel 2019 il 34% del totale preso in carico dai Sistemi Collettivi nazionali. Si segnala inoltre, un aumento del 72% nella raccolta di Pile e Accumulatori esausti, per un totale di 18.751 tonnellate gestite. Si aggiungono, quindi, i RAEE professionali ( 9.281 tonnellate e altri rifiuti aziendali (4.969 tonnellate). Se si prende in considerazione il triennio precedente, la crescita rispetto alle 92.016 tonnellate del 2017 è stata del 56%.

Questi numeri fanno di Remedia il principale sistema collettivo nazionale e uno tra i più importanti a livello europeo per la gestione congiunta ed eco-sostenibile di RAEE e Pile e Accumulatori a fine vita.

Il 2019 è stato un anno di forte sviluppo per Remedia – ha dichiarato Dario Bisogni, Presidente di Remedia – Abbiamo superato gli eccellenti risultati di gestione del 2018 e lo abbiamo fatto operando sempre con gli alti standard di efficienza e qualità ambientale che ci contraddistinguono, nel rispetto della normativa vigente e collaborando con tutti gli stakeholder. Da diversi anni rappresentiamo l’impegno dell’industria hi tech nel promuovere e implementare un sistema di gestione del fine vita dei prodotti sostenibile ed efficiente. Nonostante la difficile situazione che ha investito l’Italia in questi ultimi mesi, Remedia continua a distinguersi per i numerosi progetti strategici che, avviati nel corso del 2019, troveranno ampio spazio nel prossimo futuro, creando valore economico, ambientale e sociale lungo tutta la filiera”.

Sul totale dei RAEE domestici gestiti sono 103.147 le tonnellate inviate a riciclo (pari all’88,9%). Il 5%, pari a 5.790 tonnellate è stato avviato a recupero energetico.

Gli obiettivi minimi di riciclo definiti per legge dal D.lgs. 49/2014, sono stati abbondantemente raggiunti nel 2019 su ogni Raggruppamento.  In particolare, i Raggruppamenti R3 (TV e monitor) e R4 (computer e apparecchi informatici, telefoni, apparecchi di illuminazione, pannelli fotovoltaici), hanno superato la soglia minima rispettivamente del 31% e del 20%.

Tra i materiali maggiormente riciclati troviamo: 48% ferro21% vetro17% plastica5% cemento4% rame e 2% alluminio. Per rendere meglio l’idea del valore dell’impegno messo in campo si evidenzia per esempio, che il quantitativo di ferro riciclato nel 2019, corrisponde a 7 Tour Eiffel, il rame riciclato corrisponde a 47 Statue della Libertà e l’alluminio corrisponde alla quantità necessaria per produrre 163 milioni di lattine da 33 cl, che poste una dopo l’altra misurerebbero 9.465 km, poco meno della distanza Milano – San Francisco.

La corretta gestione dei RAEE domestici da parte di Remedia apporta notevoli benefici ambientali:
– fa risparmiare 191 milioni di kWh di energia
, pari al consumo elettrico annuo di una città di 177.000 abitanti (quasi equivalente alla città di Reggio Calabria);
– taglia di 627.000 tonnellate le emissione di CO2, pari a quelle generate dal parco veicolare della provincia di Milano per un periodo di 23 giorni.

Remedia è un Consorzio senza fini di lucro, con l’obiettivo di massimizzare le proprie performance ambientali nel modo economicamente più efficiente. Nel 2019 il valore economico generato è stato di 38,4 milioni di euro (+42% rispetto all’anno precedente), di cui il 77% (29,6 milioni di euro) rappresenta il valore economico distribuito ai diversi stakeholder a copertura dei costi di gestione. Il trattamento dei rifiuti tecnologici da parte di Remedia e il relativo reinserimento nel mercato delle materie prime seconde, riduce l’importazione di materie prime dall’estero che nel 2019 ha rappresentato un risparmio economico sulle importazioni pari a 43,3 milioni di euro.

Il primo semestre del 2020 registra purtroppo un evento traumatico senza precedenti, un’emergenza sanitaria che ha toccato profondamente la popolazione e che ha messo in crisi le nostre imprese – ha sottolineato Danilo Bonato, Direttore Generale di Remedia – A questo si aggiunge la brusca frenata dei prezzi delle materie prime, già iniziata nel 2019, che porterà ad una riduzione del flusso economico generato dalle attività dell’industria del riciclo dei rifiuti tecnologici. La speranza è che in questo contesto complicato, il recepimento del pacchetto di direttive sull’economia circolare rappresenti davvero un elemento di sostegno e di rafforzamento della filiera del riciclo, essendo questa un tassello essenziale di una politica industriale responsabile e orientata alla green economy”. 

