La strategia virtuosa dell’Emilia-Romagna, intervista all’assessore all’ambiente

Prima in Italia e ai vertici in Europa nella raccolta dell’organico, con il 71%, pari a 117 chili a persona, e Il 73% di raccolta differenziata a fronte del 63% di media nazionale, l’Emilia-Romagna, con l’understatement di chi è abituato a fare il passo lungo esattamente come la gamba, esibisce, in realtà, dati eccellenti in tutti i fondamentali di cui si compone una gestione efficiente dei rifiuti. Le ultime rilevazioni mettono in evidenza un calo procapite di rifiuti prodotti del 3.4% e un conferimento in discarica sceso al 1.16% del totale, dunque molto inferiore al 10 per cento previsto per il 2035 dal nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare. Bravi i cittadini a comprendere che il rifiuto non è più uno scarto, ma una risorsa. E bravi gli amministratori ad assecondare con perseveranza e fantasia questo spirito del tempo, come ad esempio ha fatto l’assessorato regionale all’Ambiente, inventandosi, otto anni fa, ‘Chi li ha visti’. «Una campagna di comunicazione — spiega l’assessore, Irene Priolo — che raccontando il percorso dei rifiuti dopo la raccolta differenziata, è stata di grande aiuto nel coinvolgere attivamente le persone e cambiare le abitudini».

L’esperienza dice che nella gestione dei rifiuti, arrivati a queste cifre, ogni punto in più di efficienza costa una fatica immensa.

«Siamo pronti a raccogliere questa sfida, portando la raccolta differenziata all’80% al 2025. Il nostro punto di forza è il metodo: la condivisione con parti sociali, imprenditoriali e territoriali, riuniti dal 2020 nel Patto per il Lavoro e per il Clima. Ma la raccolta differenziata è solo il mezzo. Il vero obiettivo è massimizzare riciclo e recupero. Puntiamo ad un vero e proprio sistema di sviluppo economico, con filiere legate all’economia circolare. In Europa, si stimano 700mila posti di lavoro in più da qui al 2030. E noi siamo pronti al rilancio di un intero sistema, anche con 43 milioni di fondi proprio sull’economia circolare».

È stata appena approvata una delibera regionale che integra i documenti usciti dai vari tavoli – economia, tecnologia, alimentazione, comunicazione – della cabina di regia istituita dalla Regione Emilia-Romagna per dotarsi di un’efficace strategia Plasticfree. Ci sono settori che fanno più resistenza, o si procede compatti verso l’obiettivo?

«Qualcuno fatica di più a liberarsi dalla plastica, anche per motivi contingenti. Un esempio è la grande distribuzione per le mense, che, causa le cautele igienico-sanitarie imposte dalla pandemia, ha dovuto aumentare il confezionamento. Queste complessità vanno analizzate e lo scopo della cabina di regia, che comprendeva praticamente tutti gli attori – la produzione, la ricerca, il consumo e le associazioni ambientaliste – era farle emergere con chiarezza. Nel metterla insieme, ci siamo regolati sullo stesso principio della riduzione dello spreco alimentare, che interpella tutti, ‘dal campo alla forchetta’. In ogni caso, la ‘Strategia regionale per ridurre l’incidenza delle plastiche sull’ambiente” è al centro del nuovo Piano dei rifiuti e delle bonifiche, in corso di approvazione. Come indica anche l’Unione Europea, è indispensabile, da una parte, riprogettare i materiali utilizzando polimeri compatibili con il riciclo meccanico, o chimico e, dall’altra, disporre di impianti in grado di selezionare in modo sempre più accurato i rifiuti plastici in base ai differenti polimeri».

Puntate anche voi alla tariffazione puntuale, cioè chi più produce rifiuti, più paga?

«È una misura strategica per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata, come si evidenzia nei 98 comuni che già la applicano. Cattolica, in Romagna, ha raggiunto una raccolta differenziata pari al 79,2% ed una produzione di indifferenziato pro capite di 147 kg/anno, risultati non facili in un territorio a forte vocazione turistica. Non si può dire che sia tutto merito della tariffazione puntuale, ma potrei citare molti comuni in cui tali risultati sono stati raggiunti e superati anche per averla adottata».

Come gestisce il rifiuto tra le pareti di casa?

«Parte tutto dalla spesa: cerco di acquistare prodotti che abbiano imballaggi non voluminosi e si possano ricaricare».

E nella sua esperienza di assessore all’Ambiente?

«La priorità è spingere a produrre meno rifiuti. Con la scelta, molto forte, di non pianificare più discariche per urbani abbiamo dato un grande impulso non solo ai comuni, ma anche ai gestori del servizio».

Come è percepito da cittadini il problema della gestione dei rifiuti?

«Assistiamo a una crescente sensibilità sul tema, grazie alla spinta fornita dalle giovani generazioni, che sono consapevoli delle sfide ambientali, sociali ed economiche della transizione ecologica. Il rifiuto è una potenziale risorsa per sostituire materie prime da cui dovremo renderci sempre più indipendenti, ma può diventare addirittura materiale per installazioni e opere d’arte. Siamo di fronte ad una nuova visione del mondo, anche affascinante, ma dentro alla quale bisogna stare fino in fondo».

In data successiva all’intervista è stato pubblicato il nuovo bando riguardante l’assegnazione di risorse agli enti locali, si rimanda al seguente link per maggiori informazioni: http://esper.it/2022/08/01/nuovo-bando-per-la-riduzione-rifiuti-in-emilia-romagna/

A cura di Igor Staglianò.

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