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Olanda: in arrivo un deposito anche per le lattine

Anche le lattine di bevande dal 31 dicembre del 2022 verranno incluse nel sistema di deposito per bevande olandese . La lunga battaglia dell’ampio fronte a favore dei depositi cauzionali ha portato a casa un secondo risultato importante con questa nuova decisione presa dal governo olandese lo scorso 3 febbraio.

Una prima vittoria per i fautori dei sistemi cauzionali c’era stata con la decisione presa dal governo olandese nel 2020 di includere nel sistema di deposito le bottigliette con formato inferiore al litro. Come unico caso al mondo il sistema di deposito entrato in vigore nel 2005 includeva solamente le bottiglie in plastica superiori al litro. Nonostante il fatto che il 94% delle bottiglie coperte da deposito rispetto all’immesso venissero raccolte e riciclate, mentre le bottigliette di piccolo formato e le lattine disperse nell’ambiente creassero costi ed inquinamento evitabili, ci sono voluti oltre 16 anni per arrivare a questa decisione. Addirittura c’è stato un momento nel 2015 in cui l’industria delle bevande aveva quasi convinto il governo a cancellare il sistema esistente.

Il sistema di restituzione del deposito ridurrà il numero di lattine disperse nell’ambiente dal 70 al 90%. Questa è una grande vittoria per l’ambiente ”, affermano in un comunicato stampa congiunto le sei organizzazioni ambientali che si sono spese a favore di un sistema di deposito, e in particolare nell’ultimo decennio: Recycling Netwerk, Stichting De Noordzee, Plastic Soup Foundation, Plastic Soup Surfer, Greenpeace e Natuur & Milieu.

Una buona parte del merito va riconosciuta all’infaticabile azione di pressing politico e industriale esercitata dalle Ong prima citate, sforzi che sono poi confluiti nel 2017 nella coalizione Statiegeld Alliantie (Alleanza per un sistema cauzionale) che ha riunito i diversi portatori di interesse tra cui : i comuni (99% favorevoli)l’associazione degli allevatori e coltivatori LTO Nederland, l’associazione dei consumatori Consumenten Bond.

La preoccupazione per l’inquinamento da plastica cresciuta negli ultimi anni nell’opinione pubblica, unitamente all’urgenza di trovare delle soluzioni ha dato nuova forza alle iniziative del fronte ambientalista che recentemente aveva coinvolto decine di enti locali e associazioni di varia natura nella campagna mirata alle lattine YES WE CAN . Campagna molto sentita e partecipata dalla categoria degli allevatori particolarmente colpita dall’abbandono di lattine nei campi che causa il ferimento di 12.000 mucche ogni anno a seguito dell’ingestione di frammenti di lattine, di cui 4.000 circa non sopravvivono.

Il segretario di Stato per le infrastrutture e la gestione delle risorse idriche Stientje van Veldhoven (D66) aveva deciso nel 2020 per un cauzionamento per le bottigliette di plastica poiché, non solamente l’industria non era riuscita a ridurre del 70% (come minimo) la quantità di bottigliette presente nel littering –come pattuito rispetto ai valori del periodo 2016-2017– ma si era verificato un incremento. A seguito delle mozioni dei parlamentari Jan Paternotte (D66) e Carla Dik-Faber (ChristenUnie) il governo aveva inoltre deciso nell’aprile 2020 di imporre lo stesso target di riduzione alle lattine, con scadenza al 2021.

Quando però i dati di monitoraggio del governo hanno rilevato già nella prima metà del 2020 un aumento del 19% delle lattine nel littering , e uno studio commissionato dallo stesso governo ha concluso che la presenza di lattine e bottiglie nel littering (rifiuti dispersi nell’ambiente) si riduce del 70-90% solo con i sistemi cauzionali, si è chiusa l’ultima finestra di negoziazione possibile anche per le lattine.

Ecco perché la richiesta arrivata al governo da più parti di anticipare la decisione sull’inclusione delle lattine nel sistema cauzionale prima delle elezioni (marzo 2021) ha avuto un esito favorevole.

La dimissionaria segretario di stato del Ministero alle Infrastrutture e alla gestione delle acque Stientje van Veldhoven ha dichiarato in un video pubblicato sul profilo twitter e facebook che è entusiasta di avere potuto realizzare un provvedimento che rappresenta una grande svolta per l’ambiente e che le è stato di grande aiuto l’enorme sostegno che le è arrivato dalla società, e in particolare da campagne come Yes we can che hanno reso evidente che gli olandesi fossero a favore di un sistema di deposito. Concludendo che questo tipo di impegno che arriva dalla società è qualcosa di cui la politica ha bisogno per agire.

