L’Italia non ha rispettato gli obblighi derivanti dalla direttiva europea sulle discariche di rifiuti, e per questo la Corte di giustizia Ue condanna oggi (di nuovo) il nostro Paese: nella sua sentenza, la Corte constata infatti che l’Italia non ha adempiuto agli obblighi risultanti dalla direttiva relativamente a 44 discariche.
Tutto inizia nel 2012, quando la Commissione manda una lettera di diffida all’Italia, contestando 102 discariche operanti in violazione della direttiva 1999/31; una procedura che riguarda i cosiddetti obblighi di completamento, ossia l’esecuzione dei provvedimenti che lo Stato ha già adottato per una determinata discarica. Tali obblighi di completamento consistono, a seconda del sito interessato, nel porre in essere tutte le misure necessarie alla chiusura definitiva oppure, ove la discarica sia stata autorizzata a continuare a funzionare, nell’adozione delle misure necessarie a renderla conforme alla direttiva. A 7 anni di distanza dall’inizio del procedimento, però, ancora oggi l’Italia non ha ancora reso conformi alla direttiva (o proceduto alla loro chiusura) 44 discariche delle 102 iniziale, arrivando così alla condanna Ue.
La direttiva Ue, ricorda la Corte in una nota, ha lo scopo di “prevenire o ridurre per quanto possibile gli effetti negativi per l’ambiente e la salute umana dell’interramento di rifiuti introducendo severi requisiti tecnici”.
Delle 44 discariche, osserva la Corte, 31 non risultavano ancora in regola all’ottobre 2015, per sette i lavori di adeguamento sono stati completati solo del 2017-2018 e per altre sei o non è stato possibile verificarne la conformità alle disposizioni della direttiva o i lavori di adeguamento sono stati fatti dopo il 2015.
Come tutti i Paesi Ue, l’Italia era tenuta a bonificare entro il 16 luglio 2009 le discariche che avevano ottenuto un’autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001 (‘discariche esistenti’), adeguandole alle norme di sicurezza stabilite dalla direttiva del 1999, oppure a chiuderle.
Il governo italiano si è attivato a novembre scorso comunicando l’avvenuto completamento degli interventi necessari a sanare la posizione di 13 delle 44 discariche oggetto del giudizio. “Negli ultimi mesi – afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – ho richiesto a ciascuna delle cinque Regioni interessate dalla procedura un cronoprogramma di dettaglio dei lavori per il completamento della chiusura delle discariche diffidando, ove opportuno, gli enti regionali a concludere i procedimenti. Al fine di evitare un’ulteriore condanna con l’imposizione di sanzioni pecuniarie, non escludo il ricorso ai poteri sostitutivi. Bisogna fare presto, non solo perché ce lo chiede l’Europa, ma perché il nostro obiettivo primario è tutelare i cittadini e l’ambiente”.
Il ministro Costa si sta impegnando, in prima persona, con la Commissione Ue per la riduzione di tutte le infrazioni ambientali. Proprio nelle scorse settimane la Commissione europea ha sancito l’archiviazione della procedura di infrazione verso l’Italia in merito all’applicazione della Direttiva quadro sull’acqua (Eu pilot 73041/15/ENVI). Un risultato importante per la tutela delle acque e dell’ambiente del nostro Paese e in termini di credibilità internazionale, frutto dell’impegno dell’Italia per essere in piena conformità con le direttive europee.
Le 31 discariche non conformi nell’ottobre 2015 erano quelle di: Avigliano (località Serre Le Brecce); Ferrandina (località Venita); Genzano di Lucania (località Matinella); Latronico (località Torre); Lauria (località Carpineto); Maratea (località Montescuro); Moliterno (località Tempa La Guarella); Potenza (località Montegrosso-Pallareta); Rapolla (localité Albero in Piano); Sant’Angelo Le Fratte (località Farisi); Capistrello (località Trasolero); Francavilla (Valle Anzuca); L’Aquila (località Ponte delle Grotte); Canosa (CO.BE.MA); Torviscosa (società Caffaro); Corleto Perticara (località Tempa Masone); Marsico Nuovo (località Galaino); Matera (località La Martella); Rionero in Volture (località Ventaruolo); Salandra (località Piano del Governo); Senise (località Palombara); Tito (località Aia dei Monaci); Capestrano (località Tirassegno); Castellalto (località Colle Coccu); Castelvecchio Calvisio (località Termine); Corfinio (località Cannucce); Corfinio (località Case querceto); Mosciano S. Angelo (località Santa Assunta); S. Omero (località Ficcadenti); Montecorvino Pugliano (località Parapoti) e di Torviscosa (località La Valletta). Le 7 discariche in cui i lavori per renderle conformi alla direttiva sono stati completati nel corso del 2017 e del 2018 sono: Andria (D’Oria G. & C. Snc), Bisceglie (CO.GE.SER), Andria (F.lli Acquaviva), Trani (BAT-Igea srl), Atella (località Cafaro), Pescopagano (località Domacchia), Tito (località Valle del Forno). Le altre 6 per le quali non è stato possibile verificare la conformità alle disposizioni della direttiva o i lavori di adeguamento sono stati fatti dopo il 2015 sono quelle di: Potenza (località Montegrosso-Pallareta), Roccanova (località Serre), Campotosto (località Reperduso), San Mauro Forte (località Priati), San Bartolomeo in Galdo (località Serra Pastore) e Trivigano (ex Cava Zof).
L’importo complessivo versato dall’Italia fino ad oggi per le due procedure di infrazione relative ai rifiuti in Campania e per una rete di 200 discariche a livello nazionale, è di circa 285 milioni di euro. Questo per effetto di due condanne della Corte di giustizia europea, che risalgono rispettivamente al 2008 e al 2014. Lo ricordano fonti Ue.
In particolare, l’Italia è stata condannata a pagare una sanzione giornaliera di 120 mila euro per la mancanza di una rete adeguata e integrata di impianti di gestione dei rifiuti in Campania. Per questo l’Italia ha pagato fino ad oggi un totale di 107 milioni di euro.
Per quanto riguarda le discariche irregolari, la multa viene recuperata dalla Commissione ogni sei mesi per un importo di 200 mila euro per ogni discarica con rifiuti non pericolosi, e 400 mila per quelle con rifiuti pericolosi. Quando la Corte ha emesso la propria sentenza nel dicembre 2014, oltre 200 discariche di questo tipo non erano conformi, ma nel frattempo 123 di queste sono state riabilitate, e attualmente l’Italia paga multe per 77 discariche. Nel complesso, fino ad oggi il Paese ha pagato circa 178 milioni di euro (138 milioni di penalità più 40 milioni di importo forfettario) per le discariche irregolari.