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Nuove candidature per le città “rifiuti zero”: Monaco di Baviera e Barcellona

In questi ultimi giorni è giunta ufficialmente la candidatura di Monaco di Baviera e Barcelona a “Zero Waste Cities”, standard europeo molto rigido che caratterizza quelle realtà che hanno firmato un vero e proprio impegno a diminuire in maniera drastica la produzione di rifiuti. Candidature molto importanti perché servirebbero a dimostrare che anche dei centri enormi, entrambi con circa 1,6 milioni di abitanti, possono diventare dei baluardi di prevenzione, riciclaggio ed anche riuso.

A Monaco di Baviera, terza città più popolosa della Germania, sono state stilate circa 100 misure per prevenire l’uso di nuove risorse e ridurre il quantitativo di rifiuti che, per i rifiuti domestici pro capite all’anno, sarà ridotto del 15% entro il 2035 e per i rifiuti residui la quantità sarà ridotta del 35%. Il sindaco di Monaco ha dichiarato di essere entusiasta del percorso che la sua città sta facendo ormai dal 2019 e che con la firma della candidatura si punta ad avere un ruolo pionieristico in Europa.

Barcellona sta coinvolgendo la comunità locale oltre che molte parti interessate dall’argomento per velocizzare e facilitare la “zero waste strategy”, con l’obiettivo di raggiungere un tasso di raccolta differenziata almeno del 67% entro il 2027 ed un massimo di rifiuti pro capite prodotti pari a 427 kg. Barcellona lavora ormai da anni sul tema della prevenzione dei rifiuti grazie alla guida dell’organizzazione Rezero e con una serie manovre quali lo Zero Waste Plan 2021-2027, il Zero Plastic Commitment e il Carbon Calculator. La sindaca inoltre ha dichiarato che le grandi città dovrebbero sentirsi in debito con il territorio del quale fanno parte per l’eccessiva produzione di rifiuti e Barcellona punta a diventare una città neutrale, più responsabile ed anche ispiratrice.

Riguardo a quest’ultima candidatura il direttore esecutivo di Zero Waste Europe, Joan Marc Simon, si è dimostrato molto orgoglioso della sua città natale per l’impegno preso verso la certificazione zero waste e ricorda di quando, nel 2010, il concetto di rifiuti zero a Barcellona non si pensava realizzabile.

Sestri Levante verso Zero Waste: il centro del riuso

Come noto la gerarchia europea dei rifiuti pone ai primi posti la riduzione e, subito a ruota il riuso. Passaggi troppo spesso sottovalutati e dimenticati dalle amministrazioni locali, che si concentrano esclusivamente sulla raccolta e sulla preparazione al riciclo. Ci sono però realtà che sul riuso investono molto, nel rispetto della filosofia “Verso rifiuti Zero”. Una di queste è senza dubbio Sestri Levante, che da qualche anno ha implementato un Mercato del Riuso molto frequentato. Un esempio di successo, una case history da approfondire. Lo facciamo con l’Ing. Annalisa Fresia, dirigente del settore Ambiente del Comune di Sestri Levante.

In una Regione che ancor oggi fatica a raggiungere gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata ed in una Provincia che fatica forse più della Regione essendo al 54%, Sestri Levante è un’eccellenza assoluta per performance ambientali. Com’è organizzato il servizio di raccolta a Sestri?

Il 2015 è stato un anno di svolta, a partire da allora c’è stato un cambiamento importante: la giunta decise di passare dal servizio stradale al servizio integrato di porta a porta. Siamo stati da subito colpiti dalla risposta immediata dei cittadini: il servizio è stato avviato nel febbraio 2015, già nel marzo 2015 abbiamo ottenuto risultati ampiamente soddisfacenti, andando oltre al 70%. Una risposta immediata che è rimasta invariata negli anni, grazie alla volontà dei cittadini, al buon servizio offerto dal gestore ed alla costanza dell’amministrazione, che non ha mai fatto un passo indietro, nonostante con il porta a porta non si accontentino tutti. Ad accrescere il valore di quanto realizzato in questi anni è il fatto che siamo un Comune turistico, che vede un aumento molto significativo delle presenze sul territorio (e conseguentemente dei rifiuti prodotti e delle utenze da servire) durante il periodo estivo.
Il lavoro fatto è senza dubbio apprezzato: siamo il primo Comune oltre i 15.000 abitanti premiato da Legambiente come Comune Riciclone.

Da letteratura, il passo successivo per ottenere un ulteriore incremento della RD e una maggiore equità della tariffazione, sarebbe quello della tariffazione puntuale. Cosa sta facendo il Comune di Sestri in questa direzione?

