Denuncia social per contrastare illeciti ambientali?

La denuncia social consiste nell’utilizzo dei social media e delle piattaforme online per denunciare pubblicamente comportamenti illegali o non etici. Questa pratica è diventata sempre più comune negli ultimi anni, in quanto i social media hanno reso più facile per le persone diffondere informazioni e mettere in luce le questioni sociali.

Proprio pochi giorni fa, a Cassino(FR), un evento simile ha portato alla sanzione di un operaio edile a seguito di una denuncia social riguardante lo smaltimento illegale dei rifiuti. La denuncia è stata fatta attraverso un video pubblicato su Facebook, che mostrava un uomo mentre gettava illegalmente i rifiuti in un terreno privato. Grazie a questo video, la polizia locale ha potuto identificare l’uomo e procedere contro di lui.

In generale, la denuncia social può essere un’arma molto potente contro i reati ambientali. Ad esempio, i social media possono essere utilizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi ambientali e per mobilitare le persone a procedere con azioni concrete per prevenirli. Inoltre, la diffusione di video o immagini che documentano reati ambientali può fornire prove importanti per le autorità competenti e consentire loro di procedere contro i responsabili.

Tuttavia, è importante notare che la denuncia social non dovrebbe sostituire il ruolo delle autorità competenti nell’indagare sui reati ambientali e nell’assumere le opportune misure legali. Invece, la denuncia social dovrebbe essere utilizzata come un mezzo complementare per raccogliere informazioni e sensibilizzare l’opinione pubblica, in modo da aumentare la pressione sulla società e sulle autorità competenti per agire contro i reati ambientali.


A cura di Andrea Tornavacca, ESPER

Cagliari: presentazione docufilm “Oltre i luoghi Comuni”

CAGLIARI FRA I COMUNI PIÙ VIRTUOSI D’ITALIA NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI, PER IL RIUSO E L’ECONOMIA CIRCOLARE

Sarà proiettato in anteprima a Cagliari, mercoledì 29 marzo 2023 alle ore 10 presso la Sala MEM – 1° Piano di Via Goffredo Mameli 164, il documentario “Oltre i luoghi comuni”, nel quale Igor Staglianò intervista Luca Mercalli sulle convinzioni sbagliate intorno alla gestione dei rifiuti, alla luce dei fatti e dei risultati: «i comportamenti dei singoli influenzano le strategie ambientali delle amministrazioni pubbliche e dei governi; il riuso dei materiali riduce il consumo delle materie prime e la produzione di scarti e rifiuti».

Undici amministrazioni locali illustrano il percorso che gli ha consentito di sviluppare pratiche virtuose nel loro territorio anche grazie al supporto tecnico di ESPER Società Benefit: dalla Città metropolitana di Cagliari a Oriolo Romano (in provincia di Viterbo), da Trento a Fiumicino, da Parma a Ragusa, da Capannori (LU) a Modugno (BA), da Cattolica (RN) a Bitetto e Santeramo in Colle (BA), la voce di sindaci e amministratori comunali si intreccia all’esperienza sul campo di tecnici e aziende pubbliche, miste o private specializzate nella raccolta e nel riciclo dei rifiuti differenziati.

Il documentario è firmato da Alessandro Scillitani ed è stato realizzato dall’associazione Greenaccord Onlus, con la partnership di E.S.P.E.R. Società Benefit e dell’Editrice Italia Libera. «Attraverso il racconto dei fatti, facciamo scoprire un’Italia ancora poco conosciuta che ha risolto con successo, anche attraverso il sostegno tecnico di Esper, le criticità e le difficoltà che scoraggiano spesso altre amministrazioni pubbliche meno lungimiranti, coraggiose e perseveranti», sottolinea Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord.

Da parte sua, l’ideatore del viaggio fra le “best practices” italiane Attilio Tornavacca, direttore generale di Esper, si sofferma «sui danni arrecati da chi usa i luoghi comuni più diffusi — “nelle grandi città non si può fare il porta a porta”, “i rifiuti raccolti separatamente vengono poi mischiati”, “la tariffazione puntuale è macchinosa” — come alibi per mantenere modelli di consumo sbagliati e gestione dei rifiuti superati dalla partecipazione dei cittadini».

Alle ore 10 di mercoledì 29 marzo, dopo un saluto del Sindaco della Città Metropolitana di Cagliari Paolo Truzzu, verrà proiettato il documentario nella Sala MEM, in via G. Mameli n° 164 a Cagliari, a cui seguirà una tavola rotonda coordinata dal direttore di Italia Libera Online, Igor Staglianò, con amministratori pubblici, tecnici, ambientalisti e rappresentanti sindacali (vedere depliant allegato).

Presentato a Fiumicino il docufilm “Oltre i luoghi Comuni”

Si è tenuta il 22 marzo 2023 a Maccarese, nel Comune di Fiumicino, la presentazione di “Oltre i luoghi Comuni”, il docufilm sviluppato da Alessandro Scillitani e Greenaccord con il supporto di Esper Società Benefit e Editrice Italia Libera. L’occasione della proiezione, oltre a favorire un confronto di qualità tra comunicatori ed esperti del settore, ha permesso la partecipazione e l’incontro di vari amministratori di Comuni protagonisti del documentario. Da questo incontro sono nate tutta una serie di proposte per il futuro, in primis la volontà di mantenere attivo, per tramite di Greenaccord ed ESPER, un coordinamento tra i comuni per favorire un proficuo scambio di buone pratiche, volte a migliorare sempre di più l’approccio alla gestione dei rifiuti ed al loro smaltimento.

