Covid, dopo due anni continua il paradossale tabù sui rifiuti

Continua la brutta pagina, tutta e solo italiana, che vede una indicazione ufficiale di NON fare la raccolta differenziata nelle case dei positivi al Covid, mandando a incenerimento tutto quanto. Cautelativamente ipotizziamo che circa 300 mila tonnellate di rifiuti avrebbero potuto essere differenziate e sono finite invece negli inceneritori. A parte le valutazioni ambientali, in termini economici significa un maggiore costo e minore introito di circa 75 milioni l’anno

C’è persino chi dice che è il momento buono per prendersi il Covid e immunizzarsi, in ogni caso si sta uscendo dalla emergenza ma per i rifiuti non sta cambiando nulla. Continua la brutta pagina, tutta e solo italiana, che vede una indicazione ufficiale di NON fare la raccolta differenziata nelle case dei positivi al Covid, mandando a incenerimento tutto quanto, umido carta plastica vetro, non solo le mascherine. Se fate una ricerca in rete sul tema rifiuti e Covid, in particolare la raccolta differenziata, troverete soltanto le indicazioni a NON farla o viceversa gli articoli di Eco dalle Città (o da noi ispirati) che contestano questo irrazionale spreco e passo indietro. In mezzo il silenzio. (Rotto soltanto da una interrogazione parlamentare di Rossella Muroni, che non è stata ripresa da altri organi di informazione).

E’ una brutta pagina per la storia gloriosa della raccolta differenziata e del riciclo, che vede/vedrebbe l’Italia all’avanguardia in Europa. Dal punto di vista della vita reale del ciclo dei rifiuti, la battuta d’arresto non è evidente. C’è stato ovviamente nel 2020 un calo della produzione totale dei rifiuti, ma non si vede un calo percentuale della raccolta differenziata. Il che significa che la disposizione proveniente dall’Istituto Superiore di Sanità, di non fare la raccolta differenziata, è stata largamente disattesa. E infatti è poco conosciuta e mai è stata tematizzata e dibattuta a livello mediatico.

Già questo è un aspetto brutto della pagina. Il mondo della raccolta differenziata e del riciclo si è accontentato di andare avanti per forza d’inerzia. Una ipocrisia generale. Si è messa la regola (ammesso che sia una regola) quasi in silenzio, chi ci credeva non si è occupato di farla rispettare, chi non ci credeva non ha avuto il coraggio di contestarla. A perderci (o viceversa a guadagnarci) sono stati i casi in cui si è dato incarico a ditte specializzate di raccogliere come rifiuti ospedalieri i rifiuti domestici dalle case dei contagiati.

In realtà si potrebbe dimostrare che la disposizione ha comunque danneggiato la raccolta differenziata perché nel 2019, come nell’anno precedente, era cresciuta a balzi del 3 per cento, mentre la crescita nel 2020 si è limitata all’ 1,7-1,8%. Cautelativamente ipotizziamo che circa 300 mila tonnellate di rifiuti avrebbero potuto essere differenziate e sono finite invece negli inceneritori. A parte le valutazioni sui costi ambientali, e le emissioni o i fumi, in termini economici significa un maggiore costo e minore introito di circa 75 milioni l’anno. Ignorati da tutti. Dopo settimane che cerchiamo con le nostre deboli forze di sollevare il problema, arriva la decisione coraggiosa o semplicemente saggia presa a Mantova: si riprende la raccolta differenziata, chiedendo solo agli utenti di usare ove necessario il doppio sacco.  La decisione di Mantova, dovuta anche alla lungimiranza di Lorenzo Bagnacani di MantovaAmbiente, è stata condivisa dalle Asl. Nessuno ha fatto obiezioni. Segno che si potrebbe fare così ovunque se solo si volesse.

Fonte: Paolo Hutter per Eco dalle Città

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