C’è sicuramente la volontà dell’amministrazione di approfondire il tema, nell’ambito della strategia Rifiuti Zero a cui il Comune di Sestri ha aderito.
Nell’ambito del Progetto Clima, progetto europeo con partner libanesi e tunisini sull’economia circolare e in particolare sulla migliore gestione del rifiuto organico, il Comune di Sestri, oltre a portare le sue buone pratiche a servizio del progetto, sta facendo una misurazione puntuale dei flussi per poter fare una simulazione realistica della tariffazione puntuale. La simulazione, di cui è stata incaricata ESPER, è uno strumento che verrà fornito all’amministrazione perché possa fare le dovute valutazioni in merito.

Uno dei pilastri della strategia “Verso rifiuti zero” e della strategia europea di gestione rifiuti è il Riuso.
Sestri Levante si è dotata da tempo di un “Centro del Riuso” che sta dando risultato particolarmente incoraggianti…

Il centro del riuso è stata una proposta dell’appaltatore nell’ambito dell’offerta economicamente vantaggiosa, che ben si è sposata con la filosofia d’azione dell’amministrazione e con volontà di riqualificare l’area dell’ex mattatoio. I lavori sono stati conclusi, grazie anche ad un finanziamento della Regione Liguria, nel febbraio 2017, mese in cui si è inaugurata. L’area dell’ex-mattatoio vede al suo interno un Centro di Raccolta Comunale, e il Centro del Riuso.
Da subito c’è stata una buona risposta da parte dei cittadini, ma non solo. Chiunque, quindi non solo gli iscritti a ruolo TARI del Comune, può andare a ritirare gratuitamente gli oggetti, mentre solo gli iscritti possono conferire gli oggetti presso il centro. Vengono registrate le persone che conferiscono e quelle che ritirano. Abbiamo una banca dati che ci permette di analizzare i flussi in entrata ed in uscita.

È molto apprezzato anche la valenza sociale del mercato del riuso: la possibilità per persone con ridotta capacità di acquisto di recuperare gratuitamente oggetti che trovano nuovo utilizzo nell’ottica dell’economia circolare. Anche i nostri servizi sociali sono coinvolti nel servizio e apprezzano come persone con particolari necessità possano trovare mobilio o oggetti per bambini.

Quali sono i numeri del Mercato del Riuso?
Numeri particolarmente lusinghieri. I numeri dei 2018 parlano di quasi 11.400 utenti che hanno prelevato un oggetto, con un quantitativo di merci tolte alla discarica, di quasi 90.950 Kg . Per il 2019 oltre 14.000 utenti e un quantitativo di merci recuperate di quasi 139.000 kg. Per il 2020 nonostante le chiusure di aprile e maggio e le restrizioni Covid imposte per gli accessi, si sono comunque registrati oltre 4.500 accessi e si sono recuperate oltre 35.000 Kg di beni.
Sono numeri importanti, che fanno una certa impressione se si pensa che Sestri ha 18.500 abitanti…

Dunque un grande successo. Criticità?

Sicuramente quella degli spazi: il forte afflusso ci ha obbligati a dividere gli orari per l’accesso al centro di raccolta e quelli al centro del riuso. Da una parte il personale non aveva le forze di gestire contemporaneamente le due realtà, dall’altra gli spazi fisici non sarebbero stati sufficienti. Al momento gli oggetti più ingombranti non vengono esposti per motivi di spazio, ma vengono fotografati ed esposti in una bacheca. Stiamo progettando un ampliamento del Mercato del Riuso proprio perché c’è necessità di ulteriori spazi.

Quali altre attività si sono svolte e si svolgono al Mercato del Riuso?

Fin dal giorno dell’inaugurazione abbiamo cercato di fare in modo che il Mercato del Riuso diventasse anche un centro culturale e sociale. Nell’inaugurazione abbiamo coinvolto l’associazione VivimBici, che poi ha organizzato dei corsi di manutenzione della bicicletta. Con Il Labter Centro di educazione Ambientale, abbiamo organizzato dei laboratori di recupero degli ombrelli, trasformati in borse della spesa; con Arciragazzi abbiamo costruito oggetti e giochi per bambini dalla plastica delle bottiglie.  Le attività si susseguono, almeno una volta all’anno in occasione del compleanno del Centro del Riuso, ad eccezione degli ultimi due anni per le note restrizioni Covid.

Quali i prossimi passi?

