Ordinanze ‘plastic free’ a macchia di leopardo, la parola all’Anci

In Sicilia e in Puglia i Tar sospendono le ordinanze, in Abruzzo e in Sardegna invece rigettano i ricorsi dei produttori di plastica. Ne abbiamo parlato con Ivan Stomeo, delegato Anci Ambiente

Si sta rivelando un’estate conflittuale quella delle ordinanze plastic free. Da un parte comuni e regioni che si adoperano per adottare provvedimenti contro la plastica usa e getta tradizionale, dall’altra i produttori di plastica che fanno ricorso ai Tar per chiederne la sospensione, per motivi essenzialmente di mercato.
In mezzo i tribunali amministrativi e il Consiglio di Stato che non seguono un indirizzo univoco in attesa che l’Italia recepisca la direttiva europea. Ma non tutte le ordinanze sindacali sono state impugnate o sospese e così nei lidi della regione Puglia e in alcuni comuni si continuerà ad applicare il divieto mentre sul resto del territorio si potranno utilizzare piatti e bicchieri usa e getta.

E poi ci sono i comuni come Milano che hanno scelto un approccio più soft puntando sull’adesione spontanea degli esercizi commerciali.
Ne abbiamo parlato con Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano e delgato Anci all’Ambiente.

Le ordinanze comunali plastic free sono la via giusta per tutelare l’ambiente anticipando la direttiva comunitaria che forse non è ancora chiara a tutti?

Quando si va nella direzione di modificare gli stili di vita dei cittadini si incontrano sempre tante resistenze e tanti ostacoli, sia burocratici ma anche e soprattutto da coloro che in quel determinato prodotto, in questo caso la plastica, hanno investito tante risorse economiche. Ci vuole pazienza, determinazione e costanza per far comprendere che è meglio utilizzare materiali compostabili che continuare con l’usa e getta tradizionale. Oppure ridurre le bottigliette in plastica invogliando i cittadini a bere l’acqua pubblica nei Comuni in cui “l’acqua del sindaco” è potabile.

In Sicilia e in Puglia i Tar sospendono le ordinanze, in Abruzzo e in Sardegna invece rigettano i ricorsi dei produttori di plastica. Mentre il Consiglio di Stato ha riabilitato l’ordinanza plastic free nei litorali pugliesi. Cosa ne pensa di questo scenario a macchia di leopardo?
Lo scenario a macchia di leopardo non piace a nessuno. Possiamo sicuramente sensibilizzare e incentivare gli operatori ad utilizzare materiali il più possibile compostabili. Dobbiamo spingere soprattutto i cittadini di scegliere esercizi commerciali che adottano politiche che vanno verso un’economia circolare o plastic free.

Qual è la posizione di Anci? Anticipare la direttiva europea oppure aspettare il 2021?

Principalmente bisogna spingere e chiedere agli organi competenti il recepimento della direttiva, ma nel frattempo non stare con le mani in mano. Dobbiamo impegnarci tutti quanti, soprattutto chi ha una responsabilità di governo delle comunità, affinché cambi la mentalità di utilizzo dei prodotti immessi sul mercato.  Va in questa direzione la proposta Anci nell’ambio dell’accordo con il Conai che in parte è ancora in fase di elaborazione. In vista del recepimento della direttiva sugli imballaggi e della direttiva che riduce l’utilizzo della plastica monouso, abbiamo chiesto di rivedere l’accordo 2 anni e mezzo dopo  la firma proprio per verificare se saranno necessarie modifiche e integrazioni.

State pensando di diffondere una guida, un vademecum o altro per chi intende emanare nuove ordinanze? 
Faremo certamente qualcosa nella direzione dell’economia circolare. Non ci sono alternative soprattutto in questo momento storico in cui il pianeta Terra è “malato”. Se continueremo così nel 2050 avremo nei nostri mari più plastica che pesce. Questo non possiamo permettercelo ne per noi ne per le generazioni future.
Se vogliamo che i cittadini seguano il nostro esempio dobbiamo essere noi sindaci a cambiare metodo e prodotti da acquistare.  Bisogna dare impulso ad un’economia locale sempre più verde, coinvolgendo il più possibile la comunità  anche attraverso l’introduzione della pratica del Green Public Procurement. Nei prossimi giorni l’impegno  impegno è quello di realizzare un progetto del GPP 2.0. L’obiettivo è quello di sensibilizzare le comunità   all’acquisto  di prodotti e servizi verdi, al fine di ridurre ulteriormente il rifiuto prodotto e  l’emissione di gas nocivi . C’è tanta strada da fare i sindaci devono diventare i protagonisti di questo cambiamento.

Fonte: Tiziana Giacalone per Eco dalle Città

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