La transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili, assieme ai progressi sul fronte dell’efficienza energetica, rappresenta il passo indispensabile da compiere per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima: restare entro i +2°C di riscaldamento globale per evitare cambiamenti climatici devastanti, e fare tutto il possibile per limitare il surriscaldamento a +1,5°C rispetto all’era preindustriale. Da sola, la transizione energetica non sarà però sufficiente per raggiungere questi target, come mostra l’ultima ricerca dell’Ellen MacArthur fondation.
Secondo il report Completing the picture: how the circular economy tackles climate change, il passaggio alle rinnovabili potrebbe garantire fino al 55% della riduzione di gas serra necessaria a raggiungere i target dell’Accordo di Parigi, perché anche la gestione della materia – e non solo dell’energia – ha un ruolo centrale nella lotta ai cambiamenti climatici. E per dimostrare che l’economia circolare potrebbe permettere di tagliare il rimanente 45% di emissioni l’Ellen MacArthur fondation esamina cinque industrie chiave: acciaio, plastica, alluminio, cemento e produzione di cibo. I cui impatti, per inciso, vanno ben oltre il solo profilo climatico.
L’estrazione e la lavorazione delle risorse naturali è responsabile ad esempio per il 90% degli impatti antropici legati all’uso del suolo e dell’acqua, con l’agricoltura come primo attore protagonista. Un tratto che rende ancora più evidente come sia necessario ripensare al nostro modo di produrre, consumare e usare il territorio. «Per raggiungere gli obiettivi climatici è fondamentale trasformare il modo in cui progettiamo, realizziamo e utilizziamo prodotti e alimenti – argomenta Ellen MacArthur – Il completamento della transizione verso un’economia circolare può consentirci di soddisfare le esigenze di una popolazione globale in crescita, creando al contempo un’economia prospera e resiliente che può funzionare a lungo termine».
Concretizzare il passaggio all’economia circolare nei cinque comparti chiave esaminati nel rapporto potrebbe ridurre le emissioni di CO2 del 40% (equivalenti a 3,7 miliardi di tonnellate) al 2050, attraverso un approccio integrato: la riduzione dei rifiuti lungo l’intero arco produttivo si stima che potrebbe contribuire con -0,9 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, il riuso di prodotti e componenti garantirebbe -1,1 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, e il riciclo un taglio di altre -1,7 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. Altri cambiamenti sono poi necessari non solo nel nostro modo di produrre, ma anche quello di consumare beni materiali: si stima ad esempio che in media le automobili europee siano parcheggiate per il 92% del tempo, e che in media solo 1,5 dei 5 posti al loro interno vengano occupati. La diffusione del car sharing o altre forme di mobilità condivisa potrebbero dunque portare evidenti vantaggi sotto questo profilo, consentendo un minor spreco di risorse per la produzione di auto.