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Sblocca Italia, Tar del Lazio annulla il decreto attuativo per potenziare o costruire nuovi inceneritori

8 Ottobre 2020/in EVIDENZA, EVIDENZA, EVIDENZA, Politiche, Politiche, Politiche /da Sergio Capelli

Il provvedimento prescriveva il potenziamento delle capacità di trattamento degli impianti già esistenti in Italia e ne disponeva la realizzazione di altri in tutta la penisola ritenendoli “strategici”. Tutto questo però senza aver effettuato la VAS, che per l’appunto è la Valutazione Ambientale Strategica

Stop all’incenerimento “selvaggio”. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di numerosi comuni e sigle ambientaliste contro il Dpcm del 10 agosto 2016, con cui l’allora Governo Renzi dava attuazione al famigerato articolo 35 dello Sblocca Italia. Il provvedimento prescriveva il potenziamento delle capacità di trattamento di 40 dei 42 inceneritori già esistenti in Italia e disponeva la realizzazione di altri impianti in tutta la Penisola, ritenendoli “strategici”. Tutto questo però senza aver effettuato la VAS, che per l’appunto è laValutazione Ambientale Strategica obbligatoria per piani di questo tipo, in osservanza alla direttiva europea 2001/42/CE. Secondo il governo se ne poteva pure fare a meno, sarebbe bastato effettuarla nella fase di progettazione di ogni singolo impianto. Ma il Tar ha detto no. Si legge nella sentenza: 

“…se pure era consentito qualificare gli impianti in questione come di rilevanza strategica nazionale ai fini di soluzione temporanea di una patologica situazione sulla gestione dei rifiuti, data dalla prevalenza dello smaltimento in discarica, riguardante tutto il territorio nazionale senza per questo abdicare al principio di ‘gerarchia dei rifiuti’ – come illustrato a proposito del primo motivo di ricorso – la P.C.M. avrebbe dovuto comunque provvedere ad attivare la procedura di assoggettabilità alla VAS prima dell’emanazione del dpcm attuativo qui impugnato e non lasciare alla diversa Valutazione regionale postuma l’incombenza relativa. Alla luce di quanto dedotto, pertanto, il ricorso deve essere accolto sotto il profilo appena descritto…” (leggi la sentenza completa: http://www.leggerifiutizero.org/wp-content/uploads/2020/10/Sentenza_tar_Lazio.pdf).

Come spiega il Movimento Rifiuti Zero, che ha partecipato al ricorso con diversi circoli locali, nonostante resti confermato un margine di discrezionalità al governo sulla qualificazione degli inceneritori come “infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale”, il tribunale stabilisce che la stessa qualificazione deve comunque “garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana e senza recare pregiudizio all’ambiente, in particolare senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora e la fauna”.

Il decreto attuativo dello Sblocca Italia era stato già bocciato dalla Corte di Giustizia europea a maggio 2019, mentre il Tar del Lazio aveva più volte rinviato il dibattimento. “Oggi si è finalmente concluso con una sentenza che di fatto azzera le previsioni di potenziamento o di costruzione di nuovi inceneritori “ – scrive in una nota Rifiuti Zero Lazio – “Contiamo ora che il ministro dell’ambiente ed il governo tutto dia un segnale chiaro azzerando e riscrivendo daccapo la formulazione dello stesso articolo 35 della Legge 164/2014 in quanto lo Sblocca Italia è oramai da considerarsi illeggittimo sia per l’azione popolare che ha fermato la sua attuazione che per il recentissimo recepimento della Direttiva europea 851/2008 che esclude il ‘recupero di energia’ dai nuovi obiettivi di riciclaggio del programma di economia circolare”.

La notizia è stata accolta con grande soddisfazione anche da parte di altri ricorrenti contro il Dpcm. Il Comune di Sesto Fiorentino, che ha partecipato al ricorso per scongiurare la costruzione dell’inceneritore di Case Passerini, scrive: “Ancora una volta la giustizia amministrativa è stata chiamata a sanare l’ennesima forzatura tentata da chi, a tutti i costi, voleva imporre un’opera inutile e dannosa al nostro territorio. Così come in Sicilia, dove il Dpcm prevdeva la costruzione di due nuovi inceneritori: “Il Tar ci ha dato ragione dopo anni di impegno. Ha confermato che non si può fare a meno di confrontarsi con i territori – ha detto la presidente regionale di Rifiuti Zero Sicilia, Manuela Leone – Quando si parla di impiantistica strategica, le soluzioni calate dall’alto non vanno bene. L’obiettivo deve rimanere sempre quello di ridurre la produzione dei rifiuti, per poi gestirli puntando su riciclo”.