Tra gli ospiti Luca Mercalli, in collegamento dalla Val di Susa, che ha evidenziato quanto sia sempre più necessario destinare maggiore spazio alla diffusione di reali buone pratiche realizzate ovunque in Italia da amministrazioni di diversa estrazione politica. Occorre anche che si conducano inchieste serie ed indipendenti finalizzate ad un serio discernimento sulla veridicità della comunicazione aziendale che intende valorizzare la reputazione ecologica, frutto, a volte, di operazioni di greenwashing usate sempre più spesso dalle aziende. Tale prassi è stata stigmatizzata e sottolineata dal giornalista e direttore di Italia Libera Igor Staglianò e dall’ex magistrato Gianfranco Amendola. Il direttore generale di ESPER e ideatore del documentario, Attilio Tornavacca, ha evidenziato che il dibattito nazionale viene spesso inquinato da informazioni non veritiere volte, ad esempio, a contrastare la necessaria diffusione di un sistema di cauzionamento dei contenitori per liquidi a fronte di una presunta incompatibilità con l’attuale sistema di raccolta e recupero coordinato dal Conai mentre, al contrario, mediante il vuoto a rendere sarebbero garantiti maggiori quantitativi di imballi ben selezionati al settore industriale nazionale che si dedica all’effettivo riciclo riducendo le esportazioni all’estero di materiali di scarsa qualità, spesso smaltite illegalmente, come recentemente documentato dalla trasmissione “Presa diretta” in un servizio realizzato in Turchia.

Si riporta di seguito il link al docufilm: Oltre i luoghi Comuni

Presentazione docufilm “Oltre i luoghi Comuni”

Occorre andare oltre la narrazione non sempre veritiera sulla gestione dei rifiuti, indispensabile risorsa per l’economia circolare

Oltre i luoghi comuni” è il titolo del film-documentario che il regista Alessandro Scillitani ha realizzato, su proposta dell’associazione Greenaccord Onlus e con la partnership di E.S.P.E.R. Società Benefit e l’Editrice Italia libera, per “contribuire a far scoprire un’Italia ancora troppo poco conosciuta che – secondo il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccioha affrontato e risolto con successo, anche attraverso il sostegno tecnico di ESPER, le criticità e difficoltà che spesso scoraggiano altre amministrazioni meno lungimiranti, coraggiose e perseveranti”.

Il documentario “Oltre i luoghi comuni” si propone di “smentire i tanti luoghi comuni di una narrazione non sempre veritiera – ha sottolineato il segretario dell’associazione Greenaccord, Giuseppe Milanovalorizzando le tante eccellenze che in Italia abilitano la conversione ecologica rendendola socialmente desiderabile sull’insegnamento di Alex Langer”, ma anche, come spiegato dall’ideatore Attilio Tornavacca, direttore generale di ESPER,per riflettere sui danni arrecati da chi usa alcuni luoghi comuni come alibi per giustificare il mantenimento di modelli di consumo e di gestione dei rifiuti che dovrebbero essere invece superati ed abbandonati”.

Esperienze sviluppate da donne e uomini di tutti i principali movimenti politici e di ogni area geografica nazionale, unite dal comune impegno e ingegno di amministratori e dirigenti che hanno avuto, ad esempio, il coraggio di smentire il pregiudizio secondo cui la tariffazione puntuale non si possa applicare nelle grandi città o nei comuni con grandi flussi turistici oppure la diffusa ed errata convinzione secondo cui le attività di riduzione a monte e di diffusione del compostaggio domestico siano scarsamente efficaci.

Raccontare è il modo migliore per riuscire a infondere speranza, far sognare, coinvolgere. Abbiamo scelto di analizzare vari luoghi comuni documentando proprio le esperienze di buon governo che smentiscono tali errati preconcetti” ha spiegato il regista Alessandro Scillitani ringraziando, in particolare, per la loro disponibilità e competenza, le due voci narranti: il meteorologo Luca Mercalli ed il direttore di “Italia Libera” Igor Staglianò che, quali esperti divulgatori scientifici, hanno saputo smentire i luoghi comuni secondo cui i comportamenti dei singoli non possano influenzare le strategie ambientali dei governi oppure che non si può fare a meno di produrre sempre più rifiuti.

Un contributo tecnico assai qualificato è stato inoltre cortesemente fornito da Enzo Favoino, Direttore scientifico Zero Waste Europa e tecnico della Scuola Agraria del Parco di Monza, e da Gianfranco Amendola, ex magistrato ed esperto in normativa ambientale, che hanno illustrato e chiarito alcune criticità ancora presenti nel settore del riciclaggio e trattamento dei rifiuti.

Il documentario non avrebbe potuto essere realizzato senza la preziosa collaborazione degli amministratori e dirigenti dei seguenti enti locali che hanno collaborato in precedenza con ESPER: la Città metropolitana di Cagliari, Parma, Trento, Ragusa, Capannori (LU), Cattolica (RN), Fiumicino (RM), Oriolo Romano (VT), Santeramo in Colle (BA) e l’Ambito di Raccolta Ottimale Bari 2 (in particolare dei Comuni di Modugno e Bitetto). Un particolare ringraziamento anche agli amministratori di alcune realtà industriali che dimostrano l’efficienza raggiunta da varie aziende pubbliche quali ASCIT SpA di Capannori, Dolomiti Ambiente di Trento, IREN Ambiente e da impianti di riciclaggio e compostaggio pubblici quali l’ACEA di Pinerolo, REVET SpA di Pontedera (a maggioranza pubblica) o privati quali l’impianto di riciclaggio ECOMEC di Augusta e la cartiera Bartoli Spa che hanno contribuito a smentire il luogo comune secondo cui i rifiuti differenziati non vengono poi effettivamente riciclati o compostati.

L’Associazione Greenaccord Onlus concepisce, programma e realizza convegni, manifestazioni e forum nazionali ed internazionali prefiggendosi l’obiettivo di favorire la salvaguardia dell’ambiente, rivolgendosi in particolare al mondo dell’informazione. Tali iniziative hanno l’obiettivo di offrire ai giornalisti la possibilità di conoscere e confrontare le più attuali esperienze scientifiche, istituzionali ed aziendali, volte ad una concreta sostenibilità ambientale.

E.S.P.E.R. Società Benefit si è sempre impegnata nella continua diffusione di esperienze di buone pratiche, conoscenze relative all’economia circolare attraverso la diffusione gratuita di studi, newsletter, articoli, pubblicazioni, libri, blog così come già accaduto con il precedente documentario di Alessandro Scillitani dal titolo “Sogni Comuni”, sempre senza alcuno scopo di lucro.

Si invita la S. V. alla presentazione in anteprima nazionale del documentario presso la Casa della Partecipazione di Maccarese il prossimo mercoledì 22 marzo 2023 come da programma allegato.

Iscrizioni, Contatti e Segreteria:

Francesco Cauteruccio: segreteria.greenaccord@gmail.com – cell. 3450500370

Nel mondo ci sono più rifiuti di plastica monouso che mai e i giganti del fossile non affrontano il problema

Lo dice il rapporto Plastic Waste Makers Index (PWMI) 2023 della Minderoo Foundation, secondo cui l’inquinamento da plastica monouso nel mondo sta sensibilmente aumentando. Dal 2019 al 2021 la produzione è aumentata di altri 6 milioni di tonnellate e questo influisce su inquinamento e sulle emissioni di gas serra: “I giganti dei combustibili fossili non stanno affrontando il problema della plastica, è il contrario, ne stanno producendo ancora di più e questo minaccia la nostra gente e il pianeta”

Secondo il rapporto Plastic Waste Makers Index (PWMI) 2023 della Minderoo Foundation l’inquinamento da plastica monouso nel mondo sta sensibilmente aumentando, contribuendo al peggioramento delle emissioni di gas serra.

I principali risultati del rapporto rivelano che:

  • Nonostante la crescente consapevolezza dei consumatori, l’attenzione delle aziende e la regolamentazione, ci sono più rifiuti di plastica monouso che mai – ulteriori 6 milioni di tonnellate (equivalenti a quasi 1 kg a persona sul pianeta) generati nel 2021 rispetto al 2019 – ancora quasi interamente costituiti da combustibili fossili.
  • La plastica monouso non è solo una crisi di inquinamento, ma anche climatica. Le emissioni di gas a effetto serra prodotte durante il ciclo di vita (Scope 1, 2 e 3) da plastica monouso nel 2021 sono state equivalenti alle emissioni totali del Regno Unito (450 milioni di tonnellate di CO₂e).
  • Il riciclaggio non riesce a crescere abbastanza velocemente e rimane un’attività marginale per il settore della plastica: dal 2019 al 2021, la crescita della plastica monouso prodotta da combustibili fossili è stata 15 volte superiore a quella della plastica riciclata. Solo un intervento normativo decisivo può risolvere ciò che equivale a un fallimento del mercato nell’aumentare il riciclaggio.
  • All’interno dell’industria petrolchimica, due valori anomali sono fermamente impegnati nel riciclaggio e nella produzione di polimeri riciclati su larga scala: il Far Eastern New Century di Taiwan e la thailandese Indorama Ventures.

Il Plastic Waste Makers Index 2023 aggiorna il benchmark con i dati fino alla fine del 2021 (la prima edizione ha coperto il 2019) e ha evidenziato che la popolazione globale ha utilizzato 139 MMT (milioni di tonnellate) di plastica monouso nel 2021, rispetto ai 133 MMT del 2019.

La composizione delle prime 20 aziende petrolchimiche con la più grande impronta di rifiuti di plastica è sorprendentemente simile alla prima PWMI. La statunitense ExxonMobil rimane il più grande produttore di polimeri destinati alla plastica monouso – responsabile solo di 6,0 MMT nel 2021 – seguita dalla cinese Sinopec (5,8 MMT) e dalla statunitense Dow terza (5,3 MMT).

Andrew Forrest AO, presidente della Minderoo Foundation, ha dichiarato: “Più plastica, più rifiuti e più inquinamento. I giganti dei combustibili fossili non stanno affrontando il problema della plastica, è il contrario, ne stanno producendo ancora di più e questo minaccia la nostra gente e il pianeta. Per l’industria petrolchimica argomentare diversamente è green washing al massimo grado.

“Abbiamo bisogno di un approccio fondamentalmente diverso che chiuda il rubinetto sulla nuova produzione di plastica. Abbiamo bisogno di incentivi finanziari che incoraggino il riutilizzo e il riciclaggio e la costruzione di nuove infrastrutture critiche”.

Tra le raccomandazioni chiave del rapporto c’è un forte invito agli investitori e alle istituzioni finanziarie a utilizzare strategie di impegno, voto per delega e disinvestimento per fare pressione sulle società petrolchimiche che costruiscono nuovi impianti di produzione di polimeri a base di combustibili fossili.

“Questo rapporto completo fornisce un utile punto di riferimento per intraprendere la ricerca sulla plastica e sul clima e gli sforzi di coinvolgimento degli azionisti”, ha dichiarato Casey Clark, Presidente e Chief Investment Officer di Rockefeller Asset Management. “Gli investitori, gli organismi di regolamentazione e la società civile hanno sottolineato la necessità di ridurre il consumo di plastica, aumentare gli sforzi di gestione dei rifiuti e passare a modalità di vita “circolari”. Anche in questo contesto, l’assunzione globale di materie prime vergini e plastica monouso continua ad aumentare”.

Clark ha aggiunto: “Nella seconda edizione del Plastic Waste Makers Index, la Minderoo Foundation, insieme ai partner di ricerca, evidenzia i collegamenti critici tra plastica e obiettivi di emissioni nette di carbonio zero”.

