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In 10 anni raddoppio bottiglie acqua in plastica,sono 10 mld

Ismea, eco-trend non frena gli acquisti +0,9% nel 2019

Negli ultimi dieci anni sono più che raddoppiate il volume delle vendite delle acque minerale imbottigliate in plastica. Il numero delle bottiglie è passato da 5 miliardi del 2009 a 10 miliardi nel 2019, con un trend che non accenna a fermarsi. Lo scorso anno l’aumento nazionale è stato dello 0,9%, interessando sopratutto il Sud e la Sicilia (+2,7%). E’ la fotografia scattata dall’Ismea che mette in evidenza come, nonostante i tanti eco-movimenti globali anti-plastica, tanti consumatori non riescano ancora a rinunciare alla comodità della bottiglietta “usa-e-getta”.

L’Italia, del resto, è campione mondiale di consumo di acque minerali in bottiglia, la maggior parte in plastica, collocandosi al terzo posto dopo Messico e Thailandia. A fare la parte del leone nei consumi del 2019, tra le diverse tipologie di acqua, segnala l’Ismea, è quella naturale con il 71% dei volumi pari a 7,2 miliardi bottiglie acquistate con un valore quasi triplicato nel giro di soli 3 anni. Le acque effervescenti, invece, sono state scelte dal 13% delle famiglie per 1 miliardo di bottiglie, contro le 500 mila del 2016. Stessi numeri per le gassate comprate dall’11% dei consumatori, pari a 1 miliardo di bottiglie. Numeri più contenuti ma ugualmente rilevanti per le acque leggermente gassate, scelte dal 5% delle famiglie con 500 mila bottiglie, il doppio di quelle consumate nel 2016.

La stringente emergenza climatica e la lotta contro l’inquinamento da plastica non ha spinto la vendita di acque in vetro, anzi. Nel 2019 gli acquisti sono stati 24 milioni, 7 milioni in meno rispetto a dieci anni fa. Un trend negativo confermato anche per l’acqua effervescente e quella leggermente gassata sempre in vetro, ma non per quella gassata in netta controtendenza, con 5,5 milioni di bottiglie acquistate contro i 3 milioni del 2009.

Bag Waste Reduction Law: dal 1° marzo lo stato di New York mette al bando i sacchetti in plastica monouso

A partire dal 1° marzo nello Stato di New York entra in vigore la Bag Waste Reduction Low, la legge che mette al bando in tutto lo stato i sacchetti in plastica monouso, mentre su tutti gli altri (principalmente quelli in carta) sarà applicata una tassa di cinque centesimi di dollaro (pari a poco meno di cinque centesimi di Euro).

L’obiettivo della legge firmata lo scorso anno dal Governatore Andrew Cuomo è quello di ridurre il più possibile gli oltre 23 miliardi di sacchetti di plastica monouso che circolano nello stato e di azzerare i 10 miliardi di sacchetti distribuiti ogni anno a New York City.

Il nuovo divieto si applicherà a tutti i proprietari di negozi, operatori di centri commerciali e produttori che riscuotono le tasse statali (che per un italiano sono equivalenti alla nostra Iva quando acquistiamo un bene o un servizio), inclusi i negozi di alimentari, distributori di benzina e bodegas.

Ma non tutti i sacchetti in plastica saranno vietati, infatti saranno consentiti quelli per l’acquisto degli alimenti e i farmaci con prescrizione medica. Esenti invece dalla tassa i sacchetti di plastica preconfezionati venduti in blocco, come i sacchetti per i rifiuti o sandwich (in pratica dei sacchetti con chiusura ermetica per conservare il cibo). Saranno anche esenti dalla tassa tutti coloro che partecipano al Programma di assistenza nutrizionale supplementare (SNAP) e al programma Donna, neonati e bambini (WIC).

Dei cinque centesimi di tassa tre andranno al Fondo di protezione ambientale dello Stato, mentre gli altri due centesimi verranno utilizzati per pagare la distribuzione di sacchi riutilizzabili. Si perché l’idea di Cuomo è quella di inondare la città di sacchetti riutilizzabili. La campagna dal nome #BYOBagNY fino ad oggi ha già distribuito gratuitamente ai residenti oltre 700 mila borse riutilizzabili.

