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Nevica plastica. Analizzate le nevi di fine estate in Valle d’Aosta, ecco i primi risultati

4 Settembre 2020/in /da Sergio Capelli

Ben il 45% di particelle ritrovate nella neve della Valle d’Aosta sono microplastiche. È questo l’esito dei primi risultati della ricerca effettuata, per la prima volta al mondo, sulle nevi residue delle nevicate dell’anno, i cui risultati sono stati pubblicati in un primo dossier intitolato “Nevica Plastica”, consultabile sul sito di AICA www.envi.info/nevica-plastica/

La Cooperativa ERICA, in collaborazione con lo European Research Institute e VdATralier, società che organizza il Tor des Géants e l’Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale (AICA) ha condotto nel corso dell’ultima edizione della corsa in montagna più dura al mondo, lo scorso mese di settembre 2019, una campagna di campionamenti sulle nevi residue dell’inverno e primavera precedente.

Mentre si intensificano le ricerche sui ghiacciai e nevai nel mondo, per la prima volta si è pensato di analizzare le nevi che restano alla fine dell’estate. Sono stati individuati quattro siti, toccati dal Tor des Géants®, con caratteristiche diverse: il rifugio Deffeys, nel comune di La Thuile, che richiede oltre 2 ore e mezza per essere raggiunto a piedi, ai piedi dell’omonimo ghiacciaio, il rifugio Miserin, nel parco del Monte Avic, a poco più di un’ora da dove si può lasciare l’auto, il rifugio Cuney, il più alto rifugio delle Alte Vie valdostane ad oltre 2600 metri di quota, e il col du Malatrà a quasi 3000 metri di altitudine, che separa la Val Ferret dalla Valle del Gran San Bernardo.

I campioni di neve sono stati analizzati dall’ARPA Valle d’Aosta in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, sotto la direzione dei professori Marco Parolini e Roberto Ambrosini del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Su 8 litri analizzati sono state trovate, a seguito di una rigorosa procedura analitica, 40 particelle di cui ben il 45% erano microplastiche, il 43% fibre di cellulosa, il 2% lana, mentre per il 10% non è stato possibile arrivare ad un’identificazione univoca.

Le microplastiche sono state quindi analizzate al microscopio e in spettroscopia IR così da verificarne la forma, le dimensioni e la composizione polimerica. Il 39% delle microplastiche è rappresentato da fibre o fili, mentre il restante 61% sono frammenti di diversa forma. La dimensione delle microplastiche varia da 50 micron a poco meno di 2 millimetri, con un valore medio di circa 300 micron. Il colore più rappresentato è il bianco (50%), seguito dal blu (28%) e dall’azzurro (11%), mentre le microplastiche di colore rosa o viola contribuiscono per una esigua percentuale (5,5% in entrambi i casi). Il polimero più rappresentato è risultato essere il polietilene (39%), seguito dal PET (17%), dal HDPE (17%) e dal poliestere (11%), mentre un contributo inferiore è dato dal LDPE (6%), dal polipropilene (5%) e dal poliuretano (5%), per la prima volta individuato dai ricercatori dell’ateneo milanese.
Proiettando i numeri di questa prima ricerca sulle precipitazioni nevose che nel 2019 hanno interessato la porzione di arco alpino della Valle d’Aosta, i ricercatori hanno stimato che ogni anno sulla regione cadrebbero 200 milioni di particelle di cui 80 milioni di microplastiche. In pratica, “nevicano” ogni anno 25 chili di plastica sulle montagne più alte d’Italia. Valore molto probabilmente sottostimato dal momento che le nevi, terminato l’inverno, con l’aumento delle temperature, fondono e riversano il loro contenuto nei ruscelli e nei torrenti che scendono a valle.

“Vivo in me una doppia emozione, di soddisfazione, da ricercatore, per aver dimostrato che ci sia ancora molta strada da fare, andando ad indagare ambienti e matrici ancora mai studiate, ma anche di enorme preoccupazione, da divulgatore, perché ogni studio evidenzia come il problema dei rifiuti dispersi nell’ambiente, sia molto più grande di come possiamo immaginarcelo. Per questo continuo a correre testimoniando l’importanza di non buttare nulla a terra, ma al contrario se si vede qualcosa chinare la schiena e raccoglierlo” commenta Roberto Cavallo, testimonial, promotore e ideatore dello studio, in partenza per la nuova edizione di Keep Clean And Run il prossimo 4 settembre che da Cortina d’Ampezzo lo porterà a Trieste.