Nell’ambito del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare della Città Metropolitana di Genova presentato al Ministero, ci siamo candidati con un progetto che prevede il completamento della ristrutturazione del mattatoio e la realizzazione di un polo socio ambientale. Nella parte ad oggi non ristrutturata il progetto prevede di avviare, attraverso un percorso partecipativo, un orto didattico, un centro unico di distribuzione alimentare con un piccolo market, un laboratorio artigianale legato al riutilizzo di utensili, mobilio e specialmente vestiti. Il progetto è ambizioso, ed ha visto una partecipazione integrata dei servizi comunali: Lavori Pubblici, Ambiente, Servizi Sociali.

Sarebbe un rafforzamento significativo di una esperienza di successo, che ha saputo anche convincere i più scettici. Basta pensare che alcuni cittadini residenti nella zona adiacente all’area dell’ex mattatoio, si erano mossi con una raccolta di firme prima dell’avvio dei lavori del mercato del riuso e centro di raccolta, temendo che questi portassero disordine e sporcizia, mentre oggi sono fra i sostenitori dell’esperienza. Abbiamo accolto le loro perplessità preventive e siamo andati loro incontro con una progettazione partecipata. Sono stati proprio loro a chiederci successivamente un mercato a km0, oggi attivo tutti i martedì mattina, già integrato nel nuovo progetto del polo socio ambientale. Oggi il carattere storico e fortemente legato all’economia circolare del luogo è valorizzato dalla presenza di attività legate alla sostenibilità ambientale che qui si collocano: il Centro del Riuso, il mercatino Km 0, i distributori pubblici dell’acqua e del latte, la stazione del bike sharing. Speriamo di ampliare questa bellissima esperienza.

Rinviata al 2021 l’entrata in vigore di sugar e plastic tax

“Sapevamo che il Paese era in attesa ma è stato un lavoro con un tempo necessario. La parola passerà al Parlamento. Penso e spero che questo lavoro potrà essere migliorato. È la manovra per fronteggiare questa fase di emergenza”. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza dopo l’approvazione del dl Rilancio. “Ci siamo impegnati al massimo. Facendosi carico alla sofferenza” degli italiani, ha detto il premier. Molte le misure approvate per un totale di 55 miliardi. In tutto 256 articoli e 464 pagine di decreto. Tra misure c’è il rinvio al 2021 dell’entrata in vigore della tassa sullo zucchero e sulla plastica. Una decisione che molti si aspettavano, ma già fortemente criticata da diversi ambientalisti.

Di seguito i commenti che avevamo raccolto nelle scorse settimane:

Gianluca Bertazzoli, amministratore unico di Hub15: “Già prima del Covid19 c’erano forti pressioni affinché questa misura venisse rinviata. È quasi scontato che in questa situazione di crisi sanitaria si vada in quella direzione. Non è comunque un bel segnale rispetto a tutta un’altra serie di disposizioni ambientali che vanno al di là della plastic tax. Tutti coloro che hanno interesse a bloccare un determinato tipo di processo e di tendenza, agitando il Coronavirus a tutti i livelli, sia italiano che europeo, cercano di cambiare il corso delle cose per ‘riaprire la partita’: dalle disposizioni sulle emissioni di CO2 nel settore automobilistico, fino ad arrivare, nel suo piccolo, alla plastic tax. Tuttavia, non mi scandalizza che quest’ultima venga rinviata di qualche mese, l’importante – evidenzia Bertazzoli – è che l’emergenza sanitaria non diventi il ‘Cavallo di Troia’ dove tutti quelli che hanno interesse a rimettere in discussione un percorso più green sfruttino questa situazione per cercare di ribaltare le decisioni”.

“Il tema a mio avviso – afferma Roberto Cavallo, amministratore delegato di ERICA – non è il rinvio o meno della tassa sulla plastica, ma il fatto che nonostante si ripeta a mo’ di aforisma, un po’ da tutte le parti, che non potremo uscire dalla crisi come ci siamo entrati, assisto in realtà in modo reiterato a approcci identici al sistema dal quale proveniamo. Esattamente come dopo la crisi finanziaria del 2008 si ripeteva e si leggeva che il capitalismo era finito e che la finanza avrebbe cambiato radicalmente modo di funzionare, ma poi non è cambiato nulla, temo, nonostante io sia un inguaribile ottimista, che non stiamo imparando nulla da questo periodo. Nel merito la plastica è indubbiamente utile per certe funzioni, come è indubbio che ci sia un’overproduzione e soprattutto un abuso. Dunque qui non si tratta solo di ragionare di plastic tax, che era una proposta ante-Covid19, ma se dovesse essere confermata la correlazione tra particolato e diffusione del virus e sua letalità (si veda il recentissimo studio dell’Università di Harvard) alcune plastiche non andrebbero proprio più prodotte” conclude Cavallo.

Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta: “E’ profondamente scorretto e strumentale approfittare di un’emergenza sanitaria per cercare di smontare norme e indicazioni che vanno verso una maggiore tutela ambientale. Soprattutto quando il tentativo di affossarle risale a ben prima della contingente emergenza sanitaria. E’ necessario uscire dall’impostazione che vede attività economiche e tutela ambientale come antagonisti. Non è possibile continuare a crogiolarsi in un modello di sviluppo che prevede cantierizzazione e cementificazione come unico modello di sviluppo possibile. L’emergenza sanitaria non cancella quella climatica e ambientale: va ad aggiungersi ad essa e da essa non può prescindere”.

Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy: ” Ancora una volta il partito trasversale dell’industria dello spreco messo all’angolo dai disastri ambientali e dalla mobilitazione mondiale in primis dei giovani e dei ragazzi strumentalizzando la crisi del covid cerca la rivincita.  Non solo la lobby dell’incenerimento “ringalluzzita” da tutta l’ondata di usa e getta falsamente sponsorizzato come necessaria dal punto di vista sanitario (mascherine, guanti, dispositivi di protezione) cerca di riaccreditarsi come “necessaria” per “gestire” i rifiuti di “questa nuova fase” ma adesso sembra che tutto l’universo politico si unisca per dare l’ultima spallata anche alla non irresistibile “plastic tax”. È una vergogna e sintomo di un modo di concepire l’attuale crisi in modo sbagliato. non si esce dalla crisi covid 19 concependo un “ritorno alla normalità” sinonimo di inquinamento e avvelenamento delle città e dei mari! la normalita’ non puo’ essere distruggere l’ambiente e sprecare risorse naturali! la crisi dev’essere una grande opportunita’ per cambiere registro nel segno di quella transizione ecologica che ormai sembrava acquisita a partire dall’unione europea”.

Fonte: Eco dalle Città

Eppur si muove: anche in Italia via libera ai contenitori portati da casa nei supermercati ?

A dieci anni di distanza dal lancio della campagna Porta la Sporta, la prima iniziativa a lungo termine in Italia che ha messo in relazione il problema della plastica nei mari con i nostri stili di vita, promuovendo un percorso di abbandono dell’usa e getta, qualcosa si muove. Sei punti vendita della catena Sigma in provincia di Modena e a Bologna permettono ai loro clienti di acquistare prodotti freschi al banco con contenitori riutilizzabili portati da casa. Anche se paragonabile ad una piccola goccia nel mare, questa esperienza ha il merito di aprire una discussione importante sulle procedure che garantiscono la sicurezza alimentare nel nostro paese. La circolare del ministero della salute dello scorso anno che impedisce l’uso di sacchetti riutilizzabili persino nel settore ortofrutta, è un esempio di come le norme per l’igiene vengano interpretate in modo restrittivo in alcuni settori, e a macchia di leopardo. Al punto che si arriva a confondere il livello di igiene necessario in una camera operatoria con quello di un banco di un supermercato. 

Mentre ci sono già esperienze in questo senso attuate all’estero da insegne del Retail come Morrisons e Waitrose nel Regno Unito, Carrefour ( in Spagna , Francia  e in altri paesi) mirate a ridurre il consumo di plastica monouso, questa è la prima iniziativa nazionale in assoluto nel suo genere che merita davvero di avere successo ed estendersi, perché ci permette finalmente di poter acquistare solo il prodotto, e non l’imballaggio!. Speriamo che la precisazione sulla tipologia di contenitori permessi che devono essere riutilizzabili (1) contenuta all’interno dell’articolo 7 del decreto clima (DL 14.10.19, n. 111), che introduce alcune  “misure per l’incentivazione di prodotti sfusi o alla spina” possa dare il via all’uso di contenitori riutilizzabili portati da casa o presi in prestito nel punto vendita come avviene in alcune esperienze all’estero. (2) Intanto il decreto clima è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 13 dicembre 2019. (1)