Infatti la messa al bando è stata accompagnata da una massiccia campagna di comunicazione dove vengono spiegati ai cittadini non solo i danni ambientali dei sacchetti ma anche le modalità su come evitare di dover pagare cinque centesimi ogni volta che si fa un acquisto. Ovviamente la soluzione è semplice, basta avere con se sempre un sacchetto riutilizzabile.

Inoltre per aumentare l’efficacia della legge tutti i negozi sul quale si applica il NYS Plastic Bag Reduction, Reuse and Recycling Act saranno tenuti a raccogliere i sacchetti di plastica e altre materie plastiche (come film in plastica, sacchetti di pane e involucri di plastica che provengono da scatole di acqua, asciugamani di carta e altri oggetti simili) per incentivare il riciclo.

Ci sono voluti quasi quattro anni ma tra qualche giorno anche New York potrà dire di essere in prima fila nella battaglia contro i sacchetti in plastica.

Fonte: Luigi Vendola per Eco dalle Città

Ordinanze ‘plastic free’ a macchia di leopardo, la parola all’Anci

In Sicilia e in Puglia i Tar sospendono le ordinanze, in Abruzzo e in Sardegna invece rigettano i ricorsi dei produttori di plastica. Ne abbiamo parlato con Ivan Stomeo, delegato Anci Ambiente

Si sta rivelando un’estate conflittuale quella delle ordinanze plastic free. Da un parte comuni e regioni che si adoperano per adottare provvedimenti contro la plastica usa e getta tradizionale, dall’altra i produttori di plastica che fanno ricorso ai Tar per chiederne la sospensione, per motivi essenzialmente di mercato.
In mezzo i tribunali amministrativi e il Consiglio di Stato che non seguono un indirizzo univoco in attesa che l’Italia recepisca la direttiva europea. Ma non tutte le ordinanze sindacali sono state impugnate o sospese e così nei lidi della regione Puglia e in alcuni comuni si continuerà ad applicare il divieto mentre sul resto del territorio si potranno utilizzare piatti e bicchieri usa e getta.

E poi ci sono i comuni come Milano che hanno scelto un approccio più soft puntando sull’adesione spontanea degli esercizi commerciali.
Ne abbiamo parlato con Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano e delgato Anci all’Ambiente.

Le ordinanze comunali plastic free sono la via giusta per tutelare l’ambiente anticipando la direttiva comunitaria che forse non è ancora chiara a tutti?

Quando si va nella direzione di modificare gli stili di vita dei cittadini si incontrano sempre tante resistenze e tanti ostacoli, sia burocratici ma anche e soprattutto da coloro che in quel determinato prodotto, in questo caso la plastica, hanno investito tante risorse economiche. Ci vuole pazienza, determinazione e costanza per far comprendere che è meglio utilizzare materiali compostabili che continuare con l’usa e getta tradizionale. Oppure ridurre le bottigliette in plastica invogliando i cittadini a bere l’acqua pubblica nei Comuni in cui “l’acqua del sindaco” è potabile.

In Sicilia e in Puglia i Tar sospendono le ordinanze, in Abruzzo e in Sardegna invece rigettano i ricorsi dei produttori di plastica. Mentre il Consiglio di Stato ha riabilitato l’ordinanza plastic free nei litorali pugliesi. Cosa ne pensa di questo scenario a macchia di leopardo?
Lo scenario a macchia di leopardo non piace a nessuno. Possiamo sicuramente sensibilizzare e incentivare gli operatori ad utilizzare materiali il più possibile compostabili. Dobbiamo spingere soprattutto i cittadini di scegliere esercizi commerciali che adottano politiche che vanno verso un’economia circolare o plastic free.

Qual è la posizione di Anci? Anticipare la direttiva europea oppure aspettare il 2021?

Principalmente bisogna spingere e chiedere agli organi competenti il recepimento della direttiva, ma nel frattempo non stare con le mani in mano. Dobbiamo impegnarci tutti quanti, soprattutto chi ha una responsabilità di governo delle comunità, affinché cambi la mentalità di utilizzo dei prodotti immessi sul mercato.  Va in questa direzione la proposta Anci nell’ambio dell’accordo con il Conai che in parte è ancora in fase di elaborazione. In vista del recepimento della direttiva sugli imballaggi e della direttiva che riduce l’utilizzo della plastica monouso, abbiamo chiesto di rivedere l’accordo 2 anni e mezzo dopo  la firma proprio per verificare se saranno necessarie modifiche e integrazioni.

