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Nuova bozza End of Waste sui rifiuti da costruzione e demolizione

A seguito dei numerosissimi appelli degli operatori nel settore edile, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato una nuova bozza riguardante il decreto end of waste su rifiuti da costruzione e demolizione.

Al suo interno sono presenti molte novità tra cui dei nuovi valori per la tabella dei limiti di concentrazione, meno restrittiva di quella presentata nel vecchio decreto che, secondo il parere degli operatori, avrebbe potuto creare un blocco delle lavorazioni nell’intero settore. Al posto di un singolo valore limite, ora ogni parametro ne comporta due che sono da considerare in base alla destinazione d’uso dell’aggregato recuperato. Oltre a questa prima tabella, è presente anche un’insieme di parametri e limiti destinato alla sola produzione di cemento e clinker.

È stata aggiunta anche l’UNI EN 13108 tra le norme tecniche di riferimento per la certificazione CE, che riguarda i rifiuti da costruzione e demolizione abbandonati, ammessi d’ora in poi per la produzione di aggregati recuperati.

Trascorsi 10 giorni dalla pubblicazione, necessari per la consultazione, verrà attivata la procedura di notifica all’UE, a cui seguiranno 90 giorni di stand still. Il Ministero dell’Ambiente punta a poter pubblicare il nuovo decreto in Gazzetta Ufficiale entro il 4 novembre 2023, dopo la quale partiranno i 180 giorni per permettere agli operatori del riciclo di ottenere ed adeguare le certificazioni necessarie.


A cura di Andrea Tornavacca, ESPER

Cambio di passo necessario sulle plastiche non da imballaggio secondo Eea

Dalla Commissione europea quest’anno si è vista una lotta sempre più mirata verso gli imballaggi in plastica, il che si dimostra un grande passo avanti, è però necessario portare all’attenzione un’altra enorme fetta di plastica della quale non si parla abbastanza, quella non per imballaggi.

È stato da poco messo in risalto dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) che la maggior parte del consumo di plastica in Europa non dispone di dati e obiettivi politici diretti. Tutto ciò si ripercuote anche sull’uso che facciamo di questa plastica e sugli oggetti di uso comune che la contengono sotto forma di Pvc, Ps, Pp ed altre tipologie. Queste plastiche, dette comunemente “plastiche dure”, sono contenute nei giocattoli, nelle auto, in una moltitudine di prodotti elettronici, nell’edilizia ed in tantissimi altri ambiti.

Secondo le recenti stime dell’Eea, il 40% dei rifiuti di plastica annuali è costituito da plastica non da imballaggio, con un trend in aumento e ricadute molto gravi per l’ambiente.

L’Eea propone, per iniziare almeno a capire quanto sono grandi questi flussi e come poterli controllare, di cominciare a raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sui livelli generali del consumo e della produzione di rifiuti in plastica, al momento risultanti non sufficienti. La richiesta è “sviluppare una metodologia più standardizzata per il monitoraggio dei flussi di plastica non da imballaggio nell’Unione europea”, in modo da avere un controllo efficace della quantità totale dei rifiuti di plastica e per poter presentare maggiori informazioni sul piano politico e decisionale.

In Italia è stato sviluppato il Progetto PLASMARE (PLAStiche per nuovi MAteriali mediante un Riciclo Ecosostenibile), grazie alla collaborazione di ESPER Società Benefit Srl con il CNR-ISMN, il CNR-IIA ed il cofinanziamento del Ministero dell’Ambiente. Tale progetto si occupa di dimostrare la fattibilità di una filiera per riciclare le plastiche dure non da imballaggio, sviluppare tecnologie innovative ed ecosostenibili per la separazione delle plastiche dure, incentivare il riutilizzo delle materie prime seconde ottenute in nuovi cicli produttivi, promuovendo l’ecodesign dei prodotti ed applicare le metodologie su scala industriale per un riciclo ottimale del rifiuto e la realizzazione di nuovi prodotti.

Fonte: liberta.it