ISPRA 2018: calano i rifiuti, solo 4 regioni rispettano i target EU

Si attesta a 29,6 milioni di tonnellate la produzione di rifiuti urbani, segnando una riduzione dell’1,7% rispetto al 2016. Dopo l’aumento riscontrato tra il 2015 e il 2016, sul quale aveva peraltro anche influito il cambiamento della metodologia di calcolo (inclusione nella quota degli RU dei rifiuti inerti derivanti da piccoli interventi di manutenzione delle abitazioni), si rileva dunque una nuova contrazione della produzione. Raffrontando il dato 2017 con quello 2013 si riscontra, nel quinquennio, una sostanziale stabilità della produzione (+0,08%). Dopo il brusco calo del biennio 2011/2012 – concomitante con la contrazione dei valori del prodotto interno lordo e dei consumi delle famiglie – la produzione si mantiene su valori quasi sempre inferiori a 30 milioni di tonnellate.

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Il calo si riscontra in tutte le macroaree geografiche, risultando pari al -2,2% nel Sud, al -2% nel Centro e al – 1,4% nel Nord. La maggiore contrazione si osserva per l’Umbria (-4,2%), seguita da Molise (-3,1%), Basilicata (-2,8%) e Toscana (-2,7%). Sono tutte in Emilia Romagna le province dove si producono più rifiuti urbani per abitante: in testa Rimini con 727 chilogrammi, un dato comunque in calo rispetto ai 740 kg del 2016; seguono Ravenna (721), Forlì-Cesena (710) e Reggio Emilia (708). Va specificato che i dati dell’Emilia Romagna, così come quelli del centro Italia, risentono di regolamenti comunali in base ai quali vengono assimilati ai rifiuti urbani anche tipologie similari di rifiuti speciali derivanti da attività commerciali, aziende artigianali e di servizio.

OLTRE LA METÀ DEI RIFIUTI PRODOTTI VIENE DIFFERENZIATA.

Nel 2017 la raccolta differenziata in Italia raggiunge la percentuale di 55,5%. Più alti i valori al Nord (66,2%), più bassi al Sud (41,9%), mentre il Centro Italia si colloca poco al di sotto della media nazionale (51,8%). Guardando alle diverse situazioni territoriali, sono 13 le regioni che raccolgono in maniera differenziata oltre la metà dei rifiuti urbani annualmente prodotti. È sempre il Veneto la regione con la più alta percentuale di raccolta differenziata pari al 73,6%, seguita da Trentino Alto Adige con il 72%, Lombardia con il 69,6% e Friuli Venezia Giulia con il 65,5%.

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IN 5 REGIONI BUONE PERFORMANCE DI CRESCITA DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA. 

Sono 5 le regioni italiane che tra 2016 e 2017 hanno fatto un salto di oltre 6 punti nella percentuale di raccolta differenziata, anche se rimangono sotto il valore medio nazionale (55,5%): si tratta diBasilicata (45,3%), Puglia (40,4%), Calabria (39,7%), Molise (30,7%) e Sicilia (21,7%).

TREVISO VERSO QUOTA 90. 

Il valore più alto in Italia di raccolta differenziata viene raggiunto dalla provincia di Treviso con l’87,8%, seguita da Mantova (86,6%), Belluno (83,4%) e Pordenone (81,6%). Tutte in Sicilia, invece, le più basse percentuali di raccolta differenziata provinciali: è ancora Enna fanalino di coda (11,3%), mentre a Siracusa (15,3%) e Palermo (17,3%) si è avuta una crescita delle percentuali di 6 punti nell’ultimo anno.

RALLENTA LA RACCOLTA DELLUMIDO.

Per la prima volta dal 2010 si registra un lieve incremento della frazione organica raccolta in modo differenziato: cresce solo dell’1,6% nel 2017, mentre, negli ultimi sette anni era aumentata di quasi 8 punti percentuali l’anno, con picchi del 9,6% tra il 2013 e il 2014.

SI RACCOGLIE PIÙ LEGNO E METALLO.

Per i rifiuti in legno, il cui ammontare raccolto è di 800 mila tonnellate, la crescita è pari all’8,2%. Un aumento percentuale analogo si osserva, tra il 2016 e il 2017, per la raccolta dei rifiuti metallici (+8%), il cui quantitativo si attesta, nell’ultimo anno, a quasi 320 mila tonnellate.

OBIETTIVI UE DI RICICLAGGIO ANCORA DA RAGGIUNGERE. 