Il modello di sistema cauzionale che probabilmente verrà adottato In Olanda per la restituzione dei contenitori (e il ritiro della cauzione) non dovrebbe interessare il circuito Horeca (bar e ristoranti) ma avvenire nella modalità return-to-retail (ovvero ritorno al rivenditore) già operativa dal 2005 presso i supermercati per le bottiglie di formato superiore al litro.

Non è ancora noto se i settori dei latticini e dei succhi (quando confezionati in lattina) resti fuori dal sistema di deposito come è stato deciso quando confezionati in bottiglie di plastica. Le organizzazioni ambientaliste, e soprattutto i comuni, sottolineano tuttavia che sarebbe necessario che tutte le tipologie di imballaggi per bevande fossero coperti da un cauzionamento, incluse le “pouch” buste da spremere che si ritrovano frequentemente nel littering.

L’esempio della vicina Germania

L’esempio della vicina Germania è seguito con molto interesse in Olanda. Per rispondere ai dubbi dei consumatori e per motivi di ordine economico e ambientale lo scorso 20 gennaio il governo tedesco ha deciso di includere nel sistema di deposito nazionale tutti i contenitori per bevande entro il 2022. Il criterio che regolerà l’obbligo di adesione al sistema sarà l’imballaggio come tipologia di contenitore, e non più l’appartenenza ad una specifica categoria di bevande come è stato ad oggi. La distinzione che verrà abolita in Germania ( ma ancora attuale in altri sistemi di deposito) permetteva ad esempio di distinguere tra bevande gassate e non, ragione per cui i succhi di frutta non gassati e altre tipologie di bevande venivano esclusi del cauzionamento. Dal prossimo anno oltre a tutti i tipi di succhi di frutta anche il settore vinicolo e dei cocktail a basso grado alcolico verranno assoggettati al sistema, indipendentemente dal fatto che siano confezionati in vetro, cartone, lattina o plastica. Per i prodotti a base di latticini il tempo di adeguamento concesso è un pò più lungo ma dovrà concludersi entro il 2024. Il caso del prossimo sistema di deposito che dovrà entrare in vigore in Scozia già riflette questa nuova impostazione e vengono indicate le tipologie di imballaggio incluse nel sistema e non il contenuto.

La lenta marcia verso un sistema di deposito completo

Un ristretto ma influente gruppo di membri dell’industria alimentare e delle bevande olandese, è riuscito sistematicamente ad eludere per decenni ogni decisione e legislazione sul packaging, con particolare riferimento all’ampliamento del sistema di deposito introdotto nel 2005 che copre, come anticipato in apertura, solamente le bottiglie di formato superiore al litro.

Le tattiche che sono state utilizzate in Olanda dall’industria delle bevande – tra cui tentare di ritardare l’introduzione di qualche misura a loro sfavore con promesse (puntualmente disattese) o addossare le responsabilità industriali su altri soggetti– si ritrovano negli esempi portati nel Rapporto Talking Trash dello scorso anno per descrivere tre strategie comuni alle multinazionali dei prodotti di largo consumo : Delay-Distract-Derail.

La cronostoria degli eventi, e alcuni retroscena inediti per l’Italia, che hanno caratterizzato il contesto olandese di opposizione ai sistemi cauzionali, li avevamo raccontati in una serie di post nel 2015.

Un ruolo importante nel determinare il corso degli eventi – sino alla svolta dell’ultimo anno– lo ha avuto l’insediamento del governo Rutte che ha contribuito ad innescare un processo di depotenziamento del ministero all’ambiente. A seguito delle politiche di rigore introdotte da Rutte il ministero all’Ambiente, dal 2010 in poi, si è spogliato di tutti quei dirigenti e funzionari esperti in grado di resistere e rispondere alle azioni di lobbying delle multinazionali del beverage, che hanno esercitato da allora una maggiore influenza sulle politiche relative agli imballaggi, e non solo.

Fonte: Associazione Comuni Virtuosi

Colpo di scena: Coca-Cola, Pepsi, Nestlé appoggiano un sistema di deposito Europeo

Finalmente dopo decenni di dura opposizione ai sistemi di deposito per i contenitori di bevande le grandi multinazionale del beverage, insieme a dozzine di altri produttori di bevande stanno ora perorando per un’introduzione di sistemi di deposito (DRS: Deposit Return Systems) in tutti gli stati membri. L’Associazione Comuni Virtuosi accoglie con grande soddisfazione questa importante, quanto inevitabile, svolta intrapresa dall’industria delle bevande.
La dichiarazione è arrivata attraverso un comunicato pubblicato ieri sul sito di Euractiv da parte di due associazioni europee del settore : la EFWB che rappresenta più di 500 produttori europei di acqua in bottiglia, e l’UNESDA Soft Drinks Europe, che rappresenta i produttori di bibite che operano in Europa, tra cui Coca-Cola, Pepsico, Danone, Nestlé Waters e Red Bull.