Il Piano d’azione per l’Economia circolare, adottato dalla Commissione UE lo scorso marzo, incentra l’attenzione sui settori che utilizzano più risorse e che hanno un elevato potenziale di circolarità, in particolare l’elettronica e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) sono individuate come tra le principali catene di valore.

A tal fine, l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha commissionato uno Studio per valutare il tasso potenziale di riciclaggio per alcune tipologie di rifiuti, sulla base del quale ha pubblicato la settimana scorsa un briefing da cui emerge che i RAEE sono tra quelle che potrebbero aumentare del 50% i tassi di riciclaggio, qualora venissero introdotte modifiche normative per migliorare la riduzione delle sostanze pericolose nei prodotti e incentivi alla loro progettazione per raccogliere tali rifiuti in modo significativamente più separato, consentendo il recupero delle risorse preziose che contengono, quali metalli e materie prime essenziali.

Il 40% degli elettrodomestici scompare in flussi paralleli – Indagine Altroconsumo e Ecodom

In Italia scompare quasi il 40% dei grandi elettrodomestici: dismessi dai cittadini, non arriva agli impianti di trattamento autorizzati e scompare in flussi paralleli. Lo ha scoperto un’indagine condotta da Altroconsumo in collaborazione con Ecodom (il Consorzio per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici) che ha monitorato con la tecnologia satellitare oltre 200 Raee usciti dalle case degli italiani, sparsi su tutto il territorio nazionale.

Secondo l’indagine su 205 Raee, il campione valido è stato di 174 (per altri 31 non è stato possibile effettuare un’analisi completa); solo 107 esemplari (il 61% del totale) sono “effettivamente approdati in impianti autorizzati, in grado di garantire un trattamento corretto dal punto di vista ambientale. Gli elettrodomestici monitorati sono stati frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici (i cosiddetti “grandi bianchi”), rientranti nei Raggruppamenti R1 e R2.

Gli altri 67 esemplari (pari al 39%) sono stati sottratti alla filiera formale, finendo in impianti non autorizzati oppure in mercatini dell’usato o in abitazioni private.  Su scala nazionale significa 44mila tonnellate di grandi elettrodomestici che, ogni anno, si perdono nei flussi paralleli. Secondo una nota di Altroconsumo se fossero inseriti nelle statistiche ufficiali, questi flussi sommersi permetterebbero al nostro Paese di raggiungere già oggi un tasso di raccolta pari al 47%, un po’ più vicino al target del 65% fissato dall’Europa. Nel 2018, secondo i dati del Centro di Coordinamento RAEE, i Sistemi Collettivi operanti in Italia hanno, infatti, raccolto oltre 310mila tonnellate di RAEE, pari al 42,8% della media in peso delle nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato negli ultimi tre anni.

Nonostante nella nostra nazione vi sia  un quadro normativo favorevole a economia circolare e recupero delle materie prime, la filiera mostra ancora vaste e preoccupanti sacche di illegalità.

L’indagine ‘indagine ha evidenziato alcune criticità:

  • la mancanza, soprattutto in alcune zone di Italia, di servizi efficaci per consentire una sicura dismissione dei RAEE da parte dei cittadini
  •  il comportamento non corretto tenuto da alcuni degli stessi attori della filiera
  • l’incompletezza del quadro normativo (basi pensare alla mancata emanazione – dal 2014 ad oggi, del Decreto sulla qualità del trattamento dei RAEE
  • l’assenza di regole sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE) e l’insufficiente livello di controlli sulla filiera (come la verifica dei codici CER sui rifiuti in uscita dalle isole ecologiche, controlli di processo negli impianti di trattamento, ispezioni negli impianti che gestiscono rifiuti metallici ecc.).

Indagine disponibile  qui.

Fonte: Altroconsumo

Miniere urbane: on line la prima mappa europea

Una mappa delle miniere urbane di tutta Europa, per tracciare le 18 milioni di tonnellate di computer, batterie, frigoriferi, rottami di veicoli e altri rifiuti elettrici ed elettronici che contengono materiali del valore di miliardi di dollari.