“Questi risultati dimostrano come anche negli ecosistemi di alta montagna, considerati dall’immaginario collettivo come incontaminati, siano presenti le microplastiche, che vi arrivano attraverso il trasporto atmosferico o si originano in loco dalla degradazione dei rifiuti plastici ivi abbandonati e/o dalla usura dei capi tecnici o della attrezzatura di montagna. È per questo estremamente importante non abbandonare alcun rifiuto plastico in questi ecosistemi al fine di prevenire la formazione di microplastiche e preservarne la loro identità pristina” aggiunge Marco Parolini, professore associato e ricercatore di Ecologia al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.
La ricerca è stata sostenuta dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, dall’ARPA Valle d’Aosta e dal consorzio Corepla ed era inserita nelle attività del progetto EcoloTor, che assicura la sostenibilità del Tor des Géants

Fonte: E-Gazette

https://esper.it/wp-content/uploads/2020/09/nevicata.png 169 300 Sergio Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png Sergio Capelli2020-09-04 09:10:002020-09-14 09:19:02Nevica plastica. Analizzate le nevi di fine estate in Valle d’Aosta, ecco i primi risultati

UE: la Commissione pubblica le linee guida per la gestione della raccolta rifiuti in tempo di Covid

16 Aprile 2020/in Economia Circolare /da S.Capelli

“In questa crisi senza precedenti, stiamo lavorando con gli Stati Membri e con gli operatori della raccolta rifiuti in tutta l’UE per affrontare la sfida di garantire un elevato livello di protezione della salute umana e dell’ambiente. La corretta gestione dei rifiuti fa parte del servizi essenziali alla base del benessere dei nostri cittadini possibile grazie all’attività di numerose aziende che si occupano di rifiuti e di mantenere viva l’economia circolare”

Con queste parole il commissario Virginijus Sinkevičius ha presentato le linee guida per la gestione della Raccolta rifiuti in tempo di Covid.

Quello dell’economia circolare è un settore produttivo ed economico in crescita, che rischia oggi di subire un duro colpo, qualora si permettesse all’emergenza Covid di mutare le buone pratiche che erano ormai assodate fino all’inizio di questo tormentato 2020. Non possiamo smettere di differenziare i nostri rifiuti, non possiamo smettere di raccogliere in maniera differenziata i nostri rifiuti. Non possiamo smettere di riciclarli. Se uno solo di questi passaggi venisse meno, tutto il settore ne avrebbe danni sostanziali. E per un settore giovane ed in crescita, potrebbero pregiudicare il futuro.

A tal proposito la Commissione Europea ha pubblicato il 14 aprile le linee guida per la gestione della raccolta rifiuti in tempo di Covid.

Scarica il documento

https://esper.it/wp-content/uploads/2020/04/corona_raccolta.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2020-04-16 15:47:002020-04-20 18:58:46UE: la Commissione pubblica le linee guida per la gestione della raccolta rifiuti in tempo di Covid

A Treviso il primo impianto al mondo per il riciclo di pannolini

31 Ottobre 2017/in Riciclo /da S.Capelli

 

Ne avevamo parlato lo scorso luglio. Ora il riciclo dei pannolini è realtà.

Una sfida ambiziosa, tecnologicamente innovativa e che tutela l’ambiente. Alle porte di Treviso è stato inaugurato il primo impianto su scala industriale al mondo in grado di riciclare il 100% dei prodotti assorbenti usati vale a dire pannolini per bambini, per l’incontinenza e assorbenti igienici. Un rifiuto che fino ad ora non era riciclabile e che invece, grazie alla tecnologia tutta italiana sviluppata e brevettata da Fater Spa, joint venture paritetica fra Procter & Gamble ed il Gruppo Angelini, viene trasformato in materie prime ad alto valore aggiunto, come spiega Giovanni Teodorani Fabbri, General Manager di Fater: “Il progetto nasce dalla strategia di sostenibilità che è propria dei nostri azionisti, Procter & Gamble ed il Gruppo Angelini, e che noi abbiamo fatto nostra. Le basi di questo progetto sono le economie circolari in cui noi, come penso ogni azienda leader dovrebbe fare, crediamo pienamente”.