Nella lettera aperta le associazioni dicono di voler massimizzare la raccolta e il riciclaggio di tutti gli imballaggi per bevande: dal vetro, cartone, lattine alle bottiglie in PET. Per queste ultime la direttiva UE sulla plastica monouso (SUP), richiede che ne venga raccolto entro il 2029 il 90% , con un obiettivo intermedio del 77% al 2025. La direttiva SUP stabilisce inoltre che le bottiglie in PET per bevande devono contenere il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e fino al 30% nel 2030.

Per raggiungere questi obiettivi, le due associazioni di categoria rimarcano che l’Europa avrà bisogno di sistemi di raccolta per gli imballaggi altamente efficaci. Se guardiamo alle prestazioni di raccolta e riciclo delle bottiglie per bevande in PET nei paesi membri risulta improbabile che tutti saranno in grado di raggiungere gli obiettivi definiti dalla direttiva.

La EFWB e l’UNESDA ritengono che sistemi di deposito (DRS) ben progettati potrebbero essere la chiave per un veloce raggiungimento degli obiettivi europei – e un numero crescente di Stati membri dell’UE sta arrivando alla stessa conclusione e sta valutando una loro introduzione. Ha affermato Hans van Bochove, Vicepresidente senior per gli affari pubblici e le relazioni con il governo dei partner europei di Coca-Cola che concorda anche sul fatto che “un DRS ben progettato consentirebbe all’UE di raggiungere i suoi obiettivi di raccolta per le bottiglie per bevande più rapidamente e garantirebbe anche il rPET di qualità alimentare che le nostre le industrie hanno bisogno. Oltre a garantire un riciclo a ciclo chiuso un DRS ridurrebbe anche la quantità di materiali vergini necessari, abbassando così l’impronta di CO2 dell’UE contribuendo così al raggiungimento dei suoi obiettivi per il clima ” .

Le due associazioni affermano che un sistema efficiente di deposito deve soddisfare alcuni importanti criteri di progettazione: dovrebbe avere una portata nazionale, dovrebbe essere il più ampio possibile coprendo tutte le categorie di bevande ed essere istituito e gestito dall’industria coinvolta dal sistema attraverso un’organizzazione no-profit. Inoltre, un DRS dovrebbe essere conveniente per il consumatore, accompagnato da una chiara comunicazione sull’ammontare del deposito/cauzione e relativi scopi e prevedere una rete di facile accesso per la restituzione dei vuoti e relativi depositi. Il meccanismo della cauzione dovrebbero incentivare una cultura del recupero e infine un DRS dovrebbe garantire ai produttori di bevande l’accesso a materiale riciclato per un utilizzo a ciclo chiuso (cioè da bottiglia a bottiglia).  

Sempre secondo le due associazioni di categoria la Commissione Europea potrebbe svolgere un ruolo importante nel rendere i sistemi di deposito una realtà sviluppando ad esempio delle linee guida per una loro attuazione.

Sull’esempio di quanto avvenne con la pubblicazione delle linee guida guida sui requisiti minimi per i regimi di EPR (Responsabilità Estesa del Produttore) che sviluppata e adottata nella revisione del 2018 della direttiva quadro sui rifiuti. Questi orientamenti potrebbero essere sviluppati come parte del lavoro della Commissione nei prossimi mesi per l’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare e dei fondi di ripresa ( o Recovery Funds) dell’UE.

Si tratta di una svolta storica“, ha affermato Recycling Netwerk Benelux una delle Ong più attive in Europa nella promozione dei sistemi di deposito, che, come la nostra associazione Comuni Virtuosi, aderisce alla piattaforma europea Reloop per la promozione dell’economia circolare, con particolare focus sui sistemi di riuso. “Cinque anni fa, tutti i produttori di bevande erano ancora tradizionalmente contrari a un deposito sulle bottiglie di plastica. Di conseguenza, alcuni governi europei hanno dimostrato una certa riluttanza ad attuare questa misura ambientale. Ora che le stesse società coinvolte chiedono un sistema di deposito, non c’è più motivo di esitare. Un sistema di deposito con cauzione riduce la quantità di bottiglie di plastica disperse nell’ambiente dal 70 al 90 percento. Per i governi di paesi come Francia, Spagna e Belgio, questo deve essere il segnale di partenza per introdurre finalmente una legislazione nazionale ” ha affermato l’organizzazione ambientale esprimendo .