E’ realtà la prima Urban Mine Platform (Ump) ad accesso libero a livello europeo: un portale web basato su un database centralizzato e aggiornato che fornisce tutti i dati e le informazioni disponibili su giacimenti, scorte, flussi e trattamento di rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso, batterie a fine vita e rifiuti minerari, per tutti i 28 Stati membri dell’Ue, più Svizzera e Norvegia.

La piattaforma (www.urbanmineplatform.eu) è il risultato del progetto Prosum, avviato nel 2015 e terminato a dicembre 2017, cui Remedia ha preso parte ricoprendo il ruolo di membro Ltp di Weee Forum, l’associazione no-profit che dal 2002 riunisce 34 sistemi collettivi Raee in Europa e nel mondo. Il portale fornisce dati su tutto il ciclo di vita delle principali materie prime critiche, (dalle terre rare ai metalli preziosi) provenienti sia da attività minerarie, sia da attività di riciclo.

“L’Unione Europea affronta una sfida importante per il futuro della sua industria, che passa anche dalla possibilità di approvvigionarsi in modo competitivo di materie prime essenziali per le proprie produzioni strategiche, assicurando così sviluppo e occupazione – dichiara Danilo Bonato, direttore generale di Consorzio Remedia – In questo scenario, siamo lieti di aver contribuito alla realizzazione di una piattaforma integrata per rendere fruibili a tutti gli interlocutori di riferimento dati aggiornati e completi sulla disponibilità delle principali materie prime critiche, provenienti sia dalle attività minerarie sia dai processi di riciclo dei nostri rifiuti, nel promettente contesto dell’economia circolare”.

L’intero progetto ProSum è finanziato dalla Comunità Europea all’interno del programma Horizon 2020, uno dei programmi più rilevanti di ricerca e innovazione a livello europeo con quasi 80 miliardi di euro di finanziamenti disponibili in 7 anni (dal 2014 al 2020).

Alcuni dati di contesto. Ogni anno in Europa vengono generati circa 9 milioni di tonnellate di Raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche oltre a 7-8 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso e vengono vendute più di 1 milione di tonnellate di batterie. Questi prodotti contengono una significativa quantità di materie prime critiche che possono essere recuperate, dai metalli preziosi alle terre rare. Ad esempio, il 99% del consumo mondiale di gallio è nei circuiti integrati e nei dispositivi optoelettronici, il 74% di indio si trova negli schermi piatti e il 27% di cobalto è contenuto nelle batterie ricaricabili. Attualmente l’Unione Europea importa la maggior parte di queste materie prime.

Vai al portale Urban Mine Platform

“Uno contro zero”, una pratica ancora sconosciuta

Il decreto che stabilisce che i negozi con una superficie superiore ai 400 metri quadri abbiano l’obbligo di ritirare piccoli apparecchi elettronici fuori uso anche non a fronte di un acquisto ha compiuto ormai due anni (DM 121 del 2016).
Sembrava dover essere un punto di svolta nella raccolta (e nel successivo riciclo) dei RAEE.
Eppure qualcosa non ha funzionato: 24 mesi dopo l’entrata in vigore del DM (22 luglio 2016) una gran parte dei cittadini Italiani (quasi tre su quattro) non sono a conoscenza dell’opportunità. Ad affermarlo ECODOM, il principale Consorzio italiano nella gestione dei RAEE, che fra aprile e maggio 2018 ha svolto una ricerca molto vasta con il contributo della community FRIENDZ, coinvolgendo quasi 10mila utenti che hanno dismesso 1.203 piccoli apparecchi elettrici ed elettronici. Delle persone interpellate il 73% ha ammesso di non sapere di poter consegnare gratuitamente i piccoli Raee ai negozi più grandi, senza alcun obbligo d’acquisto. Soltanto il 27,1% degli intervistati sa di questa possibilità, ma la maggior parte di questi (il 67,1%) non l’ha mai sperimentata direttamente. A livello geografico, i siciliani e i sardi sono i meno informati sull’argomento: solo il 23,9% di loro conosce il cosiddetto “Ritiro 1 contro 0”, mentre i più informati sono gli abitanti del Nord Est (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia Romagna) con il 28,6%.
Fatto salvo un’evidente difetto di comunicazione relativa alla possibilità offerta, l’atteggiamento dei negozi si è rivelato ecquivoco: ECODOM riferisce che “in alcuni casi non è stato possibile usufruire del servizio perché i negozi non si ritenevano obbligati a offrirlo o perché mancavano i cassonetti per la raccolta dei RAEE” – S.C.

Scarica l’indagine di ECODOM -FRIENDZ