Per rispettare i target Ue sul riciclo degli imballaggi, sempre più Paesi europei hanno scelto la strada dei depositi cauzionali. Ecco come funzionano
C’è una novità inserita nel regolamento europeo sugli imballaggi, in via di approvazione, che tra qualche anno potrebbe diventare realtà anche in Italia. Si tratta del Sistema di deposito cauzionale – in inglese, Deposit Return System (Drs) -, in cui al consumatore viene chiesto di restituire gli imballaggi delle bevande monouso che ha comprato. Il testo finale del regolamento Ue prevede che tutti i Paesi membri raggiungano il 90% di raccolta per bottiglie in plastica e lattine per bevande entro il 2029. Per chi non è in grado di raggiungere questo obiettivo scatta l’obbligo di dotarsi di un Sistema di deposito cauzionale, che è stato sperimentato già in diversi Paesi europei aumentando sensibilmente il tasso di raccolta degli imballaggi. In seguito al raggiungimento dell’intesa tra Parlamento e Consiglio Ue, il governo italiano ha esultato per il compromesso raggiunto, sostenendo che il testo finale del regolamento concede «libertà di scelta» tra l’adozione del deposito cauzionale e «il mantenimento di modelli virtuosi di raccolta separata». In realtà, avverte Silvia Ricci, esperta di economia circolare e coordinatrice della campagna A Buon Rendere, è solo questione di tempo prima che anche l’Italia si decida a introdurre un Drs. «L’obiettivo del 90% di raccolta al 2029 – spiega Ricci – può essere raggiunto unicamente con l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale obbligatorio e su larga scala».
Cos’è e come funziona un Drs
Il deposito cauzionale è un sistema di raccolta selettiva per gli imballaggi di bevande monouso – in vetro, plastica o alluminio – in base al quale il consumatore paga una piccola cauzione in aggiunta al prezzo di vendita del prodotto, in genere di 15 o 20 centesimi. Questa cauzione viene poi restituita interamente al consumatore nel momento in cui la bottiglia (o la lattina) vuota viene restituita in un apposito centro di raccolta. Spesso gli imballaggi possono essere restituiti presso i rivenditori, così da evitare ulteriori viaggi verso isole ecologiche. In questo modo, quando si va al supermercato per fare la spesa si possono depositare tutti gli imballaggi vuoti e riscuotere la cauzione per ogni bottiglia o lattina restituita. La differenza tra un Drs e un sistema per il «vuoto a rendere» è che quest’ultimo riguarda i soli contenitori ricaricabili, per esempio le bottiglie in vetro. Il sistema di deposito cauzionale riguarda invece bottiglie in plastica e lattine in alluminio, che dopo essere raccolte vengono compattate e avviate al riciclo.
Chi paga e quali sono i vantaggi
Se i sistemi di deposito cauzionale stanno riscuotendo sempre più successo in Europa, il motivo è che presentano numerosi vantaggi. Innanzitutto per l’ambiente, perché permettono di contrastare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti e aumentare, anche sensibilmente, il tasso di raccolta degli imballaggi monouso. A guadagnarci sono anche i consumatori, che attraverso un semplice gesto (riportare le bottiglie vuote quando si va a fare la spesa) possono sentirsi protagonisti di un gesto concreto a favore dell’ambiente senza dover pagare alcun costo aggiuntivo. Questi sistemi, infatti, vengono finanziati da tre voci. Innanzitutto, dai produttori di bevande, che sono tenuti a coprire i costi relativi al fine vita degli imballaggi pagando un contributo EPR (Extended Producer Responsibility, la Responsabilità estesa del produttore). In secondo luogo, dalla vendita del materiale raccolto e riciclato. Infine, il sistema di deposito cauzionale si autofinanzia anche grazie ai depositi non riscattati, ossia da quei consumatori che non restituiscono gli imballaggi vuoti e, di conseguenza, non ottengono i soldi della cauzione.
Come si muovono i Paesi europei
A oggi sono oltre 50 i Paesi in tutto il mondo che hanno adottato un sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi. Uno degli esempi più virtuosi in Europa è rappresentato dalla Germania, che nel 2021 è riuscita a raccogliere il 98% degli imballaggi per bevande monouso. I vantaggi dei Drs si misurano soprattutto con le bottiglie in PET, che rappresentano i contenitori in plastica più diffusi e facilmente riciclabili. Nei Paesi europei dotati di un sistema di deposito cauzionale il tasso medio di raccolta per questo materiale è del 94%. Per i Paesi che non hanno un Drs la percentuale si ferma invece al 47%. Tra fine 2023 e inizio 2024 anche Romania, Ungheria e Irlanda si sono aggiunte alla lista di Paesi dotati di un sistema di deposito cauzionale. A gennaio 2025 toccherà all’Austria, a cui seguiranno probabilmente anche Spagna e Francia, nonostante la scrittura della legge abbia subìto una battuta d’arresto per via dell’opposizione dei comuni. Se tutto dovesse procedere come da programma, si può ipotizzare che al 2026 saranno 20 (su un totale di 27) i Paesi Ue dotati di un Drs.
Perché l’Italia si oppone
A opporsi all’introduzione di un sistema di deposito cauzionale in Italia è soprattutto il Conai, il consorzio a cui aderiscono le imprese che producono o utilizzano imballaggi. In una nota di fine 2022, il Conai descriveva il Drs come «una duplicazione inutile di costi economici e ambientali», che andrebbe «ad affiancarsi, senza sostituirsi in tutto, alle raccolte differenziate tradizionali». Secondo le stime del consorzio, l’installazione delle macchine per la gestione dei depositi comporterebbe un investimento iniziale «di circa 2,3 miliardi di euro e un costo di gestione di circa 350 milioni di euro all’anno».
La “ricognizione” del 2026
Con la direttiva sulla plastica monouso approvata nel 2019, l’Unione europea ha fissato il target di raccolta del 90% delle bottiglie in PET entro il 2029. Il nuovo regolamento sugli imballaggi, vicino all’approvazione, prevede lo stesso obiettivo anche per le lattine in alluminio. Il provvedimento prevede però una sorta di momento di ricognizione nel 2026. Entro quell’anno, i Paesi membri devono aver raggiunto un tasso di raccolta per bottiglie e lattine dell’80% e devono presentare un piano su come intendono raggiungere l’obiettivo del 90% entro il 2029. Se non riescono a dimostrare di avere una strategia concreta per rispettare le scadenze, per i Paesi scatterà l’obbligo di introdurre un sistema di deposito cauzionale. «Mentre non esistono esempi di Paesi che abbiano raggiunto e superato il 90% di raccolta per i contenitori di bevande senza un sistema di deposito, abbiamo gli esempi europei lanciati recentemente che hanno raggiunto tale obiettivo a distanza di soli due anni dal lancio», osserva Silvia Ricci. I dati di Corepla relativi al 2022 dicono che in Italia il tasso di raccolta per gli imballaggi in plastica è stato del 69%. Entro il 2026, questa percentuale dovrà salire quantomeno all’80%. Qualora non si riuscisse, anche l’Italia sarebbe costretta ad adottare una volta per tutte un sistema di deposito cauzionale.
Fonte: OPEN