Articoli

Nuovo studio ZWE: includere l’incenerimento dei rifiuti nel sistema ETS dell’UE è un percorso per generare benefici climatici e occupazione

L’incenerimento dei rifiuti urbani è attualmente escluso dal sistema europeo di scambio di quote di emissione. Se lo si include, spiega Zero Waste Europe, le aziende dei rifiuti dovranno acquistare crediti di emissione per ogni tonnellata di CO2 che emettono durante il trattamento di rifiuti domestici, aziendali e industriali. Questo costo aggiuntivo può fungere da incentivo per la prevenzione e il riciclo, che diventeranno quindi più competitivi (meno costosi) dell’incenerimento

Un nuovo studio di CE Delft richiesto da Zero Waste Europe mostra che l’inclusione dell’incenerimento nell’ambito dell’Emission Trading System (ETS) dell’Unio Europea incoraggerebbe la prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti e genererebbe benefici per il clima e l’occupazione.

L’incenerimento dei rifiuti urbani è attualmente escluso dal sistema europeo di scambio di quote di emissione. Se lo si include, le aziende dei rifiuti dovranno acquistare crediti di emissione per ogni tonnellata di CO2 che emettono durante il trattamento di rifiuti domestici, aziendali e industriali. Questo costo aggiuntivo può fungere da incentivo per la prevenzione e iriciclo, che diventeranno quindi più competitivi (meno costosi) dell’incenerimento.

Inoltre, verranno creati nuovi posti di lavoro poiché le attività di riciclo sono più impegantive rispetto all’incenerimento dei rifiuti. Da qui al 2030, dice lo studio, c’è il potenziale per creare più di 14.000 posti di lavoro.

I potenziali impatti dell’inclusione sono stati studiati sulla base di due scenari: il primo è quello fossile, che vede incluse solo le emissioni di CO2 fossile (emissioni di CO2 provenienti ad esempio dall’incenerimento della plastica), il secondo è quello calcolato sulle emissioni di CO2 sia fossili che biologiche (derivanti dall’incenerimento dei rifiuti alimentari) incluse nell’EU ETS.

Janek Vähk, coordinatore per il clima, l’energia e l’inquinamento atmosferico di Zero Waste Europe, afferma: “Il nuovo rapporto mostra che l’inclusione è una triplice situazione vantaggiosa per tutti, poiché va a vantaggio non solo del clima, ma crea anche occupazione e aiuta l’Europa a muoversi verso una maggiore economia circolare favorendo la prevenzione e il riciclo dei rifiuti”.

Le principali conclusioni dello studio di ZWE sono:

  • L’inclusione dell’incenerimento nel sistema ETS dell’UE incoraggerà le attività di riciclaggio da parte delle famiglie e delle imprese. Poiché le imprese hanno un incentivo più diretto sui prezzi se l’incenerimento è incluso nel sistema, gli impatti saranno maggiori per loro (riduzione dei rifiuti dall’8 al 25%) rispetto alle famiglie (riduzione dei rifiuti dallo 0,2 al 5%).
  • L’incenerimento nell’EU ETS può ridurre le emissioni di CO2 che vanno da 2,8 milioni di tonnellate all’anno nel 2022 nello scenario fossile, fino a 8,8 milioni di tonnellate all’anno nello scenario fossile e biologico nel 2030. Oltre il 90% dei benefici ambientali deriva dalla riduzione dei rifiuti commerciali e industriali.
  • Poiché le attività di riciclo sono più impegnative rispetto all’incenerimento o al collocamento in discarica, incluedere l’incenerimento nel sistema ETS dell’UE potrebbe comportare 6.800 posti di lavoro aggiuntivi nello scenario fossile nel 2022 e fino a oltre 21.000 posti di lavoro nello scenario fossile e biologico nel 2030.

Zero Waste Europe invita il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE a modificare la proposta della Commissione e includere gli inceneritori di rifiuti urbani, facendo in modo che paghino le loro emissioni.

Leggi il rapporto completo qui.

Fonte: Eco dalle Città

La BEI non finanzierà l’inceneritore di Belgrado per non confliggere con prevenzione e riciclo dei rifiuti

Dalla Serbia arriva una nuova conferma che in Europa l’incenerimento dei rifuti è un procedimento in fase di inesorabile dismissione, con buona pace di chi ancora ne sostiene la necessità. Questa volta è la finanza a ribadire che bruciare l’immondizia non è più sostenibile.

Lunedì 28 ottobre la Banca europea per gli investimenti (BEI) – l’istituzione finanziaria dell’Ue nata nel ’57 per sostenere economicamente gli obiettivi politici dell’Unione in diversi campi tra cui i trasporti, l’energia, le telecomunicazioni, l’istruzione – si è astenuta dal finanziare il progetto dell’inceneritore di rifiuti urbani di Belgrado, previsto nella municipalità di Vinča. A riferirlo una lettera inviata a Ne Davimo Beograd, un movimento politico di cittadinanza attiva impegnato sul fronte dei diritti civili e dell’uso equo delle risorse comuni e naturali, che è tra i principali oppositori all’opera.