Questa modalità di acquisto offre una risposta, tanto semplice quanto inattuata, alla necessità di ridurre i rifiuti che nel nostro paese stanno tornando a crescere, come rilevato dall’ultimo  Rapporto sui rifiuti urbani 2019 riferito al 2018.
L’iniziativa che coinvolge 8 punti vendita in totale:   6 punti di Sigma, uno di Ecu e uno di Economy, merita di essere valorizzata e diffusa, sia nei contenuti che per essere stata attuata in un paese in cui portare avanti iniziative di buonsenso a beneficio dell’ambiente, richiede una forte dose di determinazione e motivazione. Questo perché tutto il nostro sistema, costruito sull’utilizzo prevalente del monouso, rema contro qualsiasi iniziativa basata sul riuso. Quando non sono le stesse legislazioni o le circolari dei ministeri a complicare le cose ( vedi il caso della circolare del ministero della salute riferita all’utilizzo dei sacchetti ortofrutta) si mettono in mezzo altri fattori come: l’eccessiva solerzia dei responsabili della sicurezza alimentare aziendali che frena eventuali cambiamenti delle procedure in atto, il timore degli stessi esercenti nel prendersi la responsabilità di eventuali “effetti collaterali negativi”, la mancanza di obblighi di legge per le aziende ad investire in politiche di riduzione dei rifiuti e del proprio impatto ambientale. Anche a livello locali come nazionale mancano infine misure incentivanti (e viceversa) che premino le aziende che non solo riducono i rifiuti nelle loro sedi, ma che permettono anche ai propri clienti di farlo a casa.
Aiutaci a rispettare l’ambiente: porta il tuo contenitore da casa per acquistare i prodotti freschi!

Ecco perché questa iniziativa resa accessibile nei supermercati  che normalmente le persone frequentano, rappresenta un tassello importante dell’offerta complessiva  a disposizione delle persone più attente all’ambiente che possono adottarla con facilità e cominciare a fare la differenza, oltre che la differenziata.

Questa iniziativa si “porta avanti con il lavoro” anche rispetto all’articolo 4 della direttiva delle plastiche monouso o SUP (single use plastics) per quanto concerne “un’ambiziosa riduzione nel consumo” di tazze e contenitore per l’asporto di alimenti pronti al consumo al 2026.

La stessa osservazione, purtroppo, non abbiamo potuto farla rispetto a quasi tutte le ordinanze o iniziative Plastic Free che asserivano di anticipare la Direttiva Sup (Single Use Plastics) quando vietavano la commercializzazione e l’utilizzo di stoviglie e posate monouso in plastica a favore di opzioni sostitutive in bioplastiche compostabili, egualmente bandite dalla direttiva.

Le iniziative da parte di soggetti industriali e istituzionali sia quando si tratta di progettare prodotti e/o imballaggi che modelli di commercializzazione tendono a focalizzare l’obiettivo riciclo/compostaggio. Questo nonostante la gerarchia europea di gestione dei rifiuti  metta al primo posto azioni che permettono una prevenzione e riduzione dei rifiuti seguite da azioni che permettono il riuso e l’allungamento del ciclo di vita dei beni.  Meno rifiuti significa infatti meno consumo di risorse, inquinamento, e meno emissioni climalteranti.

A maggiore ragione, visto il fallimento della COP 25 tenutasi a Madrid, è importante agire subito a tutti il livelli senza aspettare che siano i governi nazionali a fare il primo passo.

COME E’ NATA L’INIZIATIVA  

Abbiamo contattato Bruna Lami AD di Moderna Distribuzione srl, proprietaria dei punti vendita che afferiscono ad insegne come Sigma, Economy ed Ecu, che ha voluto fortemente questa iniziativa. Ecco le sue risposte alle nostre domande.

-Come le è venuta l’idea di partire con un’iniziativa che il mondo della Grande Distribuzione nazionale considera rischiosa sotto il profilo della sicurezza alimentare, al contrario di quanto avviene negli altri paesi. Ad esempio in Francia, dove una circolare ha dato l’Ok a questa pratica, sempre nel rispetto dell’igiene.   

L’idea è nata in risposta a numerose richieste fatte dai nostri clienti agli addetti dei nostri punti vendita di poter utilizzare i propri contenitori per acquistare i prodotti freschi venduti dai nostri banchi di gastronomia, macelleria e pescheria. All’inizio avevo qualche perplessità rispetto al venire incontro a queste richieste. In occasione di un viaggio a Londra ho però visitato le diverse insegne che permettono l’acquisto con contenitori portati da casa e mi sono convinta che potevamo farlo anche noi.  I nostri clienti possono utilizzare propri contenitori trasparenti in vetro o in plastica, come quelli che abbiamo messo ben in vista al banco, accanto al cartello con cui invitiamo i nostri clienti a fare la loro parte se vogliono.