Fonte: Eco dalle Città

https://esper.it/wp-content/uploads/2016/12/inceneritori.png 169 300 Sergio Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png Sergio Capelli2020-10-08 10:11:162020-10-08 10:11:19Sblocca Italia, Tar del Lazio annulla il decreto attuativo per potenziare o costruire nuovi inceneritori

Studio Cnr: Gli inceneritori uccidono. Ministro Costa: stop ai nuovi di Renzi

7 Settembre 2018/in EVIDENZA, Raccolta differenziata, Riciclo /da S.Capelli

Sblocca Italia di Renzi ha previsto la costruzione di 12 nuovi inceneritori. Ministro Costa li blocca. Studio del Cnr prova la generale nocività degli impianti

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha proposto la modifica dell’art.35 dello Sblocca Italia, voluto dall’ex premier Matteo Renzi e diventato legge tra il 2014 e il 2015. L’articolo delineava le regole per l’autorizzazione alla realizzazione di 12 nuovi inceneritori da costruire in dieci regioni: due in Toscana e Sicilia, uno a testa in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo e Puglia (guarda nella cartina in basso, anche se parziale, se anche tu vivi vicino ad un inceneritore)

Impianti che dovevano aggiungersi ai 42 già funzionanti in Italia e ad altri 6 autorizzati ma ancora in via di costruzione. Con questo profilo dello Sblocca Italia era diventato importante bruciare e non fare una differenziata radicale alla fonte, cioè finalizzata principalmente a riconvertire i rifiuti in altri prodotti.

E da ricordare che in molte città italiane anche i rifiuti differenziati dai cittadini finiscono negli inceneritori (chiamati anche termovalorizzatori, la sostanza non cambia). La raccolta differenziata serve in questi casi a ridurre i costi di incenerimento e a bruciare i rifiuti a temperature differenti, a seconda della consistenza e natura (più si spende energia per bruciare più costa l’incenerimento). E va rammentato che una parte della bolletta elettrica pagata dagli italiani sostiene economicamente proprio gli inceneritori, con contributi statali pari a 224 milioni di euro, secondo gli ultimi dati del Gse del 2015, anche se negli anni precedenti raggiungevano cifre più consistenti.

Nell’ottobre scorso (2017) un studio molto accurato del CNR (gruppo di Epidemiologia Ambientale e Registri di Patologia dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa) sugli inquinanti del territorio di Pisa e commissionato dal Comune ha dato nuove evidenze sulla nocività degli impianti. “Lo studio ha valutato l’effetto delle esposizioni agli inquinanti emessi da inceneritore, impianti industriali e traffico veicolare sulla mortalità ed ospedalizzazione per causa della popolazione residente a Pisa”, si scrive nel testo che si può leggere integralmente qui.

“La coorte (l’unità in oggetto, ndr) in studio è costituita da tutte le 132.293 persone residenti per almeno un anno tra il 1 gennaio 2001 ed il 31 dicembre 2014 nel comune di Pisa con gli indirizzi di residenza georeferenziati. Per le analisi degli esiti riproduttivi sono stati considerati 4.276 nati, da 3.626 parti, tra il 2008 e il 2014”.

Nello specifico: “Tra le tre fonti di emissione considerate (inceneritore, insieme delle industrie, traffico veicolare), i segnali più numerosi sono emersi a carico dell’inceneritore, talvolta confermati anche per le industrie, mentre sporadici sono quelli emersi considerando il traffico veicolare, che tuttavia va ricordato che è stato stimato mediante un modello non testato allo scopo”. Spiegando nel particolare che “dall’analisi della mortalità per esposizione ad inceneritore si osservano, tra gli uomini della classe a più alta esposizione, un eccesso del 9% della mortalità generale, in particolare per le cause naturali +10%, un eccesso di mortalità del 79% per tumore del sistema linfoemopoieticoed un eccesso del 21% della mortalità per le malattie del sistema circolatorio. Tra le donne si osserva un aumento del 152% della mortalità per le malattie respiratorie acute”

Lo studio non ha avuto risalto sui media nazionali.

