Circularity Gap Report 2021: ridurre il divario per gli obiettivi climatici

Il nuovo Circularity Gap Report attesta che il livello di circolarità dell’economia globale è stabile all’8,6%, mentre applicando strategie circolari in 3 settori chiave (edilizia, mobilità e alimentazione) le emissioni annuali si ridurrebbero del 70% e il riscaldamento globale sarebbe al di sotto dei 2 °C già entro il 2032.

Le strategie di economia circolare possono ridurre le emissioni annuali associate alla creazione di nuovi prodotti da materiali vergini, applicando strategie circolari che riducono drasticamente la quantità di minerali, combustibili fossili, metalli e biomasse consumata dall’economia mondiale.

È quanto afferma “The Circularity Gap Report 2021” di Circle Economy, think tank olandese sostenuto dall’UNEP e dal Global Environment Facility, che si propone di individuare i fattori chiave necessari per una transizione verso la circolarità entro la metà del secolo e di introdurre un nuovo quadro di valutazione basato su un approccio integrato, presentato il 26 gennaio 2021 al Word Economic Forum (WEF), evento online quest’anno a causa delle misure di contenimento del pandemia di Covid-19.     ..

Il Rapporto trae motivo della sua redazione dall’annuale Emission Gap Reportdell’UNEP, che monitora ogni anno, come richiesto dalle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), gli impegni politici assunti dai Paesi per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi.

Le emissioni annuali hanno raggiunto il livello record di 59,1 Gt nel 2019, secondo l’ultimo Emission Gap Report, per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 °C entro il 2030 devono diminuire di 15 Gt e di 32 Gt per raggiungere il limite più sicuro di 1,5 °C.

Il Circularity Gap Report rileva che 22,8 miliardi di tonnellate (Gt) di emissioni annuali associate alla creazione di nuovi prodotti da materiali vergini possono essere eliminate applicando strategie circolari che riducono drasticamente la quantità di minerali, combustibili fossili, metalli e biomasse consumati dall’economia mondiale.

Ma il mondo rimane incatenato a pratiche obsolete, basate sul modello lineare di estrazione di risorse, basate sul modello di estrazione di risorse-produzione-consumo-scarto (take-make-dispose ) – si legge nel Rapporto – L’umanità ha ora superato altre due importanti soglie: consuma 100 miliardi di tonnellate di materiali ogni anno ed è già di 1 °C più caldo. A causa dell’irreperibilità dei dati, la ‘Circularity Metric’ non è stata aggiornata per quest’anno, ma tutti gli indicatori suggeriscono che il mondo è tuttora immerso nel modello di economia lineare, con le pratiche, i processi produttivi e i comportamenti insostenibili che essa comporta. Ciononostante, quando la pandemia da Covid-19 ha colpito il mondo nel 2020, abbiamo visto cieli e strade svuotarsi ed intere popolazioni sotto lockdown nazionali. Per quanto il calo di emissioni che ne è derivato sia stato temporaneo, ha però dimostrato che sarebbe possibile: governi e cittadini sono ora consapevoli che il cambiamento trasformativo può divenire realtà”. .

Attualmente solo l’8,6% dei materiali impiegati è stato riutilizzato, per lo più tramite compostaggio, riciclo o trattamento delle acque. Alla prima edizione del 2018 il gap di circolarità era 90, 9% ora è del 91,4%. Ciò è motivo di grande preoccupazione, dal momento che circa il 50% delle attuali emissioni mondiali di gas a effetto serra derivano dall’estrazione e dalla lavorazione di materie prime, la cui domanda in uno scenario “business-as-usual” è destinata a raddoppiarsi entro il 2060, secondo il “Global Resources Outlook” dell’International Resource Panel (IRP), il gruppo di 36 scienziati di fama mondiale, istituito dall’UNEP nel 2007.

Inoltre, il massiccio prelievo di materie prime è drammatico per la pressione che esercita sulla perdita di biodiversità e sul collasso degli ecosistemi. Non è casuale che l’ultimo “Global Risks Report” del WEF, pubblicato la scorsa settimana, abbia inserito la perdita di biodiversità al 4° posto e la scarsità di risorse naturali al 5° posto tra i rischi di maggiore impatto in termini di benessere per l’umanità.

Il Circularity Gap Report offre non solo un lucido avvertimento del pericolo dell’inazione climatica, ma una chiaro percorso da intraprendere – ha affermato Børge BrendePresidente del WEF –  È necessario uno sforzo di collaborazione tra governi, imprese e società civile per scalare l’economia circolare e ridurre le emissioni. Solo attraverso l’investimento collettivo e l’impegno a favore di pratiche circolari possiamo dare forma a un futuro più sostenibile e resiliente“.

