In una decisione che rivela un impegno tangibile per fronteggiare la crisi ambientale connessa alla plastica, l’Unione Europea ha ufficialmente varato un divieto totale sulle esportazioni di rifiuti di plastica verso le nazioni economicamente meno sviluppate. Questa determinazione, frutto di un accordo tra il Parlamento Europeo e i vari governi degli stati membri, sottolinea l’unità nell’affrontare le crescenti preoccupazioni globali riguardo alla gestione inefficiente dei rifiuti di plastica.
Il divieto, la cui operatività è prevista nel 2026, è concepito per evitare che la plastica inviata per il riciclaggio venga trattata in modo inadeguato nei paesi di destinazione, dove le carenze infrastrutturali e legislative possono compromettere gli sforzi per una gestione sostenibile. Al momento, la maggior parte dei rifiuti di plastica prodotti nell’Unione Europea trova destinazione nella combustione, con solo una modesta percentuale che effettivamente attraversa cicli di riciclo, sia internamente che oltre i confini dell’Unione.
I paesi coinvolti da questo divieto sono quelli esterni all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), un consorzio comprendente 38 delle nazioni più avanzate economicamente nel panorama mondiale. Parallelamente al divieto, verranno intensificati i controlli sulle esportazioni di plastica anche verso le nazioni appartenenti all’OCSE.
Uno degli obiettivi fondamentali di questa iniziativa è prevenire il rischio che la plastica esportata possa contaminare l’ambiente a causa di una gestione inadeguata nei paesi di destinazione. Questa inquietudine assume particolare rilevanza nelle nazioni al di fuori dell’OCSE, dove lacune infrastrutturali e legislative possono ostacolare la gestione responsabile dei rifiuti.
Dopo un quinquennio dal varo del divieto, le nazioni non membro dell’OCSE avranno la possibilità di richiedere la ripresa delle importazioni di plastica europea, a condizione che dimostrino alla Commissione Europea di aver implementato pratiche di gestione dei rifiuti adeguate.
È cruciale notare che queste nuove direttive potrebbero alterare significativamente i flussi globali delle esportazioni di rifiuti di plastica. Paesi come la Turchia, attualmente il principale destinatario di rifiuti di plastica europei, potrebbero sperimentare un aumento delle importazioni da parte delle nazioni dell’OCSE. Al contrario, nazioni come l’Indonesia e la Malesia, non essendo membri dovranno rinunciare all’importazione di plastica dall’Unione Europea a partire dal 2026.
Questa mossa strategica dell’Unione Europea rappresenta un passo concreto verso una gestione più responsabile dei rifiuti di plastica su scala mondiale. La sfida ora consiste nell’implementare con successo queste nuove politiche e promuovere pratiche sostenibili nella gestione dei rifiuti a livello internazionale, cosa che per ora non si è vista poiché anche l’ultima direttiva del Parlamento europeo riguardante gli imballaggi, è nata come una rivoluzione positiva per l’ambiente, finalizzata a diminuire alla fonte la produzione di rifiuti derivanti da imballaggi plastici e non, ma è poi stata completamente indebolita dalle lobby ed anche dalla strenua lotta dell’Italia verso quella che poteva essere una buona base per gli anni futuri.
A cura di Andrea Tornavacca, ESPER