Dopo i protocolli d’intesa già firmati negli scorsi mesi per il distretto tessile pratese e i due dedicati al comparto conciario (risalenti a marzo e ottobre dell’anno scorso), la Regione Toscana continua a battere la strada dei tavoli tematici coi distretti produttivi per irrobustire l’economia circolare: ieri il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza una nuova legge in materia: Disposizioni in materia di economia circolare per i rifiuti e modifiche alla legge regionale 29 luglio 1996, n.60.
La normativa istituisce tavoli tecnici tematici, suddivisi a seconda del comparto produttivo o di servizio interessato, per individuare le modalità tecnologiche volte a favorire la prevenzione della produzione dei rifiuti; il reimpiego, il riciclo, il riuso e il recupero degli scarti; il fabbisogno impiantistico e tecnologiche necessarie per il trattamento dei rifiuti non reimpiegabili; gli interventi per favorire il mercato dei prodotti riciclati a minore impatto ambientale. Ai tavoli parteciperanno le strutture regionali di volta in volta competenti, le associazione rappresentative dei settori produttivi, Arpat; Arrr; Ato, le imprese coinvolte, gli organismi tecnici competenti in materia di rifiuti.
«I tavoli che questa normativa istituisce riguarderanno nello specifico – spiega il presidente della commissione Ambiente, Stefano Baccelli (Pd) – il settore produttivo del lapideo, in particolare l’estrazione del marmo, il tessile, il cartario, il siderurgico, il conciario e la chimica, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e quelli da costruzione e demolizione, i fanghi provenienti dalla depurazione delle acque reflue e il ciclo integrato dei rifiuti urbani. Altri distretti produttivi potranno essere inseriti dalla Giunta attraverso una delibera».
Dagli esiti dei tavoli tecnici tematici si prevede la redazione di un documento d’azione con le relative soluzioni impiantistiche necessarie all’ottimizzazione della gestione dei rifiuti generati in Toscana, nel rispetto del principio di prossimità e della pianificazione vigente. La proposta prevede inoltre che il rilascio delle autorizzazioni regionali relative agli impianti che trattano rifiuti speciali – oppure relative ad impianti che trattano congiuntamente rifiuti urbani e speciali – dovrebbe soddisfare il fabbisogno impiantistico segnalato ai tavoli e riportato nel documento d’azione, sebbene le attività di gestione di rifiuti speciali siano sul libero mercato (come noto infatti rientra nel perimetro dei servizi pubblici la gestione dei rifiuti urbani, nonostante su questo piano la distinzione tra le due categorie sia ormai fittizia).
«L’economia circolare – commenta Gianni Anselmi, presidente della commissione Sviluppo economico – è legata strettamente alla competitività del sistema produttivo della nostra regione. Ho chiesto di inserire nella legge anche il siderurgico perché porta con sé il tema fondamentale delle bonifiche, sul quale il Paese è molto indietro ma possiamo svolgere un lavoro d’avanguardia se facciamo sì che i rifiuti della siderurgia vengano riusati nel ciclo o divengano materie seconde utilizzabili per la realizzazione di infrastrutture ed opere pubbliche». Esemplare da questo punto di vista il caso delle acciaierie di Piombino, dove i 50 milioni euro promessi nel 2014 per le bonifiche non sono mai arrivati e anche il progetto di risanamento del territorio portato avanti da Rimateria è sfociato in un concordato preventivo.
«In attesa di una legge di sistema che arriverà nella prossima legislatura – aggiunge Anselmi – lasciamo in eredità un provvedimento serio che struttura i tavoli e mette le basi per una reale economia circolare in Toscana» Il riferimento implicito è al nuovo Piano regionale rifiuti e bonifiche (Prb), che scade quest’anno: una sua nuova versione è stata annunciata dal 2018, ma è rimasta in fase di elaborazione e ormai si andrà a dopo le elezioni regionali. La legge approvata ieri è «un piccolo contributo – conferma Giacomo Giannarelli (M5S) – ma chiaramente non è il Piano regionale dei rifiuti, già scaduto e che dovrà essere affrontato dalla prossima legislatura».
Nel frattempo l’impianto complessivo del provvedimento approvato ieri è condivisibile anche per il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra Tommaso Fattori, che pure parla di «cavalli di troia pericolosi. L’uso della parola recupero alludendo a quello termico risponde ad un modello lineare», dichiara Fattori annunciando emendamenti – poi respinti dall’Aula – per sbarrare la strada a impianti e stabilimenti come quello della Kme di Barga. Sulle modifiche proposte da Fattori, il presidente Baccelli spiega che cassare il concetto di recupero in generale «sospettando che si intenda gassificare o bruciare, significa attribuire al legislatore intenzioni che non corrispondono al vero». Come se la stessa gerarchia europea disegnata per chiudere il cerchio della gestione rifiuti non prevedesse esplicitamente, dopo il recupero di materia e prima della discarica, proprio il recupero energetico.
Fonte: GreenReport