I maggiori emettitori di gas serra associati alla plastica monouso sono anche i maggiori produttori di polimeri. Secondo i dati analizzati da Carbon Trust e Wood Mackenzie, le emissioni di gas serra derivanti dalla plastica monouso sono equivalenti a circa 450 milioni di tonnellate di anidride carbonica, più delle emissioni totali di gas serra del Regno Unito.

L’indice rileva che, nonostante il riciclaggio offra una soluzione sia per la crisi climatica che per quella dei rifiuti – rispetto alla produzione di polimeri da combustibili fossili, produrli da rifiuti di plastica riciclati (meccanicamente) potrebbe anche spostare almeno la metà delle emissioni di gas serra – il riciclaggio non riesce a scalare al ritmo necessario per ridurre la dipendenza dalla plastica da combustibili fossili. Dal 2019 al 2021, la crescita della massa di plastica monouso da polimero vergine ha superato quella delle materie prime riciclate di un fattore quindici a uno (6 MMT contro 0,4 MMT).

KPMG ha fornito garanzie limitate sull’analisi del rapporto, che offre qualche cauta speranza per l’industria petrolchimica di svolgere un ruolo nella transizione da un’economia della plastica basata sui combustibili fossili. Far Eastern New Century di Taiwan e Indorama Ventures della Thailandia hanno preso impegni sostanziali per aumentare i loro sforzi di riciclaggio e già producono polimeri riciclati di alta qualità su scala industriale.

Dominic Charles, co-autore dell’Indice, è incoraggiato dai progressi compiuti dai trendsetter del settore, ma ha affermato che ciò non dovrebbe sminuire l’entità del compito che attende la maggior parte dei produttori di polimeri. “Guardando indietro ai due anni trascorsi da quando abbiamo puntato i riflettori sull’origine della crisi della plastica monouso, è preoccupante che un numero maggiore dei primi 50 produttori di polimeri non abbia raggiunto punteggi di circolarità più elevati. Mentre la nostra ricerca fornisce le prove necessarie ai legislatori per sviluppare una regolamentazione significativa del settore su scala globale, dovrebbe anche guidare le aziende sulla necessità di un maggiore livello di trasparenza sulle loro ambizioni e azioni di circolarità della plastica”, ha affermato Charles.

La ricerca esamina anche come i punteggi di circolarità si modellano rispetto alle affermazioni pubbliche fatte dai primi 20 produttori di polimeri. Saudi Aramco, Borealis, Dow e Braskem si distinguono in termini di discrepanza tra la loro alta frequenza di affermazioni pubbliche sulla circolarità della plastica e le loro effettive credenziali di circolarità.

Fonte: EcodalleCittà

Progetto Furious: nuovi materiali al posto della plastica

Il progetto Furious, coordinato dalla professoressa Debora Puglia dell’Università degli Studi di Perugia, ha vinto un finanziamento di 4 milioni di euro nell’ambito del bando HORIZON-JU-CBE-2022-R-01 promosso dal CBE JU (Circular Bio-based Europe Joint Undertaking). Il progetto mira a sviluppare nuovi polimeri biologici a base di acido 2,5-furandicarbossilico (FDCA) per sostituire le plastiche tradizionali in settori applicativi in cui le bioplastiche non riescono a soddisfare i requisiti tecnici necessari o dove le plastiche di origine fossile sono ancora ampiamente utilizzate.

In particolare, Furious si concentrerà sulla produzione di materiali innovativi destinati agli imballaggi per dispositivi biomedicali ed elettronici, al settore automobilistico e ai dispositivi subacquei. Gli obiettivi del progetto includono la verifica delle proprietà dei materiali FURIOUS, come la resistenza alla sterilizzazione, all’invecchiamento UV e alla vegetazione, nonché la loro processabilità attraverso diverse tecnologie, come la stampa 3D e la stereolitografia. Inoltre, verrà studiata la riciclabilità meccanica ed enzimatica dei nuovi polimeri a base di furano.

Il progetto, della durata di quattro anni, coinvolge 15 partner, tra cui atenei e aziende come l’Università di Bologna, la Stora Enso OY, la Lci Italy Srl e l’Evologics GmbH. L’obiettivo finale è quello di sviluppare soluzioni monomateriale innovative e sostenibili per il mercato, promuovendo industrie nell’ambito dell’economia circolare a base biologica e contribuendo alla riduzione dell’utilizzo di plastiche tradizionali.


A cura di Andrea Tornavacca, ESPER

Problematiche relative al rispetto delle regole di conferimento nei grandi condomini

Soprattutto nei condomìni in cui non vengono utilizzati contenitori diversi per ogni singolo proprietario di immobile ma vengono utilizzati contenitori condominiali di uso comune per le varie frazioni di rifiuto, ogni condomino deve rispettare le regole per la raccolta differenziata stabilite dall’amministrazione comunale con appositi regolamenti di igiene urbana al fine di favorire il corretto trattamento dei rifiuti. Tuttavia, se uno o più condomini non rispettano le modalità prestabilite oppure gli orari e giornate di conferimento, ciò può causare problematiche di decoro ed igiene delle parti comuni del palazzo. Inoltre, il codice dell’ambiente impone il divieto assoluto di abbandonare i rifiuti, con conseguenti sanzioni per chi trasgredisce tale divieto.

Per quanto riguarda l’eventuale errato conferimento di rifiuti della raccolta differenziata in condominio in una recente ordinanza della Corte di Cassazione (la n. 4561 del 14 febbraio 2023) è stato stabilito che in tale circostanza non ne risponde l’Amministratore, neppure in via solidale anche se sentenze precedenti avevano assunto orientamenti diversi.

La suddetta sentenza riguarda il ricorso dall’Amministratore e dal Condominio interessato avverso alcune determinazioni dirigenziali del Comune di Roma ingiuntive per la violazione del regolamento comunale sul conferimento dei rifiuti urbani. Era stato accertato, infatti, l’irregolare conferimento di rifiuti nei contenitori messi a disposizione del condominio. Il Giudice di Pace ed il Tribunale avevano respinto le tesi difensive del Condominio. La questione è giunta fino in Cassazione che, ribaltando le precedenti sentenze, ha affermato l’inesistenza di una responsabilità, anche solidale, in capo all’Amministratore.

Il caso in commento, del tutto peculiare, riguarda le ipotesi in cui, a fronte di una condotta illecita, la sanzione venga irrogata non ai diretti responsabili dell’illecito amministrativo, bensì all’Amministratore del Condominio. La Corte di Cassazione, in particolare, esclude che vi sia in capo all’Amministratore una responsabilità di tipo oggettivo che esuli dalle condotte, anche omissive, dello stesso.

In particolare, l’ordinanza si sofferma sull’irrilevanza del fatto che i cassonetti per il conferimento dei rifiuti erano collocati in aree di pertinenza condominiali ai fini dell’imputazione di responsabilità solidale in capo al Condominio ed all’Amministratore. In questi casi, infatti, trattandosi di illeciti amministrativi, l’unico responsabile è l’autore della violazione delle norme secondo la Cassazione. Le ulteriori ipotesi di responsabilità devono dipendere da un fatto proprio (anche a carattere omissivo) riferibile all’Amministratore. In sintesi, il condominio, per il tramite dell’amministratore del condominio, è responsabile giuridicamente dell’omesso o errato conferimento dei rifiuti all’esterno del condominio, ma non è un soggetto giuridico a cui sia imputabile la responsabilità da illecito amministrativo per l’errato o omesso comportamento dovuto dal singolo condomino. L’amministratore di condominio ha la capacità di disciplinare l’uso delle cose comuni e la fruizione di servizi da erogare nell’interesse comune, incluso il controllo del rispetto delle norme sulla raccolta differenziata. A tal fine, può far apporre avvisi in bacheca o installare telecamere per controllare la zona interessata dal rilascio dei rifiuti da parte dei singoli condomini.

Tuttavia, l’installazione di telecamere richiede l’autorizzazione di spesa assunta a maggioranza dei condomini in assemblea. Inoltre, i trasgressori della raccolta differenziata possono essere sanzionati solo previa individuazione del responsabile e l’inserimento di una clausola nel regolamento contrattuale che preveda la possibilità di irrogare sanzioni. In tal caso, il responsabile dovrà sostenere tutte le spese per il ripristino ed ogni altro danno causato dalla raccolta indifferenziata irregolare ed incontrollata.


A cura di Andrea Tornavacca, ESPER

Cassonetti “intelligenti” o “smart”: lo sono davvero?

L’introduzione di cassonetti stradali denominati commercialmente “intelligenti” o “Smart” è stata una delle soluzioni tecnologiche periodicamente riproposte per gestire in modo, almeno teoricamente, più efficiente la raccolta dei rifiuti urbani negli ultimi 30 anni. Questa tipologia di cassonetti è spesso stata dotata di sistemi di riconoscimento degli utenti conferitori ed a volte è anche dotata di sensori o telecamere che consentono di monitorare in tempo reale il livello di riempimento e di segnalare ai gestori il momento in cui devono essere svuotati. Tuttavia, come evidenziato da alcuni articoli recenti, l’efficacia di questa soluzione è stata nuovamente messa in discussione anche per le versioni più recenti di questi contenitori.

Nelle città dove sono stati installati dei cosiddetti cassonetti “intelligenti”, infatti, l’analisi delle accese polemiche che hanno accompagnato la loro installazione ed utilizzo può far comprendere quali siano le effettive criticità di tali soluzioni. Questi ultimi richiedono l’utilizzo di apposite tessere o codici QR per poter essere utilizzati, il che ha creato problemi per i cittadini anziani o per coloro che non hanno accesso a smartphone o a internet. In alcune situazioni, i sensori non hanno funzionato correttamente, segnalando erroneamente che il cassonetto era pieno anche se era vuoto, o viceversa. Questi episodi hanno portato a situazioni in cui i rifiuti sono stati abbandonati per strada, causando problemi igienici e ambientali. Un’altra cosa che può creare futuri problemi riguarda la tutela della privacy di chi conferisce, poiché con l’utilizzo delle tessere si può facilmente avere un’idea delle abitudini e degli spostamenti dell’utente ed un improprio utilizzo di questi dati sarebbe molto pericoloso.

Inoltre, questi dispositivi, a fronte dei frequenti atti di vandalismo o tentativi di manomissione, richiedono una manutenzione costante ed assai onerosa per garantirne il ripristino del corretto funzionamento in tempi brevi, il che comporta elevati costi aggiuntivi per i gestori e, di conseguenza, per le amministrazioni comunali. In alcune città i cassonetti “intelligenti” sono stati infatti oggetto di frequenti atti di vandalismo, con danni alle componenti elettroniche o più semplicemente ai coperchi che dovrebbero mantenere chiusi gli accessi al conferimento, rendendo inutilizzabili i dispositivi e permettendo a tutti di buttare qualsiasi rifiuto all’interno, indipendentemente dalla tipologia. A Firenze, ad esempio, in una sola notte sono stati gravemente danneggiati ben centotrenta cassonetti “smart” bucando con un trapano la scheda a cui si dovrebbe appoggiare le tessere personali dotata di RFiD per aprirli.

https://firenze.repubblica.it/cronaca/2022/11/17/news/firenze_130_cassonetti_digitali_danneggiati_piazza_vieusseux-374922821/

In generale, queste soluzioni presentano una serie di problemi che ne limitano l’efficacia e la convenienza soprattutto a causa della scarsa qualità dei rifiuti conferita nei cassonetti smart dedicati alla raccolta differenziata ed agli elevati costi relativi al continuo fabbisogno di attività di rimozione dei rifiuti abbandonati nei pressi di tali contenitori. La gestione dei rifiuti urbani è un problema complesso che richiede soluzioni integrate e sostenibili. Sebbene i cassonetti “intelligenti” possano rappresentare un’idea interessante, sembra che non siano ancora pronti per essere adottati su larga scala o perlomeno non ancora in Italia. Le amministrazioni comunali dovrebbero quindi valutare attentamente l’efficacia di questa soluzione prima di decidere di investire in essa.