State pensando di diffondere una guida, un vademecum o altro per chi intende emanare nuove ordinanze? 
Faremo certamente qualcosa nella direzione dell’economia circolare. Non ci sono alternative soprattutto in questo momento storico in cui il pianeta Terra è “malato”. Se continueremo così nel 2050 avremo nei nostri mari più plastica che pesce. Questo non possiamo permettercelo ne per noi ne per le generazioni future.
Se vogliamo che i cittadini seguano il nostro esempio dobbiamo essere noi sindaci a cambiare metodo e prodotti da acquistare.  Bisogna dare impulso ad un’economia locale sempre più verde, coinvolgendo il più possibile la comunità  anche attraverso l’introduzione della pratica del Green Public Procurement. Nei prossimi giorni l’impegno  impegno è quello di realizzare un progetto del GPP 2.0. L’obiettivo è quello di sensibilizzare le comunità   all’acquisto  di prodotti e servizi verdi, al fine di ridurre ulteriormente il rifiuto prodotto e  l’emissione di gas nocivi . C’è tanta strada da fare i sindaci devono diventare i protagonisti di questo cambiamento.

Fonte: Tiziana Giacalone per Eco dalle Città

Puglia, il Tar sospende l’ordinanza regionale contro la plastica monouso nei lidi balneari

Un’altra sospensione delle ordinanze contro la plastica usa e getta da parte di un Tribunale Amministrativo. Questa volta succede in Puglia e non riguarda un piccolo comune o una città bensì tutti gli stabilimenti balneari della regione – circa 250 – che a marzo avevano ricevuto ordine da parte dell’ente guidato da Michele Emiliano di eliminare la plastica tradizionale e usare solamente piatti, bicchieri e posate in plastica compostabile. Una misura accolta favorevolmente dalla maggior parte dei lidi, ma non da alcune associazioni (Confida, Assobibe, Mineralacqua, Italgrob e Spinel Cafe) di produttori e distributori di bevande e prodotti da bar, che fecero subito ricorso sostenendo che il divieto non fosse previsto da alcuna norma di legge.

I giudici amministrativi, presieduti da Giuseppina Adamo, hanno stabilito che la Regione Puglia ha, di fatto, anticipato con la propria ordinanza l’entrata in vigore della Direttiva europea entrata in vigore a giugno ma che ha, come termine di recepimento per gli Stati membri, il 3 luglio 2021. “La direttiva comunitaria necessita di misure di recepimento – scrive il tribunale amministrativo – perché incide sulla tutela della concorrenza , nella parte in cui la disciplina impone le restrizioni al mercato dei prodotti monouso”. L’udienza per discutere del merito della questione è stata fissata dal Tar per il 19 febbraio 2020.

“Le decisioni della magistratura non si commentano, si applicano e si fanno applicare, almeno fin quando l’intero corso della giustizia non sarà completato”. Così l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Gianni Stea a proposito dell’ordinanza con cui il Tar Puglia ha sospeso l’ordinanza balneare della Regione proprio nella parte in cui ha imposto ai bar degli stabilimenti l’utilizzo di piatti, bicchieri e posate in materiali compostabili.

“Detto questo rivolgo un appello a tutti i gestori degli stabilimenti balneari e a tutti gli  utenti degli stessi, che già al tempo avevano accolto con grande entusiasmo questa decisione della Regione Puglia, affinché si utilizzino da subito e il più possibile posate e stoviglie di materiale compostabile al  posto di quelle di plastica che rappresentano un vero e proprio veleno per l’ambiente e l’ecosistema marino. La Puglia e i pugliesi hanno il diritto e il dovere di mostrare un elevato grado di civiltà e lungimiranza sulla questione. Ricordo che secondo i dati Ispra l’inquinamento sulle spiagge italiane ha raggiunto valori impressionanti a cui occorrerà porre un immediato freno: esattamente è stata calcolata una media di circa 770 oggetti ogni 100 metri di spiaggia, dei quali l’80% è rappresentato da plastica, ormai la regina degli inquinanti marini. Situazione che non cambia molto sui fondali in prossimità delle coste: si contano, infatti, circa 100 oggetti ogni chilometro quadrato mentre i rifiuti e micro-rifiuti che galleggiano nelle acque nazionali risultano essere ben 28 miliardi. Una situazione che non fa decisamente onore al nostro territorio”.

