«Nonostante alcune iniziative promettenti per affrontare il crescente problema dei rifiuti di plastica, come il divieto per i sacchetti o le cannucce, in Europa non sono ancora diffusi obiettivi specifici di prevenzione per diversi rifiuti di plastica». A certificare questa triste realtà mentre si avvicinano le scadenze della nuova direttiva sulla plastica monouso è il rapporto “Preventing plastic waste in Europe” appena pubblicato dall’European environment agency (Eea), dal quale emerge che solo 9 Paesi hanno obiettivi espliciti per la prevenzione dei rifiuti di plastica.
Il rapporto Eea fornisce uno stato dell’arte della prevenzione dei rifiuti di plastica in Europa e ha mappato gli sforzi nei Paesi membri dell’Eea (oltre ai 28 Ue, Islanda, Norvegia, Svizzera, Turchia) per affrontare la produzione di rifiuti di plastica attraverso misure di prevenzione. Secondo il rapporto, «la prevenzione dei tipi di plastica più dannosi per l’ambiente, come le materie plastiche monouso e i prodotti in plastica non riciclabili, dovrebbe avere la priorità. Mentre le tasse sulle borse della spesa in plastica hanno portato a risultati notevoli nel ridurre il loro uso e spreco in molti Paesi, tali misure dovrebbero essere applicate anche ad altri tipi di prodotti in plastica, ad esempio i rifiuti di plastica per imballaggio, che rappresenta il singolo più grande flusso di rifiuti di plastica in Europa».
L’Eea ricorda che «i rifiuti di plastica rappresentano un problema crescente in tutto il mondo. L’Ue ha recentemente intrapreso azioni per la prevenzione dei rifiuti e introducendo nuove misure per affrontare i rifiuti e l’inquinamento da plastica, ad esempio attraverso la strategia europea 2018 della Commissione europea per la plastica in un’economia circolare e la direttiva sulle materie plastiche monouso di recente adozione. Ma è proprio l’Agenzia europea a rilevare che «le capacità di riciclaggio della plastica non hanno tenuto il passo con la crescente produzione globale di materie plastiche. Attualmente, in Europa, solo il 30% dei rifiuti di plastica viene raccolto per il riciclaggio. Inoltre, la maggior parte delle operazioni di riciclaggio avviene al di fuori dell’Europa, dove le pratiche e le norme ambientali possono differire».
Il rapporto Eea, che si basa su una revisione dei programmi nazionali e regionali di prevenzione dei rifiuti e sui risultati di un’indagine effettuata in 31 Stati, ha individuato 173 misure di prevenzione dei rifiuti attuate o che si prevedono di attuare nei diversi Paesi membri. Ne viene fuori che in quasi la metà dei Paesi membri Eea i rifiuti di plastica sono stati dichiarati flussi di rifiuti prioritari.
Delle 173 misure di prevenzione dei rifiuti identificate, 105 riguardano la fase di produzione dei prodotti in plastica e 69 coprono la fase di consumo. Ad eccezione delle azioni nazionali, come un’imposta sulle borse di plastica, la maggior parte delle misure di prevenzione identificate consiste in accordi volontari e attività di informazione. 37 delle 173 misure individuate (il 20%) sono strumenti basati sul mercato. Di questi, la maggior parte riguarda l’addebito di tasse ai consumatori per l’uso di sacchetti di plastica.
In totale sono stati avviati 30 accordi volontari sulla prevenzione dei rifiuti di plastica che hanno coinvolto diversi gruppi di stakeholders e che spesso includono obiettivi specifici monitorati da parti interne o esterne. Solo 9 Paesi hanno obiettivi di prevenzione dei rifiuti espliciti inclusi nei loro programmi di prevenzione. L’Eea fa notare che «obiettivi chiari e coerenti, utili per guidare l’innovazione e migliorare le pratiche di gestione dei rifiuti, sono ancora carenti per la maggior parte dei gruppi di prodotti e quindi i livelli di attività e ambizione differiscono tra i Paesi».
Gli esempi di buone pratiche identificati comprendono sia iniziative normative come il divieto di alcuni prodotti di plastica e misure più morbide come gli accordi tra le parti interessate per ridurre il consumo di prodotti in plastica (principalmente packaging) e di nonché la formazione e il capacity building. «Sfortunatamente – conclude l’Eea – ci sono pochissimi casi in cui le iniziative adottate sono state adeguatamente valutate, rendendo difficile osservare i progressi».
Fonte: GreenReport