Riportiamo di seguito,  a titolo meramente esemplificativo, alcuni link riportanti notizie di malfunzionamenti o malcontenti di amministrazioni di città nelle quali sono stati installati.

https://www.ilgazzettino.it/nordest/rovigo/rifiuti_cassonetti_centro_ecoambiente-7229135.html

Il precedente primo articolo, pubblicato sul Gazzettino, parla dei problemi che si stanno verificando a Rovigo in seguito all’installazione di cassonetti “intelligenti” per la raccolta dei rifiuti. Secondo l’articolo “Ancora una volta i cassonetti saranno anche intelligenti, ma chi li usa forse non altrettanto”, poiché le persone che dovrebbero utilizzarli lo fanno in maniera poco civile, lasciando spesso sacchetti in giro, ma si ipotizza che questi cassonetti non vengono svuotati con la frequenza necessaria, causando il riversamento di rifiuti in strada e la proliferazione di topi e insetti. Questo rappresenta un grave problema per la salute pubblica e l’igiene urbana.

https://www.veneziatoday.it/cronaca/raccolta-rifiuti-calotta-lido-venezia.html

Nel precedente link viene evidenziata la stessa disastrosa situazione nel Lido di Venezia dove è lo stessa gestore Veritas, che aveva scelto tale sistema, ad evidenziare che serve una maggiore collaborazione ai cittadini che non separano il secco dall’umido poiché nei contenitori per la differenziata “si trova un po’ di tutto”.

https://www.bolognatoday.it/social/segnalazioni/raccolta-differenziata-9644722.html

Il precedente articolo illustra ulteriormente l’attuale situazione di Bologna con una domanda retorica assai significativa “Ha senso per un cittadino continuare a fare la raccolta dell’umido?”, Una cittadina bolognese evidenzia infatti che “Come molti altri cittadini faccio del mio meglio per fare una corretta raccolta differenziata. Vi scrivo in merito allo scorretto utilizzo dei cassonetti della raccolta dell’umido. L’estate scorsa in Bolognina è stata introdotta la tessera Hera per l’apertura dei cassonetti dell’indifferenziato. A novembre è stata inoltre eliminata la serratura dai cassonetti dell’organico, il risultato è quello che potete vedere nella foto che vi allego: i cassonetti dell’umido sono stracolmi di spazzatura indifferenziata. Ha senso per un cittadino continuare a fare la raccolta dell’umido quando poi, credo, non potrà essere correttamente riciclata? Mi domando con quale criterio sia stata portata avanti questa decisione?”. Provando a rispondere a questa cittadina possiamo presumere che chi ha promosso tali scelte volesse raggiungere un apparente aumento delle percentuali di raccolta differenziata (in effetti si raccolgono poco rifiuti nei cassonetti con calotta dedicati all’indifferenziato) ma non era certamente interessato a far aumentare realmente il riciclaggio dei rifiuti urbani a Bologna.

https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/raccolta-indifferenziata-guasti-cassonetti-fa834cef

Il precedente articolo, pubblicato su Il Resto del Carlino, si concentra invece sui guasti ai cassonetti per la raccolta dell’indifferenziata a Bologna. In questo caso, i cassonetti intelligenti si sono rivelati non così intelligenti, in quanto spesso non funzionano correttamente, causando disagi e problemi di igiene urbana. Anche in questo caso, la situazione sembra essere degenerata a causa della mancata manutenzione dei cassonetti.

https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/il-cassonetto-e-intelligente-intorno-una-sacchettopoli-ma71o5ku

Il terzo articolo, sempre pubblicato su Il Resto del Carlino, parla di una situazione analoga che si sta verificando nel Comune di San Costanzo. In questo caso, i cassonetti intelligenti, installati da ASET con l’obiettivo di ridurre i costi di raccolta dei rifiuti, stanno invece causando la proliferazione di sacchetti di immondizia abbandonata e dei correlati costi per la quotidiana rimozione dei tali rifiuti.

https://www.lapressa.it/notiziario/lettere_al_direttore/differenziata-disastro-quotidiano-inutile-ormai-segnalare-ad-hera

Il quarto è uno sfogo di un utente di Modena che non riesce a comprendere come il gestore HERA possa perseverare nell’installare ulteriori cassonetti intelligenti senza tenere conto del disagio procurato alla popolazione di Modena ed al peggioramento del decoro urbano.

https://www.lastampa.it/torino/2022/12/07/news/barriera_di_milano_invasa_dai_rifiuti_le_nuove_eco-isole_sono_un_disastro-12398385/

https://www.lastampa.it/torino/2023/02/07/news/ecoisole_discariche_barriera_milano_rifiuti_torino-12627360/

https://www.lastampa.it/torino/2022/12/06/news/san_salvario_il_flop_delle_isole_ecologiche_montagne_di_rifiuti_ogni_sera-12396943/

https://www.lastampa.it/torino/2022/11/29/news/san_donato_sempre_piu_cumuli_di_spazzatura_accanto_alle_ecoisole-12275960/

Gli articoli precedenti pubblicato su La Stampa illustrano la situazione disastrosa che si sta verificando nei quartieri di Torino, San Salvario, San Donato e Barriera di Milano, in cui è in corso il posizionamento di tali cassonetti “intelligenti”.

