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Capannori: le R a servizio di Rifiuti Zero

Qualche giorno fa abbiamo fatto un approfondimento sui centri del Riuso di Capannori.

Ne è uscita il quadro di un progetto completo. Centri del Riuso parte di un piano più complessivo che fa del Comune Toscano l’avanguardia della gestione virtuosa dei rifiuti in Italia.

Ne parliamo con l’Assessore all’Ambiente del Comune di Capannori, Giordano Del Chiaro.

Buongiorno Assessore. Partiamo dalla storia: Capannori ha fatto una scelta ben precisa 14 anni fa con l’adesione al protocollo Rifiuti Zero.
In questi 14 anni sono state fatte molte cose.
A volo d’uccello ripercorriamo i 14 anni e dove siamo arrivati

Il percorso Rifiuti Zero di Capannori nasce nel 2007, ma in realtà già nel 2005 avevamo dato il via al progetto dell’introduzione su tutto il territorio comunale della raccolta porta a porta. Non senza difficoltà. Capannori è un territorio molto vasto, 160 km quadrati e 40 frazioni, con caratteristiche molto differenti: a seconda della zona si passa dalla pianura alla collina, alla prima montagna. Abbiamo dunque iniziato ad inserire la raccolta porta a porta in alcune frazioni per poi arrivare alla copertura totale. Il primo passo è dunque stato quello di cancellare la raccolta stradale sul territorio.

Nel 2007 abbiamo aderito alla strategia rifiuti zero. Il grande passo. Con una delibera di consiglio comunale, con un supporto tecnico fondamentale da parte del Centro di Ricerca Rifiuti Zero, coordinato da Rossano Ercolini, e che in tutti questi anni ha continuato ad essere il punto di riferimento su tutte le attività e le scelte politiche sul tema. Partimmo con i “Dieci Passi verso Rifiuti Zero”, gli impegni che Ciascun Comune che aderisce alla rete (oggi sono più di 300 su tutto il territorio nazionale) si assume nell’ambito gestione dei rifiuti.
Questo primo passo già ci permise di raggiungere livelli di raccolta differenziata molto elevati. Oggi siamo costantemente ad una cifra che oscilla fra l’85 e il 90% di raccolta differenziata. Ovviamente il nostro è un progetto di Comunità. I cittadini hanno un ruolo primario in tutte le nostre attività, sono loro che fanno la raccolta differenziata e che la fanno correttamente.

Il secondo passo è stata l’introduziuone della tariffa puntuale, con il supporto tecnico di ESPER. Oggi abbiamo una tariffa che sta entro limiti piuttosto bassi in confronto al livello nazionale. Una parte della Tari è calcolata sulla quantità di non riciclabile che ogni cittadino espone, secondo il principio “chi più produce rifiuti, più paga”.

Raccolta e preparazione al riciclo, dunque, sono a posto.
Quali sono stati i passi relativi alle altre “R”?

Abbiamo messo in campo varie attività. Partendo dalla Riduzione, dalla prevenzione della produzione. Con il Centro Studi Rifiuti Zero abbiamo messo in campo il progetto “Famiglie Rifiuti Zero”, in cui abbiamo dimostrato che se già la media della produzione dei rifiuti è molto bassa sul nostro territorio, con maggiore attenzione nella differenziazione, con una coscienziosità maggiore quando scegliamo i prodotti da acquistare, con un autocompostaggio domestico ben fatto, ognuno negli spazi a propria disposizione, davvero si possono raggiungere livelli di raccolta differenziata molto prossimi al 100%, e si può minimizzare sensibilmente il secco residuo conferito, che è poi l’obiettivo finale.

Parallelamente è andata avanti la filiera fondamentale del Riuso. Non ci basta più riciclare o raccogliere differenziatamente i rifiuti che produciamo: come detto è fondamentale produrre meno rifiuti possibili e quindi anche sottrarre al mondo dei rifiuti oggetti ancora funzionalmente validi inserendoli nel circuito del riuso. Tutto è cominciato coinvolgendo cittadini, gruppi informali, associazioni, da cui sono poi nate cooperative sociali che fanno riuso,. Abbiamo diverse realtà. Da Daccapo e dalla Cooperativa Nanina, che gestiscono i centri del Riuso, all’attività di un’associazione informatica (Hacking Labs) che lavora sul ripristino e sul disassemblaggio della apparecchiature elettroniche, evitando che diventino Raee, rifiuti elettronici. E’ nata inoltre un’impresa sociale che lavora molto sui tessuti e sugli scarti di lavorazione: Capannori è un territorio dove il settore calzaturiero è molto presente, e i suoi scarti possono dunque avere una seconda vita.

È nata anche un’associazione che si occupa di baratto, si chiama Lillero. Hanno creato un mercato del baratto: chiunque abbia oggetti che vuole scambiare li porta in sede dove vengono valutati in una moneta virtuale, il lillero appunto. I lilleri accumulati possono essere spesi per acquistare altri oggetti in un emporio che l’associazione ha creato. Poi ci sono altre realtà: dal mercatino dei libri usati a “Conserve”, una realtà che si propone di recuperare le eccedenze agricole ed alimentari, reimmettendole sul mercato. In un territorio che ha vocazione rurale come il nostro, è ovviamente un’attività particolarmente apprezzata.

Ad oggi siamo in questa fase: abbiamo tante realtà che, ognuna sulle proprie filiere, lavora con coscienziosità ed ottenendo risultati particolarmente positivi.

A questo aggiungiamo che spesso (e penso alla filiera degli abiti usati, ad esempio) i materiali raccolti hanno poi finalità solidaristiche, con distribuzioni gratuite a soggetti e famiglie in difficoltà. Il ciclo del riuso ha per vocazione una doppia natura: da un lato uno scopo sociale, quindi andare a intercettare famiglie e realtà in difficoltà attraverso la collaborazione con Caritas e con i Servizi Sociali del Comune distribuendo loro gratuitamente, dall’altro la reimmissione sul mercato di materiali altrimenti destinati allo smaltimento.

Raccolta differenziata, riduzione e riuso. Qual è il prossimo passo?

Il prossimo obiettivo è quello di unire tutte queste esperienze in una rete (che informalmente già esiste) e creare una Rete Municipale del Riuso. Crediamo sia necessario valorizzare ulteriormente il lavoro di decine di volontari che ognuno sulla propria filiera di materiali già danno un contributo enorme alla Città ed all’Ambiente. Per far questo abbiamo partecipato ad un bando europeo con un progetto che si chiama Reusemed (https://www.comune.capannori.lu.it/approfondimenti/progetto-reusemed/) che coinvolge diverse realtà e che ha come capofila il Comune di Cordoba in Spagna. L’obiettivo è dunque quello di creare una interfaccia unica per il cittadino, nel rispetto delle singolarità di ognuna delle realtà coinvolte. L’obiettivo è anche quello di creare un centro unico dal punto di vista commerciale dedicato interamente al riuso. Insomma vogliamo potenziare questa pratica, renderla accessibile e nota a tutti i cittadini, perché dopo aver ottenuto buone percentuali di raccolta differenziata e di riciclo, è necessario agire con forza ed intensità sul capitolo riduzione. 

Oggi Capannori viaggia attorno al 90% di raccolta differenziata, con una produzione di secco residuo sotto i 70 kg per abitante. Si può andare oltre? Si può puntare davvero a rifiuti zero?

Io sono convinto che lo si possa fare.
Con il Centro Ricerca Rifiuti Zero ogni tanto andiamo all’isola ecologica con guanti e stivali e apriamo i sacchi del rifiuto indifferenziato per vedere cosa c’è dentro e su quali tipologie di rifiuto bisogna ancora lavorare.
La maggior parte del non riciclabile è costituito da materiale assorbente. Tutto materiale che grazie alla nuova tecnologia che conosciamo è riciclabile al 100%. Una tecnologia che è stata sperimentata a Treviso, che è oggetto di finanziamento con i bandi del Ministero della Transizione Ecologica attraverso i fondi del PNRR e che, soprattutto è esportabile e repilcabile. Mandando a riciclo anche quella parte di materiale, si arriverebbe fra il 92 ed il 95% di raccolta differenziata. Rimangono ancora alcune tipologie su cui stiamo lavorando. Abbiamo fatto un progetto con l’università di Pisa per i riciclo dei mozziconi di sigaretta, che sono fra i rifiuti più fastidiosi, e che dimostra come anche quelli siano riciclabili.
C’è ancora del lavoro da fare, ma è evidente come l’obiettivo del 100% sia potenzialmente raggiungibile.
Io ci credo!
(SC)

In cammino verso lo zero

Capannori, primo Comune Italiano a far propria la strategia “Rifiuti Zero”, dopo aver raggiunto, anche grazie al supporto tecnico di ESPER, risultati di eccellenza nella raccolta differenziata, si sta consolidando come realtà virtuosa nel campo della prevenzione e del riuso. Tre centri del Riuso in collaborazione con il Comune di Lucca (due dei quali sul territorio di Capannori), campagne ed attività volte alla riduzione della produzione dei rifiuti.
Ne parliamo con Alessio Ciacci, presidente di Ascit, l’azienda pubblica che svolge il servizio di raccolta sul territorio, ed ex assessore all’ambiente dal 2007 al 2013.

Capannori ed Ascit sono l’avanguardia nazionale del percorso verso rifiuti Zero. Primo Comune a firmare la delibera “verso rifiuti zero” e poi tutta una serie di attività fra cui i centri del riuso. A che punto è la parabola del territorio verso rifiuti zero?

Nel 2007, fu firmata la delibera a cui fai riferimento, quella di adesione alla strategia “Rifiuti Zero”. Di conseguenza vennero coerentemente una serie di azioni volte all’ottenimento del risultato. Dall’implementazione della raccolta porta a porta, a quella della tariffazione puntuale, con il supporto tecnico di ESPER. Da qui tutte una serie di attività volte alla minimizzazione della produzione dei rifiuti, della loro differenziazione e, come conseguenza, della riduzione delle emissioni climalteranti.

Nel 2011 aprimmo il primo centro del riuso e quella apertura nello spazio adiacente all’isola ecologica di Lammari, frazione del Comune di Capannori, è stato un importantissimo passo per la riduzione dei rifiuti e per disegnare un’economia solidale e circolare che abbiamo voluto sostenere. È importante sottolineare come siamo riusciti a valorizzare la prima esperienza e a consolidare il sistema tanto che fra Lucca e Capannori, grazie ad una collaborazione che si è attivata fra i due Comuni e le rispettive aziende, oggi abbiamo tre differenti centri del Riuso. L’associazione di Volontariato che gestiva il centro di Lammari, nel frattempo è diventata cooperativa sociale, ha attivato borse lavoro e complessivamente oggi impiega oltre 15 dipendenti.

Siamo di fronte ad un’esperienza che negli anni è cresciuta, si è consolidata e va sempre più affermandosi, sia per la quantità di materiali intercettati, trattati e rimessi in circolo, vuoi per vendita, vuoi per donazioni ai bisognosi attraverso la rete degli operatori sociali comunali e della Caritas, sia per capacità di impiego.

Molto spesso si dice che i centri del riuso hanno un’incidenza limitata e sono più strumenti educativi che strumenti di reale prevenzione. È così a Capannori?

NO, assolutamente non è così. È sufficiente visionare la mole dei materiali che i centri intercettano e rimettono in circolo. Abbiamo tre centri ed ognuno di essi si è specializzato in un’attività specifica.
Quello originario di Lammari lavora principalmente sui tessili e sugli abiti dismessi. E non parliamo di vestiario che arriva dai cassonetti posizionati lungo le strade, ma di capi d’abbigliamento che i cittadini conferiscono direttamente al Centro.
Gli altri accolgono tutte le tipologie di materiali. Quello di Lucca è più votato ad oggetti più voluminosi (Mobili, elettrodomestici, biciclette), il centro di Coselli, frazione di Capannori, è più votato all’oggettistica ed ai manufatti dalle dimensioni più ridotte.
La cooperativa Daccapo che gestisce questi spazi ha anche ampliato gli spazi dati in concessione, affittando nuovi spazi al fine di aggiungere ancora più valore ai materiali raccolti attraverso installazioni artistiche, e ad un lavoro di falegnameria di altissimo livello.
È davvero notevole la mole del lavoro svolto, e di conseguenza quella dei materiali raccolti che vengono sottratti ai rifiuti da inviare a smaltimento. Quindi, ridurre ad un semplice strumento educativo l’azione di questi centri non è realistico. Sono molto di più e sono un tassello fondamentale nell’azione di prevenzione.

La storia della Lucchesia ed in particolare di Capannori ci racconta di un gran coraggio nell’affrontare sfide all’epoca sconosciute: primo Comune a sottoscrivere la strategia verso rifiuti zero, porta a porta, primo Comune in Italia ad utilizzare sacchi a perdere dotati di tag UHF per la tariffazione puntuale…
Con una storia così ricca, i prossimi obiettivi devono essere all’altezza! Quali saranno i prossimi passi di Ascit?

Oggi Ascit ha due Comuni con tariffazione puntuale: Capannori e Montecarlo. Stiamo lavorando per estendere questa tipologia di tariffazione anche ad altri Comuni. Senza dubbio il primo obiettivo è questo, già dal prossimo anno.
La tariffazione non è però l’unico focus: stiamo lavorando a nuove iniziative per ridurre la produzione dei rifiuti. Per citarne alcune: nel Comune di Capannori stiamo per avviare una campagna chiamata “Gatti sostenibili” per incentivare l’utilizzo di lettiere biodegradabili che permettano di non conferire nell’indifferenziato quel prodotto; con le attività di somministrazione, bar e ristoranti, avviamo avviato una campagna volta a ridurre l’utilizzo dei prodotti monouso. Sono attività importanti, che, se anche possono sembrare residuali, in una realtà avanzata come Capannori (da 5 anni stabilmente sopra l’85% di raccolta differenziata ndr.) sono in grado di incidere sensibilmente sulla produzione di rifiuto residuo.

Non scordiamo quanto il Comune ha sottoscritto nel 2007. Lavoriamo sul territorio per ridurre la produzione di rifiuti in generale e, a maggior ragione, del rifiuto secco indifferenziato, per fare in modo di avvicinare il più possibile quell’obiettivo “zero” che ci eravamo posti, per avvicinarci a quelle eccellenze internazionali che oggi esistono.

(SC)

Economia circolare e sociale: i centri del riuso di Capannori

Capannori è il primo Comune italiano ad aver sottoscritto nel 2007 una delibera per fare propria la strategia “Verso Rifiuti Zero”. Nei 15 anni successivi il Comune si è distinto per scelte coraggiose che hanno portato a risultati di eccellenza: raccolta porta a porta, tariffazione puntuale (implementata con il supporto tecnico di ESPER), compostaggio di comunità e una lunga serie di attività e progetti finalizzati al contenimento della produzione di rifiuti. In questo quadro si colloca la nascita del primo Centro del Riuso nel 2011. Oggi, in collaborazione con il Comune di Lucca, i centri del Riuso sono 3, gestiti dalla cooperativa sociale Nanina. Ne parliamo con Daniele Guidotti, animatore del centro del riuso di Capannori che nel nome ha tutta la sua missione: Daccapo.

Daniele buongiorno!
Partiamo dalle basi. Chi gestisce i centri del riuso di Capannori e Lucca?

I centri sono gestiti da un’associazione OdV, quelle che prima della riforma del terzo settore si chiamavano Onlus, che si chiama Ascolta la mia voce. L’associazione ha gestito tutti e tre i centri di Lucca e Capannori fino a tre anni fa, quando costituimmo una cooperativa, chiamata Nanina, perché non era più possibile mandare avanti tutto con un’associazione: i numeri erano cresciuti ed erano diventati abbastanza importanti. Quindi abbiamo imboccato la strada della cooperativa sociale di tipo B, con inserimento di soggetti svantaggiati.

Giovedì scorso abbiamo presentato il nostro primo bilancio sociale, quello 2020. Sai, noi abbiamo fondato la cooperativa nel 2019 e subito dopo è scoppiato il covid. Non è stato un buon momento per partire con questa avventura. Anche a causa del Covid, siamo costantemente a rincorrere i problemi e la quotidianità, e non ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto e che continuiamo a fare, non ci rendiamo conto dell’effetto positivo che abbiamo sul territorio. La presentazione del bilancio sociale è stata un momento importante, che attraverso la presentazione dei nostri numeri ci ha restituito, mi ha restituito il valore della nostra attività. Nel 2020 abbiamo assunto 9 persone, il laboratorio di falegnameria ha recuperato circa 100 mobili, la ciclofficina 200 biciclette di cui 50 donate a persone in condizione di fragilità economica, il laboratorio di sartoria circa 700 kg di tessili.

Come funzionano i centri del riuso?

Il nostro meccanismo è così: siamo situati vicino alle stazioni ecologiche. Intercettiamo i materiali prima che vi entrino perché la normativa è molto chiara: una volta che passano la sbarra del centro comunale di raccolta diventano rifiuti, e noi non possiamo più utilizzarli. Questa è la ragione per cui abbiamo anche deciso di fare i ritiri con i furgoni a casa dei cittadini. Facciamo una prima selezione per capire se possiamo utilizzare il materiale, se lo possiamo eventualmente aggiustare o trasformare. Una volta entrato il materiale iniziano le lavorazioni. Per i vestiti c’è l’ulteriore selezione e divisione (estate-inverno, uomo-donna-bambino), poi la sanificazione. Trattiamo mediamente 7 tonnellate di vestiti al mese. Le stesse attività vengono eseguite anche per gli altri materiali. Non abbiamo limitazioni nell’accettare materiali.

Tutto quello che entra ha due strade di uscita. La vendita (in questo momento abbiamo aperto anche un temporary store nel centro di Lucca per 2 mesi) e la distribuzione gratuita. In collaborazione ai servizi sociali e ai centri di ascolto di Caritas riceviamo la segnalazione di famiglie in condizione di fragilità economica e le aiutiamo per quello che è nelle nostre corde: mobilio, vestiti…

Fate anche manutenzione su quello che entra. C’è dunque una professionalità che formate voi?

Sì, assolutamente sì. Abbiamo sartoria, ciclofficina e falegnameria. In tutti e tre i posti facciamo anche formazione: lì si impara un mestiere. Abbiamo professionisti che condividono il proprio sapere con i ragazzi. In falegnameria, ad esempio ci sono 5 occupati. I ragazzi sono con noi da anni, quindi sono formati e sono diventati formatori loro stessi. Abbiamo un livello elevato di professionalità: non solo riparazioni, ma anche realizzazione di progetti ex novo, sempre nell’ottica di recuperare il legno. Per esempio stiamo allestendo per il Museo del Giocattolo Antico al palazzo Ducale a Lucca.  

Proviamo a dare un po’ di numeri?

Il 2020 è stato un anno evidentemente molto particolare. Abbiamo dovuto sospendere il ritiro e la distribuzione di mobili e vestiti per oltre 4 mesi. Per cui le quantità raccolte sono diminuite, mentre quelle presenti a magazzino sono aumentate. Ma i numeri restano comunque impressionanti.
Al 31 dicembre 2020 avevamo raccolto 28 mila chili di abiti. Il 22% è andato a famiglie bisognose (circa 115), il 16% venduto, il 28% è stato smaltito, il resto è a magazzino.
I mobili hanno superato i 35 mila chili. Anche in questo caso il 24 % dei mobili sono stati distribuiti a circa 85 famiglie gratuitamente, Il 30% è stato ceduto dietro corresponsione di una piccola offerta, il 42 % è attualmente nel magazzino di Pontetetto. Solo una piccolissima parte (meno del 5%) è stata mandata in discarica.

Hai accennato prima ad un temporary store. Di cosa si tratta?

È un’operazione che abbiamo fatto più volte in passato. Solitamente in periferia, che per noi aveva la funzione di farci conoscere per poter intercettare più oggetti, ma anche per contribuire di più. Questa volta invece abbiamo fatto un salto un po’ più lungo: abbiamo aperto in un punto davvero strategico e di passaggio, nel centro storico di Lucca, all’interno delle mura. Era tanto che sognavamo di poterlo fare, finalmente abbiamo trovato le condizioni giuste.

Insomma la Lucchesia, con Lucca e Capannori in testa, è sempre all’avanguardia…

Non credo che siamo persone o territori “speciali”. Siamo come tutti gli altri e siamo solo partiti prima. E forse le istituzioni ci hanno creduto un po’ di più. Hanno avuto tanto coraggio nell’esplorare strade non battute, e penso al Comune di Capannori che nel 2007 ha fatto propria la strategia “Verso rifiuti Zero”. Lì c’è stato proprio un coraggio da leoni.

Scarica il bilancio sociale 2020 di Nanina

Fiori e piante dai mozziconi delle sigarette: l’esperimento di Capannori, in Lucchesia

Potrebbero diventare minuscole “aiuole” capaci di far crescere i semi di piante ornamentali, oppure lastre da usare per le montature degli occhiali. Dalla Toscana al Lazio, la ricerca si cimenta nella sfida di dare una seconda vita ai mozziconi delle sigarette, quelli che infestano l’ambiente malgrado i divieti e le multe fino a 300 euro per chi li butta sui marciapiedi, ai bordi delle strade, all’uscita dei cinema, dei ristoranti. Insomma ovunque. Così piccole e così ingombranti, le “cicche” sono una emergenza. Nell’ultima indagine sulla condizione dei parchi urbani, Legambiente mette i mozziconi al primo posto tra i rifiuti che infestano il verde: rappresentano il 37%. Situazione simile nelle spiagge, dove figurano al quarto posto dopo i pezzi di plastica, il polistirolo e le bottiglie. I filtri hanno oltretutto una vita lunga, calcolata fra i 5 e i 12 anni e spesso diventano esche tossiche per gli uccelli. In Toscana è partito da qualche settimana un progetto per trasformare i mozziconi in “incubatori” di semi, una specie di “terreno” per coltivazioni idroponiche (cioè senza terra) di girasoli nani o altre piante non alimentari.

Due i laboratori coinvolti: uno è il Centro Avanzi dell’università di Pisa in collaborazione con il Cnr, l’altro è quel laboratorio a cielo aperto che è il Comune di Capannori, in provincia di Lucca. Da anni in questo pezzo di Toscana che ospita grandi insediamenti dell’industria della carta (è il più importante polo europeo) si portano avanti politiche ambientali sul riciclo dei rifiuti. L’ultima è questa: rigenerare gli avanzi delle sigarette, trasformarli da problema in risorsa, da rifiuto a materiale adatto alla coltivazione floreale e in biocarburante. Il progetto si chiama Focus (Filter of cigarettes reUse Safely) e avrà la durata triennale. Si regge su un finanziamento di appena 140mila euro provenienti per metà dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, il resto dall’ateneo pisano e dallo stesso Comune di Capannori. “Metteremo dei cestini fuori da una decina di ristoranti o da altri locali – spiega il sindaco Luca Menesini – ci occuperemo della raccolta dei mozziconi che verranno poi trattati dai ricercatori e applicheremo multe a chi butta questi rifiuti per terra”. Il progetto di ricerca è nel segno dell’economia circolare: i fiori e gli arbusti che nasceranno dai mozziconi (saranno di specie autoctone), verranno trapiantati proprio a Capannori e dintorni.

“Trasformiamo i filtri usati delle sigarette in substrato inerte per l’agricoltura idroponica, cioè in coltivazioni fuori dal suolo – spiega il professor Lorenzo Guglielminetti coordinatore di questa ricerca – e per farlo dobbiamo prima separare i mozziconi nelle loro componenti biodegradabili (carta e tabacco) e poi sottoporre i filtri a un lavaggio”. Nessun trattamento chimico, una semplice bollitura e poi una pettinatura del filtro decomposto per poterlo usare “al posto della lana di roccia nella germinazione dei semi”. Al progetto partecipano una decina di scienziati: sono fisiologi vegetali, ingegneri e agronomi. “Ci stiamo concentrando anche sulla tipologia di semi che possono crescere dai filtri usati – riprende Guglielminetti – abbiamo provato con successo i girasoli nani, mentre altre specie muoiono per asfissia radicale. Inoltre tramite l’uso delle alghe decontamineremo le acque di lavaggio dei filtri producendo una biomassa utilizzabile come biocarburante”.

Se Capannori pensa di far nascere i fiori dalle cicche delle sigarette, a Roma un altro gruppo di ricercatori ha appena concluso un lavoro di ricerca per trasformare una parte dei filtri in montature di occhiali, il prototipo sarà pronto nelle prossime settimane: “Abbiamo trovato un sistema innovativo per la purificazione dei mozziconi – spiega Ilaria Bientinesi, chimica di AzeroCo2, società nata da Legambiente – per poterli poi riciclare. Ripulito, l’acetato di cellulosa dei filtri può essere trasformato anche in diversi altri oggetti, per esempio contenitori rigidi, scatole”. Il progetto romano è stato finanziato con 321mila euro provenienti dalla Regione Lazio attraverso fondi europei. Esistono nel mondo vari brevetti per riciclare i mozziconi, in Canada per esempio il Royal Melbourne Institute of Technology ha sviluppato un sistema per ricavare dei mattoni sostenibili, un’azienda di Toronto invece, estrae dalle cicche l’acetato di cellulosa per creare dei pellets di plastica che possono essere utilizzati negli imballaggi. “I mozziconi delle sigarette sono una piaga – interviene il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – il 99 per cento dei fumatori continua a buttarli nell’ambiente e la legge che prevede sanzioni viene pochissimo applicata. Sarebbe bene che i Comuni cominciassero a fare le multe e anche a pubblicizzarle come deterrente a un malcostume che è diventato una emergenza ambientale”.

Fonte: Repubblica

Toscana: cresce la differenziata; Capannori è l’eccellenza

La Regione Toscana ha appena pubblicato i dati certificati riguardo all’andamento della raccolta differenziata a livello regionale.

È salita di quasi 3 punti rispetto al 2016 la percentuale di raccolta differenziata e la produzione di rifiuti non differenziati è calata in modo sostanziale. Nel dettaglio, la percentuale della raccolta differenziata a scala regionale di attesta al 53,9%, con un incremento di 2,9 punti rispetto all’anno precedente. La produzione di rifiuti urbani è stata pari a 2,24 milioni di tonnellate in diminuzione del 2,9% rispetto all’anno precedente (- 67.000 tonnellate) con il dato pro capite che è passato da 617 a 600 kg/abitante (pur sempre un quantitativo molto elevato in confronto ai 497 kg/abitante anno medi a livello nazionale). Molto positiva la sostanziale diminuzione, pari a circa 98.000 t, della parte non differenziata dei rifiuti.

“I dati certificati – commenta l’assessore Federica Fratoni – ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta e le risorse messe a disposizione dalla Regione pari a 30 milioni di euro saranno utili a spingere in avanti le performance, così da raggiungere nei tempi stabiliti l’obiettivo che siamo posti di 70% di raccolta al 2020. Nei dati mi preme sottolineare – prosegue Fratoni – il calo dell’indifferenziato e quello della stessa produzione generale pro capite, a dimostrazione che la raccolta differenziata porta come effetto indotto la diminuzione di rifiuti”.*

Maglia nera della Toscana il Comune di Abetone Cutignano con duemila abitanti e 12 % di differenziata ma anche altri comuni ben più conosciuti, ad esempio Orbetello, sono fermi al 15% ed i peggiori capoluoghi rimangono Grosseto (34%) e Massa (32%).

A guidare invece la classifica dei virtuosi è tornato il Comune di Capannori che con un eccellente 88,1% mostra ancora una volta l’importanza di un lavoro continuo per mantenere alte la partecipazione e le performance ambientali. Questo risultato mostra anche la centralità del meccanismo della tariffazione puntuale (implementata con la collaborazione di ESPER) che, quando ben strutturata, spinge continuamente verso il miglioramento i comportamenti delle famiglie e delle imprese. Non è un caso che le altre amministrazioni che con Capannori condividono il podio ed i primi posti, abbiano attivato meccanismi di tariffazione puntuale per le utenze in funzione dei rifiuti non riciclabili prodotti.

 

*fonte: e-Gazette

 

Rifiuti, una miniera d’oro che i Comuni dimenticano – un interessante articolo de La Stampa

Rifiuti, una miniera d’oro che i Comuni dimenticano

I Sindaci si lamentano dei tagli statali, ma la gestione efficiente dell’immondizia è ancora lontana. E se volessero i rifiuti potrebbero generare (oltre all’ambiente pulito) occupazione e risorse per le casse comunali

VERONICA ULIVIERI
Perdita di controllo sul servizio, tassa ancora calcolata sui metri quadrati, poco impegno per la raccolta differenziata nonostante faccia risparmiare. I sindaci d’Italia si lamentano dei tagli statali, ma la gestione efficiente dell’immondizia è ancora lontana
Cambiano i governi, ma continuano i tagli ai Comuni. Eppure, se le proteste degli enti locali sono spesso legittime, i sindaci non sempre mettono lo stesso impegno nel rendere più efficienti servizi e gestioni, per recuperare da lì qualche risorsa in più. Emblematico è il caso dei rifiuti, che possono rivelarsi, a seconda dei casi, una voce di costo o un generatore di risorse, risparmi e occupazione. Oggi in Italia la raccolta differenziata è al 40%. Se non mancano i casi virtuosi (1.300 municipi hanno già raggiunto l’obiettivo del 65%, spostato dal ministro Orlando a fine 2020 nell’ultimo collegato Ambiente), il quadro generale rimane negativo, con punte al Sud di poche unità (Messina per esempio è al 6%) e performance scarse nelle grandi città (solo sette centri con più di 200mila abitanti superano la soglia del 30%).