Un procedimento innovativo che permette di ottenere da 1 tonnellata di rifiuti raccolti in maniera differenziata fino a 150kg di cellulosa, 75kg di plastica e 75kg di polimero super assorbente, che potranno essere impiegati in nuovi processi produttivi come racconta Marcello Somma responsabile divisione ricerca e sviluppo di Fater: “Il riciclo dei pannolini si basa essenzialmente su tre fasi: ricezione e stoccaggio del rifiuto senza alcun contatto umano, processo in autoclave di sanitizzazione e smembramento dei prodotti e processo di essiccazione e separazione delle materie prime e seconde”.

Un esempio concreto di economia circolare, che può essere esportato, perché il problema è globale, spiega Teodorani Fabbri: “A livello di peso, ogni anno l’Italia produce circa 900 mila tonnellate di prodotti assorbenti per le persone usati. Se parliamo dell’Europa siamo intorno agli 8 milioni e mezzo. Il nostro obiettivo è di moltiplicarlo e creare tanti stabilimenti; una volta completata questa fase del processo di industrializzazione qui a Contarina il nostro obiettivo è andare all’estero e portare questa tecnologia made in Italy anche in altri paesi”.

Su scala internazionale il progetto di Fater sarà sostenuto da P&G che ha appena ricevuto il Premio delle Nazioni Unite Momentum for Change, per l’impegno nel proporre innovazioni concrete per combattere il cambiamento climatico. Fondamentale anche il rapporto col territorio e la sensibilizzazione dei cittadini al problema della raccolta differenziata come conferma Franco Zanata, Presidente di Contarina, lo stabilimento che ha accolto questo nuovo processo di riciclaggio: “Oltre alla novità dell’ impianto, c’è un elemento di grande interesse per tutti perché ci troviamo di fronte ad aziende che si preoccupano della fine che fanno i beni da loro prodotti dopo che sono stati usati, questo è un esempio straordinario di economia circolare che esattamente quello che ci chiede l’Europa.

Un impianto che economicamente si autosostiene e che a pieno regime tratterà 10 mila tonnellate l’anno di rifiuti, spiega Marcello Somma: “Questo è un impianto che è progettato per servire a regime un milione di abitanti e per ogni tonnellata trattata salva l’equivalente di circa 400 kg di co2, il che significa che il processo è addirittura carbon negative, cioè risparmia più emissioni di quante ne consumi e questo equivale a piantare alberi”.

Il tema dello smaltimento dei prodotti assorbenti, che fino ad ora finivano in discarica, è cruciale dal punto di vista sociale e ambientale perché questi prodotti accompagnano un po tutta l’esistenza della gente, dalla nascita alla vecchiaia. Una sfida che oggi Fater, Procter & Gamble e Gruppo Angelini possono dire di aver vinto.

Fonte: Il Sole 24 Ore

https://esper.it/wp-content/uploads/2017/07/pannolini-1.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2017-10-31 09:12:292017-10-31 09:12:29A Treviso il primo impianto al mondo per il riciclo di pannolini

Riparte Let’s Clean Up Europe, la campagna contro l’abbandono dei rifiuti

3 Marzo 2017/in ESPER, EVIDENZA, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato, Non categorizzato /da S.Capelli

Torna, a partire da marzo, Let’s Clean Up Europe (LCUE), la campagna europea contro il littering e l’abbandono dei rifiuti. Quest’anno, la campagna europea prende le vesti di una pulizia di primavera: sarà infatti possibile realizzare azioni di pulizia sotto la bandiera di LCUE dal 1 Marzo al 30 Giugno 2017. Le date centrali promosse per l’iniziativa rimangono tuttavia quelle dal 12 al 14 Maggio 2017, per coerenza con la tradizione che vuole il momento culmine della campagna LCUE ruotare intorno al giorno dell’Europa, il 9 maggio.
La campagna Let’s Clean Up Europe si basa su una call-to-action: chiunque potrà proporre ed organizzare, sull’intero territorio nazionale, azioni di raccolta e pulizia straordinaria del territorio che coinvolgano direttamente ed attivamente i cittadini. Per aderire, già da oggi è sufficiente collegarsi all’indirizzo http://www.envi.info/come-iscriversi/ e compilare on-line il modulo di partecipazione. Possono aderire istituzioni ed enti locali, associazioni di volontariato, scuole, gruppi di cittadini, imprese e ogni altra tipologia di enti.
In Italia LCUE è promosso dal Comitato promotore nazionale della Settimana Europea Riduzione Rifiuti, composto dal Ministero dell’Ambiente e per la Tutela del Territorio e del Mare, Utilitalia, Città metropolitana di Roma Capitale, Città Metropolitana di Torino, ANCI, Legambiente, UNESCO e coordinato da AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale), ed è patrocinato dal Ministero dell’Ambiente, che ogni anno organizza anche un evento centrale nazionale.
Per il terzo anno consecutivo, l’evento centrale nazionale sarà l’eco-trail “Keep Clean and Run #pulisciecorri” volto a sensibilizzare sulla tematica del littering (e del marine litter in particolare) attraverso la corsa. Dal 2015, infatti, l’eco-runner Roberto Cavallo (Presidente di AICA) percorre strade e sentieri d’Italia, raccogliendo i rifiuti abbandonati lungo il percorso, incontrando le popolazioni dei paesi attraversati per momenti di sensibilizzazione diretta.