Ma su quanto siano nocivi gli impianti vi sono anche altri studi scientifici recenti. Le associazioni di oncologi italiani che si sono interessati alla problematica, al fine di ridurre gli effetti nefasti sulla salute (aumento mortalità, ospedalizzazione, esiti avversi alla nascita e malformazioni, problemi cardiovascolari e respiratori e sul lungo termine tumori), consigliano sempre di avere i centri abitati ad una distanza dagli impianti almeno superiore ai 7 km e di valutare le caratteristiche dei venti in zona che spostano i fumi.

inceneritori

La proposta del ministro Sergio Costa di modifica dell’art.35 dello Sblocca Italia arriva dopo l’impugnazione da parte dello stesso ministro della legge della Regione Marche n. 22 del giugno 2018. “Proprio perché la competenza è statale”, ha detto Costa, “ho dato disposizione agli uffici legislativi affinché sia modificato l’art.35 dello Sblocca Italia contro cui tantissimi cittadini e comitati si sono sempre battuti. È arrivato il momento di non puntare più sull’incenerimento ma sulla differenziata di qualità e sull’economia circolare”. Costa è stato in passato comandante regionale del Corpo di polizia forestale della Campania, guidando l’indagine sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella Terra dei Fuochi ed ha un Master in diritto dell’Ambiente.

Fonte: Affari Italiani

https://esper.it/wp-content/uploads/2018/09/inceneritori2.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2018-09-07 11:54:142018-09-07 11:56:21Studio Cnr: Gli inceneritori uccidono. Ministro Costa: stop ai nuovi di Renzi

Il Tar rinvia alla Corte europea il decreto inceneritori

3 Maggio 2018/in Politiche, Prevenzione e riduzione, Riciclo /da S.Capelli

Dubbi sull’articolo 35 dello Sblocca Italia per la valutazione ambientale strategica e sul ruolo dato all’incenerimento rispetto a riuso e riciclo

Il decreto Sblocca Italia del 2014 e il conseguente decreto attuativo del 2017 che propone impianti di ricupero energetico nel Centro e nel Mezzogiorno è stato esaminato dal Tar Lazio, il quale si è rivolto con un’ordinanza alla Corte europea di giustizia per chiedere se la normativa viola le normative comunitarie sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti e sulla Valutazione ambientale strategica.
I giudici romani hanno infatti depositato una dettagliata ordinanza in relazione al ricorso depositato da due associazioni antimpianti, Vas (Verdi Ambiente Società) e Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare, le quali chiedevano l’annullamento del decreto attuativo Dpcm del 10 agosto 2017 che attua l’articolo 35 della Legge 133/2014 (decreto Sblocca Italia).
Il decreto del 2014 e la sua conversione in legge, e poi il decreto attuativo del 2017, avevano osservato che in Nord Italia il ciclo dei rifiuti è ben gestito dalla raccolta differenziata al riciclo fino all’incenerimento con ricupero di energia per la frazione non ricuperabile diversamente, ma nel Centro Italia e nel Sud c’è una gravissima mancanza di impianti, come nel caso di Roma, della Sicilia e di altre parti del Paese.
Per questo motivo, individuata la carenza di impianti, i decreti ne proponevano la realizzazione.
Il ricorso delle due associazioni anti-impianti è stato esaminato dai giudici amministrativi, i quali hanno valutato come fondate due osservazioni iniziali e si sono domandati: i decreti sono coerenti con la normativa europea sulla gerarchia di gestione dei rifiuti e sulla procedura di valutazione ambientale strategica?
In sintesi, la direttiva comunitaria mette al primo posto la riduzione, al secondo il riuso, al terzo il riciclo e solo al quarto l’incenerimento; perché il governo fa diventare strategici solo gli inceneritori e non gli altri impianti utili per riuso e riciclo?
Il Tar scrive che l’articolo 35 della Legge 133/2014 gli inceneritori sono definiti “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, che attuano un sistema integrato e moderno di gestione di rifiuti urbani e assimilati e che garantiscono la sicurezza nazionale nell’autosufficienza”, ma aggiungono che “una simile qualificazione non è stata parimenti riconosciuta dal legislatore interno agli impianti volti al trattamento dei rifiuti a fini di riciclo e riuso, pur essendo tali due modalità preminenti nella gerarchia dei rifiuti di cui alla richiamata direttiva”.
Secondo i parlamentari del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato Salvatore Micillo, Alberto Zolezzi, Paola Nugnes e Vilma Moronese le regole dello Sblocca Italia sono “norme che contrastano con la gerarchia d’intervento comunitario in materia di rifiuti che vede riduzione, recupero di materia e riciclo come interventi prioritari rispetto all’incenerimento di rifiuti”