Con l’emanazione della direttiva 2018/851/UE sono stati introdotti ulteriori obiettivi per la preparazione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti. Gli obiettivi sono: 50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035. In Italia, la percentuale di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio si attesta al 43,9%, considerando tutte le frazioni contenute nei rifiuti urbani, e al 49,4%, effettuando il calcolo per le seguenti specifiche frazioni: organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno.

COSA ACCADE AI RIFIUTI RACCOLTI: IMPIANTI DI TRATTAMENTO, DISCARICHE, INCENERITORI

Non tutte le regioni sono dotate delle necessarie infrastrutture di trattamento dei rifiuti. La scarsità degli impianti fa sì che in molti contesti territoriali si assista ad un trasferimento dei rifiuti raccolti in altre regioni o all’estero.

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I rifiuti urbani prodotti nel 2017 sono stati gestiti in 644 impianti. Lo smaltimento in discarica, pari a6,9 milioni di tonnellate, interessa il 23% dei rifiuti urbani prodotti, evidenziando una riduzione del 6,8%.Le discariche operative, nel 2017, sono 123, 11 in meno rispetto all’anno precedente.

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Il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani raggiunge, nel suo complesso, il 47% della produzione: il 20% è costituito dal recupero di materia della frazione organica (umido+verde) e oltre il 27% dal recupero delle altre frazioni merceologiche.

Due inceneritori in meno nel 2017: scendono a 39 gli impianti operativi (erano 41 l’anno precedente).Nel 2017, i rifiuti urbani inceneriti, comprensivi del CSS, della frazione secca e del bioessiccato ottenuti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani stessi, sono quasi 5,3 milioni di tonnellate (-2,5% rispetto al 2016). Il 70% circa dei rifiuti viene trattato al Nord, l’11% al Centro e quasi il 19% al Sud. Va precisato che in Italia tutti gli impianti di incenerimento recuperano energia, elettrica o termica; complessivamente vengono recuperati nel 2017 quasi 4,5 milioni di MWh di energia elettrica e 2 milioni di MWh di energia termica.

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EXPORT, MA ANCHE IMPORT

Nel 2017 l’Italia ha esportato 355 mila tonnellate di rifiuti urbani. Il 40% è stato trasferito in Austria (27,8%) e Ungheria (13,1%): si tratta soprattutto di Combustibile Solido Secondario (CSS) derivante dal trattamento di rifiuti urbani (rappresenta il 37,1% dei rifiuti esportati).

Sono circa 213 mila tonnellate i rifiuti del circuito urbano importati nel 2017. Il maggior quantitativo proviene dalla Svizzera, con circa 72 mila tonnellate, corrispondente al 33,6% del totale importato;seguono la Francia con il 19,7% e la Germania con il 15,2%. Circa la metà dei rifiuti provenienti dallaSvizzera, costituiti prevalentemente da rifiuti di imballaggio in vetro, sono destinati ad impianti di recupero e lavorazione del vetro situati perlopiù in Lombardia.

QUANTO CI COSTA IL CICLO DEI RIFIUTI URBANI

L’analisi economica condotta sui dati MUD, per l’anno 2017, su un totale di 6.345 comuni, rileva, a livello nazionale, che il costo totale medio pro capite annuo è pari, nel 2017, 171,19 euro/abitante per anno. A livello territoriale il costo totale annuo pro capite, del servizio, risulta pari a 151,16 euro/abitante per anno al Nord, a 206,88 euro/abitante per anno al Centro ed a 182,27 euro/abitante per anno al Sud.

Il Rapporto contiene anche uno studio sui comuni che applicano il regime di Tariffazione puntuale basato sull’utilizzo di sistemi di rilevazione e quantificazione della produzione dei rifiuti riferiti a ogni singola utenza servita. L’analisi economica, che ha riguardato un campione di 341 comuni aventi una popolazione 2.520.117 abitanti, mostra che, in generale, i comuni che applicano il regime della tariffazione puntuale presentano un costo totale medio pro-capite a carico del cittadino inferiore rispetto ai comuni a Tari normalizzata.

ITALIA A CONFRONTO CON LA MEDIA UE28

I valori pro capite dell’Italia, relativi a produzione e gestione dei rifiuti urbani nel 2016, mostrano differenze rispetto alla media dell’Unione a 28. Produciamo più rifiuti, ne destiniamo di meno alle quattro forme di trattamento finale individuate da Eurostat. Conferiamo in discarica una percentuale di rifiuti urbani trattati maggiore della media UE28, ma anche la percentuale avviata a compostaggio e digestione anaerobica superiore alla media dell’Unione. Da rilevare che il ricorso alla discarica vede un enorme divario tra i paesi europei: si va da un valore percentuale pari a 1% di Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia, all’82% della Grecia e al 92% di Malta.

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