Fonte: E-Gazette

https://esper.it/wp-content/uploads/2017/03/letscleaneurope.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2017-03-03 21:06:512017-03-03 21:08:00Riparte Let’s Clean Up Europe, la campagna contro l’abbandono dei rifiuti

ISPRA presenta il Rapporto Rifiuti Urbani 2016

21 Dicembre 2016/in Politiche, Politiche, Politiche, Politiche, Prevenzione e riduzione /da S.Capelli
Il Rapporto Rifiuti Urbani 2016 dell’Ispra fotografa un’Italia che tende a produrre sempre meno rifiuti. Nel 2015 sono stati 29,5 milioni di tonnellate i rifiuti urbani, -0,4% rispetto al 2014 e un calo complessivo, rispetto al 2011, di quasi 1,9 milioni di tonnellate (-5,9%).
A calare di più è il Centro Italia (-0,8%), che in valori assoluti produce 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti, mentre il Nord si mantiene sulla media nazionale (-0,4%) con un quantitativo prodotto pari a 13,7 milioni di tonnellate; al Sud la produzione si contrae dello 0,2% (9,2 milioni di tonnellate).
Sono 11 le regioni italiane a segnare una riduzione della produzione dei rifiuti urbani nel 2015. In particolare, una decrescita di poco inferiore al 3% si osserva per l’Umbria e cali superiori o pari al 2% per la Liguria, il Veneto e il Lazio. Il Trentino Alto Adige, la Basilicata e la Calabria mostrano riduzioni rispettivamente pari all’1,4%, 1,1% e 1%, mentre per Lombardia, Marche, Puglia e Sardegna la contrazione risulta inferiore all’1%.
Nel 2015, la percentuale di raccolta differenziata in Italia raggiunge il 47,5% della produzione nazionale, facendo rilevare una crescita di + 2,3 punti rispetto al 2014 (45,2%), superando i 14 milioni di tonnellate.
Nel Nord il quantitativo si attesta al di sopra di 8 milioni di tonnellate, nel Centro a quasi 2,9 milioni di tonnellate e nel Sud a 3,1 milioni di tonnellate. Tali valori si traducono in percentuali, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea, pari al 58,6% per le regioni settentrionali, al 43,8% per quelle del Centro e al 33,6% per le regioni del Mezzogiorno.
Alla regione Veneto va la palma della raccolta differenziata nel 2015 grazie al 68,8%, seguita dal Trentino Alto Adige con il 67,4%. Entrambe le regioni sono già dal 2014 al di sopra dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. Seguono, tra le regioni più virtuose, il Friuli Venezia Giulia (62,9%), seguita da Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Sardegna e Piemonte, queste ultime cinque con tassi superiori al 55%. Tra 45% e 50% si collocano Abruzzo, Umbria, Campania, Valle d’Aosta e Toscana. Liguria e Lazio sono di poco al di sopra del 35%, mentre superano il 30% la Basilicata e la Puglia. La Calabria è la regione che fa segnare la maggiore crescita della percentuale di raccolta differenziata, +6 punti rispetto al 2014, anche se il 25% la colloca ancora al penultimo posto tra le regioni, seguita solo dalla Sicilia (12,8%). Sfiorano i 5 punti di crescita Valle d’Aosta e Lazio.
I servizi di igiene urbana in Italia costano in media 168 euro l’anno pro capite, per l’esattezza 167,97.
Il Rapporto Rifiuti Urbani 2016 dell’Ispra che contiene i dati dell’indagine condotta su un campione di circa 5.800 Comuni (corrispondenti a oltre 48,6 milioni di abitanti).
Di questi 168 euro, i costi di gestione dei rifiuti indifferenziati e delle raccolte differenziate ammontano rispettivamente a 58,98 e a 46,35 euro l’anno; lo spazzamento e lavaggio delle strade a 22,53 euro l’anno; i costi comuni a 32,09 euro l’anno e, infine, i costi di remunerazione del capitale a 8,01 euro l’anno.
Aumentano, con il crescere della dimensione comunale, i costi annui pro capite, passando dai 131,76 euro per abitante l’anno per i Comuni con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti ai 191,03 euro per i Comuni con più di 50mila abitanti.

