PET riciclato: arriva l’enzima che scompone la plastica in poche ore

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Toulouse ha trovato un enzima batterico che accelera il processo di riciclaggio delle bottiglie di plastica. Infatti, in poche ore, l’enzima è in grado di scomporre la plastica in blocchi chimici che possono essere utilizzati per produrre bottiglie di alta qualità in PET riciclato. Il gruppo ha pubblicato i risultati della ricerca sulla rivista Nature.

Gli scienziati hanno analizzato circa 100.000 tipi di enzimi, individuando il migliore in un “banale” enzima che si trova nel compost. Introducendo delle mutazioni per migliorare la sua capacità di scomporre il PET, l’enzima è stato reso stabile per operare ad una temperatura di 72° C. In questo modo, il team ha utilizzato l’enzima “ottimizzato” per scomporre una tonnellata di bottiglie di plastica. Le bottiglie si sono degradate al 90% in 10 ore. Gli scienziati hanno quindi utilizzato il PET riciclato per creare nuove bottiglie per alimenti.

Tuttavia, fino ad oggi, le bottiglie devono anche essere macinate e riscaldate prima di mettere al lavoro l’enzima. Quindi, il PET riciclato risulta più costoso della plastica vergine. Ma Martin Stephan, vicedirettore generale di Carbios (società che ha finanziato la ricerca), ha affermato che il prezzo è dovuto ad un’offerta ancora ridotta, che si prevede aumenterà nel tempo. “Siamo la prima azienda a introdurre questa tecnologia sul mercato”, ha affermato Stephan, “il nostro obiettivo è essere operativi entro il 2024, 2025, su larga scala industriale.

La scoperta francese, infatti, apre alla possibilità di un riciclaggio biologico del PET su larga scala. Si tratta di un grande progresso, in termini di velocitàefficienza tolleranza al calore. Inoltre, rappresenta un significativo passo avanti per un’economia circolare del PET, avendo il potenziale per ridurre la dipendenza dal petrolio, le emissioni di carbonio e il consumo di energia. In tutto il mondo, la scienza sta facendo passi avanti nella ricerca di metodi biologici per scomporre importanti tipi di plastica. A marzo, ad esempio, un gruppo di ricercatori tedeschi ha individuato un insetto che si nutre di poliuretano tossico, e altri studi hanno dimostrato che le larve di falena possono nutrirsi di politene.

Fonte: Rinnovabili.it

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