L’Italia è la numero uno in Europa sul fronte del riciclo dei rifiuti e nell’economia circolare. A sottolineare l’importante primato, ancora poco conosciuto, è il Rapporto “L’economia circolare italiana per il Next Generation Ue”, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Comieco, illustrato sabato in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani e l’Ad di Enel, Francesco Starace.
IL RICICLO – Secondo il Rapporto, l’Italia sarebbe il Paese europeo con la più alta percentuale (il 79%) di riciclo sulla totalità dei rifiuti. Una percentuale di gran lunga superiore a quella di altri grandi Paesi come la Francia (56%) e la Germania (43%). E questo non solo per la “storica scarsità di materie prime e di approvvigionamento energetico”, ma anche per l’ introduzione di “processi innovativi” nel sistema delle imprese (soprattutto durante “la lunga recessione economica degli ultimi anni”) e di alcuni modelli di governance come, ad esempio, quello dei Consorzi che si sono dimostrati “capaci di generare filiere produttive di qualità”.
L’intera filiera del riciclo vale complessivamente oltre 70 miliardi di euro di fatturato e impiega 213mila persone. Altro primato italiano è quello di “aver migliorato” di più le proprie prestazioni (dal 2010 al 2018) “nonostante un tasso di riciclo già molto elevato”, arrivando al +8,7%.
Ma c’è un vulnus: è vero che l’ Italia riesce a risparmiare sull’utilizzo di ‘materie prime’, ma non riesce a produrre da sola le ‘materie seconde’ necessarie al proprio fabbisogno, tanto che è costretta ad importarle. La cosa comunque è fisiologica, si spiega sempre nel Rapporto, “perché siamo un Paese che esporta nel mondo i suoi prodotti e che per questo produce molto di più di quello che consuma”.
IL RISPARMIO ENERGETICO – L’alta percentuale di riciclo “è decisiva dal punto di vista della sostenibilità”, non solo per la riduzione “dei rifiuti da smaltire” e per il minore impiego “di materie prime”, ma anche per il risparmio energetico che comporta, con un conseguente, importante taglio di “emissioni climalteranti”. Il recupero di materia nei cicli produttivi permette un risparmio annuo pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Le emissioni di CO2 evitate attraverso il riciclo di materia in Italia valgono l’85% delle emissioni di gas climalteranti dalla produzione elettrica nazionale (74,5 milioni di tonnellate).
LA FILIERA DELLA CARTA – In Italia è uno dei settori leader dell’economia circolare, genera “un fatturato di circa 25 miliardi di euro (l’1,4% del Pil) e occupa circa 200mila addetti con un tasso di circolarità medio del 57%. Solo nel 2018, il riciclo industriale di carta in Italia ha consentito di evitare consumi energetici pari a “1,5 milioni di tep ed emissioni climalteranti pari a 4,4 milioni di tonnellate di Co2”.
DIRETTRICI STRATEGICHE – Nel Rapporto di Symbola si delineano, soprattutto alla luce di quelli che saranno gli investimenti da realizzare con il Recovery Fund, 5 direttrici strategiche: 1)Ottimizzare la filiera del recupero per potenziare l’economia circolare attraverso una serie di azioni come il miglioramento della raccolta differenziata e la diffusione di “tecnologie avanzate” per aumentare la qualità del materiale selezionato. 2) Decarbonizzare i cicli produttivi anche attraverso una progressiva conversione energetica. Il suggerimento è di concentrarsi soprattutto sui ‘biocombustibili’. 3) Creare nuove filiere industriali e di prodotti bio-based, riciclato e riciclabile. L’Italia ha le carte in regola per assumere un ruolo di primo piano a livello internazionale. 4) Investire sulle tecnologie digitali per “digitalizzare i processi di gestione delle materie seconde”. 5) Ottimizzare la logistica delle ‘materie seconde’ smettendo di ricorrere al trasporto su gomma, ma realizzando, ad esempio, “hub ferroviari connessi con la rete ferroviaria nazionale per la migliore tracciabilità dei flussi e la riduzione delle emissioni climalteranti”. (ANSA).