A sentire l’Anci, le responsabilità dei sindaci sono limitate: “Le cause riguardano la confusione normativa, perché la legge non delinea bene le competenze, e la mancanza di infrastrutture, dovuta a una carente programmazione regionale”, dice Filippo Bernocchi, delegato Rifiuti ed Energia di Anci. Eppure, le storie positive sono sotto gli occhi di tutti, anche al Sud. “E’ una questione di volontà politica”, riflette Rossano Ercolini, vincitore nel 2013 del prestigioso Goldman Prize per il suo impegno contro gli inceneritori e a favore del riciclo. “Mentre le strade di Napoli erano invase dai rifiuti, a Salerno è partita la raccolta differenziata porta a porta, quella che dà i maggiori risultati”, passando in pochi anni dal 13% al 69%. E se i detrattori fanno spesso notare che i sistemi di raccolta a domicilio sono costosi per le amministrazioni, e di riflesso per i cittadini che si vedono aumentare la bolletta, i dati dimostrano il contrario. Un’elaborazione dell’associazione dei Comuni virtuosi sui dati 2011 dell’Arpa Veneto, per esempio, ha dimostrato come il costo medio del servizio per abitante nei comuni della regione con raccolta porta a porta sia di circa 102 euro, contro i quasi 180 dei municipi in cui si utilizzano i cassonetti stradali.

Risparmiare sulla gestione dei rifiuti è possibile quindi, senza diminuire i servizi: “Il segreto sta nel puntare su un forte aumento della raccolta differenziata e sulla riduzione”, sottolinea Giorgio Del Ghingaro, primo cittadino di Capannori, il comune della lucchesia con 45mila abitanti che nel 2013 ha superato l’80% di raccolta differenziata. “Smaltire un chilo di rifiuti indifferenziati in discarica costa circa 2 euro, il doppio di quanto costa avviare al riciclo 1 chilo di rifiuti differenziati”. E anche la riduzione, che può essere promossa con interventi spesso poco costosi, “dalle case dell’acqua alla vendita di prodotti alla spina, fino al recupero e riuso di arredamento ed elettrodomestici buttati a favore dei più bisognosi”, dà ottimi risultati: “In cinque anni abbiamo visto diminuire di un terzo i rifiuti e assunto 55 persone per il servizio di raccolta, senza nessun aumento di spesa per il cittadino”.

E non è l’unico caso. Ezio Orzes, assessore all’Ambiente di Ponte nelle Alpi, il comune nel bellunese primo della classe in fatto di raccolta differenziata, con una percentuale che sfiora il 90%, racconta: “Per lo smaltimento dei rifiuti in discarica, nel 2008 spendevamo 450mila euro l’anno. Adesso, grazie a una forte riduzione, solo 40mila. I soldi risparmiati li abbiamo trasferiti da una voce di costo improduttivo all’occupazione, assumendo altre dieci persone per servizi di igiene urbana. E tuttavia, risparmiamo l’11% rispetto a cinque anni fa”.

Da sempre, la via più efficace per abbattere i chili di spazzatura è intervenire sul portafoglio, modulando la bolletta in base alla produzione effettiva di rifiuti. In quest’ottica, nelle intenzioni del decreto Ronchi (varato nel lontano 1997), la tariffazione puntuale avrebbe dovuto gradualmente sostituire la tassa rifiuti, passando da un calcolo dell’importo basato sulla superficie dell’abitazione a uno sulla quantità dei rifiuti prodotti, attraverso una fase intermedia, quella della tariffa “parametrica”. Oggi, i Comuni che hanno applicato un sistema a tariffa sono, secondo l’Ispra, 1.347, meno di due municipi su 10. I motivi sono tanti e svelano, dietro una questione apparentemente burocratica, molte dinamiche di un settore in cui sono in gioco molti soldi.

“Un po’ per inerzia e un po’ per la sottovalutazione dei vantaggi conseguibili con il passaggio alla tariffazione puntuale – spiega Attilio Tornavacca, esperto di rifiuti e direttore dell’istituto Esper –, molti Comuni hanno continuato ad applicare la vecchia TARSU, oppure hanno introdotto la TIA parametrica, anche se già fin dall’emanazione del decreto Ronchi veniva previsto l’obbligo, poi prorogato, di passare alla tariffa puntuale fin dal 1999. La gran parte dei Comuni ha quindi deciso di mantenere un sistema più semplice e comodo per chi deve incassare la tassa per coprire i costi di igiene urbana, ma molto iniquo per gli utenti virtuosi che riescono a ridurre i rifiuti non riciclabili. La tassa calcolata sui metri quadri si basa infatti su un imponibile facilmente quantificabile, mentre per l’attuazione del regime tariffario puntuale c’è bisogno di un maggiore impegno dal punto di vista organizzativo e di eliminare i cassonetti per passare alla raccolta porta a porta, l’unica che consente realmente il conteggio degli svuotamenti di ogni singola utenza. La stessa Anci ha chiesto per dieci anni la proroga della tassa rifiuti”, bloccando di fatto ogni evoluzione verso un sistema più efficiente. I Comuni che hanno applicato la tariffa puntuale, infatti, “sono sempre quelli che oggi ottengono i risultati più alti di raccolta differenziata e le bollette più basse per le famiglie. Analizzando la situazione piemontese, abbiamo calcolato che con la tariffazione puntuale diminuiscono del 19% i costi per i cittadini e aumenta del 21% la raccolta differenziata”, continua Tornavacca.

Ma oltre all’Anci, ad aver messo i bastoni tra le ruote sono state anche le società proprietarie degli inceneritori e delle discariche: “Questi impianti – continua Tornavacca – hanno bisogno di essere alimentati in modo costante e con elevati quantitativi di rifiuti. Se la raccolta differenziata supera un certo livello, i rifiuti da smaltire in discarica o bruciare diminuiscono e si è costretti a cercarli altrove, anche a costo di ridurre le tariffe di conferimento e quindi gli utili di gestione, come fanno i termovalorizzatori del Nord Europa”. Un meccanismo amplificato nei casi in cui è la stessa azienda a gestire il servizio di raccolta differenziata e lo smaltimento, come avviene in molti comuni italiani: “Si viene spesso a creare un conflitto di interessi: se la raccolta differenziata aumenta oltre il livello previsto quando era stato progettato l’impianto, si determina inevitabilmente una sensibile riduzione degli utili di gestione dell’inceneritore”. E le stesse lobby sono riuscite anche a ottenere incentivi sulla produzione di energia dalla combustione di rifiuti, paragonata alle altre fonti rinnovabili, gravando sulle bollette elettriche dei cittadini.

“L’ignoranza della politica e importanti lobby dell’industria sporca hanno ingessato la gestione dei rifiuti, orientandola verso lo smaltimento piuttosto che in direzione del riciclo”, riflette Ercolini. Producendo molte distorsioni. Come ammette lo stesso Bernocchi, “in molti casi, attraverso l’esternalizzazione della gestione dei rifiuti, i Comuni hanno perso il controllo del servizio”. La maggior parte delle amministrazioni, per pigrizia, ignoranza, mancanza di professionalità e sotto la pressione di interessi forti, ha deciso di chiudere gli occhi e non cercare, in tempi di magra per gli enti locali, di razionalizzare il servizio. Vedi il caso dei corrispettivi “per i maggiori oneri della raccolta differenziata”: i Consorzi per la raccolta e il riciclo dei diversi tipi di imballaggi, coordinati da Conai, vendono i materiali alle aste e versano ogni anno ai Comuni aderenti un contributo fisso, stabilito in un accordo quinquennale con Anci. Secondo Bernocchi, “su 8.092 Comuni, però, solo 176, i più accorti, riscuotono direttamente questi contributi”. Tutti gli altri delegano le aziende rifiuti, senza neanche chiedere conto dei flussi di cassa e dell’ammontare di queste somme, elementi che invece dovrebbero essere considerati nel negoziare il pezzo del servizio. “Molte amministrazioni non sono ancora a conoscenza degli aspetti economici positivi per loro. Nei prossimi anni ci impegneremo per una maggiore comunicazione su questo”, dice Walter Facciotto, direttore generale di Conai, che raccoglie produttori e utilizzatori di imballaggi.

