Nel Mediterraneo ogni anno 229.000 tonnellate di plastica, il 15% proviene dall’Italia

I dati emergono da una ricerca dell’International Union for the Conservation of Nature (IUCN) che sottolinea che senza misure significative contro il cattivo smaltimento dei rifiuti il dato potrebbe raddoppiare per il 2040

Nel Mar Mediterraneo finiscono ogni anno 229.000 tonnellate di plastica, l’equivalente di 500 container al giorno. E’ il risultato di una ricerca dell’ International Union for the Conservation of Nature (IUCN) che sottolinea che senza misure significative contro il cattivo smaltimento dei rifiuti il dato potrebbe raddoppiare per il 2040.

Il dato emerge dal report “Mare Plasticum: The Mediterranean”, sviluppato in partnership con Environmental Action, e riporta come la plastica arrivi nel Mediterraneo da 33 Paesi del bacino. La cattiva gestione dei rifiuti è alla base del 94% del totale. Una volta abbandonati in mare gli oggetti di plastica cominciano a rilasciare particelle di microplastica (particelle con diametro minore di 5 millimetri). In totale si stima che oltre un milione di tonnellate di plastica sia attualmente accumulata nel Mediterraneo.

L’inquinamento da plastica crea danni a lungo termine agli ecosistemi marini e terresti e alla biodiversità. Gli animali marini la ingeriscono o ne restano intrappolati e possono morire. Le misure attualmente in vigore non sono sufficienti per ridurre l’abbandono di plastica in mare e prevenirne l’impatto, sottolinea Minna Epps, direttrice del programma Global Marine and Polar dello Iucn, citata sul sito dell’organizzazione. Dai dati l’Egitto (con circa 74.000 tonnellate l’anno), l’Italia (34.000 tonnellate l’anno) e la Turchia (24.000 tonnellate) sono i Paesi che contribuiscono maggiormente all’inquinamento da plastica a causa delle alte quantità di rifiuti mal gestiti e della forte densità delle aree costiere. Se si guarda al livello di rifiuti pro capite il Montenegro, l’Albania, la Bosnia Erzegovina e la Macedonia del Nord sono i maggiori inquinatori.

Tra i prodotti che finiscono in mare al primo posto ci sono i pneumatici (53%), seguiti dal tessile (33%). La ricerca prevede un aumento annuale del 4% alle regole attuali che porterà a un livello di 500.000 tonnellate l’anno entro il 2040 e che serve un forte impegno di governi, settore privato, istituzioni di ricerca e consumatori che collaborino per ridisegnare i processi, investano in innovazione e adottino regole di consumo sostenibile e migliori pratiche di gestione dei rifiuti.
(ansa med)

Condividi questo articolo

Articoli recenti

Iscriviti alla Newsletter di ESPER!

Unisciti alle persone che, come te, sono interessate a fare la differenza per l’ambiente.

Per iscriverti ti basta compilare e inviare il form qui sotto: