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CEN: proposte per l’economia circolare nel Recovery Plan nazionale

Circular Economy Network (CEN) propone di inserire nel Piano nazionale di ripresa, da presentare alla Commissione UE per l’accesso ai Fondi europei, 20 proposte, tra investimenti e riforme, per un piano di rilancio dell’economia circolare, quale volano per la ripresa dell’Italia.  

– Contributi per finanziare la trasformazione di prodotti non riciclabili;
– prorogare per 5 anni il sostegno alle imprese “circolari”;
– raddoppiare il credito di imposta e alzare a 3 milioni annui il limite per gli investimenti agevolabili.

Sono queste alcune delle proposte elaborate dal Circular Economy Network (CEN), la rete promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS), assieme a esperti e rappresentanti delle imprese, da attuare immediatamente per trasformare il Recovery Fund in un piano di lancio per l’economia a basso consumo di materie prime, suddivise tra investimenti e riforme per l’economia circolare.

Il Governo deve presentare rapidamente il Recovery Plan nazionale alla Commissione UE per l’accesso ai fondi del Recovery fund “Next Generation Eu” . Il Piano, secondo le indicazioni europee, dovrà essere in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e, quindi, anche con il nuovoPiano europeo per l’economia circolare. Circular Economy Network, confrontandosi con numerose imprese, organizzazioni ed esperti, ha definito 20 proposte, suddivise tra investimenti e riforme per l’economia circolare, da inserire nel Recovery Plan nazionale.

L’economia circolare può essere il volano per la ripresa del nostro Paese – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente del CEN, in occasione della presentazione del nuovo documento di proposta per il Recovery Fund in ottica di rilancio dell’economia circolare – Ce lo chiede l’Europa sottolineando la necessità di riconvertire in chiave sostenibile le nostre produzioni: è un treno che non possiamo perdere. Ma finora la risposta che è venuta dal governo in questo campo non è stata adeguata alla sfida che abbiamo di fronte. Bisogna fare di più. E senza perdere tempo perché occorre elaborare rapidamente progetti dettagliati e convincenti per l’utilizzo dei 209 miliardi di euro del recovery Fund”.

Secondo il CEN, in primo luogo bisogna aumentare i finanziamenti pubblici del Piano transizione 4.0 per le imprese che investono nell’economia circolare. E poi di dare, nel 2021 e nel 2022, contributi a fondo perduto pari alla metà dei fondi necessari per la riconversione dei prodotti difficili da riciclare in prodotti facilmente riciclabili. In questo modo si potrà stimolare la progettazione di filiere di produzione più avanzate. Ma per realizzarle servono gli impianti. È necessario perciò riformare e semplificare il sistema delle autorizzazioni. Inoltre vanno accelerate le procedure amministrative per la realizzazione delle infrastrutture di cui l’economia circolare e la sharing economy hanno bisogno.

Il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia, presentato dal CEN lo scorso marzo, pur confermando che il nostro Paese rimane leader in UE per indice di circolarità, valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzioneconsumogestione rifiutimercato delle materie prime secondeinvestimenti e occupazione, tuttavia sta segnando il passo, rispetto alla crescita veloce di altri Paesi membri.

Per riprendere nuovo slancio, servono sia investimenti che strumenti operativi in modo da rendere la vita più facile a chi sceglie l’innovazione nel campo dell’economia circolare. Da una parte si chiede quindi di “promuovere misure di fiscalità ecologica tese a incentivare l’utilizzo di materie prime seconde derivate dal riciclo e, in particolare, coordinare a livello europeo misure di IVA agevolata per l’economia circolare”. Dall’altra di “aumentare il tasso di circolarità della manifattura introducendo l’obbligo di un contenuto minimo di materiali riciclati in determinati prodotti, privilegiando le materie riciclate di provenienza nazionale ed europea”.

Inoltre bisogna allargare il principio della responsabilità estesa del produttore. Servono obiettivi minimi di riciclaggio ai settori del tessile e dell’edilizia e di tutti gli altri prodotti elencati nella Direttiva sulle plastiche monouso.