Per la nuova convenzione 2014-18, le trattative dovrebbero concludersi a fine marzo, ma i punti critici rimangono molti. A partire proprio dai contributi che, secondo alcune Anci regionali e l’associazione dei Comuni virtuosi, di cui fanno parte una settantina di municipi, sono troppo bassi: “Per una bottiglia di plastica, in Italia il corrispettivo è di 0,3 centesimi, contro i 5 centesimi della Germania e addirittura gli 11 della Norvegia. Chiediamo che i contributi vengano allineati al resto d’Europa e modulati in base all’effettiva riciclabilità degli imballaggi immessi sul mercato. Inoltre, Conai versa ai Comuni solo il 36% dei propri introiti, mentre nel sistema francese si arriva al 92%”, spiega Ezio Orzes, membro del direttivo dell’associazione, che però non è stata ammessa dall’Anci a prendere parte al tavolo dei negoziati, mentre il ministro dell’Ambiente Orlando per ora non ha preso posizioni.

Il Collegato ambiente varato dal Consiglio dei ministri a novembre scorso ha rimandato al 2020 l’obiettivo di raccolta differenziata al 65% (che corrisponde più o meno al target del 50% di riciclo posto dall’Unione europea) e previsto un sconto sulla tassa per lo smaltimento in discarica – per pagare solo il 20% dell’ecotassa, basterà raggiungere il 35% di differenziata entro il 2014, il 45% a fine 2016 e il 65% a fine 2020 –, accanto ad addizionali per i municipi inadempienti. Obiettivi alla portata di tutti. Purtroppo, però, se gli amministratori non raggiungeranno neanche questi target molto ammorbiditi, a rimetterci saranno ancora una volta i cittadini.

Fonte: La Stampa

La Regione Toscana punta al 70% di raccolta differenziata

Il Piano tratta per la prima volta di rifiuti urbani, rifiuti speciali e bonifica dei siti inquinati in una visione unica e complessiva

Meno produzione di rifiuti, raccolta differenziata al 70%, più riciclo, meno discariche e meno termovalorizzatori. Sono gli obiettivi del nuovo Piano regionale di gestione dei Rifiuti e di Bonifica dei siti inquinati 2013-2020, che ha appena avuto il via libera dalla giunta regionale. Il Piano tratta per la prima volta di rifiuti urbani, rifiuti speciali e bonifica dei siti inquinati in una visione unica e complessiva che imprime una svolta fondamentale: trasformare il rifiuto in risorsa e intraprendere la strada del recupero e del riciclo. Il tutto in un quadro di autosufficienza e autonomia gestionale del ciclo integrato dei rifiuti, con particolare attenzione per i rifiuti speciali.
‘‘È un piano innovativo – ha detto l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini – , che fa il punto della situazione rispetto a quanto fatto in questi anni e, soprattutto, introduce elementi di importante discontinuità col passato, traghettando la Toscana da qui al 2020 in modo che sia una regione più europea rispetto alla gestione dei rifiuti. Le percentuali che stanno alla base del piano e ne rappresentano gli obiettivi sono 70, 20 e 10. Ovvero, 70% l’obiettivo di raccolta differenziata al 2020 per fare in modo che questo sia un piano che punta al riciclo e alla riduzione e razionalizzazione degli impianti rispetto a quelli già previsti nei piani provinciali. Poi, 20% la capacità della Regione di portare a recupero di energia i rifiuti che vengono prodotti in Toscana e 10 % il conferimento massimo previsto nelle discariche.

Fonte e.gazette

L’evoluzione continua verso rifiuti zero a Capannori – I risultati ottenuti con la tariffa puntuale

Il pluripremiato Comune di Capannori non si accontenta e migliora ancora le proprie performance con il supporto tecnico del Centro di Ricerca Rifiuti Zero e della ESPER

A cura di Alessio Ciacci (Assessore all’Ambiente Comune di Capannori), Attilio Tornavacca (Direttore generale ESPER), Raphael Rossi (Comitato Scientifico Osservatorio Rifiuti Zero Comune di Capannor) e Rossano Ercolini (coordinatore Osservatorio Rifiuti Zero Comune di Capannori)

Il Comune di Capannori, in Provincia di Lucca, ha una popolazione di 45 mila abitanti suddivisa in 40 frazioni. La più popolata non è la frazione capoluogo Capannori, ma è Marlia (che ha circa 5.000 abitanti), mentre quelle con meno abitanti sono le frazioni collinari di Petrognano e S. Pietro a Marcigliano (circa 100 abitanti ciascuna). Il territorio comunale, tra i più vasti della provincia, si estende per 156,60 km² ed attraversa la Piana di Lucca da nord a sud, toccando a nord l’Altopiano delle Pizzorne e a sud il Monte Pisano. Il territorio si compone di una zona centrale pianeggiante e di due fasce collinari una a nord, in prossimità dell’Altopiano delle Pizzorne, ed un’altra a sud, dove si trova il Monte Pisano. La densità abitativa di Capannori è tra le più basse in assoluto in Italia (pari a 291 ab/kmq).
Dopo le elezioni dell’estate 2004 viene avviato un percorso coraggioso verso l’ecoefficenza e Capannori diventa il primo comune in Toscana ad adottare il Green Public Procurement (la procedura per gli acquisti verdi comunali) e per questo vince il Premio Toscana Ecoefficente nel 2005 e nel 2010.

Il Comune di Capannori ha affidato la gestione dei rifiuti solidi urbani all’azienda Ascit Spa, azienda completamente pubblica che serve anche altri 5 comuni limitrofi. Il modello di raccolta dei rifiuti solidi urbani era impostato unicamente sui cassonetti stradali e sui mezzi mono-operatore per il loro svuotamento, il livello di raccolta differenziata era fermo ad una media del 37% nel 2004.

A pochi mesi dall’insediamento della nuova amministrazione è stata avviata una sperimentazione di raccolta domiciliare dei rifiuti urbani “porta a porta” nella frazione di Guamo. I risultati raggiunti si rivelano superiori alle aspettative più ottimistiche attestandosi al 75% di RD ed inducono l’amministrazione ad estendere progressivamente il servizio porta a porta all’intero territorio comunale. Dal 7 giugno 2010 la raccolta “porta a porta” raggiunge tutti le 17.932 famiglie e le 2.610 utenze non domestiche di Capannori. La percentuale di differenziata nell’intero territorio è dell’82% (primo Comune nell’Ato Toscana Costa).
Tale risultato è stato raggiunto anche grazie alla realizzazione di una efficace rete di centri di raccolta. Con l’avvio del centro di raccolta di Lammari nel giugno 2011, che serve tutta la zona nord del comune di Capannori, sono ormai tre i centri di raccolta comunali che l’ASCIT ha messo in funzione sul proprio territorio. I rifiuti conferiti nei centri di raccolta vengono pesati e il peso del rifiuto, a seconda del materiale conferito, viene trasformato in punti che i cittadini accumulano su una scheda magnetica. Coloro che a fine anno superano i 500 punti ricevono, come premio, un assegno da 20 euro. Presso i vari centri sono stati installato uno specifico software che, collegato al database della Tariffa, consente di assegnare i punti utilizzando il codice fiscale invece della tessera. Una scelta compiuta per incentivare l’utilizzo dell’isola ecologica e premiarne gli utenti che ricevono così una ricompensa simbolica (un assegno da 20 euro) per la scelta virtuosa concretizzata.

