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Banchi di scuola, in Lombardia un progetto per donare tutti quelli vecchi salvandoli dallo smaltimento

Saranno 2 milioni e 400 mila i nuovi banchi monoposto da consegnare alle scuole, come confermato anche oggi, lunedì 7 settembre, dalla ministra all’Istruzione Lucia Azzolina ad “Agorà” su Rai 3: “A settembre la scuola primaria sarà quasi tutta coperta e a fine ottobre arriveranno tutti i 2,4 milioni di banchi. Abbiamo chiesto ai dirigenti scolastici quale tipo di banchi desideravano: 2 milioni sono tradizionali, 450mila circa sono quelli con le rotelle, ma esistono già da dieci anni nelle scuole”.
Per alcuni la decisione di produrre nuovi banchi invece che adattare i vecchi – come per altro sta avvenendo in alcune scuole che hanno deciso di non aspettare le nuove forniture e hanno segato a metà i vecchi banchi – è una scelta insensata e miope, anche per motivi ambientali: le centinaia di migliaia di banchi sostituiti che fine faranno? Saranno buttati via o verranno riutilizzati in qualche modo? Dal Ministero non è arrivata nessuna indicazione precisa, tutto sta alle singole iniziative di istituti e Comuni. 
In Lombardia ad esempio c’è un’iniziativa molto concreta che punta proprio al riuso attraverso la donazione. È stata avviata da Banco Building, il Banco delle Cose, organizzazione di volontariato contenuta nell’alveo del Banco Alimentare, che si occupa di favorire la sostenibilità ambientale con il riutilizzo di materiali edili, arredamento, tessile e altro. “Abbiamo già contattato – racconta all’Ansa Silvio Pasero, presidente di Banco Building – tutti gli istituti scolastici statali della Lombardia affinché, attraverso il nostro sito, ci comunichino la loro disponibilità a donare i banchi che verranno sostituti da quelli monoposto”. “In questo periodo – prosegue Pasero – abbiamo intravvisto una possibilità: da un lato molte scuole dovranno dotarsi di nuovi banchi scolastici monoposto e avranno il problema di “rottamare” molti dei banchi scolastici precedentemente in uso, dall’altro esistono realtà, in Italia o Paesi in via di sviluppo, che di questi beni hanno bisogno“.
“Quest’operazione – spiega il presidente di Banco Building – produce un triplice vantaggio: i donatori risparmieranno i costi legati alla distruzione dei beni (carico, trasporto, costo della discarica); i beneficiari potranno utilizzare beni che diversamente avrebbero dovuto acquistare; si eviterà un impatto ecologico ma soprattutto consentirà che i beni dismessi diventino fattore di sviluppo in Italia o nei Paesi in via di sviluppo”.

Fonte: Eco dalle Città

Scuola, monoporzioni e stoviglie monouso: ‘opzione residuale’ per il CTS diventa ‘obbligo’ per il Ministero

Tra le nuove disposizioni per la riapertura delle scuole c’è l’obbligo di usare monoporzioni e stoviglie monouso. Decisione presa dal Ministero in contrasto, o comunque con un eccesso di zelo, rispetto alle indicazioni fornite a maggio dal Comitato Tecnico Scientifico

Tra le nuove disposizioni per la riapertura delle scuole a settembre, c’è un punto controverso, su cui si erano già attivate alcune sentinelle ambientaliste,  e che riguarda l’obbligo di usare stoviglie usa e getta per consumare i pasti. Una decisione che si scopre essere stata presa dal Ministero dell’Istruzione in contrasto, o comunque con un eccesso di zelo, rispetto alle indicazioni precedentemente fornite dal Comitato Tecnico Scientifico. 

Andiamo per gradi. Nel Protocollo Sicurezza firmato dalla ministra Azzolina e dalle sigle sindacali giovedì 6 agosto, al capitolo 4 “Disposizioni relative agli spazi comuni”, si legge che “l’utilizzo dei locali adibiti a mensa scolastica è consentito nel rispetto delle regole del distanziamento fisico, eventualmente prevedendo, ove necessario, anche l’erogazione dei pasti per fasce orarie differenziate. La somministrazione del pasto deve prevedere la distribuzione in mono-porzioni in vaschette separate unitariamente a posate, bicchiere e tovagliolo monouso possibilmente compostabile”. 

Insomma per il consumo dei pasti il Ministero impone un obbligo di distanziamento e allo stesso tempo un obbligo di utilizzare monoporzioni e manufatti usa e getta, non per forza in materiale compostabile quindi verosimilmente anche in plastica tradizionale. 

Il Comitato Tecnico Scientifico è invece di diverso avviso. Nel “Documento tecnico sull’ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico”, approvato il 28 maggio, sottolinea che “il consumo del pasto a scuola rappresenta un momento di fondamentale importanza sia da un punto di vista educativo, per l’acquisizione di corrette abitudini alimentari, che sanitario in quanto rappresenta un pasto sano ed equilibrato” e che “è pertanto fondamentale preservare il consumo del pasto a scuola garantendo tuttavia soluzioni organizzative che assicurino il distanziamento”. 

Nello specifico indica quindi che “le singole realtà scolastiche dovranno identificare soluzioni organizzative ad hoc che consentano di assicurare il necessario distanziamento attraverso la gestione degli spazi (refettorio o altri locali idonei), dei tempi (turnazioni)” e solo “in misura residuale attraverso la fornitura del pasto in ‘lunch box’ per il consumo in classe”.  In sostanza il CTS non indica alcuna necessità di imporre lunch box  e monoporzioni in stoviglie usa e getta se in mensa c’è la possibilità del distanziamento tra i ragazzi. Come mai quindi il Ministero ha deciso diversamente?  

Secondo indiscrezioni da Roma, alcuni parlamentari sono al lavoro in questi giorni per modificare le disposizioni del Protocollo, in modo che venga preservato e assicurato l’obbligo del distanziamento ma non quello di una possibile e deleteria sovrapproduzione manufatti usa e getta. 

Fonte: Eco dalle Città