L’introduzione di cassonetti stradali denominati commercialmente “intelligenti” o “Smart” è stata una delle soluzioni tecnologiche periodicamente riproposte per gestire in modo, almeno teoricamente, più efficiente la raccolta dei rifiuti urbani negli ultimi 30 anni. Questa tipologia di cassonetti è spesso stata dotata di sistemi di riconoscimento degli utenti conferitori ed a volte è anche dotata di sensori o telecamere che consentono di monitorare in tempo reale il livello di riempimento e di segnalare ai gestori il momento in cui devono essere svuotati. Tuttavia, come evidenziato da alcuni articoli recenti, l’efficacia di questa soluzione è stata nuovamente messa in discussione anche per le versioni più recenti di questi contenitori.
Nelle città dove sono stati installati dei cosiddetti cassonetti “intelligenti”, infatti, l’analisi delle accese polemiche che hanno accompagnato la loro installazione ed utilizzo può far comprendere quali siano le effettive criticità di tali soluzioni. Questi ultimi richiedono l’utilizzo di apposite tessere o codici QR per poter essere utilizzati, il che ha creato problemi per i cittadini anziani o per coloro che non hanno accesso a smartphone o a internet. In alcune situazioni, i sensori non hanno funzionato correttamente, segnalando erroneamente che il cassonetto era pieno anche se era vuoto, o viceversa. Questi episodi hanno portato a situazioni in cui i rifiuti sono stati abbandonati per strada, causando problemi igienici e ambientali. Un’altra cosa che può creare futuri problemi riguarda la tutela della privacy di chi conferisce, poiché con l’utilizzo delle tessere si può facilmente avere un’idea delle abitudini e degli spostamenti dell’utente ed un improprio utilizzo di questi dati sarebbe molto pericoloso.
Inoltre, questi dispositivi, a fronte dei frequenti atti di vandalismo o tentativi di manomissione, richiedono una manutenzione costante ed assai onerosa per garantirne il ripristino del corretto funzionamento in tempi brevi, il che comporta elevati costi aggiuntivi per i gestori e, di conseguenza, per le amministrazioni comunali. In alcune città i cassonetti “intelligenti” sono stati infatti oggetto di frequenti atti di vandalismo, con danni alle componenti elettroniche o più semplicemente ai coperchi che dovrebbero mantenere chiusi gli accessi al conferimento, rendendo inutilizzabili i dispositivi e permettendo a tutti di buttare qualsiasi rifiuto all’interno, indipendentemente dalla tipologia. A Firenze, ad esempio, in una sola notte sono stati gravemente danneggiati ben centotrenta cassonetti “smart” bucando con un trapano la scheda a cui si dovrebbe appoggiare le tessere personali dotata di RFiD per aprirli.
In generale, queste soluzioni presentano una serie di problemi che ne limitano l’efficacia e la convenienza soprattutto a causa della scarsa qualità dei rifiuti conferita nei cassonetti smart dedicati alla raccolta differenziata ed agli elevati costi relativi al continuo fabbisogno di attività di rimozione dei rifiuti abbandonati nei pressi di tali contenitori. La gestione dei rifiuti urbani è un problema complesso che richiede soluzioni integrate e sostenibili. Sebbene i cassonetti “intelligenti” possano rappresentare un’idea interessante, sembra che non siano ancora pronti per essere adottati su larga scala o perlomeno non ancora in Italia. Le amministrazioni comunali dovrebbero quindi valutare attentamente l’efficacia di questa soluzione prima di decidere di investire in essa.
Riportiamo di seguito, a titolo meramente esemplificativo, alcuni link riportanti notizie di malfunzionamenti o malcontenti di amministrazioni di città nelle quali sono stati installati.
Il precedente primo articolo, pubblicato sul Gazzettino, parla dei problemi che si stanno verificando a Rovigo in seguito all’installazione di cassonetti “intelligenti” per la raccolta dei rifiuti. Secondo l’articolo “Ancora una volta i cassonetti saranno anche intelligenti, ma chi li usa forse non altrettanto”, poiché le persone che dovrebbero utilizzarli lo fanno in maniera poco civile, lasciando spesso sacchetti in giro, ma si ipotizza che questi cassonetti non vengono svuotati con la frequenza necessaria, causando il riversamento di rifiuti in strada e la proliferazione di topi e insetti. Questo rappresenta un grave problema per la salute pubblica e l’igiene urbana.