Fonte: E-Gazette

https://esper.it/wp-content/uploads/2018/05/TAR_inceneritori.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2018-05-03 10:34:482018-05-03 10:34:48Il Tar rinvia alla Corte europea il decreto inceneritori

Inceneritori: anche le Marche ricorrono contro lo SbloccaItalia

16 Dicembre 2016/in Non categorizzato, Raccolta differenziata, Raccolta differenziata /da S.Capelli

La Giunta ricorre al Tar contro l’articolo 35 sugli inceneritori, il quale prevede fra l’altro la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti nel territorio marchigiano

Dopo Veneto e Lombardia, i cui ricorsi sono stati variamente bocciati e più volte riproposti, anche la Giunta regionale delle Marche ha deciso che presenterà ricorso davanti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto del Governo di applicazione della legge Sblocca Italia. L’articolo 35, in particolare, prevede la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti nel territorio marchigiano.

Ne dà notizia l’assessore all’Ambiente Angelo Sciapichetti.

“Il Dpcm 10/8/2016  prevede la realizzazione nelle Marche di un inceneritore da 190mila tonnellate annue, sulla base di presupposti non condivisibili e non tenendo conto della programmazione regionale, peraltro già approvata dal Ministero dell’Ambiente, che esclude il ricorso a nuovi impianti di trattamento termico dei rifiuti nelle Marche“. Tra le ipotesi previste nelle scorse settimane sulla localizzazione dell’impianto, si era parlato anche dell’ex cementificio Sacci di Castelraimondo. L’assessore precisa: “In particolare  non sono state tenute in considerazione le previsioni virtuose del nostro Piano rifiuti: riduzione del 10,3 per cento di produzione pro capite di rifiuti urbani, riduzione del 6,2 per cento di produzione complessiva di rifiuti e raggiungimento della media regionale di raccolta differenziata al 73,2 per cento, entro il 2020. Anche a voler prescindere da considerazioni ambientali, un termovalorizzatore non è tecnicamente ed economicamente sostenibile nella nostra regione. Inoltre la procedura dovrebbe essere sottoposta a valutazione ambientale strategica, mentre il decreto non la prevede, non permettendo quindi di percorrere strade alternativa all’incenerimento, che siano meno impattanti sull’ambiente e sul paesaggio».
Non solo Marche. Le Marche vanno solo ad allungare la lista di regioni, tra cui Veneto e Lombardia, i cui ricorsi sono  stati bocciati a vario titolo e più volte riproposti, che si oppongono al decreto del Governo di applicazione della legge Sblocca Italia. In questo caso, ad essere contestato è l’articolo 35 che prevede la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti nel territorio marchigiano. Ma la giunta regionale non ci sta: “Abbiamo deciso di ricorrere al TAR Lazio per annullare il decreto e la previsione di un inutile inceneritore nel nostro territorio. Abbiamo sempre sostenuto che faremo tutto il possibile per impedire la realizzazione dell’inceneritore nelle Marche. Utilizzeremo tutte le possibilità che ci vengono concesse dalle norme. Non lasceremo nulla di intentato. Il ricorso va in questa direzione». La procedura non tiene inoltre conto anche della possibile interferenza con le aree protette secondo la normative Ue, come i Siti Natura 2000. Il decreto quantifica in circa 524mila tonnellate il fabbisogno complessivo di incenerimento rifiuti urbani per tutta la macro area del Centro Italia, il 36 per cento del quale dovrebbe essere soddisfatto dalle Marche.
https://esper.it/wp-content/uploads/2016/12/inceneritori.png 169 300 S.Capelli https://esper.it/wp-content/uploads/2022/07/Esper-Societa-Benefit-300x146.png S.Capelli2016-12-16 11:13:102016-12-16 11:13:10Inceneritori: anche le Marche ricorrono contro lo SbloccaItalia

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