Sul fronte legislativo, il CEN lancia la proposta di semplificare la procedura per il riciclo dei rifiuti (End of Waste), rendendo più efficaci i controlli ordinari, eliminando il doppio sistema di controllo a campione delle autorizzazioni caso per caso.

Inoltre, si costituisca l’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse nell’ambito dell’ENEA, uno strumento di coordinamento, mettendo a sistema enti di ricerca, università, poli finalizzati al trasferimento tecnologico verso le imprese.

Si chiede infine di “completare l’iter per il recepimento e l’attuazione del pacchetto di direttive rifiuti – economia circolare”, e di creare due fondi per dare continuità al processo di innovazione e migliorare il dialogo tra il settore pubblico e quello privato:
– il primo è destinato a incentivare nel 2021 e 2022 la ricerca e lo sviluppo per l’economia circolare;
– il secondo ha come obiettivo la formazione del personale delle pubbliche amministrazioni in materia di economia circolare.

Ciò che serve al Paese è lo sviluppo di un nuovo ciclo di investimenti per la realizzazione di impianti di gestione dei rifiuti – ha concluso Ronchi – Anche per l’economia circolare chiediamo strategie per superare gravi squilibri territoriali nella dotazione impiantistica. Solo così consentiremo il raggiungimento sull’intero territorio nazionale degli obiettivi indicati dalle direttive europee”.

Fonte: Regioni&Ambiente

Economia circolare: il rapporto 2019

Italia batte Germania 103 a 88 in economia circolare. Il nostro Paese è sempre in pole position nelle classifiche europee dell’indice complessivo di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime seconde e innovazione nelle categorie produzione, consumo, gestione rifiuti. Al secondo posto nella classifica delle cinque principali economie europee troviamo ancora ben distanziati il Regno Unito (90 punti), seguito da Germania (88), Francia (87), Spagna (81). Ma c’è poco da riposare sugli allori: la nostra corsa verso i traguardi della circolarità rischia di arrestarsi, mentre quella degli altri grandi Paesi del continente sta prendendo slancio anche grazie al nuovo pacchetto di direttive approvato nel luglio scorso.

L’Italia, in confronto alle valutazioni 2018, ha infatti conquistato solo 1 punto in più (l’anno scorso infatti l’indice complessivo di circolarità era di 102 punti), mentre ci sono Paesi che hanno raggiunto risultati più grintosi: la Francia, per esempio, che aveva totalizzato 80 punti ne ha aggiunti 7; o la Spagna, che ha scalato la classifica partendo dai 68 punti della scorsa annualità, guadagnandone ben 13.

Se non si recepiscono pienamente le politiche europee, facendo tra l’altro partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione di quelli che finora sono considerati rifiuti e che invece possono diventare una risorsa per la manifattura italiana, rischiamo di perdere non solo un primato ma un’occasione di rilancio economico fondamentale.

Così recita il comunicato di Circular Economy Network, rete di imprese aggregate da Fondazione per lo sviluppo sostenibile che sposano la filosofia circolare e che si impegnano per il suo sviluppo.

Il rapporto, realizzato dal Circular Economy Network in collaborazione con Enea e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, è stato presentato venerdì 1° marzo a Roma. Un primo documento sullo stato dell’economia circolare nel nostro Paese, che valuta nel dettaglio le performance nei macro settori indicati dal Piano d’azione adottato dall’UE sul tema: la produzione, il consumo, i rifiuti, il mercato delle materie prime seconde, innovazione, investimenti e occupazione nell’economia circolare. L’obiettivo? Non solo monitorare lo stato dell’arte del processo di transizione sostenibile del nostro Paese ma anche fornire spunti per stimolare le politiche di crescita della circolarità della nostra economia.

Dieci le proposte per una crescita significativa dell’economia circolare in Italia:

  1. Diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare.
  2. Implementare una strategia nazionale e un piano d’azione per l’economia circolare
  3. Migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare.
  4. Promuovere la bioeconomia rigenerativa.
  5. Estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici.
  6. Promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare.
  7. Realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare.
  8. Attivare rapidamente un efficace end of waste: strumento indispensabile per un’economia circolare
  9. Assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare.
  10. Estendere l’economia circolare anche al commercio on line.

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