L’indagine dell’Ispra ha determinato anche i costi di gestione delle raccolte differenziate delle principali tipologie di materiali. In particolare, i costi specifici in eurocentesimi/kg, calcolati come medie nazionali, risultano, nel 2015, di 15,7 per la carta e cartone; 10,7 per il vetro; 16,5 per la plastica; 21,1 per la raccolta multimateriale. E ancora: 10,6 per i metalli; 9,4 per il legno; 18,6 per i tessili; 22,1 per la frazione umida; 9,2 per la frazione verde; 38,3 per gli oli commestibili esausti; 33 per gli pneumatici usati; 18,1 per i Raee e 86,9 eurocentesimi/kg per le batterie e gli accumulatori esausti.

Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2016

Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2016 Estratto

https://esper.it/wp-content/uploads/2016/12/ispra2016.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2016-12-21 14:32:202016-12-21 14:45:23ISPRA presenta il Rapporto Rifiuti Urbani 2016

Inceneritori: anche le Marche ricorrono contro lo SbloccaItalia

16 Dicembre 2016/in Politiche, Raccolta differenziata /da S.Capelli

La Giunta ricorre al Tar contro l’articolo 35 sugli inceneritori, il quale prevede fra l’altro la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti nel territorio marchigiano

Dopo Veneto e Lombardia, i cui ricorsi sono stati variamente bocciati e più volte riproposti, anche la Giunta regionale delle Marche ha deciso che presenterà ricorso davanti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto del Governo di applicazione della legge Sblocca Italia. L’articolo 35, in particolare, prevede la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti nel territorio marchigiano.

Ne dà notizia l’assessore all’Ambiente Angelo Sciapichetti.

“Il Dpcm 10/8/2016  prevede la realizzazione nelle Marche di un inceneritore da 190mila tonnellate annue, sulla base di presupposti non condivisibili e non tenendo conto della programmazione regionale, peraltro già approvata dal Ministero dell’Ambiente, che esclude il ricorso a nuovi impianti di trattamento termico dei rifiuti nelle Marche“. Tra le ipotesi previste nelle scorse settimane sulla localizzazione dell’impianto, si era parlato anche dell’ex cementificio Sacci di Castelraimondo. L’assessore precisa: “In particolare  non sono state tenute in considerazione le previsioni virtuose del nostro Piano rifiuti: riduzione del 10,3 per cento di produzione pro capite di rifiuti urbani, riduzione del 6,2 per cento di produzione complessiva di rifiuti e raggiungimento della media regionale di raccolta differenziata al 73,2 per cento, entro il 2020. Anche a voler prescindere da considerazioni ambientali, un termovalorizzatore non è tecnicamente ed economicamente sostenibile nella nostra regione. Inoltre la procedura dovrebbe essere sottoposta a valutazione ambientale strategica, mentre il decreto non la prevede, non permettendo quindi di percorrere strade alternativa all’incenerimento, che siano meno impattanti sull’ambiente e sul paesaggio».
Non solo Marche. Le Marche vanno solo ad allungare la lista di regioni, tra cui Veneto e Lombardia, i cui ricorsi sono  stati bocciati a vario titolo e più volte riproposti, che si oppongono al decreto del Governo di applicazione della legge Sblocca Italia. In questo caso, ad essere contestato è l’articolo 35 che prevede la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti nel territorio marchigiano. Ma la giunta regionale non ci sta: “Abbiamo deciso di ricorrere al TAR Lazio per annullare il decreto e la previsione di un inutile inceneritore nel nostro territorio. Abbiamo sempre sostenuto che faremo tutto il possibile per impedire la realizzazione dell’inceneritore nelle Marche. Utilizzeremo tutte le possibilità che ci vengono concesse dalle norme. Non lasceremo nulla di intentato. Il ricorso va in questa direzione». La procedura non tiene inoltre conto anche della possibile interferenza con le aree protette secondo la normative Ue, come i Siti Natura 2000. Il decreto quantifica in circa 524mila tonnellate il fabbisogno complessivo di incenerimento rifiuti urbani per tutta la macro area del Centro Italia, il 36 per cento del quale dovrebbe essere soddisfatto dalle Marche.
https://esper.it/wp-content/uploads/2016/12/inceneritori.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2016-12-16 11:13:102016-12-16 11:13:10Inceneritori: anche le Marche ricorrono contro lo SbloccaItalia

