TARI in aumento: analisi del Rapporto 2025 di Cittadinanzattiva

Negli ultimi anni, e in modo particolare nel 2025, la tassa sui rifiuti continua a pesare sempre di più sulle famiglie italiane. Il Rapporto 2025 sui rifiuti urbani, realizzato da Cittadinanzattiva, offre una panoramica chiara della situazione, mostrando che la TARI è aumentata in gran parte del Paese, con differenze regionali significative nella gestione e nel costo del servizio. Dal documento risulta che quasi tutti i capoluoghi hanno visto aumenti nelle tariffe, con effetti diretti sui bilanci familiari. La spesa media si attesta attorno ai 340 euro all’anno per una famiglia tipo, con un incremento di oltre il 3% rispetto all’anno precedente. Questo è un dato importante, in quanto conferma una tendenza già osservata negli ultimi anni: la TARI continua a crescere costantemente, a prescindere dalla regione, spesso senza che ci sia un miglioramento corrispondente nella qualità del servizio. Cittadinanzattiva sottolinea che questo aumento è generalizzato, interessando circa 95 dei 110 capoluoghi analizzati, suggerendo un trend stabile e non sporadico.

Il rapporto evidenzia anche le notevoli differenze territoriali nel Paese. Nel Nord Italia, dove la raccolta differenziata è più diffusa e le infrastrutture sono più solide, la spesa media è più contenuta e si mantiene al di sotto della media nazionale. In regioni come Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto, le bollette dei rifiuti sono sensibilmente più basse, riflettendo un rapporto più virtuoso tra l’efficienza del servizio e il costo finale per i cittadini. Qui, la raccolta differenziata supera spesso il 70%, riducendo i costi di smaltimento e aumentando il recupero di materiali.

La situazione è molto diversa nelle regioni del Centro e del Sud, dove la TARI raggiunge cifre più elevate. Al Centro, la spesa è generalmente più alta rispetto al Nord, con alcune regioni che superano abbondantemente i 360 euro all’anno. Al Sud, i costi sono i più elevati d’Italia: in molte zone, la TARI supera i 380 euro, con alcune città che arrivano a quote ancora più alte. Catania risulta tra le più costose, con tariffe ben oltre la media nazionale. Questo scenario si riflette anche nella qualità e continuità del servizio, che spesso presenta ritardi, difficoltà operative e carenze strutturali.

Cittadinanzattiva fa notare che il divario tra le diverse aree non è solo economico, ma anche infrastrutturale. Dove ci sono impianti efficienti, filiere di riciclo consolidate e un’organizzazione solida della raccolta, i costi rimangono più sostenibili. Al contrario, dove la gestione è debole o dipende da impianti esterni, la TARI tende ad aumentare perché i Comuni devono sostenere spese maggiori per trasporto, smaltimento e conferimento fuori regione. È il caso di molte aree meridionali, che si trovano a pagare un doppio prezzo: bollette più alte e servizi non sempre adeguati.

Un aspetto interessante del Rapporto 2025 riguarda l’equilibrio tra raccolta differenziata e costo del servizio. La percentuale di differenziata cresce a livello nazionale, arrivando a valori molto vicini agli obiettivi europei, il che è positivo. Tuttavia, un aumento della differenziata non comporta automaticamente una diminuzione della TARI. Questo perché il costo finale dipende anche da fattori come l’efficienza della gestione, la presenza di impianti, la capacità di recupero e i costi di smaltimento. Insomma, anche se si fa bene la raccolta, se il sistema non valorizza in modo efficiente i materiali raccolti, i costi non diminuiscono.

Il rapporto invita anche a considerare l’importanza della trasparenza e a promuovere sistemi tariffari più equi. La tariffazione puntuale, basata sulla quantità effettiva di rifiuti indifferenziati prodotti da ciascun utente, viene vista come un metodo capace di premiare chi si impegna di più e di distribuire i costi in modo più giusto. Tuttavia, in molte zone d’Italia questa prassi non è ancora diffusa e molti Comuni continuano a utilizzare criteri ormai superati, come la superficie dell’abitazione o il numero di componenti del nucleo familiare, che non riflettono la reale produzione di rifiuti.

In questo contesto, ESPER Società Benefit da anni svolge un lavoro costante per illustrare i vantaggi della tariffazione puntuale e per aiutare i Comuni a implementarla. Attraverso il volume “10 percorsi europei virtuosi verso la tariffazione incentivante”, diverse notizie e analisi pubblicate nel tempo, l’azienda ha dimostrato come questo sistema renda i costi più trasparenti, migliori la qualità dei materiali raccolti e coinvolga maggiormente i cittadini. L’esperienza di ESPER in vari territori dimostra che legare la tariffa alla reale produzione di rifiuti può fare la differenza, contribuendo a rendere il servizio più equo e sostenibile per tutti.

In sintesi, il rapporto di Cittadinanzattiva sul 2025 presenta un sistema che continua a vedere crescere i costi e mostra fragilità strutturali, soprattutto nelle regioni meno attrezzate. L’aumento della TARI non è solo un rincaro, ma il segnale di un modello che necessita di essere ripensato, reso più trasparente, più giusto e più efficiente dal punto di vista operativo e impiantistico.

Per le famiglie italiane, questo significa un peso economico sempre maggiore. Per le istituzioni, si tratta di una sfida complessa legata a investimenti, governance e qualità dei servizi ambientali. E per il Paese, rappresenta un importante banco di prova per capire se la gestione dei rifiuti potrà davvero allinearsi agli obiettivi ambientali e sociali dell’economia circolare.

Alcuni articoli di ESPER sulla tariffazione puntuale:

Condividi questo articolo

Articoli recenti

Iscriviti alla Newsletter di ESPER!

Unisciti alle persone che, come te, sono interessate a fare la differenza per l’ambiente.

Per iscriverti ti basta compilare e inviare il form qui sotto: