Con quasi tre anni di ritardo rispetto al termine fissato dal Testo unico ambientale (è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il DM 119/23 recante il “Regolamento recante determinazione delle condizioni per l’esercizio delle preparazioni per il riutilizzo in forma semplificata, ai sensi dell’articolo 214-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152“ che è entrato in vigore il 16 settembre 2023. il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha così definito le modalità e requisiti dei soggetti che intendono esercitare attività di preparazione per il riutilizzo dei rifiuti in forma semplificata, le dotazioni tecniche e strutturali richieste per i centri di preparazione per il riutilizzo, i rifiuti esclusi dalla disciplina semplificata (ad es. i Raee aventi caratteristiche di pericolo e i rifiuti di prodotti contenenti gas ozono lesivi), le quantità massime di rifiuti impiegabili, la provenienza, i tipi e le caratteristiche dei rifiuti utilizzabili, le condizioni specifiche per l’esercizio delle operazioni di preparazione per il riutilizzo. Finalmente il settore del riuso dispone di una norma di riferimento che però ha suscitato un acceso dibattito sulla distinzione tra riutilizzo e preparazione per il riutilizzo da parte.
Ricordiamo infatti che mentre la “preparazione per il riutilizzo” è definita come l’insieme di operazioni “di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento”, il termine “riutilizzo” (o riuso oppure reimpiego) indica “qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti”. Il timore degli operatori economici del settore dell’usato è che, grazie alla eccessiva semplificazione del decreto, “i centri di riuso, nel concreto, rischino di sottrarre agli impianti di preparazione per il riutilizzo tutti i beni maggiormente valorizzabili rendendone impossibile la sostenibilità economica”. Rimandiamo all’articolo su economiacircolare.com per un approfondimento della questione, anche se non possiamo esimerci dal ritenere che il vero ostacolo per il settore dell’usato (e, quindi, della riduzione dei rifiuti prodotti) sia lo svantaggio competitivo nei confronti dei prezzi relativamente bassi delle apparecchiature nuove.
A cura di Maurizio Bertinelli, ESPER