Fonte: Eco dalle Città

Montecitorio? Plastic free!

La Camera dei deputati diventa “plastic free”. Entra in vigore la decisione, adottata dal Collegio dei Questori, che prevede l’eliminazione dei contenitori di plastica monouso per l’acqua da tutte le aree di ristoro dei palazzi della Camera. Presso i ristoranti, i bar e la buvette di Montecitorio si potrà consumare acqua solo in bottiglie di vetro o proveniente dalla rete idrica pubblica.

Entra, infatti, in vigore da venerdì 19 luglio la decisione, adottata dal Collegio dei Questori – si legge nel comunicato dell’Ufficio stampa della Camera – in attuazione di un ordine del giorno presentato durante l’esame in Assemblea del bilancio interno 2018, che prevede l’eliminazione dei contenitori di plastica monouso per l’acqua da tutte le aree di ristoro dei palazzi della Camera. Ristoranti, bar, buvette e sale riunioni degli organi collegiali della Camera potranno utilizzare acqua in vetro o della rete idrica pubblica.

E’ stato così tradotto in atto anche l’intendimento di rendere plastic free la Camera dei deputati, manifestato sin dall’inizio della legislatura dal Presidente Roberto Fico. Per incentivare gli utenti all’utilizzo dell’acqua proveniente dalla rete pubblica è stato rinnovato e reso più funzionale l’impianto di spillatura che eroga acqua presso il self service di Palazzo Montecitorio, è stato installato un analogo impianto al quinto piano di Palazzo del Seminario e ne saranno installati, entro il mese di luglio, altri due al piano ammezzato semicircolare dell’Aula in sostituzione degli attuali erogatori, che dispensano acqua contenuta in recipienti in plastica.

Fonte: Eco dalle Città

Toscana, 900 stabilimenti balneari pronti a dire addio alla plastica monouso tradizionale

Il Consiglio europeo ha approvato oggi in via definitiva la direttiva Ue che prevede il bando per alcuni prodotti in plastica monouso a partire dal 2021, e la Regione Toscana – prima ancora che la direttiva venga recepita a livello nazionale – si porta avanti:  i novecento stabilimenti balneari che si snodano lungo la costa, dai confini con la Liguria fino alla Maremma, dovranno dire addio a piatti, bicchieri, cannucce e posate in plastica monouso tradizionale. «Potranno smaltire le scorte già acquistate, ma poi – spiegano dalla Regione – dovranno essere sostituite da piatti, cannucce e bicchieri biodegradabili o biocompostabili. E chi non lo fa rischia una multa».

Non solo: «La Toscana si sta preparando perché già a partire da settembre si preveda l’esclusione della plastica monouso presso le mense delle strutture della Regione, degli enti e delle agenzie regionali e dagli enti del Servizio sanitario regionale. Si aggiungono le sedi dei beneficiari di finanziamenti regionali, primo fra tutti, il mondo della scuola». Il bando non comprenderà però per adesso «le sole bottigliette in plastica. Per ora infatti c’è una sola azienda in Italia che le produce in materiale ecologico: con un divieto si creerebbe un monopolio, con un danno peraltro che subirebbero anche da aziende locali. Tutto è rinviato in questo caso al 2020: intanto però, trovando un accordo con le imprese, si potrebbe iniziare con alcune sperimentazioni, magari con la fornitura di distributori d’acqua da riempire con borracce lavabili e riutilizzabili. In alcuni bagni del Forte dei Marmi già si fa».

Ma è proprio da iniziative come quest’ultima che è possibile trarre la lezione più importante: per difendere il mare dall’invasione di rifiuti – in larga parte composti da materiali plastici – cui è sottoposto, i pilastri su cui intervenire sono principalmente due. Una migliore gestione dei rifiuti a terra e una riduzione del consumo di prodotti monouso, che siano in plastica tradizionale o biodegradabile.

Indipendentemente dal materiale con cui sono prodotti, se i rifiuti vengono gettati irresponsabilmente dai cittadini all’aria aperta anziché conferiti negli appositi contenitori per essere avviati a recupero o smaltimento a seconda dei casi, finiranno per inquinare. Tant’è che anche la direttiva appena approvata dal Consiglio Ue mette sì al bando prodotti in plastica monouso tradizionale e oxo-biodegradabile, ma mette in guardia sul fatto che anche quelli biodegradabili dovrebbero essere considerati pur sempre come “plastica”: la concreta declinazione di queste diposizioni arriverà solo con l’adozione della direttiva all’interno dell’ordinamento normativo dei vari Stati membri.

La Regione Toscana – che in fatto di contrasto all’inquinamento marino è già stata pioniera attraverso il progetto Arcipelago pulito – ha comunque deciso di muoversi in anticipo con interventi ad ampio raggio: all’interno dell’accordo “Spiagge sostenibili” firmato da Regione, Anci Toscana e associazioni dei balneari «si ragiona anche – aggiungono dalla Giunta – di campagne di comunicazione e sensibilizzazione rivolte a chi frequenta il litorale, per invitarlo ad una gestione dei rifiuti più rispettosa dell’ambiente e del mare, compresa la cattiva abitudine di abbandonare in spiaggia mozziconi di sigaretta. A vigilare sul rispetto delle norme, che saranno recepite con ordinanze dai Comuni, ci penseranno gli agenti di polizia municipale. L’accordo prevede anche l’installazione di contenitori per la raccolta differenziata nelle spiagge ‘libere’, non oggetto di concessione demaniale. Ovunque saranno installati cartelli che riepilogheranno divieti e regole sull’abbandono e la raccolta dei rifiuti. È previsto anche un premio per la spiaggia toscana più sostenibile».

Fonte: GreenReport

Da Strasburgo via libera alla direttiva contro i monouso in plastica

Il Parlamento europeo – e non è una sorpresa visto i recenti orientamenti – ha approvato oggi con 571 voti favorevoli, 53 voti contrari e 34 astensioni la relazione della Commissione ambiente sulla proposta di una direttiva volta a ridurre l’utilizzo di articoli monouso in plastica. Prima di diventare effettiva, la normativa deve ancora passare il vaglio del Consiglio d’Europa: i negoziati partiranno non appena i ministri dell’UE avranno definito una posizione comune, presumibilmente nei primi giorni di novembre.

Il documento approvato dagli europarlamentari prevede il divieto, a partire dal 2021, della vendita di alcuni articoli quali: bastoncini cotonati per la pulizia delle orecchie, posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette), piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini, oltre ad articoli in plastica oxodegradabile e contenitori (tazze, vaschette con relative chiusure) in polistirene espanso per consumo immediato (fast-food) o asporto (take-away) di alimenti senza ulteriori preparazioni. Sono stati invece salvati in extremis i sacchetti ultraleggeri, con spessore inferiore a 15 micron, che in una prima versione del documento erano stati inclusi nei prodotti da bandire.

Ai paesi membri viene anche chiesto di ridurre del 25%, entro il 2025, il consumo di altri articoli monouso per i quali non sono ancora disponibili alternative valide, come confezioni per hamburger, panini, frutta e verdura, dolci e gelati.

É prevista deroga temporanea, fino al 2023, per stoviglie monouso utilizzate nei servizi sociali, come la ristorazione nelle scuole e i servizi sanitari. Ma – si legge nel testo – nel quadro di appalti pubblici di forniture assegnati prima del 31 dicembre 2018.

Non sono invece previste eccezioni per gli articoli monouso prodotti con plastiche biodegrabili e compostabili.

Ai singoli governi toccherà anche il compito di incoraggiare l’impiego di prodotti riutilizzabili più volte, multiuso e riciclabili.

Le bottiglie di plastica dovranno essere raccolte in modo differenziato e riciclate al 90% entro 2025. I contenitori per bevande, inoltre, dovranno essere prodotti con plastiche riciclate per almeno il 35% del loro peso, a partire dal 2025 ed essere completamente riciclabili; tra l’altro, le chiusure dovranno essere vincolati all’imballo, al fine di ridurne la dispersione.

Limiti sono previsti anche per mozziconi di sigarette contenenti plastiche (filtri) – da ridurre del 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030 – nonché reti e attrezzature da pesca abbandonate che dovranno essere raccolte per almeno il 50% e riciclate al 15% entro il 2025. Per mozziconi e reti da pesca si applicherà inoltre la responsabilità estesa dei produttori, che dovranno accollarsi i costi per la raccolta, il trasporto e il trattamento di questi rifiuti.