-Come avete risolto la questione del rispetto delle norme igieniche che spesso viene utilizzata dagli esercizi per giustificare la loro impossibilità nell’accettare i contenitori dei clienti? 

Una volta tornata da Londra ho chiesto ai nostri consulenti di riferimento per la normativa HACCP come si potesse fare per venire incontro alla richiesta dei nostri clienti prevenendo tutti i possibili fattori di rischio dal punto di vista igienico-sanitario per evitare conseguenze indesiderate. Dopo un primo momento di perplessità da parte dei nostri consulenti abbiamo inserito nel nostro manuale HACCP la procedura che ci hanno indicato di seguire quando i clienti vogliono utilizzare i loro contenitori. Il contenitore deve essere in materiale trasparente, avere una forma e un coperchio tali da essere  facilmente igienizzati, e deve essere consegnato perfettamente pulito ed asciutto. L’addetto al banco si riserva il diritto di controllare, ed eventualmente rifiutare, l’impiego di contenitori non ritenuti idonei sotto il profilo igienico- sanitario. Questa modalità d’acquisto è possibile solamente ai banchi con servizio assistito (gastronomia, panetteria, macelleria, pescheria) e in ogni contenitore può essere inserito un solo tipo di prodotto. Ovviamente il peso del contenitore viene sottratto nel momento dell’inserimento della tara in fase di pesatura.

-Sono passati ancora pochi giorni per fare un bilancio ma quali sono state le prime reazioni dei vostri clienti e prevedete di estendere questa possibilità anche in altri punti vendita da voi controllati?   

Le prime reazioni sono state altamente positive ma faremo più avanti un bilancio di cui vi renderemo partecipi. I punti vendita coinvolti sono al momento 8 di cui 6 affiliati a Sigma.  Nel dettaglio : il Sigma di Camposanto – via Falcone 9,  di Cavezzo -via Volturno 73, il Sigma a Bologna in via Corticella 186/12, i due punti di Carpi (via Ugo Da Carpi 62 e via Cuneo 47) il Sigma di Pavullo in via Giardini 346, il punto vendita Economy di Castelnuovo Rangone – via Della Pace 59 e l’ Ecu di Pavullo in via XXII Aprile 59.

DA PORTA LA SPORTA A PORTA IL TUO CONTENITORE

Con la campagna Porta la Sporta conclusasi come eventi nel 2014, abbiamo promosso un percorso di riduzione dei rifiuti da parte dei singoli ( ma anche dei comuni), che prevedeva un impegno incrementabile: il primo passo consisteva nell’eliminare o ridurre al minimo il consumo di sacchetti (con e senza manico) per ogni tipo di acquisto per arrivare a ridurre altro monouso acquistando, ovunque possibile , alimenti e bevande sfusi o alla spina con propri contenitori.  Purtroppo, aderire a questo percorso riesce solamente alle persone fortemente motivate che vogliono allineare le intenzioni ai fatti, al punto da trovare il tempo per frequentare i mercati e altre occasioni ove questa modalità di acquisto è possibile. I  negozi zero waste, che sono nati una decina di anni fa, non sono ancora così capillarmente diffusi sul territorio, e  non sempre hanno un’offerta di prodotti tale da soddisfare sul lungo termine le richieste e le aspettative dei potenziali clienti potendoli così fidelizzare.
Torneremo prossimamente sull’argomento, ma dal nostro monitoraggio abbiamo constatato che questi modelli e occasioni di approvvigionamento zero waste, per essere scalabili e conquistare quote importanti di mercato, devono essere facilmente adottabili dalle persone. Non devono cioè richiedere loro importanti cambiamenti di abitudini anche rispetto agli spostamenti che le famiglie normalmente compiono per fare la spesa. Come accennato prima, anche la natura dell’offerta ha un suo peso nel determinare le scelte dei fornitori dove effettuare gli acquisti: deve essere sufficientemente ampia per coprire le merceologie e marche di prodotti che le famiglie acquistano abitualmente, con un buon compromesso tra qualità e convenienza nei prezzi.

 

Silvia Ricci

NB. Post in progress… Ultimo aggiornamento 17 dicembre.

(1) Art.7 1-bis. Ai clienti e’ consentito utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare. L’esercente puo’ rifiutare l’uso di contenitori che ritenga igienicamente non idonei.

