Imballaggi e rifiuti: un problema che cresce con i consumi

La crescita degli acquisti online ha portato a un notevole aumento degli imballaggi immessi sul mercato. Ogni prodotto acquistato sul web, dal piccolo accessorio elettronico a un capo di abbigliamento, fino alla spesa settimanale, arriva a casa dentro una scatola, protetto da plastiche, riempitivi e buste multiple. Quello che al consumatore appare come un semplice gesto di comodità quotidiana si traduce però in un flusso crescente di rifiuti urbani che i sistemi locali faticano a gestire.

Il problema non riguarda solo le quantità. Gli imballaggi usati nell’e-commerce sono spesso composti da materiali complessi, come accoppiati carta-plastica o film protettivi con rivestimenti, che rendono il riciclo difficile o addirittura impossibile. A questo si aggiunge la scarsa informazione dei consumatori, che non sempre sanno come conferire correttamente scatole, sacchetti e imbottiture nei giusti contenitori.

Anche quando il materiale è potenzialmente riciclabile, il recupero comporta costi ambientali ed economici significativi. Ogni scatola o busta deve essere trasportata, stoccata e lavorata, con un dispendio di risorse che non sempre è giustificato dai benefici. Per questo una parte consistente di questi imballaggi finisce ancora negli impianti di smaltimento, aggravando l’impatto ambientale complessivo. I numeri fotografano la dimensione del fenomeno. Nel 2024 in Italia sono state riciclate circa 10,7 milioni di tonnellate di imballaggi, pari al 76,7 % dell’immesso al consumo, ma resta ancora un 15 % che non trova recupero. La plastica è la frazione più critica: nel 2024 sono state raccolte oltre 1,5 milioni di tonnellate di imballaggi plastici (+4 % rispetto al 2023), ma il riciclo effettivo è frenato da limiti tecnologici e dall’eterogeneità dei materiali. Questi dati non distinguono la quota imputabile direttamente all’e-commerce, ma le stime europee indicano che il commercio online è tra i principali fattori che stanno spingendo in alto i volumi di imballaggi monouso.

È evidente che gli imballaggi da e-commerce rappresentano un problema strutturale del nostro modello di consumo. La raccolta differenziata, pur essenziale, non basta da sola a risolvere la questione. La vera sfida è ripensare a monte i sistemi di produzione e distribuzione, riducendo l’uso di imballaggi superflui, progettando confezioni più semplici e monomateriale, incentivando soluzioni riutilizzabili e sistemi di consegna a minor impatto.

I cittadini possono contribuire separando correttamente i rifiuti e privilegiando, quando possibile, aziende che dichiarano pratiche di imballaggio sostenibile. Ma senza un cambiamento strutturale del sistema produttivo e distributivo, il loro impegno rischia di non bastare. Le istituzioni devono accompagnare questo processo con normative più rigorose e con politiche che premiano chi riduce a monte l’impatto ambientale dei propri prodotti e servizi di consegna.

Gli imballaggi dell’e-commerce sono oggi uno dei simboli più visibili di un modello lineare che non è più sostenibile. Continuare a produrli e consumarli senza criterio significa spostare il problema lungo la catena, senza mai affrontarlo davvero. Solo riducendo la quantità di rifiuti generata fin dall’inizio sarà possibile alleggerire la pressione sugli impianti di trattamento, abbattere i costi – già aumentati dell’1,9 % nel 2024 – e limitare l’impatto ambientale. Guardando al futuro, la strada è chiara: non basta riciclare di più, dobbiamo imparare a produrre e utilizzare meno imballaggi, soprattutto nel settore degli acquisti online. Questa è la vera sfida che ci attende, e riguarda in egual misura imprese, cittadini e istituzioni.

Fonti

  • CONAI, Riciclo imballaggi: Italia al 76,7 %, 2024 – conai.org
  • EFANEWS, Packaging, recycling grows in Italy, 2023 – efanews.eu
  • MACPLAS, Italia: nel 2024 raccolta e riciclo plastica in crescita, 2024 – macplas.it
  • ISTAT, Indici dei costi di gestione dei rifiuti – anno 2024, 2025 – istat.it
  • ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani 2024amblav.it

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