Il tema del End of Waste è un tema caldo, bollente.
Da mesi si è in attesa di una norma che permetta l’avvio di decine di iniziative di riciclo, alcune delle quali assolutamente innovative ed avanzate. Basta pensare all’impianto di riciclo pannolini progettato e realizzato da FaterSMART in provincia di Treviso, soluzione tecnologica che ha risvegliato l’interesse di molti soggetti europei. “Abbiamo ricevuto manifestazioni d’interesse per replicare l’impianto in Olanda, Inghilterra, Francia, e anche da nazioni al di fuori della Comunità Europea” ha dichiarato il General Manager FaterSMART, dott. Teodorani Fabbri, in un volume dedicato alla Economia Circolare realizzato da Associazione Comuni Virtuosi ed ESPER. Ma quello dell’assenza di una normativa sull’End of Waste è un blocco importante: “Di fatto adesso l’impianto, pur essendo in grado di operare a livello industriale, è fermo. O meglio, può operare ma solo a livello sperimentale e comunque la materia prima seconda che esce dall’impianto non è rivendibile perché ancora considerato rifiuto. Fra l’altro la situazione non è solo un blocco per l’attività dell’impianto e per la vendita delle materie prime seconde. Abbiamo tante domande e tanti operatori interessati a replicare l’esperimento in altre regioni italiane, ma chiaramente stanno tutti aspettando che il decreto venga approvato, perché senza la possibilità di rivendere le materie prime seconde l’investimento non sarebbe giustificato. È un blocco anche per la crescita industriale: l’impianto ha una capacità teorica di trattamento compresa fra le 20 e le 30 tonnellate di rifiuto al giorno. Attualmente non possiamo trattare più di 5 tonnellate al giorno. Meno del 20% della capacità…”
Ovviamente la situazione di FaterSMART non è un unicum in Italia, ed in questo panorama di stagnazione è la Città Metropolitana di Milano a smuovere le acque con una mossa a sorpresa che potrebbe avere un effetto domino importante: in una lettera indirizzata al Ministero dell’Ambiente e al Ministero dello Sviluppo Economico, annuncia che, dopo un anno di silenzio e di risposte vaghe sarà lei, la Provincia, ad autorizzare gli impianti di produzione di metano dagli scarti. Il motivo dell’autorizzazione è semplice. In un mondo normale sarebbe un motivo addirittura ovvio. Il metano è già regolato da decenni di norme dettagliatissime, e quello estratto dalla fermentazione dei rifiuti non è diverso dal metano estratto dalla fermentazione avvenuta nelle profondità dei giacimenti. Il metano è un prodotto, non un rifiuto, e quindi la Città metropolitana ne autorizza gli impianti. Il concetto è estendibile a molti altri prodotti derivanti dal riciclo, quindi ci chiediamo cosa succederà ora.
Arriverà prima una norma sull’End of Waste che possa dare il via libera alle decine di esperienze in stand-by ad operatività limitata (quando non completamente ferme) o il prevedibile effetto domino di Enti Locali che autorizzeranno comunque nuovi impianti?