(2) Vedi iniziative attive in Svizzera e Germania da parte di ReCircle    di cui abbiamo raccontato nell’articolo “Solo il riuso ci salverà da un mare di rifiuti”

Fonte: Comuni Virtuosi

Universiadi Napoli 2019: un evento a rifiuti zero

Firmato l’accordo di collaborazione tra Universiade Napoli 2019 e Zero Waste Italy – Rifiuti Zero per favorire la diffusione e applicazione dei principi di eco sostenibilità e corretta gestione dei rifiuti durante la manifestazione che si svolgerà a Napoli e in Campania dal 3 al 14 luglio.

L’accordo ha l’obiettivo di applicare nel periodo dell’evento campano il principio “rifiuti zero” attraverso la riduzione a monte dei rifiuti, sostituendo la plastica con il riusabili ovunque possibile, o in alternativa compostabili e mater bi e ncentivando la raccolta differenziata. Si vuole in questo modo «emulare la sostenibilità dei cicli naturali, dove tutti i materiali eliminati diventano risorse per altri», come definito dalla Zero Waste International Alliance. «Vogliamo capire come un evento di tale portata», spiega il referente regionale Zero Waste Italy, Franco Matrone, «può propagandare le buone pratiche della raccolta differenziata e della circulareconomy».

L’associazione internazionale si impegna a promuovere i principi della sostenibilità ambientale, a partecipare alle attività di formazione dei volontari, nello specifico sulle tematiche di eco sostenibilità e corretta gestione dei rifiuti, a organizzare proiezioni e conferenze coinvolgendo volontari qualificati come Paul Connett, scienziato statunitense e attivista ambientale tra i fondatori della strategia Rifiuti Zero, e Rossano Ercolini, presidente dell’associazione Zero Waste Europe.

Alla firma dell’intesa era presente anche Connett che ha commentato: “È meravigliosa questa collaborazione con l’Universiade Napoli 2019, che vede il coinvolgimento di migliaia di giovani perché l’informazione e l’educazione delle nuove generazioni è alla base del successo della strategia Rifiuti Zero”.

Fonte: Eco dalle Città

Rifiuti Zero: il nuovo libro di Rossano Ercolini

Tutti noi abbiamo un’idea sbagliata dei rifiuti in Italia. Se pensiamo alle immagini dei cassonetti incendiati, degli scioperi dei netturbini che lasciano le strade sommerse di sacchi, se pensiamo alla tragedia della Terra dei fuochi e delle discariche fuori legge sparse in tutto il Paese dovremmo disperarci. Ma in realtà noi italiani siamo migliori di quello che crediamo… e ci raccontiamo. Lo dimostra la realtà di Rifiuti Zero, movimento civico e filosofia di vita che nasce da una realtà internazionale ma di cui Rossano Ercolini è il principale artefice in Italia. Grazie a uno sforzo «dal basso»di molte associazioni, il nostro Paese ha raggiunto un livello di raccolta differenziata superiore a quella di Inghilterra, Francia, e persino Danimarca e Olanda. Quindi si può vivere senza mandare tonnellate di rifiuti in inceneritori o in discarica, azzerando l’inquinamento che da essi deriva e non immettendo microplastiche nei mari? La risposta è sì, e questo libro ci indica un modello in dieci passi: dalla corretta raccolta differenziata porta a porta, al compostaggio che trasforma in fertilizzante il nostro umido, dal riciclo dei materiali al dare una seconda vita a molti nostri oggetti ed elettrodomestici, da una bolletta che premi con incentivi i cittadini virtuosi a una accorta politica degli imballaggi che li riduca all’origine o li renda compostabili.

Questa rivoluzione silenziosa è già in atto. Va verso un nuovo mondo pulito, e dipende da una nuova collaborazione responsabile e lungimirante fra cittadini, istituzioni e produttori. Perché mai come nel caso dei rifiuti, si può dire che il futuro del mondo è nelle nostre mani.

Rossano Ercolini, toscano, maestro elementare, è ideatore e responsabile del progetto «Passi concreti verso Rifiuti Zero». Si occupa attivamente di gestione dei rifiuti da 34 anni, in particolare il suo impegno è andato alla divulgazione dei rischi ambientali derivanti dagli inceneritori e a promuovere lo stile di vita a spreco zero. Per queste sue battaglie ha ricevuto nel 2013 il prestigioso Goldman Environmental Prize, il Nobel alternativo per l’ambiente, è stato ospite del presidente Obama e ha conquistato fama mondiale. Attualmente è presidente del Centro di Ricerca Rifiuti Zero e dell’associazione Zero Waste Europe. Presiede anche l’associazione Diritto al Futuro, ed è tra i principali fondatori della Rete Nazionale Rifiuti Zero. Oltre a numerosi articoli sull’argomento, ha pubblicato nel 2014 per Garzanti Non bruciamo il futuro.

