La crisi è palpabile: tra caro energia e guerra, il vetro scarseggia. Gli imprenditori dell’Associazione tedesca dei produttori di birra avevano avvisato per tempo. E per rispondere ai maggiori ordini che nel frattempo potrebbero dare forza alle imprese, in Italia c’è chi si ingegna. Ritorna il vecchio vuoto a rendere e si cambiano le bottiglie, portando sugli scaffali del supermercato quelle dai formati più diversi che si riescono a trovare nei magazzini. Dei quattro milioni di tonnellate di bottiglie di vetro che ogni anno vengono prodotte per acqua, vini, spumanti, liquori o per le passate di pomodoro, ne sono mancate all’appello 200mila. Tante sono quelle che, ogni anno, arrivavano da Russia e Ucraina e che, per colpa del conflitto in corso, hanno avuto uno stop.
LE PRODUZIONI
Sempre più imprese si stanno convertendo al vuoto a rendere, a quel sistema che permette al consumatore di restituire le bottiglie vuote direttamente all’azienda che le ha prodotte. Birra Peroni ha fatto un passo avanti lanciando nel suo stabilimento di Bari una linea in grado di produrre 50mila bottiglie all’ora dal formato universale tra tutti i produttori. Una volta tornate nello stabilimento dopo il consumo saranno trattate, sanificate e potranno essere riutilizzate fino a 18 volte. Ma Peroni non è la sola ad aver fatto questa scelta che strizza l’occhio all’ambiente e che già vede nazioni come la Germania aver una tradizione più consolidata. Ichnusa aveva già proposto per la sua birra le bottiglie con il vuoto a rendere e ha fatto una precisa scelta di comunicazione sostenibile contraddistinguendole con un tappo verde. Altrettanto accade sul fronte delle acque minerali. Lo fa Levico Acque (i cui contenitori sono riutilizzabili fino a 30 volte) Acqua Frisia della Valchiavenna e, tra le ultime, a questo sta puntando la siciliana Montalbano acque, con un progetto per l’imbottigliamento dell’acqua Fontalba.
NUOVE MISURE
A Cossano Belbo (Cuneo) Gianfranco Toso, titolare dell’azienda che porta il nome della sua famiglia che da più di un secolo fa liquori, spumanti, Dolcetto e Barbera, denuncia i problemi creati dalla particolare congiuntura. «Purtroppo le vetrerie non sono molte. Per qualche bottiglia degli spumanti abbiamo cambiato formato: siamo passati da quelle da 600 grammi a quelle da 700». spiega. A Mestrino, nel padovano, ci sono le distillerie Umberto Bonollo: fa grappe e alcolici a proprio marchio ma anche con i loghi della grande distribuzione organizzata e dei discount. Anche qui, stessa situazione: in qualche caso le scorte di bottiglie sono state utilissime, ma poi alla fine è stato necessario reperirne delle altre fuori dai classici formati. «Abbiamo fatto questa scelta per alcuni prodotti non direttamente a nostro marchio, usando bottiglie abbastanza simili – racconta Elio Bonollo – Fortunatamente fino a questo momento è accaduto in un numero ridotto di casi, specie per le grappe, e ci ha aiutato a evitare l’indisponibilità del prodotto nella grande distribuzione organizzata».
IL MERCATO
Non c’è stato solo il conflitto tra Russia e Ucraina a mettere i bastoni tra le ruote nel sistema produttivo del mondo delle bevande. Nel frattempo, infatti, sono aumentate anche le richieste dei prodotti italiani in vetro: quindi, se da una parte ci sono state meno bottiglie, dall’altra i consumatori hanno chiesto più prodotti. «Negli ultimi dieci anni abbiamo registrato un aumento del 13% delle richieste di prosecco e c’è una forte crescita della domanda delle bibite non alcoliche in vetro», dice Marco Ravasi, presidente di Assovetro, l’associazione degli industriali della categoria. Il 2021 è stato un anno positivo per l’industria italiana delle bottiglie: la produzione è stata di circa 6 milioni di tonnellate, con un aumento del 9,4% rispetto all’anno precedente. Anche i primi tre mesi del 2022 confermano la tendenza di crescita del settore con un aumento della produzione del 3,2% rispetto al primo trimestre 2021. Stando al rapporto annuale di Coreve (il Consorzio per il riciclo del vetro) nel 2021 sono state più di 2,4 milioni le tonnellate dei rifiuti di vetro riciclate in Italia (+1,8% rispetto al 2020), con un tasso di riciclo attestato al 76,6%, leggermente superiore rispetto all’obiettivo del 75% fissato dall’Unione europea entro il 2030. Ma sono ancora 400.000 le tonnellate che finiscono in discarica. Proprio per questo Coreve e Anci hanno deciso di avviare un progetto comune per migliorare la raccolta. «Siamo i secondi produttori di vetro in Europa dopo la Germania, primi nel mercato del Food and beverage – sottolinea Ravasi – Al momento proprio questo settore sta trainando. Una bottiglia su cinque viene importata oltre che da Russia e Ucraina anche da Turchia e Portogallo. Il resto è tutto un prodotto nazionale». Sono 39 i forni che nella penisola producono vetro da bottiglie. «Nel prossimo anno e mezzo ne saranno aperti cinque in più – conclude il presidente di Assovetro – due in Friuli Venezia Giulia, due in Lombardia e uno in Toscana».
Fonte: Il Messaggero