La Commissione UE ha fatto il punto sulle 54 azioni previste nel Piano di azione sull’economia circolare che ha l’obiettivo di chiudere il ciclo di vita dei prodotti per ridurre la pressione sulle risorse naturali e sugli ecosistemi, e favorire al contempo l’aumento dei posti di lavoro.
Alla vigilia della Conferenza delle pari interessate all’economia circolare (Bruxelles ,6-7 marzo 2019), la Commissione UE ha pubblicato la Relazione sullo stato di implementazione del Piano di azione sull’economia circolare, adottato nel dicembre 2015, che prevedeva di contribuire a chiudere il ciclo (closing the loop) di vita dei prodotti, incrementando il riciclaggio e il riutilizzo, a vantaggio sia dell’ambiente che dell’economia.
A distanza di tre anni dalla sua adozione, secondo quanto afferma la Commissione UE nella Relazione, il Piano d’azione per l’economia circolare può essere considerato pienamente completato. Le 54 azioni previste sono state attuate o sono in fase di attuazione, accelerando la transizione verso un’economia circolare in Europa, che a sua volta ha contribuito a riportare l’UE su un percorso favorevole all’aumento dell’occupazione.
Nel 2016 oltre 4 milioni di lavoratori hanno trovato impiego nei settori attinenti all’economia circolare, il 6 % in più rispetto al 2012.
La circolarità ha inoltre schiuso nuove opportunità commerciali, dato origine a nuovi modelli di impresa e sviluppato nuovi mercati, sia all’interno che all’esterno dell’UE. Nel 2016 le attività circolari come la riparazione, il riutilizzo o il riciclaggio hanno generato quasi 147 miliardi di euro di valore aggiunto, registrando investimenti pari a circa 17,5 miliardi di euro.
Nei giorni scorsi, è stato presentato il 1° Rapporto sull’economia circolare in Italia realizzato dal Circular Economy Network (CEN) sulla base delle performance sui macro settori indicati dal Piano d’azione, che evidenzia come il nostro Paese , pur crescendo meno nell’ultimo anno rispetto agli altri Paesi europei, mantenga una posizione di leadership in campo europeo.
“L’economia circolare è fondamentale per immettere la nostra economia su un percorso sostenibile e per realizzare gli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibile – ha affermato Frans Timmermans, primo vicepresidente e responsabile per lo Sviluppo sostenibile – La relazione mostra che l’Europa sta aprendo la strada al resto del mondo. Allo stesso tempo occorre fare di più per fare in modo che l’aumento della nostra prosperità avvenga entro i limiti del Pianeta e per chiudere il ciclo di vita dei prodotti, in modo da evitare di sprecare le nostre preziose risorse”.
La Commissione sottolinea che la Strategia dell’UE per la plastica nell’economia circolare adotta un approccio basato sul ciclo di vita dei singoli materiali al fine di integrare le attività di progettazione circolare, utilizzo, riutilizzo e riciclaggio nelle catene del valore della plastica. La strategia delinea una visione chiara e comprensiva di obiettivi quantificati a livello dell’UE – che prevedono, tra l’altro, la riutilizzabilità o riciclabilità entro il 2030 di tutti gli imballaggi di plastica immessi sul mercato dell’UE.
Per stimolare il mercato della plastica riciclata, la Commissione ha avviato una campagna di impegno volontario in materia di plastica riciclata, a cui hanno risposto 70 imprese, grazie alle quali il mercato della plastica riciclata crescerà almeno del 60 % entro il 2025. Tuttavia, vi è ancora uno scarto tra l’offerta e la domanda di plastica riciclata. Per colmarlo, la Commissione ha lanciato lo scorso dicembre Circular Plastics Alliance una piattaforma multistakeholder volontaria per far incrociare domanda ed offerta di materie plastiche riciclate.
Inoltre, le norme relative agli articoli di Plastica monouso riguardanti i 10 prodotti più frequentemente trovati sulle sue spiagge collocano l’UE in una posizione di primo piano nella lotta mondiale ai rifiuti marini. Le misure, tra le altre cose, vietano determinati prodotti in plastica monouso (per es. cannucce e posate) per i quali sono disponibili alternative e la plastica oxo-degradabile, proponendo azioni per altri prodotti – ad esempio obiettivi di riduzione del consumo, requisiti di progettazione e regimi di responsabilità estesa del produttore.
Peraltro, un recente Rapporto i rischi per la salute umana derivanti dall’inquinamento della plastica sarebbero stati per troppo tempo ignorati o valutati con approcci che non tengono conto dei differenti gradi di esposizione in ogni fase del loro ciclo di vita.
Lo scorso luglio è entrato in vigore il Quadro legislativo sui rifiuti volto a modernizzare i sistemi di gestione dei rifiuti che comprende, tra l’altro, nuovi e ambiziosi tassi di riciclaggio, chiarimento della qualifica giuridica per materiali riciclati, misure rafforzate di prevenzione e gestione dei rifiuti anche per i rifiuti marini, gli scarti alimentari e i prodotti contenenti materie prime essenziali.
“La relazione è molto incoraggiante – ha dichiarato Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività – Essa dimostra che l’Europa è sulla buona strada per generare investimenti e creare posti di lavoro e nuove imprese. Il futuro potenziale di crescita sostenibile è enorme e l’Europa è sicuramente il luogo migliore in cui un settore industriale rispettoso dell’ambiente possa crescere. Questo successo è il risultato della collaborazione tra portatori d’interessi e responsabili decisionali europei“.
La Commissione rivolge la sua attenzione ai cittadini europei perché per passare a un’economia più circolare è necessario che questi si impegnino attivamente a cambiare i propri modelli di consumo. Le metodologie per calcolare l’impronta ambientale dei prodotti e delle organizzazioni, sviluppate dalla Commissione, consentono alle imprese di rilasciare dichiarazioni ambientali affidabili e comparabili affinché i consumatori facciano scelte consapevoli.
Oggi l’economia circolare è una tendenza mondiale e irreversibile. Ciononostante, molto deve essere ancora fatto per potenziare l’azione sia a livello dell’UE sia a livello mondiale, chiudere il ciclo e ottenere il vantaggio competitivo che l’economia circolare porterà alle imprese dell’UE. Saranno necessari maggiori sforzi per attuare la legislazione riveduta sui rifiuti e sviluppare i mercati delle materie prime secondarie. Inoltre, il lavoro avviato a livello dell’UE su alcune questioni (come sostanze chimiche, ambiente non tossico, marchio di qualità ecologica ed ecoinnovazione, materie prime essenziali e fertilizzanti) deve subire un’accelerazione se l’Unione vuole trarre il massimo vantaggio dalla transizione verso l’economia circolare.
Contestualmente alla relazione della Commissione UE, Eurostat ha pubblicato il suo quadro di monitoraggio da cui emerge che a fronte di alti tassi di riciclaggio, in media solo il 12% dei materiali utilizzati nell’UE nel 2016 provenivano da prodotti riciclati e materiali recuperati.
Accompagna la relazione il documento di lavoro dei servizi della Commissione, contenente informazioni dettagliate e i riferimenti per le 54 azioni del Piano di azione per chiudere il ciclo.
Fonte: Regioni&Ambiente