Nel precedente link viene evidenziata la stessa disastrosa situazione nel Lido di Venezia dove è lo stessa gestore Veritas, che aveva scelto tale sistema, ad evidenziare che serve una maggiore collaborazione ai cittadini che non separano il secco dall’umido poiché nei contenitori per la differenziata “si trova un po’ di tutto”.
Il precedente articolo illustra ulteriormente l’attuale situazione di Bologna con una domanda retorica assai significativa “Ha senso per un cittadino continuare a fare la raccolta dell’umido?”, Una cittadina bolognese evidenzia infatti che “Come molti altri cittadini faccio del mio meglio per fare una corretta raccolta differenziata. Vi scrivo in merito allo scorretto utilizzo dei cassonetti della raccolta dell’umido. L’estate scorsa in Bolognina è stata introdotta la tessera Hera per l’apertura dei cassonetti dell’indifferenziato. A novembre è stata inoltre eliminata la serratura dai cassonetti dell’organico, il risultato è quello che potete vedere nella foto che vi allego: i cassonetti dell’umido sono stracolmi di spazzatura indifferenziata. Ha senso per un cittadino continuare a fare la raccolta dell’umido quando poi, credo, non potrà essere correttamente riciclata? Mi domando con quale criterio sia stata portata avanti questa decisione?”. Provando a rispondere a questa cittadina possiamo presumere che chi ha promosso tali scelte volesse raggiungere un apparente aumento delle percentuali di raccolta differenziata (in effetti si raccolgono poco rifiuti nei cassonetti con calotta dedicati all’indifferenziato) ma non era certamente interessato a far aumentare realmente il riciclaggio dei rifiuti urbani a Bologna.
Il precedente articolo, pubblicato su Il Resto del Carlino, si concentra invece sui guasti ai cassonetti per la raccolta dell’indifferenziata a Bologna. In questo caso, i cassonetti intelligenti si sono rivelati non così intelligenti, in quanto spesso non funzionano correttamente, causando disagi e problemi di igiene urbana. Anche in questo caso, la situazione sembra essere degenerata a causa della mancata manutenzione dei cassonetti.
Il terzo articolo, sempre pubblicato su Il Resto del Carlino, parla di una situazione analoga che si sta verificando nel Comune di San Costanzo. In questo caso, i cassonetti intelligenti, installati da ASET con l’obiettivo di ridurre i costi di raccolta dei rifiuti, stanno invece causando la proliferazione di sacchetti di immondizia abbandonata e dei correlati costi per la quotidiana rimozione dei tali rifiuti.
Il quarto è uno sfogo di un utente di Modena che non riesce a comprendere come il gestore HERA possa perseverare nell’installare ulteriori cassonetti intelligenti senza tenere conto del disagio procurato alla popolazione di Modena ed al peggioramento del decoro urbano.
Gli articoli precedenti pubblicato su La Stampa illustrano la situazione disastrosa che si sta verificando nei quartieri di Torino, San Salvario, San Donato e Barriera di Milano, in cui è in corso il posizionamento di tali cassonetti “intelligenti”.
Nel precedente articolo viene riportata la lettera al sindaco di un cittadino torinese che inizialmente era favorevole al posizionamento dei cassonetti “intelligenti” ma che ha “Alla fine ho cambiato idea: le eco-isole sono trappole e con l’Amiat non si parla” poiché nonostante i continui malfunzionamenti non si riesce neppure a contattare il gestore AMIAT tramite il numero verde. Il sindaco ribalta la scelta delle ecoisole smart sulla precedente amministrazione ed ammette che il sistema in varie zone non sta funzionando.
Anche a Grosseto i cassonetti intelligenti appena installati hanno subito smesso subito di funzionare secondo le denunce di vari residenti e nel centro storico il malfunzionamento perdura da mesi e, secondo Maremma Oggi, i cassonetti “intelligenti” sono diventati sempre più stupidi…
A Genova le polemiche e la situazione risultano simili a quelle delle altre grandi Città già citate.
La stessa situazione viene segnalata anche per Comuni di dimensioni più contenuta dalla Voce del Pinerolese evidenziando che “Ogni giorno riceviamo foto, segnalazioni, di cittadini arrabbiati per il mancato funzionamento dei cassonetti rifiuti smart a Pinerolo…”.
Nei precedenti link tre diversi organi di informazioni toscani illustrano l’attuale situazione nel territorio della Val d’Elsa dove i cassonetti smart sono spesso circondati da sporcizia e rifiuti abbandonati e questo degrado sta infiammando gli animi dei cittadini.
A cura di Andrea Tornavacca, ESPER