Dal bidone dei rifiuti spunta un tesoro: il riciclo vale 6,5 miliardi di euro

30 Novembre 2016/in Raccolta differenziata, Raccolta differenziata, Raccolta differenziata, Raccolta differenziata, Riciclo, Tariffa Puntuale /da S.Capelli

E’ il beneficio ottenuto in termini di minor import di materia prima grazie al recupero degli scarti. Secondo i dati del Was, il Waste Strategy Report 2016, i 75 top player dei rifiuti urbani hanno un fatturato quasi tre volte maggiore di quello del calcio italiano

Economia circolare: prove di crescita. I primi frutti dell’aumento della raccolta differenziata cominciano a vedersi. Il riciclo aiuta in modo significativo la bilancia dei pagamenti italiana: si evitano importazioni di materie prime per 6,5 miliardi di euro. E i 75 maggiori operatori nell’ambito dei rifiuti urbani sono arrivati a un fatturato di 9,7 miliardi di euro, quasi tre volte quello del calcio italiano.

Sono alcuni dei numeri contenuti nel Was, il Waste Strategy Report 2016 presentato da Althesys, società di ricerca in campo ambientale ed energetico. Il settore cresce e c’è un notevole potenziale di occupazione perché ad esempio nel Meridione 2,3 milioni di tonnellate di scarti organici non vengono raccolti in maniera differenziata e quindi non sono trasformati in compost o energia.

“L’evoluzione delle politiche dei rifiuti in direzione dell’economia circolare stanno trasformando profondamente il settore del waste management: le dimensioni del business aumentano e il perimetro delle varie filiere si allarga”, si legge nel rapporto. “E’ un processo che stimola l’innovazione e crea nuovi mercati”.

Per l’Italia, un paese in cui le materie prime non abbondano, lo sviluppo del settore industriale basato sul recupero dei materiali può rappresentare una spinta importante anche in termini occupazionali. Secondo i calcoli della Ue spingendo sull’economia circolare l’Italia entro il 2025 potrebbe portare il beneficio economico a 12 miliardi di euro l’anno grazie al risparmio di materie prime. E, a livello continentale, la posta in gioco – secondo le stime della Commissione europea – è costituita da 580 mila posti di lavoro e da un taglio di circa il 3% delle emissioni serra.

“Finora la carenza di aziende con strutture adeguate ha frenato, soprattutto al Sud, lo sviluppo dell’industria del riciclo”, spiega Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys. “Inoltre ci sono anche ostacoli normativi che hanno rallentato il pieno utilizzo delle materie prime seconde, cioè dei rifiuti trattati in sicurezza e trasformati. Ma cominciano a moltiplicarsi segnali incoraggianti”.

Ad esempio nel settore cartario la produzione di materie prime seconde da raccolta differenziata è quasi raddoppiata passando dal 26% del 2000 al 47,7% del 2015. Per lo sviluppo futuro molto dipenderà da alcuni decreti in ballo. Ad esempio quello sulla tariffa puntuale (in modo da far pagare meno ai cittadini virtuosi e di più a chi butta tutto nell’indifferenziata). E quelli sull’end of waste, che facilitano il processo di recupero stabilendo con chiarezza quando un rifiuto cessa di essere tale e si trasforma in materia prima seconda.

Fonte: Antonio Cianciullo per Repubblica.it

https://esper.it/wp-content/uploads/2016/11/bidone.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2016-11-30 10:40:182016-11-30 10:40:18Dal bidone dei rifiuti spunta un tesoro: il riciclo vale 6,5 miliardi di euro

Istat, qualità dell’ambiente urbano: che fine ha fatto il GPP?