Con i risparmi ottenuti per il mancato smaltimento dei rifiuti indifferenziati, sono stati coperti i costi delle nuove assunzioni necessarie per realizzare il sistema di raccolta “porta a porta” (circa 50 nuovi occupati) ed è stato possibile riconoscere una riduzione della tariffa ai cittadini, pari al il 20% sulla parte variabile.
Il 14 Giugno 2007 Capannori aderisce, primo comune in Italia, alla strategia “Rifiuti Zero” con l’obiettivo di arrivare a questa meta entro il 2020 raggiungendo il 60% di raccolta differenziata entro il 2008 ed il 75% entro il 2011. Contemporaneamente viene istituito l’Osservatorio “Rifiuti zero” che si riunisce assieme alla commissione ecologia del Comune, con l’obiettivo di monitorare il percorso verso il 2020.
Per raggiungere questo obiettivo, oltre alla raccolta differenziata domiciliare, sono già stati avviati moltissimi progetti per la riduzione dei rifiuti di cui si citano di seguito i più noti:

  1. Centro di Ricerca Rifiuti Zero – Il centro, avvalendosi di Comitato Scientifico presieduto dal Prof. Paul Connett, analizza il rifiuto residuo per poter individuare gli errori di progettazione dei prodotti non riciclabili o compostabili (ad es. le capsule per il caffe per le quali è stato avviato un proficuo confronto con i principali produttori) ed ha predisposto la “Mappa delle buone pratiche” già attive a Capannori;
  2. Acquisti Verdi e Municipio ecologico – Dal 2007 il Municipio utilizza esclusivamente un impianto fotovoltaico che produce 25.000 kwh. Oltre ai contenitori interni per la RD sono stati messi a disposizione degli utenti contenitori per la raccolta di occhiali rotti, telefoni cellulari in disuso, pile e medicinali scaduti;
  3. Compostaggio domestico – Circa 3000 utenti a Capannori hanno aderito effettuano il compostaggio domestico ed usufruiscono di uno sconto sulla parte variabile della tariffa (ASCIT fornisce un composter in comodato gratuito);
  4. La via dell’Acqua – Promozione del consumo di acqua distribuita dalla rete pubblica che risulta ottima e frequentemente controllata. Si può inoltre attingere alle 15 fonti ristrutturate con depurazione a raggi ultravioletti;
  5. Latte alla spina – Vendita di oltre 600 litri al giorno di latte fresco appena munto dai distributori automatici riutilizzando lo stesso contenitore;
  6. Acqua buona nelle mense scolastiche – In 24 mense scolastiche (3 mila studenti circa) i bambini non bevono più l’acqua imbottigliata ma quella dell’acquedotto, che è più buona, sicura e garantita;
  7. Detersivi alla spina – In 13 negozi è possibile acquistare detersivi alla spina per stoviglie, bucato, pavimenti lavatrice e lavastoviglie. In un anno e due mesi sono stati venduti 27mila litri di detersivi alla spina, utilizzando solo 3.200 contenitori..
  8. Ecosagre – Grazie alla collaborazione tra Comune, ASCIT e Associazioni organizzatrici di sagre e feste paesane, è stato redatto un nuovo regolamento comunale per: ridurre la produzione di rifiuti ed imballaggi;  differenziare tutti gli scarti prodotti dalle sagre e dai partecipanti; utilizzare stoviglie, posate e bicchieri riutilizzabili o prodotti in materiale compostabile.
  9. Pannolini ed assorbenti lavabili – Promozione dell’uso di pannolini ed assorbenti ecologici che sono lavabili, per il 90% costituiti da cotone e in parte in materiale bio-degradabile. Possono essere lavati in lavatrice. Sono acquistabili nelle Farmacie Comunali.
  10. Mercatino di scambio “SOFFITTE IN PIAZZA” – Gli oggetti inutilizzati possono essere utili agli altri. È questa l’idea che sta alla base del mercatino di scambio e riuso.
  11. Centro del riuso – Nei locali adiacenti all’Isola Ecologica di Lammari è stata realizzata l’Isola del Riuso, un’area riservata alla ricezione di oggetti ancora in buono stato che i cittadini possono conferire e che vengono ridistribuiti alle fasce deboli della popolazione. Il centro viene gestito dall’Associazione la Bisaccia in convenzione con ASCIT, Caritas e Comune di Capannori;
  12. Via la plastica da tutte le mense – Nelle mense scolastiche e comunali sono state inserite lavastoviglie industriali, piatti di ceramica e posate in metallo con notevole riduzione dei rifiuti.
  13. Compostiera pubblica – A servizio della mensa comunale è stata attivata la prima compostiera semiautomatica di comunità in Italia. Alta un metro e 17 centimetri e lunga quasi 3 metri, è in grado di trattare circa 20 tonnellate all’anno di rifiuti organici, ovvero la produzione media equivalente di circa 250 abitanti;
  14. Prodotti alla spina – dal 2009 è in attività EFFECORTA il primo punto in Italia dove trovare oltre 250 prodotti alla spina e di filiera corta (chilometri zero);
  15. Strutture EcoRicettive – L’ostello, alcuni agriturismi, locande e B&B sono stati dotati di varie accorgimenti per ridurre il consumo di risorse ambientali;
  16. Borse per la spesa in tela (Porta la sporta) – Il Comune di Capannori ha aderito alla campagna promossa dall’Associazione Comuni Virtuosi (www.portalasporta.it) e sono state distribuite 5mila borse in tela a circa 40 negozi di Capannori e una borsa a ognuna delle 17.600 famiglie capannoresi.

