Economia circolare e sociale: i centri del riuso di Capannori

Capannori è il primo Comune italiano ad aver sottoscritto nel 2007 una delibera per fare propria la strategia “Verso Rifiuti Zero”. Nei 15 anni successivi il Comune si è distinto per scelte coraggiose che hanno portato a risultati di eccellenza: raccolta porta a porta, tariffazione puntuale (implementata con il supporto tecnico di ESPER), compostaggio di comunità e una lunga serie di attività e progetti finalizzati al contenimento della produzione di rifiuti. In questo quadro si colloca la nascita del primo Centro del Riuso nel 2011. Oggi, in collaborazione con il Comune di Lucca, i centri del Riuso sono 3, gestiti dalla cooperativa sociale Nanina. Ne parliamo con Daniele Guidotti, animatore del centro del riuso di Capannori che nel nome ha tutta la sua missione: Daccapo.

Daniele buongiorno!
Partiamo dalle basi. Chi gestisce i centri del riuso di Capannori e Lucca?

I centri sono gestiti da un’associazione OdV, quelle che prima della riforma del terzo settore si chiamavano Onlus, che si chiama Ascolta la mia voce. L’associazione ha gestito tutti e tre i centri di Lucca e Capannori fino a tre anni fa, quando costituimmo una cooperativa, chiamata Nanina, perché non era più possibile mandare avanti tutto con un’associazione: i numeri erano cresciuti ed erano diventati abbastanza importanti. Quindi abbiamo imboccato la strada della cooperativa sociale di tipo B, con inserimento di soggetti svantaggiati.

Giovedì scorso abbiamo presentato il nostro primo bilancio sociale, quello 2020. Sai, noi abbiamo fondato la cooperativa nel 2019 e subito dopo è scoppiato il covid. Non è stato un buon momento per partire con questa avventura. Anche a causa del Covid, siamo costantemente a rincorrere i problemi e la quotidianità, e non ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto e che continuiamo a fare, non ci rendiamo conto dell’effetto positivo che abbiamo sul territorio. La presentazione del bilancio sociale è stata un momento importante, che attraverso la presentazione dei nostri numeri ci ha restituito, mi ha restituito il valore della nostra attività. Nel 2020 abbiamo assunto 9 persone, il laboratorio di falegnameria ha recuperato circa 100 mobili, la ciclofficina 200 biciclette di cui 50 donate a persone in condizione di fragilità economica, il laboratorio di sartoria circa 700 kg di tessili.

Come funzionano i centri del riuso?

Il nostro meccanismo è così: siamo situati vicino alle stazioni ecologiche. Intercettiamo i materiali prima che vi entrino perché la normativa è molto chiara: una volta che passano la sbarra del centro comunale di raccolta diventano rifiuti, e noi non possiamo più utilizzarli. Questa è la ragione per cui abbiamo anche deciso di fare i ritiri con i furgoni a casa dei cittadini. Facciamo una prima selezione per capire se possiamo utilizzare il materiale, se lo possiamo eventualmente aggiustare o trasformare. Una volta entrato il materiale iniziano le lavorazioni. Per i vestiti c’è l’ulteriore selezione e divisione (estate-inverno, uomo-donna-bambino), poi la sanificazione. Trattiamo mediamente 7 tonnellate di vestiti al mese. Le stesse attività vengono eseguite anche per gli altri materiali. Non abbiamo limitazioni nell’accettare materiali.

Tutto quello che entra ha due strade di uscita. La vendita (in questo momento abbiamo aperto anche un temporary store nel centro di Lucca per 2 mesi) e la distribuzione gratuita. In collaborazione ai servizi sociali e ai centri di ascolto di Caritas riceviamo la segnalazione di famiglie in condizione di fragilità economica e le aiutiamo per quello che è nelle nostre corde: mobilio, vestiti…

Fate anche manutenzione su quello che entra. C’è dunque una professionalità che formate voi?

Sì, assolutamente sì. Abbiamo sartoria, ciclofficina e falegnameria. In tutti e tre i posti facciamo anche formazione: lì si impara un mestiere. Abbiamo professionisti che condividono il proprio sapere con i ragazzi. In falegnameria, ad esempio ci sono 5 occupati. I ragazzi sono con noi da anni, quindi sono formati e sono diventati formatori loro stessi. Abbiamo un livello elevato di professionalità: non solo riparazioni, ma anche realizzazione di progetti ex novo, sempre nell’ottica di recuperare il legno. Per esempio stiamo allestendo per il Museo del Giocattolo Antico al palazzo Ducale a Lucca.  

Proviamo a dare un po’ di numeri?

Il 2020 è stato un anno evidentemente molto particolare. Abbiamo dovuto sospendere il ritiro e la distribuzione di mobili e vestiti per oltre 4 mesi. Per cui le quantità raccolte sono diminuite, mentre quelle presenti a magazzino sono aumentate. Ma i numeri restano comunque impressionanti.
Al 31 dicembre 2020 avevamo raccolto 28 mila chili di abiti. Il 22% è andato a famiglie bisognose (circa 115), il 16% venduto, il 28% è stato smaltito, il resto è a magazzino.
I mobili hanno superato i 35 mila chili. Anche in questo caso il 24 % dei mobili sono stati distribuiti a circa 85 famiglie gratuitamente, Il 30% è stato ceduto dietro corresponsione di una piccola offerta, il 42 % è attualmente nel magazzino di Pontetetto. Solo una piccolissima parte (meno del 5%) è stata mandata in discarica.

Hai accennato prima ad un temporary store. Di cosa si tratta?

È un’operazione che abbiamo fatto più volte in passato. Solitamente in periferia, che per noi aveva la funzione di farci conoscere per poter intercettare più oggetti, ma anche per contribuire di più. Questa volta invece abbiamo fatto un salto un po’ più lungo: abbiamo aperto in un punto davvero strategico e di passaggio, nel centro storico di Lucca, all’interno delle mura. Era tanto che sognavamo di poterlo fare, finalmente abbiamo trovato le condizioni giuste.

Insomma la Lucchesia, con Lucca e Capannori in testa, è sempre all’avanguardia…

Non credo che siamo persone o territori “speciali”. Siamo come tutti gli altri e siamo solo partiti prima. E forse le istituzioni ci hanno creduto un po’ di più. Hanno avuto tanto coraggio nell’esplorare strade non battute, e penso al Comune di Capannori che nel 2007 ha fatto propria la strategia “Verso rifiuti Zero”. Lì c’è stato proprio un coraggio da leoni.

Scarica il bilancio sociale 2020 di Nanina

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