Arezzo: un occhio elettronico contro l’abbandono dei rifiuti

Città della Toscana orientale, poco meno di 100.000 abitanti, sede della più antica università della Toscana (e una delle prime in Europa), Arezzo è terra di avanguardia anche nel controllo degli abbandoni dei rifiuti, usando come nessuno ha ancora fatto la tecnologia.
Telecamere e software di analisi delle immagini, social network, la tecnologia ad Arezzo è a servizio dell’Amministrazione per individuare i comportamenti scorretti.
Ne parliamo con l’Assessore all’Ambiente, Marco Sacchetti.

Assessore Buongiorno. Facciamo un riassunto della situazione di Arezzo. Quali sono le modalità di raccolta?

L’amministrazione Ghinelli, di cui sono l’assessore all’Ambiente con delega alla gestione dei rifiuti, è oggi al secondo mandato ed è in carica da sei anni. Dal 2018 abbiamo iniziato una riorganizzazione del sistema di raccolta rifiuti, che, quando ci siamo insediati, abbiamo trovato un po’ in difficoltà anche a causa di scelte “ereditate” dal passato. Nel 2014 il territorio della Toscana del Sud di cui facciamo parte è passato ad un sistema caratterizzato da un gestore unico, passando da una struttura locale o provinciale ad una di ambito. Ciò ha prodotto una serie di problematiche per l’attivazione del servizio, dovute, fra l’altro, alla dimensione ed alla complessità del territorio unito sotto un unico gestore.
Abbiamo dunque dovuto riprogettare un po’ il servizio. Oggi abbiamo una modalità di raccolta mista, che cerca di dare le risposte più corrette alle esigenze diverse delle varie zone della città e alle caratteristiche del territorio. Per la parte storica della città è prevista una raccolta una raccolta di prossimità mista: stradale di prossimità per indifferenziato ed organico; porta a porta sul multimateriale pesante (plastica, metalli e vetro) e sulla carta. Per la periferia della città abbiamo riorganizzato la raccolta stradale rendendola più moderna con cassonetti a riconoscimento utenza ed abbiamo affiancato un sistema a chiamata per le attività commerciali. Per le case sparse c’è invece una raccolta porta a porta. In più nel 2018 abbiamo attivato un servizio di ispezione ambientale, che ci ha permesso di ottenere risultati importanti sul tema degli abbandoni e dei conferimenti errati.

Un sistema estremamente articolato. Quali sono i risultati raggiunti?

Dobbiamo dividere i risultati raggiunti in due categorie.
La prima è quella dei risultati in termini di raccolta differenziata: partivamo da un 36% e siamo arrivati nel pre-covid al 52%. Poi la pandemia ha un po’ sballato i dati che ancora non sono tornati ai livelli pre-pandemici. Ma non è ovviamente l’unica ragione delle difficoltà: il sistema di cassonetti “intelligenti” non è stato ancora completamente implementato. Partivamo dai vecchi cassonetti da 2500 litri in vetroresina, siamo passati a cassonetti ad accesso controllato, a riconoscimento dell’utenza e con sensori volumetrici. Attraverso l’utilizzo di questo sistema siamo convinti di poter applicare in futuro la tariffazione puntuale. Sono stati limitati i volumi a disposizione dell’indifferenziato con l’ampliamento delle altre frazioni. Ovviamente è un’operazione messa in campo in collaborazione con il gestore del servizio, perché noi non siamo i titolari dello stesso, e questo è un ulteriore elemento di complessità.

La seconda categoria che caratterizza i risultati raggiunti è quella del contenimento dell’aspetto tariffario. Tentativo ovviamente messo in forte difficoltà dall’avvento di ARERA che ha rimescolato le carte. Eravamo comunque riusciti a fare investimenti importanti, a riorganizzare il servizio ottenendo una riduzione dal punto di vista tariffario di circa il 5%.

La nostra azione, passata, presente e futura, non potrà prescindere dal lavorare in entrambe le direzioni: aumento della raccolta differenziata, e contenimento dei costi.

Ado oggi, nonostante l’implementazione dei cassonetti a riconoscimento utenza, siamo ancora in regime di tariffa presuntiva, non puntuale, giusto?

Sì, non siamo ancora a tariffa puntuale perché che l’estensione del servizio a riconoscimento utenza non è ancora esteso su tutta la città. Purtroppo il 2020 è un anno perso, sia dal punto di vista di aumento della RD, sia nell’implementazione del nuovo sistema. Il gestore non ha potuto dare seguito a quanto pianificato: ci sarà uno slittamento di un anno completo.
Abbiamo comunque buone sensazioni e contiamo di traguardare al più presto gli obiettivi di legge, pur in un ambito territoriale ancora indietro su questo tema. La strada è comunque intrapresa, sempre nell’ottica di una sostenibilità economica e di evitare aumenti delle tariffe per la cittadinanza.

In precedenza ha fatto riferimento ad un nuovo servizio di ispezione ambientale. Non è però l’unica attività sul tema della lotta agli abbandoni: Arezzo ha implementato un nuovo sistema di controllo ultra tecnologico. Ce lo può descrivere?

Nell’ambito del processo di digitalizzazione del sistema di gestione dei rifiuti (parlavamo prima dei nuovi cassonetti con una serie di sensoristiche che permetteranno un’analisi puntuale della raccolta), abbiamo avviato una collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Informatica e Scienze Matematiche dell’Università di Siena di cui fa parte il Professor Mecocci, esperto a livello nazionale in tema di analisi e processi dell’analisi dell’immagine digitale. Attraverso l’applicazione di algoritmi di intelligenza artificiale basata su reti neurali ha sviluppato un software in grado di riconoscere, attraverso un processo di auto istruzione, i cattivi comportamenti nell’ambito della raccolta dei rifiuti urbani. Nel nostro territorio sono state piazzate due semplicissime telecamere. Il software, analizzando le immagini riprese, è in grado di riconoscere se l’utilizzatore esegue una manovra corretta (quindi se conferisce correttamente nelle varie postazioni) o se abbandona il rifiuto ai piedi della postazione, riconoscendo anche la tipologia del rifiuto. Il sistema è dunque in grado di rilevare questa anomalia, che viene inviata ad un data server e a sua volta inviata dove necessario. In questo momento noi stiamo utilizzando Telegram perché arrivi al telefono dell’ispettore ambientale per eventuali approfondimenti sull’abbandono ed il tentativo di individuare il trasgressore, o dell’operatore che ha il compito di rimuovere i rifiuti abbandonati.
La cosa interessante è l’architettura di rete e della trasmissione del dato: siamo in una città estesa e non è possibile cablare fisicamente. Attraverso un sistema di trasmissione wifi riusciamo a trasmettere le informazioni in tempo reale.

Uno sviluppo tecnologico interessate, senza dubbio, ma si è rivelato anche affidabile?

Il sistema è stato testato per diversi mesi ed ha dato un indice di affidabilità superiore all’85%. Per indice di affidabilità intendiamo la capacità di riconoscere un comportamento non corretto. (S.C.)

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