Continuano i segnali negativi sull’applicazione delle norme sul Green Public Procurement, gli acquisti verdi delle pubbliche amministrazioni.
Dopo il report di Associazione Comuni Virtuosi, in collaborazione con la società di consulenza Punto 3 e con il supporto del consorzio Ecopneus e Sumus Italia, in cui si evidenziava come Il 55% dei Comuni non applicasse i Criteri ambientali minimi (Cam) in nessuna categoria merceologica, oggi è la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile a sottolineare come quella degli acquisti verdi della PA potrebbe essere la leva decisiva per il decollo della green economy in Italia. Basterebbe ri-orientare parte della spesa italiana per acquisti pubblici di servizi, prodotti e forniture, che vale oltre 160 miliardi di euro l’anno, come documenta la ricerca “Green Pa: pratiche di consumo sostenibile a lavoro”, appena pubblicata da Fpa in vista della 30esima edizione del Forum Pa, a Roma dal 14 al 16 maggio.
Tutto questo però non accade, nonostante siano passati tre anni dall’introduzione nel nuovo codice degli appalti dell’approccio del Green public procurement (Gpp) e dell’obbligatorietà dei Cam (Criteri ambientali minimi) nelle procedure di acquisto della Pubblica amministrazione e delle centrali di acquisto.
I dati ufficiali Consip dicono che nei quattro anni che vanno dal 2014 al 2017 la quota di “acquisti verdi” ammonta complessivamente a 13,5 miliardi di euro. Nel 2017 le pubbliche amministrazioni che hanno fatto acquisti attraverso gli strumenti di e-procurement messi a disposizione dalla centrale acquisti nazionale hanno speso complessivamente 8,9 miliardi di euro, di questi il 38,2% (vale a dire 3,4 miliardi di euro) sono stati spesi per prodotti o servizi che prevedono criteri e requisiti ambientali. In ogni caso si tratta di cifre irrisorie rispetto ai 160 miliardi di euro in ballo ogni anno.
Sono gli stessi dipendenti pubblici a bocciare le amministrazioni sul tema della sostenibilità: 4,9 il voto medio, nonostante rispetto alla rilevazione di due anni fa, si riscontri una PA più “green”.