https://www.lastampa.it/torino/2022/04/17/news/caro_sindaco_ti_scrivo_sulle_ecoisole_stefano_lo_russo_ammette_a_torino_qualcosa_da_cambiare_c_e_-3123323/

Nel precedente articolo viene riportata la lettera al sindaco di un cittadino torinese che inizialmente era favorevole al posizionamento dei cassonetti “intelligenti” ma che ha “Alla fine ho cambiato idea: le eco-isole sono trappole e con l’Amiat non si parla” poiché nonostante i continui malfunzionamenti non si riesce neppure a contattare il gestore AMIAT tramite il numero verde. Il sindaco ribalta la scelta delle ecoisole smart  sulla precedente amministrazione ed ammette che il sistema in varie zone non sta funzionando.

https://www.iltirreno.it/grosseto/cronaca/2019/12/24/news/cassonetti-intelligenti-installati-e-gia-bloccati-1.38253967

Anche a Grosseto i  cassonetti intelligenti appena installati hanno subito smesso subito di funzionare secondo le denunce di vari residenti e nel centro storico il malfunzionamento perdura da mesi e, secondo Maremma Oggi, i cassonetti “intelligenti” sono diventati sempre più stupidi…

https://genova.repubblica.it/cronaca/2022/11/09/news/genova_amiu_flop_dei_cassonetti_intelligenti_se_ne_va_il_manager_stanganelli-373703215/

https://www.lavocedigenova.it/2022/11/12/leggi-notizia/argomenti/municipio-bassa-valbisagno/articolo/valbisagno-critiche-ai-nuovi-cassonetti-intelligenti-il-sistema-non-va-lazienda-tempo-per.html

A Genova le polemiche e la situazione risultano simili a quelle delle altre grandi Città già citate.

https://www.vocepinerolese.it/articoli/2022-11-27/saga-monnezza-cassonetti-bloccati-questo-risultato-colpa-non-dei-cittadini-pinerolo-22877

https://www.vocepinerolese.it/articoli/2023-01-29/saga-monnezza-con-cassonetti-smart-tutto-ok-assolutamente-no-pinerolo-23197

La stessa situazione viene segnalata anche per Comuni di dimensioni più contenuta dalla Voce del Pinerolese evidenziando che  “Ogni giorno riceviamo foto, segnalazioni, di cittadini arrabbiati per il mancato funzionamento dei cassonetti rifiuti smart a Pinerolo…”.

https://www.quinewsvaldelsa.it/poggibonsi-riorganizzazione-rifiuti-diventa-caos-polemiche-degrado.htm

Nei precedenti link tre diversi organi di informazioni toscani illustrano l’attuale situazione nel territorio della Val d’Elsa dove i cassonetti smart sono spesso circondati da sporcizia e rifiuti abbandonati e questo degrado sta infiammando gli animi dei cittadini.


A cura di Andrea Tornavacca, ESPER

Nasce Planet Reuse, il portale europeo per il riuso. “Per connettersi, imparare e collaborare”

Arriva dall’Olanda il sito che mira a diffondere e a mettere in comune le soluzioni di riuso finora introdotta in maniera sparsa in Europa. Planet reuse è “la prima piattaforma e rete online europea che riunisce professionisti per connettersi, imparare e collaborare”

Un portale online per il riuso, facile da consultare e da cui visualizzare tutte le soluzioni di riuso applicate in Europa? Da qualche tempo ciò è possibile grazie a Planet Reuse, il sito che, come si legge sulla homepage, costituisce  “la prima piattaforma e rete online europea che riunisce professionisti per connettersi, imparare e collaborare sul tema del riutilizzo e delle soluzioni di imballaggio riutilizzabili”. Al momento in cui scriviamo la piattaforma vanta 416 membri, 266 organizzazioni e 64 soluzioni di riuso. E l’Italia? La domanda è pertinente soprattutto se si considerano le (presunte) specificità del nostro Paese, che negli ultimi anni si è contraddistinto per una sorta di resistenza alle direttive comunitarie che combattono la plastica monouso e favoriscono soluzioni di riuso, come insegnano le recenti vicende della direttiva SUP e del regolamento sugli imballaggi.

“Al momento il portale è disponibile in lingua inglese, francese, tedesca e olandese, a breve sarà attivata anche la lingua italiana – segnala su Linkedin Paolo Azzurro, responsabile dell’area economia circolare per ANCI Emilia Romagna –  Nell’attesa abbiamo attivato sul portale anche l’Hub Italiano, che si propone quale luogo di incontro e confronto tra operatori economici, tecnici, ricercatori, amministratori pubblici interessati allo sviluppo e all’implementazione di soluzioni basate sul riuso sul territorio nazionale. La registrazione e l’utilizzo delle funzioni messe a disposizione dal portale è gratuita e aperta a tutte e tutti”.

Il riuso a portata di tutti

Seppur attivo da poco, esattamente dal settembre 2022, Planet Reuse sta facendo già parlare di sé. Facile da fruire e accattivante nella grafica, il portale è nato in Olanda e vanta, tra i partner, anche la rete Zero Waste Europe e l’Istituto olandese per il packaging sostenibile. Sebbene gli imballaggi riutilizzabili esistono da decenni in Europa, è stato solo negli ultimi anni che centinaia di soluzioni di riutilizzo sono state sviluppate e introdotte sul mercato. Molte di queste, nate magari come start-up, sono poi diventate nuove ed estese applicazioni in molti settori: dall’e-commerce al cibo e alle bevande fino ai prodotti per la cura della persona. Tuttavia la sensazione è che ancora ci si muova troppo in maniera singola, soprattutto all’interno dei singoli Stati dell’Unione europea. E manca anche un’implementazione diffusa e su larga scala di modelli comuni di riuso, che ovviamente poi ciascun territorio dovrà adattare in base alle proprie esigenze.