I pareri degli eurodeputati italiani

“Una vittoria per il pianeta”

Non sono tardati ad arrivare i commenti positivi da parte dei vari gruppi politici del Parlamento europeo, primi fra tutti i Verdi/Ale, che in un comunicato stampa si congratulano per l’adozione di un’”ambiziosa relazione” per ridurre l’inquinamento. Non solo, aggiungono: grazie al loro intervento “Il testo fa progressi anche per quanto riguarda il divieto di alcuni prodotti etichettati come biodegradabili. Questi prodotti, cosiddetti ‘oxoplastici’ e troppo spesso fatti passare per ‘biodegradabili’, in realtà si riducono in microparticelle di plastica altrettanto problematiche”.

Marco Affronte, membro Verde della commissione parlamentare per la Salute e per l’Ambiente, sottolinea l’importanza del divieto ed il ruolo del Consiglio nel sostenere la posizione espressa dai parlamentari. Aggiunge: “Nonostante le massicce pressioni esercitate dai produttori di materie plastiche che volevano ridurre il campo di applicazione del testo o sfuggire alla clausola di ‘responsabilità estesa’, costringendoli a sostenere i costi di raccolta dei prodotti che producono, la maggioranza dei parlamentari si è opposta”.

“Vince la linea del cambiamento”

Anche l’eurodeputato pentastellato Piernicola Pedicini parla di “risultato storico”, segno del cambiamento in atto in Europa. “Per una volta l’Unione europea si dimostra all’altezza delle sfide che l’attendono. Servono scelte coraggiose se davvero vogliamo salvare il nostro pianeta e la salute delle generazioni future”. Dal MoVimento proviene anche un emendamento al testo, approvato, “che difende il principio dell’acquisto consapevole. I consumatori, infatti, dovranno essere informati sulle sostanze chimiche pericolose contenute nei prodotti di plastica”. Unico rammarico “il fatto che le bottiglie di plastica non siano state incluse negli obiettivi di riduzione della direttiva”, conclude.

“Segnale per l’economia circolare”

L’eurodeputata Pd del gruppo S&D Simona Bonafè è altrettanto soddisfatta del voto di oggi, che rappresenta a suo avviso “Un importante segnale di transizione verso l’economia circolare e la lotta all’inquinamento dei mari”. L’Europa, continua, “dimostra di avere a cuore la salute del pianeta e allo stesso tempo di puntare, sempre più, verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile”. Conclude: “Adesso vedremo se nel negoziato che si apre a novembre, il governo italiano sosterrà le posizioni del ministro grillino Costa che si è dichiarato più volte su posizioni ‘plastic free’ o degli alleati leghisti che, più volte, si sono espressi come fermamente contrari a questa direttiva”.

“Grave attacco al made in Italy”

Non è dello stesso avviso Elisabetta Gardini, capo della delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo. Già nei giorni scorsi si era lamentata in merito alla superficialità con cui, a suo avviso, è stato affrontato il tema. Secondo l’azzurra, in questo modo “Si colpiscono le categorie di prodotti che, nella lista dei dieci oggetti trovati più frequentemente sulle spiagge, non stanno né al primo, né al secondo, né al terzo, ma al settimo posto. E a quel settimo posto si potrebbe benissimo – invece di ‘posate, piatti e cannucce’ – scrivere ‘Italia’! Si colpiscono le stoviglie perché sono prodotte principalmente in Italia”.

 

Fonte:
Polimerica.it
Eunews.it

Al Politecnico di Torino stop alla plastica: borracce e fontanelle per gli studenti

I rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, ha salutato le matricole che iniziano il loro percorso all’interno dell’ateneo durante una cerimonia che ha visto una partecipazione molto alta. Così tanti giovani che per ovviare alla calca che si era creata in aula magna è stato necessario connettere la diretta dell’evento ai maxi-schermi di altre due aule. Oltre al discorso di presentazione dell’anno accademico, l’evento è stato anche l’occasione per distribuire le «borracce del PoliTo» alle matricole: si tratta di un nuovo tassello delle politiche per la sostenibilità ambientale messe in campo dall’ateneo.

Oltre alle borracce, che i ragazzi potranno utilizzare per limitare l’uso di plastica, nella sede di corso Duca degli Abruzzi sono state inaugurate altre sei fontanelle utilizzabili per riempire borracce e bottiglie. 

Fonte: La Stampa