Posticipato di qualche mese rispetto alla data iniziale, il 1 luglio 2016, in Francia, entrerà in vigore il divieto alla vendita e distribuzione (gratuita o a pagamento) degli shopper monouso in plastica per asporto merci e dal 1 gennaio 2017 il divieto si estenderà anche ai sacchi per il confezionamento di frutta e verdura. Sono esclusi dal divieto i sacchi frutta e verdura compostabili (seconda la norma NFT51-800), ottenuti da materie prime rinnovabili e idonei al compostaggio domestico.
Il decreto di attuazione è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale francese il 30 marzo 2016. La messa al bando riguarda gli shopper in plastica con spessore sotto i 50 micron. Gli shopper compostabili, invece, dovranno gradualmente aumentare la percentuale di materie prime rinnovabili: 30% a partire dal 1 gennaio 2017, 40% dal 1 gennaio 2018, per poi salire al 50% dopo il 1 gennaio 2020 e al 60% a partire dal 1 gennaio 2025.
Positivo il commento dell’associazione delle bioplastiche francese Club Bio-plastiques. “Accolgo con favore – ha sottolineato il presidente Christophe Doukhi-de Boissoudy – la pubblicazione del decreto attuativo della legge “transition énergétique” e l’implementazione della misura sugli shopper monouso che aspettavamo da molto tempo. I sacchetti compostabili – si legge ancora nella nota – contribuiscono in modo efficace all’ottimizzazione della raccolta differenziata del rifiuto organico, promossa peraltro dalla legge transition énergétique”.
Il decreto è stato fortemente promosso e sostenuto dal Ministro dell’Ambiente Ségolène Royal, con l’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali connessi alla produzione, distribuzione e dispersione dei sacchi di plastica. Inoltre con la sostituzione dei sacchi di plastica con quelli compostabili, gli operatori del settore prevedono una crescita del comparto delle bioplastiche da fonti rinnovabili e la creazione di 3000 nuovi posti di lavoro.
Ad Enzo Favoino, della Scuola Agraria del Parco di Monza, abbiamo chiesto un parere sul requisito francese che prevede l’idoneità dei sacchetti al compostaggio domestico. “Su questo punto – ha spiegato Favoino ad Eco dalle Città – la Francia, a differenza dell’Italia, ha scelto un requisito più elevato. A livello pratico però questo elemento non è fondamentale per lo scopo prefissato. Nel caso del compostaggio domestico il sacchetto non serve. A livello industriale, invece, i bioshopper in regola con la norma italiana sono pienamente compostabili”.
Fonte: Eco dalle Città