Quel che è mancato, insomma, è lo scambio. Ecco perché, come scrive il sito Packaging Revolution, nell’estate del 2021 alcuni appassionati di riutilizzo in tutta Europa si sono incontrati e hanno discusso su come accelerare la transizione dagli imballaggi monouso a quelli riutilizzabili. L’idea era proprio quella di aumentare la visibilità delle soluzioni di riutilizzo e migliorare l’accesso alla conoscenza e agli strumenti che supportano il processo decisionale e l’implementazione di modelli di riutilizzo. Nei mesi che seguirono si capì che il vero valore aggiunto sarebbe stato riunire i professionisti per imparare gli uni dagli altri e consentire la cooperazione e la collaborazione tra questi professionisti.

Aumentando la visibilità delle soluzioni di riutilizzo – si legge nel manifesto di Planet reuse – le possibilità di trovare partner di cooperazione (come fornitori e fornitori di servizi) e attraverso una comunità impegnata e attiva, miriamo ad accelerare l’implementazione di soluzioni di riutilizzo e l’espansione dell’infrastruttura di imballaggio riutilizzabile. In questo modo, possiamo prevenire attivamente i rifiuti di imballaggio. La fondazione senza scopo di lucro dietro Planet Reuse è orientata all’impatto, trasparente e indipendente. È neutrale per quanto riguarda il contenuto, basata sui fatti e scientificamente valida, garantita da un comitato di esperti del settore. Un comitato consultivo assicurerà che la piattaforma rimanga neutrale e indipendente da qualsiasi influenza”.

Fonte: EconomiaCircolare

Spagna, dal 2023 stop alla vendita di frutta e verdura in imballaggi usa e getta di plastica

Lo prevede una bozza di decreto diffusa dal ministero per la transizione ecologica di Madrid. Al vaglio anche un sistema di deposito su cauzione e restituzione degli imballaggi per bevande per migliorarne il riciclaggio.

Stop al monouso e istituzione di un sistema di deposito su cauzione finalizzato al riciclaggio. Sono questi i due obiettivi principali del decreto spagnolo su imballaggi e rifiuti, reso noto dal Ministero per la transizione ecologica di Madrid.

Secondo quanto emerge, la vendita di frutta e verdura in imballaggi di plastica sarà vietata nei supermercati e nei negozi di alimentari spagnoli a partire dal 2023. Il divieto si applicherà ai prodotti di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, seguendo il modello francese, dove una misura simile è stata approvata recentemente ed entrerà in vigore già il prossimo anno.

Verrà, inoltre, istituito un sistema di deposito su cauzione che prevede il pagamento anticipato di almeno 10 centesimi di euro per ogni bottiglia di plastica o lattina, che sarà restituito al consumatore solo al momento della riconsegna dell’imballaggio, avviato poi al successivo riciclaggio.

La proposta aggiorna in maniera significativa la normativa vigente in Spagna, in vigore da 20 anni, con importanti passi in avanti verso un’economia circolare, incorporando obiettivi e misure specifici per confezionamento, distribuzione, consumatori e amministrazioni.

Deposito su cauzione obbligatorio in caso di mancato raggiungimento dei target di riciclo

Una delle misure cardine contenute nella bozza è l’implementazione di un sistema di deposito cauzionale e restituzione degli imballaggi, come già realizzato in altri Paesi europei. Il modello prevede che i consumatori lascino in deposito alcuni centesimi per ogni bottiglia di plastica o lattina, che potranno recuperare solo alla restituzione. Questo meccanismo diventerà “obbligatorio” per le bottiglie di plastica monouso e le lattine per bevande, nel caso in cui non vengano raggiunti gli obiettivi intermedi per la raccolta differenziata delle bottiglie di plastica monouso, per le bevande sotto i 3 litri: 70% nel 2023 e 85% nel 2027.

Inoltre, per i contenitori saranno approvati nuovi obblighi di etichettatura circa il loro materiale, la riciclabilità, la percentuale di materiale riciclato e il contenitore in cui devono essere depositati dopo l’utilizzo.

Stop al monouso 

Il decreto prevede, inoltre, l’obbligo per le autorità ad ogni livello governativo di “incoraggiare l’installazione di fontanelle negli spazi pubblici” e “introdurre alternative alla vendita di bevande in bottiglia”, nonché di revocare “la distribuzione di bicchieri monouso” in occasione di eventi pubblici, a partire dal 2023.

I punti vendita dovranno offrire un “numero minimo” di referenze di bevande in contenitori riutilizzabili, entro un periodo compreso tra i 12 ei 18 mesi dall’approvazione del regio decreto, a seconda delle dimensioni del negozio.

Alberghi, ristoranti e caffetterie dovrebbero utilizzare bottiglie riutilizzabili a un tasso del 50% entro il 2025. Nel caso della birra, gli obiettivi sono l’80% al 2025 e il 90% al 2030. Per le bevande analcoliche gli obiettivi sono, invece, il 70% e l’80%.

“Una pandemia: beviamo, mangiamo e respiriamo plastica”

Erano anni che i gruppi ambientalisti spagnoli si battevano per eliminare, o almeno ridurre il più possibile, la plastica dagli scaffali di supermercati e negozi alimentari.

Julio Barea di Greenpeace, ha espresso il parere favorevole dell’associazione sull’adozione delle nuove misure, ma ha anche aggiunto che sarà importante aspettare e vedere “come verranno applicate”. Beviamo plastica, mangiamo plastica e respiriamo plastica”, ha dichiarato, denunciando il pericolo di quella che ha definito, senza mezzi termini, una vera e propria “pandemia”.

Da Barea non sono poi mancate le critiche al Governo, guidato dal Partito Socialista (PSOE) e Unidas Podemos, accusato di non muoversi abbastanza in fretta “per porre fine radicalmente al flusso di inquinamento da plastica”.

Fonte: EconomiaCircolare