Secondo gli autori, se si raddoppiasse il livello di circolaritàsi colmerebbe il Gap di emissioni entro il 2032, e l’utilizzo di risorse vergini del 28%. In particolare, intervenendo su 3 settori chiave con modelli circolari si taglierebbe il 70% delle emissioni globali.
1. Edilizia. L’edilizia residenziale, commerciale e industriale, genera 13,5 Gt di emissioni ogni anno, consuma grandi quantità di risorse vergini, fa un uso abbondante di materiali ad alta intensità di carbonio come cemento e acciaio, crea emissioni significative da riscaldamento e raffreddamento e genera enormi quantità di rifiuti. Con strategie circolari, 9,5 Gt di rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) potrebbero essere deviati dalla discarica e riutilizzati, riducendo la necessità di materiali vergini; cemento e acciaio potrebbero essere sostituiti con materiali rigenerativi più leggeri; un passaggio all’energia rinnovabile ridurrebbe le emissioni da riscaldamento e raffreddamento. Nell’insieme si ridurrebbero le emissioni di 11,8 Gt e la domanda di materiali di 13,6 Gt.

2. Mobilità. La combustione di fonti fossili per il trasporto di passeggeri e merci, genera 17,1 Gt di emissioni all’anno. Nuovi approcci progettuali per rendere i veicoli più leggeri ridurranno i consumi, mentre strategie come il car sharing possono renderne l’uso più efficiente. Le strategie circolari possono ridurre le emissioni di 5,6 Gt e l’uso di materiali di 5,3 Gt.

3. AlimentazioneLa produzione di cibo genera circa 10Gt di emissioni all’anno, incluse le 4Gt per il cambio di uso del suolo. Man mano che la popolazione mondiale aumento e sempre più persone adottano diete occidentali, è necessaria più terra per le coltivazioni, specie per l’alimentazione animale e per i pascoli, causando una deforestazione. Agricoltura e acquacoltura rigenerative possono ridurre l’impatto ambientale delle coltivazioni, degli allevamenti e della piscicoltura, mentre passare a diete più ricche di frutta e verdura determinerà la riduzione dell’impronta ambientale del cibo. Le strategie circolari in questa area possono ridurre le emissioni di 4,3 Gt e l’utilizzo di risorse di 4,5 Gt.

Per miliardi di anni, il nostro Pianeta è stato in un ciclo perfetto: nuova vita emergeva costantemente dallo stesso carbonio che esisteva prima – ha commentato Martin Frick, Direttore senior per le politiche e il coordinamento dei programmi presso l’UNFCCC  Dobbiamo ripristinare questo equilibrio e raggiungere senza indugio la neutralità del carbonio. Per questo, dobbiamo eliminare gli sprechi e creare prodotti che durino, che possano essere riparati e infine trasformati in nuovi prodotti”.

Fonte: Circularity Gap Report 2021

Per colmare il divario attraverso la leadership e l’azione:
1. Formare una coalizione per un’azione che sia al tempo stesso diversificata e inclusiva. Riunendo una comunità eterogenea di imprese, governi, ONG e accademici, per aumentarne la capacità e l’abilità, si accelera l’azione collettiva verso la circolarità, al servizio del miglioramento dei fabbisogni della società e della salute ecologica globale. Ciò consentirà di agire per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi prima che sia troppo tardi e di iniziare a costruire le infrastrutture e le alleanze necessarie per raccogliere, recuperare e condividere la conoscenza in materia di economia circolare a livello globale.

2. Integrare l’economia circolare negli impegni nazionali sul clima (NDC). Le varie strategie circolari adattate alle diversità dei gruppi di Paesi, possono riportare le nazioni su un percorso atto a mantenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2 °C. L’integrazione di piani circolari su misura può anche consentire un miglioramento della definizione degli obiettivi, della misurazione e del benchmarking per i Paesi nel processo di revisione dei Contributi Determinati su Base Nazionale, garantendo che ogni nazione sia in grado di allineare le questioni globali con il proprio contesto locale, i propri incentivi e i propri mandati. Questo potrà anche supportare i settori chiave che dovranno sostenere il cambiamento.

3. Creare un ambiente favorevole per facilitare la transizione all’economia circolare. I responsabili politici possono affrontare le carenze del mercato e delle normative che inibiscono le condizioni necessarie per un’ampia diffusione delle iniziative legate all’economia circolare, tra cui l’abbandono di modelli finanziari che supportano i soli progetti lineari. Sarà necessario mobilitare un ingente capitale verso iniziative di economia circolare per poter sbloccare tutto il loro potenziale per “ricostruire meglio” (Building Back Better).

Fonte: Regioni & Ambiente

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