La BEI ha affermato che la sua valutazione, unitamente ad un parere della Commissione Europea, abbiano riscontrato che l’attività dell’inceneritore di Vinča avrebbe impedito alla Serbia di raggiungere gli obiettivi ambientali in termini di riciclo e di economia circolare previsti dall’Unione Europea. Obiettivi di cui il paese deve tener conto nella sua istruttoria per il suo eventuale ingresso nell’Unione richiesto a dicembre 2009.

Al contrario, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), l’International Finance Corporation (IFC) e l’Austrian Development Bank (OeEB) hanno recentemente firmato prestiti per il progetto. A questo proposito Ne Davimo Beograd e Bankwatch hanno recentemente presentato un reclamo ufficiale alla BERS dicendo che il sostegno al progetto viola le politiche stesse della banca, che avrebbe più coerentemente potuto finanziare pratiche ambientali più sostenibili come la prevenzione, il riutilizzo, il compostaggio e il riciclo dei rifiuti, che a Belgrado sono ad un livello estremamente basso.

Il reclamo sottolinea anche una cosa risaputa e cioè che gli inceneritori tendono a depotenziare le misure di prevenzione e riciclo a causa di lunghi contratti che richiedono alle autorità cittadine di consegnare agli impianti consistenti quantità di rifiuti.

Pippa Gallop della CEE Bankwatch Network ha dichiarato: “La BERS e l’IFC hanno insistentemente affermato che l’inceneritore non avrebbe influito sul riciclo, senza fornire però alcuna prova. Ora la BEI e la Commissione affermano il contrario. Queste banche, ora, ci devono molte spiegazioni.”

Aleksa Petković di Ne Davimo Beograd dice: “Accogliamo con favore la decisione della BEI e il parere della Commissione sul fatto che Belgrado non dovrebbe dare la priorità all’incenerimento. Soffriamo già di bassi livelli di riciclo e di una terribile qualità dell’aria. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un’altra fonte di inquinamento e un’altra deviazione dall’istituzione di un sistema di riciclo funzionale. La BERS, l’IFC e l’OeEB devono ritirarsi da questo progetto finchè sono in tempo.”

Fonte: Bruno Casula per Eco dalle Città

Francia: bonus-malus sulle plastiche e lotta fiscale all’incenerimento

Macron lo aveva inserito in campagna elettorale, e il tema del riciclo integrale degli imballaggi in plastica entro il 2025, entra puntuale nell’agenda politica francese. Con una terminologia che non lascia spazio a molti dubbi: si parla di “guerra” alla plastica non riciclata, “elettroshock” per il sistema produttivo.

Dal 2019 sarà attivo in Francia un sistema di bonus-malus che privilegerà in maniera molto evidente i prodotti costruiti a partire da materiale riciclato. “Fino al 10%” garantisce Brune Poirson, segretaria di Stato alla transizione ecologica e alla solidarietà.
Il meccanismo è di per sé molto semplice: “Quando un consumatore potrà scegliere tra una bottiglia prodotta con plastica riutilizzata e una no, la prima sarà più conveniente” continua la Poirson. L’obiettivo dichiarato è quello di incentivare un mercato per i materiali riciclati, senza imporre divieti , almeno in un primo momento, così da poter raggiungere quota 100% di riciclo della plastica.

Una misura richiesta a gran voce anche dal mondo del riciclo italiano. Nel novembre 2017 Diego Barsotti, responsabile della Comunicazione per Revet e Revet Recycling nell’ambito del volume 20 anni di gestione degli imballaggi – cosa è stato fatto, cosa resta da fare a proposito della incentivazione del mondo del riciclo dichiarava: “Ci sono tre proposte di legge attualmente in discussione fra Senato e Camera con la possibilità di essere inserite come emendamento sulla legge di bilancio, che andranno probabilmente ad essere cancellate. Probabilmente perché gli incentivi al mondo del riciclo danno noia ad altre filiere industriali, che vedrebbero diminuire i propri.
Eppure il ragionamento sugli incentivi al riciclo è paragonabile a quello che si fece sulle energie rinnovabili. L’Italia partì sulle rinnovabili in forte ritardo rispetto agli altri Paesi Europei. Bisognava dunque attivare un mercato velocemente e si decise di ricorrere agli incentivi. E il risultato è che oggi abbiamo costruito un settore che può camminare autonomamente. Se è stato giusto incentivare la rinnovabilità dell’energia, perché adesso non si pensare a incentivare la rinnovabilità della materia?”

Ma gli incentivi ai prodotti riciclati non saranno l’unico strumento che la Francia vorrà utilizzare per raggiungere l’obiettivo 100% di riciclo: “Sarà però una strategia a 360 gradi – ha spiegato Poirson – Ad esempio oggi nel nostro paese costa molto meno mandare un rifiuto in inceneritore che riciclarlo. Non va bene. E il piano infatti prevederà uno strumento fiscale per invertire la tendenza“. – S.C.