Comuni ricicloni 2018, oltre 500 quelli “rifiuti free”. È boom al Sud

Aumentano e sfondano il tetto delle 500 unità i Comuni italiani “rifiuti free”, dove cioè la raccolta differenziata funziona correttamente e ogni cittadino produce al massimo 75 chili di rifiuti indifferenziati: erano 486 amministrazioni lo scorso anno, sono 505 nel 2018 (+19%), per un totale di 3.463.849 cittadini, circa 200.000 in più del 2017.

A dirlo è il XXV rapporto “Comuni Ricicloni” di Legambiente, presentato a Roma nell’ambito dell’EcoForum, che si è concluso con la premiazione di comunità locali e amministratori che hanno ottenuto i migliori risultati nella gestione dei rifiuti urbani.

Migliora il Sud, che registra un exploit, passando da 43 a 76 Comuni, e peggiora il Nord che ne perde 26, per un totale di 264 tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige (che restano le tre regioni leader) a causa di un leggero aumento della produzione di rifiuti indifferenziati. Rimane in stallo il Centro (da 38 a 43). Molto bene la Basilicata: con 11 Comuni passa dall’1,5% all’8% del totale dei Comuni rifiuti free.

Fonte: E-Gazette

SAVE THE DATE – 23/06/18: Santeramo verso Rifiuti Zero e progetto “Vuoto a Rendere”

Sabato 23 giugno a Santeramo in Colle si terrà il convegno “Santeramo verso la strategia Rifiuti Zero e progetto ‘Vuoto a Rendere'”.
Parteciperanno Rossano Ercolini, presidente Zero Waste Italy, Attilio Tornavacca, Direttore Generale ESPER, Fabrizio Baldassarre, Sindaco di Santeramo in Colle e Maria Anna Labarile, Assessore all’Ambiente.

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Imballi plastici e sprechi alimentari: c’è una connessione?

L’aumento degli imballaggi alimentari in plastica non riesce a ridurre il crescente problema dei rifiuti alimentari in Europa e, in alcuni casi, potrebbe addirittura essere concausa del problema. Ad affermarlo è una nuova ricerca di Zero Waste Europe e Friends of the Earth Europe.

Lo studio mostra come l’uso annuale pro-capite di imballaggi in plastica e gli sprechi alimentari (ora rispettivamente a 30 kg e 173 kg pro capite ogni anno) siano cresciuti di pari passo fin dagli anni ’50.

I dati pubblicati da Friends of the Earth Europe e Zero Waste Europe, a nome dell’Associazione Rethink Plastic, rivelano tra l’altro che :

  • Le GDO stanno contribuendo attivamente alla crescita dei rifiuti di imballaggi di plastica e degli scarti alimentari in Europa attraverso la promozione del confezionamento di alimenti in confezioni multipack e di piccolo formato. Uno studio ha mostrato che tagliare i fagiolini per adattarli alle confezioni di plastica ha comportato il 30-40% di spreco della materia prima alimentare.
  • Il 37% di tutto il cibo venduto nell’UE è avvolto in plastica – il materiale di imballaggio più utilizzato
  • Il costo dei rifiuti alimentari nell’UE è stimato in 143 miliardi di euro all’anno, equivalenti al bilancio operativo annuale dell’UE.

Meadhbh Bolger, rappresentante di Friends of the Earth Europe, ha dichiarato: “Avvolgere, imbottigliare e imballare alimenti in plastica non impedisce sistematicamente lo spreco alimentare, e talvolta addirittura lo causa. È una falsa pista che sta causando un terribile inquinamento della nostra terra, del mare e dell’aria. I responsabili UE devono aiutare l’Europa per arrivare all’adozione di regole severe per limitare la plastica usa e getta e passare a sistemi alimentari localizzati senza imballaggi usa e getta“.

Ariadna Rodrigo, di Zero Waste Europe, ha dichiarato: “L’industria dell’imballaggio e la Commissione europea non esercitano un solido processo decisionale quando si tratta di imballaggi alimentari. La loro metodologia, che spesso ignora gli impatti dei rifiuti di plastica, porta a conclusioni che favoriscono confezioni alimentari complesse che sono impossibili da riutilizzare o riciclare. Il risultato è la promozione di imballaggi in plastica progettati per discariche e inceneritori”.

I risultati arrivano mentre la Commissione Europea prepara una legislazione per contrastare l’inquinamento plastico, con una serie di misure che includono un progetto di legge sulle materie plastiche monouso previsto prima dell’estate.