Non ci sono dubbi sul fatto che senza la pressione esercitata dagli obiettivi imposti dalla Direttiva SUP (Single Use Plastics) che deve essere recepita entro il prossimo 3 luglio, non avremmo assistito a questa “improvvisa” capitolazione di resistenze industriali che hanno dominato gli scenari internazionali per decenni. Questa svolta era d’altronde inevitabile perché non esistono di fatto altri strumenti oltre ai DRS che possono portare in meno di due anni la percentuale di intercettazione oltre al 90%. Lo dimostra il caso lituano , l’ultimo stato europeo ad avere introdotto un sistema di deposito qualche anno fa.

L’ITALIA A CHE PUNTO E’ ?

Venendo all’Italia l’obiettivo di intercettazione del 77% al 2025 per le bottiglie in PET rimane piuttosto sfidante. Questo nonostante l’entrata in campo di Coripet. Senza una legge nazionale che imponga un sistema di deposito con una cauzione che imposta sul prezzo di vendita delle bevande, è tutto più complicato, sia per la parte operativa che richiederebbe l’installazione in tempi brevi e capillarmente su tutto il territorio di un numero sufficiente di macchine di Reverse Vending, che sul versante della sostenibilità economica. Nei sistemi di deposito nazionali ci sono diverse facilitazioni per i partecipanti tra i quali un meccanismo di compensazione dei costi sostenuti che attinge ad un fondo creato dalle fee ricevute dai produttori per i contenitori di bevande che non sono rientrati nel sistema. Questo importo milionario riferito a depositi che non hanno potuto essere restituiti agli utenti (relativi al 10% circa della quantità di contenitori immessi annualmente sul mercato ) viene ripartito ogni anno tra i soggetti che partecipano al sistema.(1) Anche l’importo della cauzione che in Italia non viene applicata non essendoci una legge ha di fatto un peso importante nel successo del sistema. Come si è visto dai paesi dove i sistemi di deposito sono in vigore da anni, se è troppo bassa ci sono meno probabilità che i contenitori vengano restituiti, se è troppo alta può offrire sponda a vari tipi di frodi. Un sistema di deposito è costoso ma i casi dei paesi in cui è stato adottato dimostrano che si ripaga da se’ e che tutti i portatori di interesse ne traggono vantaggi anche economici.

Un requisito di fondamentale importanza (come indicato anche da EFWB UNESDA) è che un sistema di deposito includa tutti i tipi di contenitori come le bottiglie in vetro e le lattine ( che ormai sono circa 3 volte più numerose delle bottiglie nel littering e cestini stradali). Altrimenti c’è il rischio concreto che i produttori di bevande confezionino una parte dei loro prodotti su tipologie di contenitori non coperte da un DRS, vedi, ad esempio, le sperimentazioni sulla paper bottle di Carlsberg o l’utilizzo di cartoni da parte di alcune marche di acqua in bottiglia.

Ma questo lo vedremo più avanti perché in Italia una discussione e un confronto sui sistemi di deposito non è, sorprendentemente, neanche iniziata. I pochi articoli che si leggono in italiano che entrano un minimo nel dettaglio di questi sistemi si trovano su questo sito.

Mappa dei DRS- Credit : Retorna ES

Tuttavia con questa svolta “epocale” da parte dei produttori di bevande, è necessario che il governo italiano prenda in mano la questione e dia l’incarico all’ISPRA, ad ARERA, o ad altra organizzazione indipendente e accreditata, di redarre un primo studio che delinei costi e benefici di quale potrebbe essere il modello di deposito più adatto per il nostro paese. si può fare partendo da un’analisi di quelli esistenti e di quelli in divenire per quanto riguarda la legislazione e il modello adottato, che serva da base per lo sviluppo di una legge nazionale. Non è più necessario partire da zero, esiste ormai una solida evidenza da cui attingere.

Con una decina di paesi europei che hanno da tempo in vigore un sistema di deposito per bottiglie di plastica e lattine, e 11 governi europei che hanno deciso di introdurre o espandere il proprio sistema nazionale sarebbe il caso di non dormire sugli allori di alcune nostre performance di recupero di materia.

Sempre se non vogliamo correre il rischio di diventare in questa classifica europea il fanalino di coda. Siamo già stati “sorpassati a sinistra” da Romania, Grecia e Turchia.

Fonte: Silvia Ricci per Associazione Comuni Virtuosi