Capannori, primo Comune in Italia ad avere introdotto ed aderito alla strategia “Rifiuti Zero”, è stato anche il primo Comune in Europa ad adottare un nuovo sistema di calcolo della tariffa tramite sacchetti semitrasparenti dotati di transponder UHF a perdere a partire dal mese di dicembre 2011 con il supporto tecnico della ESPER.
In pratica viene applicato un sistema di calcolo della bolletta basato sul numero di ritiri dei sacchi di colore grigio, che contengono i rifiuti non riciclabili, dotati di una etichetta adesiva contenente un Tag RFID con all’interno un chip al quale è associato il codice utente che viene letto da un antenna installata sul mezzo utilizzato per la raccolta. L’antenna registra il codice del microchip, la data e l’ora del ritiro, il codice del veicolo e dell’operatore in servizio.
Con questo sistema ogni famiglia, alla quale è stato consegnato un Kit di 26 sacchi semitrasparenti grigi ed il necessario materiale informativo, viene incentivata a selezionare i materiali riciclabili in modo da ridurre al minimo la quantità dei rifiuti residui da smaltire. Coloro che espongono i rifiuti meno di una volta a settimana si vedono applicare una riduzione in bolletta. Un modo semplice ed efficace per premiare gli utenti più virtuosi.
Oltre alla tariffazione puntuale è stata anche introdotta la raccolta monomateriale del vetro mentre in precedenza questo materiale veniva raccolto insieme ad imballaggi in plastica, lattine e tetrapak con frequenza bisettimanale. L’entrata in vigore della suddette modifiche gestionali e della Tia Puntuale è stata preceduta da una ventina di assemblee pubbliche promosse sul territorio da Comune e ASCIT per informare tutti i cittadini sul funzionamento del nuovo sistema. Così come accaduto in occasione dell’avvio del servizio “porta a porta”, anche per l’introduzione delle suddette modifiche organizzative individuate dalla ESPER, un ruolo chiave è stato svolto dalle associazioni di volontariato, che sono state convolte nella attività di distribuzione dei sacchetti e del materiale informativo.
Grazie all’uso di sacchetti con trasponder UHF, pur a fronte di un costo di acquisizione maggiore rispetto all’uso di sacchetti prepagati con il logo del Comune, sono stati ottenuti i seguenti vantaggi:
• Il sistema consente una maggiore responsabilizzazione dei comportamenti individuali poiché permette di tenere traccia dell’effettivo conferimento di sacchetti della singola utenza e di identificare il conferitore anche in caso di prelievo contemporaneo di una moltitudine di sacchetti di fronte ad un condominio. Questa possibilità di maggiore controllo può essere sfruttata anche per le frazioni differenziate ed in particolare per il multimateriale leggero;
• Il sistema consente di applicare la tariffazione puntuale anche nei centri storici medioevali in cui mancano gli spazi condominiali necessari per il posizionamento di bidoni o mastelli dotati di transponder fissi;
• L’alternativa operativa rappresentata dai sacchetti prepagati serigrafati presenta il rischio che terzi possano commercializzare fraudolentemente sacchetti con il medesimo colore e le medesime scritte soprattutto quando tale soluzione viene adottata su larga scala in comuni o consorzi di grandi dimensioni. Con l’uso dei transponder questo rischio viene azzerato;
• Il sistema dei transponder UHF a perdere può essere utilizzato in combinazione con l’uso di bidoni o cassonetti, laddove gli spazi condominiali consentono il posizionamento dei contenitori rigidi, consentendo di rendere più flessibile il sistema di raccolta rispetto all’uso di soli sacchetti prepagati o di soli contenitori rigidi dotati di transponder fissi (le uniche due opzione finora disponibili sul mercato);
• Il sistema può essere utilizzato anche per circuiti di raccolta che comprendono più comuni permettendo di rilevare esattamente il numero di sacchetti raccolti in ogni singolo Comune.

Nelle 8 frazioni della zona sud dove il nuovo sistema è stato applicato inizialmente in via sperimentale la percentuale di RD ha superato il 90%, un risultato migliore di quanto previsto.
Nel 2012 sono state prodotte 923 tonnellate in meno di rifiuti, pari al 4,12%, rispetto al 2011. Per l’amministrazione comunale si tratta di un risultato molto positivo, che dimostra come la popolazione stia sempre più mettendo in atto le buone pratiche promosse da anni, verso l’obiettivo Rifiuti Zero. E’ stato inoltre rilevato un aumento della sensibilità delle famiglie nella scelta degli oggetti che vengono acquistati o adoperati nella vita di tutti i giorni. Ad esempio si è ridotto l’uso degli imballaggi in plastica e dei poliaccoppiati prediligendo l’utilizzo di contenitori riutilizzabili ed 4
acquistando sempre di più prodotti alla spina o nel mercato di filiera corta che sono anche più convenienti e danno meno facilmente origine a sprechi dei prodotti acquistati ma non consumati. A partire dal 2 gennaio 2013 il servizio di tariffazione puntuale è stato quindi esteso a tutto il territorio comunale anche per rendere più equa ed incentivante la tariffa rifiuti per tutte le utenze servite. Si punta così a migliorare ulteriormente il trend di diminuzione della produzione dei RU, iniziato nel 2005 con l’avvio della raccolta “porta a porta”. Come mostrato in tabella la produzione complessiva di RU pro capite è passata dai 699 del 2004 ai 463 kg/ab.anno del 2012 con una diminuzione del 34 %. La quantità di rifiuti non differenziati mandati a smaltimento, è invece passata dai 438 del 2004 ai 138 kg/ab.anno del 2012 con una diminuzione del 69 %.

L’Università la Sapienza di Roma ha quindi preso in esame Capannori, Roma e Salerno per uno studio sul gradimento della popolazione in tre casi dove è stata attivata la raccolta domiciliare. Secondo lo studio Capannori è risultato il miglior caso con il 94% della popolazione soddisfatta del servizio di raccolta: il 94% della popolazione si dichiara soddisfatto del servizio. Il merito va al coinvolgimento dell’amministrazione comunale che è riuscita ad organizzare un’efficace campagna di comunicazione e di partecipazione attiva sul “porta a porta”. Infatti il 98,6% degli abitanti del comune sono stati informati attraverso materiale informativo spedito a casa, mentre il 46% ha partecipato attivamente a riunioni e assemblee pubbliche.
La positiva esperienza di Capannori sta favorendo l’adozione dello stesso sistema in altri Comuni italiani. Dopo l’introduzione nel 2012 dei sacchetti con Tag UHF da parte di HERA a Castel San Pietro2 e da parte di AMGA a Legnano anche a Trento3 e Treviso4 stanno per essere introdotti i sacchetti con RFId5 prodotti anche da aziende diverse rispetto a quella che li ha sviluppati e prodotti inizialmente per Capannori (la SMP di Barletta) favorendo così una maggior concorrenza tra i diversi produttori ed un ulteriore riduzione dei costi di approvvigionamento degli stessi.
Il Ministero dell’Ambiente ha quindi chiesto a Capannori consigli, idee e proposte per redigere il piano nazionale sulla riduzione dei rifiuti

Nel corso dell’audizione dello scorso 5 dicembre 2012 il Sindaco e l’Assessore di Capannori hanno consegnato ai tecnici e ai dirigenti del Ministero il piano di riduzione dei rifiuti recentemente approvato dal consiglio comunale. L’Amministrazione ha sottolineato l’importanza della riduzione dei rifiuti sia attraverso azioni di riallineamento del CAC (Contributo Ambientale Conai) con quelli medi europei (ad es. il CAC per la carta in Europa è pari a 70 €/t mentre in Italia è pari a soli 6 €/t) per raccogliere maggiori risorse con cui rimborsare ai Comuni i costi di raccolta degli imballaggi, sia inserendo nella pianificazione nazionale, al pari degli obiettivi di RD, obblighi normativi di riduzione degli scarti a livello comunale e di passaggio alla tariffazione puntuale come già attuato in altri Stati europei (ad es. Germania, Austria, Irlanda, Finlandia ecc.) o previsto a breve (in Francia tutti i Comuni dovranno adottarla entro il 2014). E’ stato infatti evidenziato che anche a Capannori la tariffazione puntuale si è dimostrata lo strumento più efficace per ottenere la riduzione dei costi di raccolta, la minimizzazione dei rifiuti residui e l’incentivazione di comportamenti virtuosi, non solo in fase di raccolta ma anche nel momento dell’acquisto di beni. L’obiettivo che l’amministrazione di Capannori e le altre 120 Comunità Rifiuti Zero (che amministrano oltre tre milioni di abitanti) si sono poste è infatti quello di ridurre al minimo la percentuale di rifiuti residui non riciclabili attraverso processi di miglioramento continuo e scegliendo di adottare la tariffazione puntuale quale elemento centrale della propria azione amministrativa. L’obiettivo “Rifiuti Zero” appare così sempre più vicino e questo strategia d’azione non può più essere etichettata come solo come una interessante utopia.

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