«Nel Lazio servirebbe un altro termovalorizzatore. Quello di San Vittore, in provincia di Frosinone, non basta. Ma in regione mancano anche 5-10 impianti di riciclo della frazione umida. Inoltre a Roma serve una discarica di servizio». A parlare è Chicco Testa, presidente di FISE Assoambiente, associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali, nonché bonifiche.
Quali iniziative andrebbero prese per evitare a settembre-ottobre una nuova crisi dei rifiuti a Roma?
Bisogna distinguere due aspetti: il servizio di raccolta, da una parte, e lo smaltimento e il riciclo, dall’altra. Per il primo aspetto bisogna che Ama (l’azienda di igiene urbana al 100% del Comune di Roma) faccia il suo mestiere. Deve funzionare meglio, con i suoi oltre 7mila dipendenti, nell’offrire il servizio di spazzamento e raccolta.
Nel medio-lungo periodo?
Roma e il Lazio hanno un numero insufficiente di impianti. L’invio dei rifiuti all’estero è un alibi, per le amministrazioni dalla Toscana in giù, per non effettuare le scelte necessarie. Con costi molto più alti. Ha ragione l’assessore regionale ai Rifiuti del Lazio Massimiliano Valeriani: non si vede il perché questi impianti non li possano fare anche i privati.
Quali impianti andrebbero costruiti?
Non mi riferisco solo ai termovalorizzatori. Mancano anche impianti di riciclo, in particolare per la frazione umida: nel Comune di Roma servirebbero almeno 5-10 strutture di questo tipo.
I termovalorizzatori?
Secondo me, nel Lazio, l’unico impianto ora attivo, quello di San Vittore, che ha una capacità di smaltimento di quasi 330mila tonnellate l’anno (in base all’ultimo rapporto Ispra), non è sufficiente. Nel Lazio vengono prodotte 2,9 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Anche se si arrivasse a recuperare il 65% dei rifiuti, resterebbe ancora quasi un milione di tonnellate che dovrebbe finire in discarica o presso un termovalorizzatore. La regione prevede una ulteriore piattaforma di separazione a Colleferro, ma non sono sicuro che possa ottenere il risultato di mettere in sicurezza la parte indifferenziata dei rifiuti dopo che si è già provveduto per le parti “nobili” a una raccolta differenziata spinta. Aggiungo inoltre che la Regione Lazio, e in particolare il Comune di Roma, sono ben lontani dal 65% di riciclaggio effettivo (che significa una raccolta differenziata di almeno l’80%). Serve ancora un secondo impianto di termovalorizzazione, possibilmente vicino a Roma
Ma per far entrare in funzione un termovalorizzatore servono 7 anni. Non arriverebbe troppo tardi?
Le lentezze burocratiche non sono un buon motivo per non farlo. Caso mai sarebbe necessario accelerare i processi autorizzativi.
Anche la Regione Lazio ha detto che serve a Roma una discarica di servizio. Come superare le resistenze della popolazione?
Bisogna parlare chiaro, se si nega la necessità di una discarica o la si criminalizza non c’è poi da stupirsi se c’è diffidenza. Si va a parlare con la popolazione e si spiega la necessità dei nuovi impianti. La Lombardia ha 13 termovalorizzatori e gli studi dimostrano che incidono solo per 1% sull’inquinamento della regione.
Fonte: Il Sole 24 ore