#moNOuso, un manifesto per un futuro condiviso e circolare

ANCI Emilia Romagna ha da pochi giorni dato il via ad un’iniziativa volta a favorire la limitazione dell’uso di prodotti “usa e getta” e ad una scelta consapevole relative alle proprie abitudini di consumo.
Ne parliamo con Paolo Azzurro, responsabile dell’area “Economia Circolare” dell’Ente.

Buongiorno Paolo! Partiamo dalle basi: cos’è #moNOuso?

Buongiorno!
#moNOuso è un’iniziativa di Anci Emilia Romagna nell’ambito del progetto MEDfreeSUP, co-finanziato da EIT Climate-KIC e coordinato dal Dipartimento di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali – DICAM – Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

Si tratta di un manifesto che si articola sostanzialmente in 5 principi, che chiediamo di condividere. Un manifesto realizzato da ANCI Emilia-Romagna, al fine di stimolare all’interno delle pubbliche amministrazioni il perseguimento di azioni in linea con il paradigma dell’economia circolare e in particolare di stimolare e favorire un cambio comportamentale del settore pubblico. Non solo di pubblico però ci occupiamo: si punta anche ad un cambio dei modelli produttivi delle imprese, spostandoli dall’utilizzo di prodotti monouso all’utilizzo di prodotti durevoli e riutilizzabili.

Una sfida per nulla facile! Quali le maggiori difficoltà che vi aspettate?

Certo, siamo ambiziosi, ma crediamo sia necessario esserlo. I princìpi enunciati nel manifesto sono tanto semplici quanto ostici.
La maggiore difficoltà che incontriamo come ANCI nel momento in cui ci confrontiamo con i Comuni e con le imprese per definire soluzioni ed azioni da adottare per migliorare la circolarità della filiera delle plastiche è l’individuazione del punto B della transizione. Cioè dove dobbiamo arrivare. È importante avere una visione comune per individuare le azioni che ci possano portare all’obiettivo comune. Ma se non abbiamo individuato il punto B, l’obiettivo comune, difficilmente riusciremo a trovare delle azioni e delle policy condivise. È il problema principale della transizione ecologica: sappiamo più o meno bene da dove partiamo ma non sappiamo dove dobbiamo arrivare. Ovviamente parliamo della transizione ecologica perimetrato all’interno del tema del monouso.

I cinque principi servono per costruire una visione collettiva di qual è l’obiettivo di questa transizione ecologica all’interno del tema del monouso.

Abbiamo citato più volte i cinque principi del manifesto. Ce li racconta?

I primi due principi si concentrano su cosa è necessario, ma non è sufficiente. Troppo spesso si crede di trovare la panacea nella raccolta differenziata, nel riciclo, nell’ecodesign, nei miglioramenti tecnologici. Queste sono senza dubbio azioni necessarie ma non sufficienti per ricondurre lo sviluppo sui binari della sostenibilità. Sono azioni senza alcun dubbio meritorie, ma non sufficienti, soprattutto alla luce della criticità del momento storico in cui viviamo, ovvero del rischio di superamento dei limiti ecosistemici di cui tanto ci ha parlato la comunità scientifica a Glasgow. Limiti al centro dell’ultimo rapporto IPCC che dice che serve una drastica inversione di rotta e una diminuzione sostanziosa delle emissioni. Limiti oltre i quali si apre uno scenario dalle conseguenze devastanti ed irreversibili.
Dunque è necessario sostenere la prevenzione (terzo principio), il riuso (quarto principio) ed è imprescindibile testimoniare il cambiamento (quinto principio), metterci la faccia e diventare “testimonial” delle nuove buone pratiche.
Il Manifesto vuole dare una dimensione dell’impegno che ci vuole da parte di tutti i soggetti (Amministrazioni, Politica Nazionale, imprese, associazioni, cittadini…) per ottenere il cambiamento di un modello che oggi è ancora fortemente basato su un paradigma lineare. Spostare dunque il modello verso soluzioni che utilizzino meno risorse e che producano meno rifiuti. Per questo proponiamo di mettere al centro delle strategie dei comuni e delle imprese i modelli della prevenzione e del riutilizzo che oggi si stanno sviluppando in tutta Europa ed in tutto il mondo, proprio per le criticità ambientali di cui parlavamo, ma che in Italia sembrano fare ancora troppa fatica. Nel manifesto noi chiediamo una condivisione di alcuni principi ed un impegno alla traduzione degli stessi in termini di azioni concrete all’interno dei territori.

Chi può sottoscrivere il manifesto?

Il manifesto può essere sottoscritto dai Comuni e dalle Unioni di Comuni. Sono i soggetti a cui il manifesto si rivolge in prima istanza, essendo un’iniziativa promossa da ANCI Emilia Romagna. Per questo soggetti abbiamo predisposto un format di delibera consigliare come strumento da portare in consiglio comunale per proporre la sottoscrizione del manifesto.

Abbiamo inoltre valutato che fosse opportuno aprire la sottoscrizione ad altri soggetti istituzionali, enti di ricerca, associazioni e quant’altro, che condividano i 5 principi del manifesto.  

Qual è il passo successivo? Dopo la sottoscrizione del manifesto?

Costruire le condizioni per supportare i Comuni e le Imprese nell’implementare i modelli virtuosi. Una volta condivisa la visione, implementiamo le azioni per raggiungere l’obiettivo comune. Saranno iniziative di networking, di formazione, di condivisione, di ascolto, di co-progettazione… Sarà il superamento di una transizione per una messa in atto di politiche ed azioni per quanto riguarda i Comuni, attività trasformative per quanto riguarda le imprese, che calino nella quotidianità e nel perimetro di attività del soggetto che sottoscrive il manifesto.
Immagino che, se questo manifesto troverà una buona risposta, questo sarà da stimolo verso la messa in piedi di iniziative che mettano a sistema comune l’obiettivo e trovino insieme le soluzioni per declinarlo nella pratica.
(S.C.)

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