Una salvietta nel WC, milioni di euro di danni: la Spagna dice basta

In Spagna sta per aprirsi un capitolo nuovo nella lotta all’inquinamento ambientale, e questa volta la battaglia riguarda un piccolo ma insidioso protagonista: le salviette umidificate. Molti di noi, quando finiscono di usare queste pratiche salviette, le gettano senza pensarci nel WC, come se fossero semplici pezzi di carta igienica. Ma il problema è che queste salviette non si comportano come la carta normale: spesso contengono fibre sintetiche, resistenti e difficili da degradare, che finiscono per creare ingorghi nelle reti fognarie e nei sistemi di depurazione, con effetti a catena sull’ambiente naturale.

Proprio per affrontare questa emergenza silenziosa, il governo spagnolo ha varato un disegno di legge che rappresenta una svolta importante: i produttori di salviette umidificate e di altri prodotti monouso, come i palloncini, dovranno pagare una cifra stimata in oltre 230 milioni di euro all’anno per coprire i costi derivanti dal loro impatto ambientale. Questa somma servirà a finanziare interventi di pulizia, manutenzione e sensibilizzazione per ridurre i danni causati da questi materiali, ancora troppo diffusi e difficili da gestire.

Questa iniziativa si basa su un principio fondamentale: la responsabilità estesa del produttore (EPR), ovvero il concetto secondo cui chi immette un prodotto nel mercato deve farsene carico per tutto il suo ciclo di vita, compresi gli effetti negativi sull’ambiente. In questo modo, si sposta il peso della gestione e del costo del problema dai cittadini – spesso inconsapevoli – alle aziende che producono e commercializzano questi articoli.

Le salviette umidificate sono ormai uno dei rifiuti più problematici per le infrastrutture urbane. Nonostante le etichette “biodegradabile” o “compostabile”, molte di queste salviette sono realizzate con materiali sintetici che non si dissolvono facilmente, accumulandosi in enormi blocchi di rifiuti all’interno delle fogne. Questi accumuli non solo causano danni tecnici e ingenti costi di manutenzione, ma contribuiscono anche all’inquinamento dei corsi d’acqua e del mare, aggravando il problema della plastica nei nostri ecosistemi.

Non si tratta solo di un problema tecnico, ma anche culturale. Per questo, la legge spagnola prevede non solo il pagamento da parte dei produttori, ma anche campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. L’obiettivo è far capire che anche un gesto apparentemente innocuo, come gettare una salvietta nel WC, può avere ripercussioni gravissime se moltiplicato per milioni di persone. Educare a un consumo più responsabile e a una corretta gestione dei rifiuti diventa così una componente fondamentale di questa strategia.

È importante sottolineare che alcune categorie di salviette rimarranno escluse dalla normativa, in particolare quelle destinate a usi sanitari, medici o professionali. Tuttavia, la norma lancia un messaggio chiaro e incisivo: il modello di consumo usa e getta e l’approccio alla gestione dei rifiuti devono cambiare radicalmente.

La Spagna potrebbe così diventare un esempio per tutta Europa, dove il problema dell’inquinamento da prodotti monouso è sempre più riconosciuto e affrontato con misure simili. Questa scelta dimostra che, accanto a impegni e strategie di ampio respiro per la sostenibilità, anche interventi mirati su specifici prodotti e pratiche di consumo quotidiane possono fare una differenza enorme.

In fondo, la sfida ambientale non è solo nelle grandi politiche globali o nei programmi ambiziosi: si gioca anche nelle abitudini di ogni giorno. Cambiare il modo in cui usiamo e gettiamo una salvietta può sembrare piccolo, ma diventa un tassello cruciale per costruire un futuro più pulito e sostenibile.

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