di Giuseppe Iasparra
Corrado Dentis, parte spiegando la struttura del settore delle plastiche riciclate che è strutturato in due grandi aree: la parte del pre-consumo e la parte del post-consumo. «La prima riguarda le aziende che riciclano gli scarti industriali. Sono le più numerose (150 in Italia). Si tratta solitamente di microimprese, artigianali e industriali, che lavorano per lo più ritirando gli scarti dell’ industria che derivano dalla produzione di polimeri o residuali dalla fabbricazione di manufatti e imballaggi. Il riciclo in Italia ha sempre rappresentato, fin dagli anni ’60, un’eccellenza a livello europeo, attualmente però risente della congiuntura negativa: ci sono aziende produttrici che chiudono e ciò si riflette in modo negativo sull’industria di trasformazione causando una significativa contrazione dei volumi disponibili anche per l’industria del riciclo, tutto ciò determinando un impoverimento per il mercato nazionale. L’insufficienza dei volumi inoltre crea l’effetto boomerang: i prezzi a cui vengono ceduti questi materiali diventano più alti. Per quanto riguarda invece l’area del post-consumo – continua il presidente di Assorimap – si tratta di un comparto più recente che nasce con l’avvio delle raccolte differenziate in Italia negli anni ’90. Questo settore è costituito da una cinquantina di piccole e medie imprese».
La crisi del riciclo del PET
All’interno del settore post-consumo c’è un comparto in difficoltà. «Il settore del PET – spiega Corrado Dentis – negli ultimi anni ha visto calare da 18 a 11 il numero di imprese in Italia. Quello che deve far riflettere a mio avviso è il fatto che dovrebbe essere un settore trainante all’interno dell’emergente green economy. Invece oggi queste industrie sono fortemente investite dalla crisi». Quali sono le cause? «Da un lato – continua il presidente di Assorimap – non possiamo prescindere da quei fattori di crisi che investono le imprese manifatturiere. In primis i costi energetici che in Italia sono superiori rispetto agli altri Paesi. In secondo luogo il problema degli approvvigionamenti: il nostro sistema ha una capacità installata importante che, soprattutto nel post-consumo, non viene soddisfatta. Le raccolte differenziate crescono lentamente e siamo costretti ad importare rifiuti dall’estero per approvvigionarci. In questo quadro incidono negativamente anche i volumi che sovente partono dall’Italia in maniera impropria (come evidenziato da alcune inchieste giornalistiche)».
Assorimap lamenta la mancanza di un “libero mercato interno”
Secondo i dati Corepla, tuttavia, la raccolta differenziata di rifiuti di imballaggi in plastica è in crescita. “Come mai i flussi Corepla non finiscono a voi” abbiamo chiesto ad Assorimap? «Corepla – spiega Corrado Dentis – va ad alloccare questi volumi con aste telematiche europee. E così in un contesto italiano difficile si aggiunge un confronto europeo. Accade, ad esempio, che il riciclatore tedesco si accrediti agli acquisti per via telematica con Corepla e compete con noi». Assorimap lamenta la mancanza di un “libero mercato interno” rispetto agli altri Paesi. «Corepla – sottolinea Corrado Dentis – svolge in assoluto monopolio un ruolo che svolgono nel medesimo modo 18 consorzi in Francia piuttosto che 11 in Germania. Quello che noi lamentiamo è che non ci sia reciprocità: i nostri colleghi riciclatori della plastica europei si trovano davanti a diverse alternative sul mercato interno ma noi, in Italia, o partecipiamo alle aste di Corepla oppure rimaniamo senza quel prodotto lì. E mentre Corepla vende a tutti i riciclatori fuori dall’Italia, nel nostro Paese possiamo comprare solo da uno». Perche non andare a comprare fuori? «All’estero possiamo andarci anche noi – aggiunge il presidente di Assorimap – ma come ho già detto, noi ci andiamo con delle logiche e dinamiche appesantite dai costi del sistema Italia. E a tutto ciò aggiungiamo un ulteriore onere costuito dalla mancanza di un libero mercato interno».
Cosa fare per migliorare la situazione?
Corrado Dentis propone il “riciclo a km0”. «Siamo sempre stati forieri – spiega il presidente di Assorimap – nel proporre le cosiddette “filiere corte” sul territorio. Parecchi riciclatori italiani hanno tentato e cercano di dare importanti segnali in questo senso». Queste sinergie potrebbero avere ricadute positive anche sul lato occupazionale, ricorda il presidente di Assorimap: «La filiera del riciclo, soprattutto nel post-consumo, interessa una pluralità non trascurabile di soggetti. Parliamo di un settore che può dare, qualora si riuscisse a promuoverlo adegutamente, decine di migliaia di nuovi posti di lavoro in Italia». In questo senso, Corrado Dentis pensa «alle raccolte differenziate che potrebbero essere incrementate sul territorio, alla selezione delle plastiche, fino alla creazione di nuove tecnologie per migliorare sempre di più la valorizzazione dei rifiuti di imballaggi in plastica. Affinché il riciclo possa continuare a rappresentare una risorsa sempre più importantesia dal punto di vista ambientale che occupazionale – conclude Corrado Dentis – occorre continuare ad investire in ricerca e sviluppo senza tuttavia tralasciare l’aspetto della prevenzione. Un imballaggio è tanto più riciclabile quanto più costituito da matrici polimeriche omogenee.
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