Economia circolare, l’Ue raddoppierà l’impiego di materiali riciclati in un decennio

L’estrazione e la trasformazione delle materie prime è responsabile della metà delle emissioni di gas a effetto serra a livello globale, oltre che del 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico: per questo la Commissione europea ha adottato ieri un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, ponendolo tra i principali pilastri chiamati a sostenere l’obiettivo della neutralità climatica previsto dal Green deal entro il 2050.

Il nuovo piano introduce una serie di misure legislative e non che dovranno concretizzarsi da qui ai prossimi anni, individuando al contempo i settori prioritari in cui l’intervento è indispensabile per rendere più circolare l’economia europea. «Se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, preservare il nostro ambiente naturale e rafforzare la competitività della nostra economia, la nostra economia deve diventare pienamente circolare – spiega Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il Green deal – Il nostro modello economico di oggi è ancora, per lo più, lineare: solo il 12% delle materie secondarie e delle risorse vengono reintrodotti nell’economia».

In realtà, il tasso di circolarità nell’Ue a 27, secondo i dati riportati oggi da Eurostat (aggiornati al 2017) è leggermente più basso: 11,2%. Questo significa che solo che l’11,2% delle risorse materiali utilizzate nell’Ue proviene da prodotti riciclati e materiali di recupero, e anche l’Italia non fa molto meglio piazzandosi in quarta posizione a livello Ue (dopo Paesi Bassi, Francia e Belgio, senza contare il Regno Unito) con una percentuale pari al 17,7%: il nostro è il maggior incremento registrato a livello europeo a partire dal 2010 (+6%), ma i progressi stanno rallentando sensibilmente visto che rispetto al 2016 la performance è migliorata di appena lo 0,2%.

In questo contesto, l’obiettivo previsto dal nuovo piano d’azione europeo sull’economia circolare appare sfidante ma non troppo: l’Ue infatti è chiamata a raddoppiare la percentuale di utilizzo di materiali da recupero nel corso del prossimo decennio, ma questo significherà comunque arrivare al 2030 con un tasso di circolarità fermo al 22,4%, e un’economia europea per oltre tre quarti ancora non circolare. Se la neutralità climatica dovrà essere raggiunta entro il 2050, è evidente che gli sforzi dovranno essere maggiori.

Rimane apprezzabile l’approccio ad ampio spettro proposto dalla Commissione, che si concentrerà su molteplici settori d’intervento, a partire dall’ecodesign: la Commissione proporrà infatti un atto legislativo sulla strategia per i prodotti sostenibili volta a garantire che i prodotti immessi sul mercato dell’Ue siano progettati per durare più a lungo, siano più facili da riutilizzare, riparare e riciclare, e contengano il più possibile materiali riciclati anziché materie prime primarie. Le misure limiteranno inoltre i prodotti monouso, si occuperanno dell’obsolescenza programmata e vieteranno la distruzione di beni durevoli invenduti. I consumatori avranno inoltre accesso a informazioni attendibili su questioni come la riparabilità e la durabilità dei prodotti, così che possano compiere scelte più sostenibili e beneficeranno (entro il 2021) di un vero e proprio “diritto alla riparazione”.

La Commissione esaminerà inoltre la possibilità di introdurre un modello armonizzato a livello Ue per la raccolta differenziata dei rifiuti, mentre l’accento sarà posto sia sulla necessità di ridurre a monte la produzione di rifiuti sia di riciclarli per immetterli in un mercato delle materie prime seconde davvero efficiente: ad esempio, nuove misure aumenteranno il ricorso agli appalti pubblici verdi (che continuano a latitare nel nostro Paese, nonostante le misure di legge previste in materia), con l’introduzione di obiettivi o criteri minimi obbligatori in materia.

Il piano europeo concentra la propria attenzione in particolare sui settori che utilizzano più risorse e che hanno un elevato potenziale di circolarità, con la Commissione che è chiamata ad avviare interventi nei comparti elettronica e Ict, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, tessile, costruzione ed edilizia, alimenti. Qualche esempio? In settori come quello degli imballaggi, dei materiali da costruzione e dei veicoli saranno proposte disposizioni vincolanti relative al contenuto di plastica riciclata nei prodotti, e tutti gli imballaggi immessi sul mercato dell’Ue saranno riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030.

«Molti prodotti – osserva Timmermans – si rompono troppo facilmente, non possono essere riutilizzati, riparati o riciclati, o sono monouso. Esiste un enorme potenziale da sfruttare sia per le imprese che per i consumatori e con il piano odierno abbiamo avviato una serie di interventi volti a trasformare il modo in cui i prodotti sono fabbricati e consentire ai consumatori di effettuare scelte sostenibili a proprio vantaggio e a beneficio dell’ambiente».

E anche dell’economia: secondo le stime della Commissione, l’attuazione in Europa di misure ambiziose in materia di economia circolare può far crescere il Pil dell’Ue di un ulteriore 0,5% entro il 2030 e creare circa 700mila nuovi posti di lavoro.

Fonte: Greenreport.it

Condividi questo articolo

Articoli recenti

Iscriviti alla Newsletter di ESPER!

Unisciti alle persone che, come te, sono interessate a fare la differenza per l’ambiente.

Per iscriverti ti basta compilare e inviare il form qui sotto: