A Genova, l’iniziativa dei cassonetti intelligenti, avviata nel 2022 da AMIU Genova e dal Comune con lo scopo di rendere più moderna la raccolta dei rifiuti e introdurre la tariffa puntuale, si è conclusa senza raggiungere i risultati sperati. Questo piano, che mirava a trasformare la città in un sistema di conferimento “smart”, si è chiuso con un bilancio negativo e solleva molte domande sull’efficacia delle soluzioni tecnologiche, dopo tre anni e oltre 30 milioni di euro di spesa.
Dei 26.000 contenitori previsti, ne sono stati installati poco più di 5.700, ma nessuno ha mai funzionato come promesso in modalità elettronica. La tecnologia di riconoscimento e misurazione dei conferimenti, elemento centrale del progetto, non è mai stata attivata. Di fatto, i cassonetti intelligenti si sono rivelati normali contenitori, ma con costi cinque volte superiori, senza reale tracciabilità e con problemi che hanno complicato il servizio anziché migliorarlo.
L’amministrazione ha giustificato i ritardi con la presenza di cantieri e problemi urbanistici, ma le difficoltà erano chiare fin dall’inizio. Si è scelta una tecnologia non adatta al contesto cittadino, con quartieri collinari, strade strette e una popolazione spesso anziana che ha avuto difficoltà a usare i sistemi elettronici. La mancanza di una sperimentazione graduale e di un piano di supporto per i cittadini ha trasformato un’idea originale in un esperimento costoso e fallimentare.
Anche per quanto riguarda l’ambiente, i risultati sono limitati. La raccolta differenziata è passata dal 51 al 54 per cento, lontana dall’obiettivo del 65 per cento fissato per il 2027. In alcune zone, i problemi dei cassonetti hanno persino peggiorato la qualità dei conferimenti. Molti residenti hanno segnalato tessere non funzionanti, blocchi dei meccanismi e difficoltà d’uso per gli anziani.
Il consigliere comunale Lorenzo Garzarelli ha definito l’iniziativa “un progetto nato male e finito peggio”. Molti esperti locali sono d’accordo, sottolineando come Genova abbia investito milioni in una tecnologia non necessaria, mentre altre città ottengono risultati migliori con strumenti più semplici ed economici.
Tra le alternative più valide sperimentate in Italia c’è la raccolta domiciliare abbinata alla tariffazione incentivante con il modello KAYT (acronimo di Know As You Trow, Conosci quello che conferisci), un modello che premia i cittadini virtuosi e li responsabilizza. A differenza della raccolta stradale con cassonetti “smart” (che spesso non si dimostrano così “intelligenti”) che richiede tecnologie fragili e complesse e costi di manutenzione elevati per misurare ogni conferimento, la tariffazione incentivante con il modello KAYT si basa su sconti sulla bolletta per chi differenzia correttamente e produce meno rifiuto indifferenziato. Questo approccio è più sostenibile dal punto di vista economico, riducendo i costi i di gestione e massimizzando i ricavi e crea un rapporto positivo tra amministrazione e cittadini.
Nei comuni del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia-Romagna, del Veneto e del Trentino (ma anche della Puglia e della Sardegna) dove questi sistemi di raccolta e tariffazione sono maggiormente diffusi, la raccolta differenziata ha superato il 75-80 per cento e la qualità dei materiali raccolti è migliorata molto. In questi territori non servono cassonetti elettronici, ma una gestione attenta e capillare basata su contenitori assegnati alle singole utenze facilmente identificabili, raccolta porta a porta e controlli semplici ma costanti. Il fattore essenziale è la collaborazione tra cittadini e amministrazioni, non l’imposizione di tecnologie costose e difficili da mantenere.
Il caso di Genova mostra che la modernizzazione della gestione dei rifiuti non può limitarsi a un investimento tecnologico. Senza una visione completa, una pianificazione coerente e il coinvolgimento reale della popolazione, anche il progetto più innovativo rischia di diventare un fallimento. L’intelligenza vera, in questo campo, non sta nei sensori ma nelle politiche che responsabilizzano i cittadini e premiano i comportamenti corretti.
Oggi il Comune e AMIU parlano di razionalizzare i cassonetti già installati e di insistere sulla comunicazione ambientale. È un passo necessario, ma non sufficiente. La tariffa corrispettiva, già prevista dalle leggi nazionali (delibera ARERA 397/2025), è una strada più equa, sostenibile e realistica per raggiungere gli obiettivi ambientali e ridurre i costi.