Il 10 febbraio 2021, il Parlamento Europeo ha deliberato la Risoluzione del Parlamento europeo sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare (2020/2077(INI)).
Nel documento (punto 3) si sottolinea l’opportunità intrinseca dell’economia circolare per tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea: “sottolinea che l’economia circolare può fornire soluzioni alle nuove sfide provocate e messe in evidenza dalla crisi della pandemia da COVID-19, rafforzando le catene del valore all’interno dell’UE e riducendone la vulnerabilità, e rendendo gli ecosistemi industriali europei più resilienti e sostenibili nonché competitivi e redditizi”.
Un passaggio fondamentale è quello al punto 8) dove il Parlamento EU “esorta la Commissione a introdurre entro il 2021 indicatori di circolarità armonizzati, comparabili e uniformi, che comprendano indicatori relativi all’impronta dei materiali e all’impronta dei consumi nonché una serie di sottoindicatori sull’efficienza delle risorse e i servizi ecosistemici; precisa che questi indicatori dovrebbero misurare il consumo di risorse e la produttività di queste ultime, includendo le importazioni e le esportazioni a livello dell’UE, degli Stati membri e dell’industria, nonché essere coerenti con metodologie armonizzate di valutazione del ciclo di vita e di contabilizzazione del capitale naturale; aggiunge che dovrebbero essere applicati in tutte le politiche dell’Unione e a livello degli strumenti finanziari e delle iniziative di regolamentazione“;
Inoltre al punto 96), viene nuovamente fatto riferimento alla gerarchia dei rifiuti, già segnalata e indicata nella Direttiva 98/2008 e si: “sottolinea l’importanza di assegnare la priorità innanzitutto alla prevenzione dei rifiuti, in linea con la gerarchia dei rifiuti dell’UE, nell’ambito delle politiche in materia sia di prodotti che di rifiuti; invita la Commissione a proporre obiettivi vincolanti per la riduzione complessiva dei rifiuti e per la riduzione dei rifiuti in specifici flussi di rifiuti e gruppi di prodotti, nonché obiettivi volti a limitare la produzione di rifiuti residui, nella revisione della direttiva quadro sui rifiuti e della direttiva sulle discariche, prevista per il 2024; ritiene che gli obiettivi relativi alla preparazione per il riutilizzo e quelli di riciclaggio dovrebbero essere separati al fine di attribuire alla preparazione per il riutilizzo la priorità che riveste nella gerarchia dei rifiuti”.
Un forte richiamo viene anche diretto agli Stati Membri dell’Unione Europea e anche alla Commissione europea, visto il loro significativo ruolo di coordinatori e promotori dell’economia circolare stessa. In particolare al punto 53) si:” sottolinea la necessità di coerenza politica tra le misure esistenti e quelle future a livello dell’UE e degli Stati membri, al fine di garantire il conseguimento degli obiettivi del piano d’azione e di assicurare la certezza economica e degli investimenti per le tecnologie, i prodotti e i servizi circolari, che favoriranno anche la competitività e l’innovazione dell’UE; invita la Commissione ad affrontare eventuali incoerenze o barriere normative esistenti o incertezze giuridiche che ostacolano la piena realizzazione di un’economia circolare; chiede incentivi economici quali la tariffazione delle emissioni di CO2, la responsabilità estesa del produttore con l’ecomodulazione delle tariffe e degli incentivi fiscali, nonché altri incentivi finanziari che promuovano scelte sostenibili da parte dei consumatori” (SC)