25 Novembre 2016/in EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, Prevenzione e riduzione /da S.Capelli

Solo 26 capoluoghi su 116 adottano tutti i Criteri ambientali minimi previsti dalla legge per i propri beni e servizi

L’economia circolare in Italia si predica molto ma si pratica poco, come conferma anche l’ultimo rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano – diffuso oggi da Istat. Nel dossier, che prende in esame i 116 capoluoghi di provincia (o città metropolitane) italiani, l’Istituto nazionale di statistica affronta sia il tema della gestione dei rifiuti urbani – che, ricordiamo, sono appena un quarto del totale – sul territorio, sia la performance dei municipi in fatto di acquisti verdi (o Gpp): un fattore chiave che ricomprende anche l’acquisto di prodotti in materiali riciclati.

«Sul fronte della gestione dei rifiuti urbani – osserva l’Istat –, nonostante la generalità delle amministrazioni abbia investito nell’incremento della raccolta differenziata, si è ancora lontani dall’obiettivo nazionale del 65% (la media dei capoluoghi, nel 2014, superava di poco il 38%)». A crescere è anche la modalità di raccolta differenziata porta a porta, ormai presente – in varie modalità – in tutti i comuni analizzati tranne Trieste e Crotone, ma il rapporto sottolinea come «le misure adottate dalle amministrazioni per migliorare la qualità dell’ambiente urbano, nonostante la loro moltiplicazione, non riescono a incidere significativamente su alcune criticità strutturali», tra le quali spicca proprio – insieme ai servizi idrici e al contenimento delle emissioni – la «gestione dei rifiuti». La raccolta differenziata rimane uno strumento essenziale, ma sterile se fine a sé stesso: è determinante aumentarne la qualità oltre la quantità, e finalizzarla all’effettivo riciclo dei materiali raccolti, per poi re-immetterli sul mercato.

Un punto, quest’ultimo, assai dolente per le amministrazioni pubbliche italiane. «L’adozione dei criteri ambientali minimi (Cam), cui l’amministrazione può scegliere di attenersi nelle pratiche di acquisto – i cosiddetti acquisti verdi (Gpp) – favorisce lo sviluppo di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale, attraverso la leva della domanda pubblica», ricordano dall’Istat, sottolineando che si tratta di un «parametro molto rilevante, anche alla luce dell’evoluzione normativa». Le lacune iniziano però già a livello nazionale, dato che in Italia la normativa in merito «è riassunta nel Piano d’azione nazionale per gli acquisti verdi (Pan Green public procurement), aggiornato con D.M. 10 aprile 2013». Da allora il ministero dell’Ambiente sta ancora «progressivamente procedendo alla pubblicazione dei decreti attuativi per tutte le tipologie di acquisto da parte della Pa».

Anche dai dati raccolti a livello municipale risulta che solo 79 comuni su 116 adottano i Cam per almeno alcune tipologie di beni e servizi acquistati, ed appena 26 comuni (poco più di un quarto del totale) dichiara di adottare i Cam al momento previsti per i propri acquisti di beni e servizi. Un po’ poco, con una scarsa propensione all’acquisto sostenibile da parte dei comuni in vari ambiti: su 17.500 veicoli a motore in dotazione alle amministrazione, quelli elettrici o ibridi sono in media il 4,1% (comunque in aumento del 19,2% sul 2014), quelli a metano l’82%, a Gpl il 5%. Il restante 82,8% è a benzina o gasolio. «Molti capoluoghi non hanno effettuano acquisti di mezzi di trasporto – sottolineano però dall’Istat – e quindi non hanno potuto sostituire quelli più inquinanti».

Anche l’austerità dunque fa male all’ambiente, ma è necessario riconoscere come senza la diffusione capillare degli acquisti verdi (pur previsti per legge), soprattutto nel mercato dei materiali riciclati che necessitano ancora di adeguato sostegno pubblico, rimarrà inesorabilmente aperto l’anello fondamentale nella catena dell’economia circolare. Quello che permette di chiudere realmente il cerchio ri-acquistando i materiali prima raccolti in modo differenziato con impegno (e costi economici) dalla cittadinanza e infine riciclati entro le varie filiere industriali.

Fonte: Green Report

https://esper.it/wp-content/uploads/2016/11/GPP.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2016-11-25 16:32:062016-11-25 16:32:06Istat, qualità dell’ambiente urbano: che fine ha fatto il GPP?

