La recente sentenza del Consiglio di Stato n. 81 del 7 gennaio 2025 rappresenta un punto di svolta nella gestione della tariffazione dei rifiuti urbani in Italia. La decisione stabilisce un principio chiaro: i comuni devono dimostrare che il metodo normalizzato garantisce benefici di gran lunga superiori rispetto al metodo puntuale, che è quello che dovrebbe essere normalmente adottato in applicazione del principio europeo “Pay As You Throw” (PAYT), che in italiano si traduce con “Paga per quello che conferisci”.
Questa condizione, tuttavia, risulta difficilmente dimostrabile, confermando che il metodo puntuale risulta la scelta più equa ed efficace anche secondo il Programma nazionale per la prevenzione dei rifiuti. Il metodo normalizzato si basa invece su coefficienti medi di produzione attesa teorica correlati alla superficie dell’immobile e alla categoria di utenza (domestica o non domestica), attribuendo ai contribuenti un costo in base a produzioni medie spesso poco aderenti alla reale produzione di rifiuti delle singole utenze.
Al contrario, il metodo puntuale, calcolando la tariffa sulla base dei rifiuti effettivamente prodotti, incentiva comportamenti virtuosi, riduce gli sprechi e permette di ridurre le tariffe a chi adotta pratiche di riduzione dei propri rifiuti.
La sentenza sottolinea che le amministrazioni comunali non possono più mantenere il metodo normalizzato solo per consuetudine consolidata negli anni precedenti se non riescono a dimostrare che esso comporta benefici nettamente superiori rispetto alla tariffazione puntuale. Tuttavia, tale prova appare complessa, dato che il metodo normalizzato, per sua natura, non premia la riduzione dei rifiuti né garantisce una ripartizione equa dei costi tra gli utenti.
Questa pronuncia apre la strada a possibili ricorsi da parte di categorie di utenze non domestiche e associazioni di settore, con conseguenze problematiche per le amministrazioni che non hanno ancora adottato la tariffazione puntuale o la tariffa corrispettivo.
Alcuni amministratori giustificano la mancata introduzione della tariffa puntuale con il rischio di un aumento del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti oppure con il rischio di incrementare le tariffe a carico delle utenze residenti, favorendo oltremodo i non residenti. Questi luoghi comuni sono però stati smentiti da vari studi e nel documentario “Oltre i luoghi comuni” realizzato dall’Associazione Greenaccord Onlus insieme ad ESPER, visionabile gratuitamente nel seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=G4RFAMM40lE.
In sintesi, i comuni che intendono mantenere il metodo normalizzato dovranno quindi fornire nuove e solide argomentazioni a giustificazione di tale scelta. Argomentazioni che potrebbero rivelarsi molto difficili da individuare, ora che i soliti luoghi comuni di cui sopra sono stati smentiti grazie all’esperienza di tanti Comuni italiani anche con elevati flussi turistici (come Cattolica con il supporto tecnico di ESPER) che hanno introdotto con successo la tariffa puntuale.