Littering marino: un appello dalla COP22

21 Novembre 2016/in /da S.Capelli

Il materiale più diffuso tra i rifiuti che infestano il Mar Mediterraneo è la plastica. Lo denuncia l’Unep (il Programma delle nazioni unite per l’ambiente) e lo conferma l’attività di monitoraggio di Legambiente nel Mediterraneo, che ha coinvolto negli anni otto paesi costieri (Algeria, Croazia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Turchia e Tunisia), nella raccolta dei rifiuti sulle spiagge e in mare evidenziando, in particolare, la presenza delle buste di plastica che costituiscono il 16% di tutti i rifiuti individuati(http://www.legambiente.it/marinelitter/). Ulteriori stime internazionali parlano addirittura di 25 milioni di sacchetti ogni 1000 km di costa.

Per questo motivo, a Marrakech, durante la ventiduesima conferenza internazionale sul clima, Legambiente ha lanciato l’appello, cui hanno aderito Kyoto Club e Alleanza‎ per un Mediterraneo sostenibile, con l’obiettivo di estendere la messa al bando delle buste di plastica con spessore inferiore ai 100 microngià in vigore in Italia, Francia e Marocco – che lo ha introdotto proprio quest’anno tra le decisioni di politica ambientale in vista della conferenza internazionale sul clima – a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Solo in Europa, ancora oggi, si utilizzano 100 miliardi di sacchetti di plastica ogni anno, con un consumo equivalente di 190 milioni di tonnellate di petrolio per la loro produzione. La loro messa al bando, quindi, potrebbe ridurre di molto il loro utilizzo, i consumi di greggio e le conseguenti emissioni di anidrite carbonica che ne derivano. Lo dimostrano i dati relativi all’Italia, primo paese in Europa a mettere il bando ai sacchetti di plastica nel 2011, dove, nonostante il bando non sia ancora del tutto rispettato, ha comunque consentito in cinque anni una riduzione nel consumo di sacchetti di plastica del 55% (da 200mila a 90mila tonnellate/anno) e una diminuzione in termini di CO2 di circa 900 mila tonnellate.

Se il bando fosse esteso a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, i risultati in termini climatici sarebbero molto più rilevanti grazie alla consistente riduzione del consumo di greggio e alla diminuzione delle emissioni di CO2, con notevoli vantaggi anche per l’ambiente marino e costiero.

L’impegno di Legambiente insieme a Kyoto Club e Alleanza per un Mediterraneo sostenibile non si esaurisce quindi con la richiesta di messa al bando delle buste di plastica. Nel mirino degli ambientalisti anche le micro particelle di plastica utilizzate nei cosmetici e i cotton fioc non biodegradabili e compostabili, per cui a Marrakech insieme al bando, è partita la proposta della definizione di un piano per ridurre e riciclare la plastica in tutti i settori e una campagna internazionale per incrementare la raccolta differenziata.

https://esper.it/wp-content/uploads/2016/11/plastina_mare.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2016-11-21 16:27:192016-11-21 16:27:19Littering marino: un appello dalla COP22

Presentato Ecosistema Urbano 2016

15 Novembre 2016/in /da S.Capelli

Una diffusa staticità. È questa la diagnosi dello stato di salute delle città italiane fotografate da Ecosistema Urbano 2016, il rapporto realizzato da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e la collaborazione editoriale del Sole 24 ore, giunto alla sua XXIII edizione.

Un sostanziale immobilismo che non si registra solo considerando i dati attuali con quelli dell’anno precedente, ma che si conferma anche valutando un periodo più lungo, i cinque anni della durata del mandato di un sindaco.

La graduatoria delle città migliori: tra le prime dieci troviamo capoluoghi al di sotto degli 80mila abitanti (Macerata, Verbania, Mantova, Belluno, Oristano, Cuneo, Savona), tre centri di medie dimensioni (Trento, Bolzano e Parma) e nessuna grande città.
In testa ancora prevalentemente il nord del Paese assieme con due città del centro Italia, la marchigiana Macerata quest’anno prima su tutte e la sarda Oristano (ottava).
Le ultime cinque sono invece Frosinone e quattro città meridionali: Palermo, Siracusa, Caserta, Vibo Valentia, fanalino di coda della classifica.

Ecosistema Urbano 2016

Approfondimenti e grafici su Il Sole 24 Ore

Best practices di Ecosistema Urbano 2016

Fonte: Legambiente.it

 

https://esper.it/wp-content/uploads/2016/11/ecosistemaurbano2016.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2016-11-15 16:26:102016-11-15 16:26:10Presentato Ecosistema Urbano 2016
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